Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: N_faith    29/09/2023    1 recensioni
« Perché non aspettare? Il momento giusto si paleserà quando i Kami lo decideranno. »
« Certo, e poi finirai con lo scoprire che nel frattempo, mentre tu eri lì ritta come una citrulla ad aspettare un suo segno, un'altra gli ha fatto gli occhi dolci, conquistando il suo cuore! Ma via, Mikoto, non viviamo nelle favole! Ci vuole intraprendenza e un pizzico di spavalderia per queste cose! »

- - -
[FugaMiko] | Modern AU
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fugaku Uchiha, Kushina Uzumaki, Mikoto Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fragments of summer

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mikoto Uchiha si rigira la bottiglietta di Gokuri tra le dita, lo sguardo che vaga pensieroso giù, verso il campo di pomodori, le gambe penzoloni dal bordo del tetto.
Il fresco contatto contro la plastica le provoca un po' di refrigerio dall'arsura, mai avvertita finora in quell'intensità enfatica.
Certo, da che ha memoria ha trascorso i giorni d'estate in condizioni afose decisamente più dignitose di quella attuale, ma andiamo, quel mattino il caldo sembrava essere esploso per condannare tutte le persone presenti sul globo terracqueo a morire di stenti! Se non fossero esistite delle comodità quali ventilatori, bottiglie d'acqua, cubetti di ghiaccio, eccetera eccetera, il registro di morti si sarebbe susseguito nel corso degli anni in un crescendo inquietante.
Il ciclico tramestio dovuto al lavorio delle ruote di una bicicletta di passaggio spezza l'armonia di quel mattino estivo.
Sospira, scrollando appena il capo. I lunghi capelli neri, raccolti in una coda alta, ondeggiano pigramente a causa del lieve oscillare. Gli occhi scuri, grandi e intrisi di un fascino magnetico, guizzano rapidi verso la sua destra.
Un rumore secco, come di rami spezzati, ha attratto l'attenzione della ragazza la quale, con calma, prende un sorso della dissetante bevanda a base di pesca mentre aspetta placidamente il palesarsi dell'ignoto visitatore.
Un fruscio, un suono più forte degli altri e, infine, il levarsi stizzito di una voce femminile rompe la monotona quiete di campagna. « Dattebane! »
Un sorriso allarga le labbra di Mikoto, avendo riconosciuto la voce della sua amica Kushina. Quest'ultima spunta improvvisamente sul tetto di lamiera per mezzo di una scala a pioli, arrugginita dalle intemperie.
Borbottando qualcosa tra sé la ragazza dai lunghi, selvaggi capelli rossi muove nervosamente dei passi in avanti, la testa china come per controllare lo stato della maglietta bianca e intanto non smette di spazzolarsi il fondo dei jeans, un zainetto rosso che penzola distratto dalla spalla destra.
Kushina Uzumaki. Quella che Mikoto definisce come sua migliore amica, la sua partner-in-crime, la sua confidente, uno dei centri in cui gravitava il suo universo affettivo. Si conoscevano dalle elementari, quando Kushiha, allora una piccola, paffuta bambina di sei anni, una mattina si era improvvisamente piazzata di fronte ad una stupita Mikoto ed offrendole metà del proprio bento, durante la ricreazione.
« Puntualmente non manchi mai d'inciampare in quel tombino, Kushina. » la rimprovera Mikoto, sorridendo con più calore mentre Kushina le si avvicina a passi strascicati, fingendo una calma che in realtà non avvertiva da minuti, dal momento in cui quella notizia le era giunta alle orecchie e, dattebane, doveva assolutamente riferirla alla sua amica del cuore.
La rossa si lascia cadere accanto a lei, rischiando di mancare una porzione di tetto e di precipitare giù, dritta nell'abbeveratoio in pietra (vuoto). « Lascia perdere, Mikoto! Sono arrivata qui correndo... »
« Dubito che sia più corretto usare la parola correre quando si tratta di te... »
« ...e, 'ttebane, temevo di non trovarti nel nostro luogo segreto. Dove ti avrei pescata, poi? Ma senti questa... » E la mano magra e pallida della ragazza dai capelli rossi ruba il Gokuri dalle mani della Uchiha, che dal canto suo assiste con aria divertita a quella sequela di gesti nervosi perché ormai conosce troppo bene l'amica e sa che freme dal farle sapere una ghiotta notizia, magari un innocente scoop estivo riguardante una delle loro compagne di classe.
