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Autore: HikariRin    27/09/2023    0 recensioni
*Seguito diretto di ~ Freed0M, ma può essere letta anche autonomamente.*
“C’è un nuovo messaggio!” avvertì Rotom, al che Friede chiese al telefono di leggerlo ad alta voce.
“Da parte di: Murdock.”
Quando Rotom ebbe finito di leggere il breve messaggio, i due si guardarono senza riuscire a contenere la loro sorpresa. Sullo schermo acceso ancora figurava il testo del messaggio:
“Ti dispiacerebbe se chiedessi a Mollie di uscire con me?”

Ambientazione: Pokémon Horizons (Pocket Monsters 2023)
Personaggi: I Locomonauti
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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VeNTuRE ~ 4

 

Il comandante venne costretto a seguire la ragazza sul ponte, proprio mentre Mollie e Liko li salutavano dirigendosi verso la cucina per la colazione. Aveva lo sguardo basso e una mano a coprirsi la fronte, a mostrarsi debole e rassegnato; non si sentiva pronto ad affrontarla.

Probabilmente non lo sarebbe mai stato.

Solo pronunciando il suo nome, lei aveva risvegliato in un attimo in lui un turbinio di sentimenti. Il tormento di essere sopraffatto da qualcosa che difficilmente avrebbe potuto controllare, la convinzione che questo fosse intrinsecamente irrazionale, una voglia irrefrenabile di andare a letto con lei, la necessità di esprimersi su come si sentisse davvero quando stavano insieme, e sul fatto che non gli sarebbe affatto dispiaciuto, invero, stare insieme, anche se aveva ancora delle perplessità.

Nonostante tutto ciò fosse esattamente ciò che lei avrebbe voluto sentirsi dire, e sebbene lei sapesse che lui se lo teneva dentro, non avrebbe mai potuto metterla di fronte ai suoi dubbi perché avrebbe saputo smontarli in un attimo, e in realtà pareva che tutti si fossero messi d’accordo per metterli definitivamente a tacere.

Tutti tranne lei, che rimaneva di fronte a lui, appoggiato al parapetto che divideva il ponte dal vuoto, con il medesimo sguardo sprezzante che aveva quella mattina in cui s’era arrabbiata fino a mettere in dubbio ciò che lei stessa aveva iniziato e voluto. Ciò che lui non capiva era perché lei volesse discuterne, anziché incalzarlo con una battuta a effetto come faceva sempre.

Oria aveva le mani sui fianchi, in un atteggiamento sanzionatorio. Fin dal primo giorno in cui lo aveva intrappolato aveva cercato di fare in modo che qualcosa cambiasse, ma non aveva mai saputo calcare troppo la mano, temendo che sarebbe servito soltanto a farsi disprezzare da lui. Niente di più sbagliato che continuare a prestarsi a qualcosa che iniziava a starle stretto; quella era la consapevolezza che aveva maturato grazie al dialogo avuto con Mollie.

Friede era stato in grado di affrontare il più grande cambiamento nella sua vita fino a quel momento, eppure non era capace di dirle cosa provava per lei.

“Cosa volevi dirmi, ieri?”

Cominciò, ed era una domanda che lui non si sarebbe atteso affatto; credeva che le sue parole fossero passate in sordina e che lei avesse dimenticato, e in un attimo realizzò che avrebbe potuto fingere di non ricordare a sua volta di aver detto di doverle dire qualcosa.

“Che ti prende, così all’improvviso?”

Rinunciò, sapendo che lei non si sarebbe mai mostrata accondiscendente in quella circostanza. Scelse di distogliere lo sguardo da lei, e quest’ultimo venne catturato da Roy, che poco lontano insieme al suo compagno Pokémon stava maneggiando in modo insolito la canna da pesca del vecchio Landon.

“Non era importante.” rispose a bassa voce, preoccupato che il ragazzo potesse sentirli. Lei non seppe contenere la propria delusione, per entrambe le close.

“E ciò significa esattamente che era importante.” tornava a ghermirlo lei nella sua trappola verbale, alla quale lui non avrebbe mai saputo sottrarsi a causa del fatto che lo conosceva fin troppo bene grazie agli anni trascorsi insieme.

In sottofondo, Roy e Fuecoco parevano contenti di essere riusciti a costruire qualcosa; l’istinto da ricercatore di lui si mise sull’attenti, ma lei lo richiamò immediatamente all’attenzione, e stavolta nel pronunciare il suo nome aveva usato un tono meno aggressivo; aveva già capito fin troppo bene dove sarebbe andato ad appigliarsi per non continuare quella conversazione con lei.

“Non potremmo parlarne più tardi?”

E soffiava nel totale risentimento.

“Certo, come sempre. I nostri discorsi vengono sempre dopo tutti gli altri.”

La ragazza fece per tornare indietro, ma lui la fermò afferrandole un braccio; lei si bloccò istintivamente, quasi come se quel gesto fosse indicativo più delle parole di ciò che lui avrebbe voluto dirle.

“È esattamente questo il problema; le liti tra noi due diventerebbero più importanti di tutto il resto, e io non sento di potermelo permettere adesso.”

La ragazza spalancò gli occhi, e a lui parve che s’inumidissero anche un poco. Oria strappò via il braccio dalla sua morsa, ritraendosi da lui, e a dispetto di quanto Friede aveva creduto la sua espressione era più delusa che irosa. Acquisiva sempre più consapevolezza di non conoscerla abbastanza, e in questo di essere diametralmente inferiore a lei.

“Perché loro due possono, allora?!”

“Io non ho mai dato giudizi a riguardo; idealmente vorrei che fosse lo stesso per loro, ma qui si tratta di me e te.”

Aveva risposto senza esitazione, ma per una qualche ragione che non voleva lei cogliesse aveva accompagnato le sue parole contrito nel volto. Pensava al dialogo che aveva avuto poco prima con Murdock; era sicuro che i suoi amici sarebbero comunque stati con lui, e che si sarebbero sostenuti a vicenda, ma credeva di essere lui il primo a dover sostenere coloro che aveva scelto perché lo accompagnassero nelle sue avventure.

“E io preferisco dare la priorità a chi su questa nave ha bisogno di me.”

“Preferisci fare il comandante che impersonare te stesso? Questa cosa della nave ti è proprio sfuggita di mano.”

La ragazza sospirò, abbandonando finalmente il campo di battaglia e dandogli le spalle, e lui non capiva se lo stesse compatendo o se avesse semplicemente rinunciato ad imporsi.

“Sono innamorata di te. Da sempre. Ma se è così che la pensi, mi pento di aver dato il mio contributo alle tue stronzate.”

Il ragazzo rimase attonito ad osservarla mentre lei scendeva le scale che li separavano dalla timoneria e, riprendendo in un momento il suo caratteristico atteggiamento tranquillo, quasi che lui non sapeva distinguere se stesse fingendo o se le fosse davvero passata, si avvicinava a Roy avvertendolo che la colazione era sul tavolo, sentendosi rispondere dal ragazzo che in quel momento era molto occupato.

Nella mente del comandante tornavano le parole del vecchio Landon sul fatto di star facendo un ottimo lavoro. Aveva guardato dentro se stesso come gli era stato consigliato, aveva trovato qualcosa d’inesplorato, ma credeva sarebbe stato più semplice conciliarlo con tutto il resto.

Non voleva deludere nessuno, ma sembrava essere l’unica cosa che gli stava effettivamente riuscendo.

Con il cuore pesante e la mente al pensiero fisso di essere un fallimento, tentò di recuperare la verve di sempre e tornò in cucina dove tutti lo aspettavano.

 

Quel giorno Roy non era mai andato a fare colazione. Liko gliel’aveva dovuta portare direttamente sul ponte, e lui le aveva rivelato di star costruendo uno strumento per dare fiducia al piccolo Wattrel che aveva incontrato il giorno prima, in modo che imparasse a volare e potesse raggiungere il resto dello stormo. Liko aveva plaudito l’idea, e lo aveva accompagnato nella sua missione. Quando Wattrel ce l’aveva quasi fatta, Liko aveva ricevuto un messaggio sul telefono e si era allontanata per fare un po’ di shopping. L’equipaggio attendeva il suo ritorno per salpare, ma lei pareva essere scomparsa. I Locomonauti avevano quindi organizzato una ricerca durata una giornata intera, che loro malgrado aveva richiesto anche l’aiuto di Kissara, la capipalestra di Leudapoli.

Friede ed Oria avevano dovuto mettere da parte le loro divergenze per mettere al primo posto le questioni del gruppo, e a lei era parso di capire cosa lui avesse inteso dire quella mattina sul fatto che non se lo sarebbero potuti permettere.

Tra loro, comunque, pareva che niente fosse successo; erano tutti troppo impegnati nella ricerca di Liko, che s’era protratta fino a notte fonda, costringendo anche Dot a uscire dalla sua stanza per cercare quella che considerava la sua migliore amica, nonché l’unica nella vita reale.

Fortunatamente tutto era andato per il meglio, e con l’aiuto dei suoi amici, specie Roy e Dot, coi quali aveva anche combattuto insieme su una nave cargo in mezzo al mare, Liko era riuscita a tornare a bordo. La nave aveva finalmente potuto salpare alla volta di Galar, dove Liko aveva intenzione d’incontrare sua nonna per saperne di più riguardo alla collana che le aveva donato. Sentendosi in colpa per aver fatto preoccupare tutti e per ciò che sarebbe potuto succedere se il ciondolo fosse rimasto nelle mani sbagliate, Liko aveva deciso di salire sul ponte alare ad osservare le stelle e scordare così la malinconia che aveva contraddistinto quella giornata, fin da quando aveva perso la memoria, quando non riusciva a ricordare come fosse finita a Paldea né come avesse incontrato Sprigatito, né i volti dei suoi amici e questa per lei era stata la sconfitta e il ritrovamento più grande. Era grata a Dot che aveva smosso l’internet per lei, era grata a Roy perché pareva che senza di lei non avrebbe avuto lo stesso coraggio nell’affrontare quel viaggio verso l’ignoto, e non perdeva occasione di ricordarle quanto la sua presenza fosse importante. Mentre era lì, a chiedersi come avrebbe potuto evitare di finire nei guai una seconda volta, l’ascensore s’era aperto e aveva rivelato Roy, il quale salutandola calorosamente l’aveva raggiunta e le si era seduto accanto.

“Come stai?”

La ragazza abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole; il viso preoccupato di Roy era ciò che le aveva restituito completamente la memoria, l’espressione contrita di un amico che evidentemente teneva molto a lei.

“Meglio, adesso che sono con voi.”

Non aveva concluso il suo discorso. Avrebbe voluto ringraziarlo di essere corso da una cittadina all’altra a piedi come le aveva raccontato, di essersi fatto tutti quei piani di scale per andare a incontrarla, per averle dato coraggio; e stava effettivamente per dire qualcosa quando entrambi sentirono a poca distanza delle voci familiari, che a un ascolto più attento parevano essere quelle di Murdock e Mollie.

Entrambi si guardarono: avevano intuito di Friede e di Oria, ma questo risvolto delle cose era totalmente inaspettato.

Liko ammutolì e si coprì il viso con le mani mentre Roy, galvanizzato all’idea della possibilità di avere avuto ragione anche su di loro, si sollevò per andare ad ascoltare da un punto più vicino, prontamente fermato dalla ragazza.

“Roy, non sta bene origliare!” lo ammonì, tirando un lembo della sua maglietta, ma il ragazzino di rimando le sorrise e le fece cenno di fare silenzio.

 

“Pare che la mia opera di convincimento non abbia funzionato, purtroppo.”

Quando Liko e Roy si affacciarono alla ringhiera delle scale, videro Murdock e Mollie seduti l’uno accanto all’altra sul confine del ponte, lui con le braccia tese dietro la schiena e lei piegata in avanti sulle gambe incrociate; la ragazza fece spallucce, sollevando poi lo sguardo.

“Non siamo le loro balie; troveranno un loro equilibrio da soli, prima o dopo.”

“Friede si concentra troppo sulle cose sbagliate.”

“Non sono sbagliate, sono giuste. È logico che si preoccupi per noi.”

“Ho cercato di spiegargli chiaramente che a noi non cambierebbe nulla se un giorno fosse poco in forma a causa delle interferenze della sua vita privata.”

“Il problema non siamo noi, allora.”

Murdock si volse a guardarla con aria interrogativa, al che lei, con la tranquillità che la contraddistingueva, seguitava ad osservare il cielo.

“Il problema è Oria. Lui sa che la sua libertà finisce dove inizia un’eventuale relazione con lei. E lei non vuole accettare che lui sia totalmente libero, perché vorrebbe la relazione esclusiva.”

Murdock rimase in silenzio, a riflettere sul fatto che non poteva dare completamente torto a Oria; Friede sapeva essere sempre molto distratto.

“Da quando Liko e Roy sono entrati nei Locomonauti, Friede ha trovato una nuova motivazione per navigare.” continuò lei; Murdock pensò allora che forse il problema non era nemmeno Oria, ma la serie di circostanze occorse per le quali probabilmente sarebbe stato meglio che lei avesse affrontato il discorso con lui quando era nato tutto.

“Anch’io devo molto a quei due ragazzi.” replicò Murdock, sorridendo in un gran sospiro che pareva sollevato. “Specialmente a Liko, è una persona straordinaria. Grazie a lei Dot ha trovato il coraggio di affrontare se stessa.”

Mollie gli sorrise, mentre poco lontano sul volto di Liko si dipingeva un rossore misto d’imbarazzo, perché non avrebbe mai dovuto sentire quella conversazione, e di orgoglio, perché nonostante credesse di non essere granché speciale la sua perseveranza era stata utile a qualcuno, e ne era grata e fiera.

“Tutti dobbiamo loro qualcosa. Ci stanno cambiando e insegnando molto.”

Concluse Mollie, e mentre lo guardava di nuovo s’accorse che sul suo viso era comparso un certo sconforto.

Si sporse leggermente per incontrare i suoi occhi e domandare cosa non andasse, ma lui l’anticipò.

“Davvero ti andrei bene così? Tanto incapace da non essere nemmeno riuscito a portare mia nipote fuori dalla sua stanza?” chiese sommessamente.

La ragazza si fece sfuggire un ghigno indulgente, come se comprendesse perfettamente la sua insicurezza; si sollevò in piedi e incrociò le braccia, mentre osservava il vuoto sotto di loro.

“Anch’io ti andrei bene così?” disse, continuando a tenere lo sguardo basso. “Così identica a tutte le altre, così indecisa, fragile e omologata a ciò che gli altri volevano che io diventassi.”

Per qualche secondo, il silenzio venne rotto solo dal rumore del motore della nave e dal suono del vento. Il cuore di Liko s’era fatto più pesante alle parole di lei, che non aveva mai sentito davvero di avere la possibilità di fare quello che voleva, e si era sentita molto fortunata di essere riuscita a intraprendere il suo viaggio. Aveva spostato lo sguardo su Roy, il quale era rimasto ad osservare Mollie senza alcuna espressione apparente, e aveva sentito una certa apprensione al pensiero che con quello sguardo non lo aveva mai visto.

Murdock sollevò lo sguardo per un momento, non riuscendo tuttavia a cogliere nell’oscurità della notte quale espressione lei avesse in volto. Dedusse quindi che doveva essere delusa di se stessa dal tono che aveva utilizzato.

“Il tuo sguardo è diverso. Mi piace come porti i capelli. E tu non passi la tua vita a sentirti passivamente in colpa.” disse, incrociando le sue mani l’una nell’altra.

“Chi te lo ha detto?”

Il suo tono di voce stavolta era compiaciuto e rilassato. Murdock sorrise.

“E se così fosse, continuerò a ripeterti di quanto la tua presenza qui sia indispensabile finché non ne sarai consapevole e soprattutto orgogliosa.”

A quel punto Mollie rise sinceramente, alleggerendo il cuore di Murdock, ma specialmente quello di Liko che ancora teneva una mano sul petto in segno di tensione. Era felice di vedere che quei due andavano d’accordo, e pensò che sarebbe stato bello se anche lei avesse trovato una persona con cui condividere un rapporto tanto autentico. Proprio in quel momento, Roy attirò la sua attenzione tirando un lembo della sua giacca, facendole cenno di ritirarsi.

Dopo qualche altro attimo di silenzio, che a Murdock aveva pesato sulle spalle come un macigno, Mollie aveva sorriso appagata, altra espressione che lui non aveva potuto vedere, e aveva risposto sottovoce coperta dal soffio del vento.

“Chissà, forse può funzionare.”

 

Note dell’autrice:

Credevo che tutto dovesse finire con questa battuta, e invece dovrò scrivere ancora un capitolo. Piango, anche se in fondo non mi dispiace.

Vorrei svelarvi cosa deve venire, ma piuttosto che riempire le note di spoiler, preferisco farvi attendere il capitolo successivo. Che dire, ho consumato il computer rivedendo gli episodi di cui ho narrato in questo capitolo per riuscire a infilare questa storia nel canon.

Che è anche il motivo per cui sono un po’ come Friede: preferisco non espormi troppo e lasciare che i personaggi se la scrivano un po’ da soli. Fosse per me, Friede e Oria a quest’ora sarebbero già sposati e in luna di miele ad Alola.

Questo capitolo è stato anche troppo lungo, quindi vi rimando al prossimo.

Attendete buone nuove!!

   
 
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