Kushiha si ferma, contemplando l'amica con gli occhi blu grondanti d'eccitazione, un gran sorriso scanzonato dipinto sulla faccia, i lunghi capelli rossi ondeggianti per la brezza.
Lasciato passare qualche secondo e, seppur Mikoto continui con tranquillità a ricambiare lo sguardo seppur in maniera più distaccata ma inesorabilmente incuriosita, semplicemente esplode. « Hai presente quel tizio che abbiamo incrociato qualche mese fa mentre eravamo in giro per fare shopping...? Sì, insomma quel poliziotto...! Ecco, credo abbia una cotta per te! »
Boom. Bomba sganciata.
Gli occhi color nero ossidiana della diciassettenne si spalancano più per l'incredulità che per la consapevolezza, la potenza di quella rivelazione. « Ma non è troppo grande per me? » osserva, sbilanciandosi di poco, inclinando appena la testa sulla spalla con aria confusa. Prende un sorso di Gokuri, rimuginando su quanto appena appreso.
Per contro, la contentezza di Kushina è incontenibile come l'improvviso scoppio di un temporale. « Hai un ammiratore, Mikoto-chan! Non sei contenta? Finalmente hai qualcuno che ti fa il filo! »
« Non tanto segreto. Te l'ha detto lui...? »
« Veramente no. A quanto pare, Fugaku l'ha confidato a Michihiro, che successivamente l'ha sussurrato a Michi, che l'ha confermato a Minato che... »
Minato Namikaze, il ragazzo a cui Kushina si era legata dall'estate precedente. Un bravo ragazzo, modesto, tranquillo e Mikoto non riusciva a vederlo come il tipo che dava peso a certe azioni.
O forse, più semplicemente, aveva idealizzato Minato in base a ciò che egli mostrava durante le loro uscite a tre.
La sua mente s'inchioda su un piccolo dettaglio. « Si chiama Fugaku? » Al cenno di conferma di Kushina mette su un'espressione pensierosa, per poi aggiungere: « A quale famiglia fa parte? »
« Uchiha. Come te. »
« Non siamo parenti! » ride Mikoto, scrollando di nuovo la testa e volgendosi per osservare la campagna circostante.
« Mikoto, vorrei soltanto farti capire che a volte l'amore è come l'aprirsi di una lattina di Oshiruko, del gustarsi un boccone di ramen, del constatare dell'arcana bellezza delle mangrovie... Sta tutto in un battito di ciglia, è un qualcosa di inspiegabile, istintivo. »
La casupola in disuso che avevano scoperto cinque anni prima, durante le loro scorribande estive in sella alla bicicletta, era stata eletta come loro rifugio segreto estivo, un luogo dove darsi appuntamento per passare un po' di tempo insieme, a volte per fare i compiti, per leggere dei libri che, prima di mettersi in marcia, compravano dalla libreria sotto casa della Uzumaki, o anche soltanto per chiacchierare; probabilmente un tempo l'edificio era stato usato come scannatoio perché, durante i giorni di pioggia, un odore sottile e stagnante di carne maleodorante si levava nell'aria - ma probabilmente era tutto frutto della loro immaginazione-, e ora eccolo lì, una costruzione in legno marcio, dalle finestre scorrevoli e prive di intelaiatura, il portellone attraversato da graffi, graffiti e fori e mancante della maniglia, e un tetto in lamiera del tipo a farfalla e dal cui centro spiccava un lucernario chiusi da un grosso lucchetto. Entrambe avevano provato a cogliere qualcosa attraverso di esso, ma la sporcizia imperante le aveva scoraggiate, offrendo loro una sfocata e dubbiosa di quello che era sembrato essere un lungo tavolo operatorio e... oh, Kami, era lo scheletro di una mucca, quello?
Il tutto circondato da cespugli, erba alta, alberi, un campo di pomodori situato inspiegabilmente su un lato dell'edificio e un pozzo poco distante.
Dopo un po', Kushina cerca di ravvivare la conversazione. « Non avrai paura di lui, vero? » domanda, un po' seria, un po' scherzosa, trafficando con lo zainetto.
« Non è l'età ad impensierirmi. » confessa Mikoto, tornando a guardare l'amica. « Cinque anni di differenza non sono un'eternità. Da quel poco che ho potuto notare di lui, sembra un tipo austero, poco incline all'espansività. Credi davvero che possa rivelarsi come il tipo giusto per me, la cosiddetta anima gemella? » Sa che lo scetticismo trasudante dal proprio tono di voce sia da considerarsi bonariamente severo, ma più ci riflette sopra e meno ne capisce.
Intendiamoci, Fugaku Uchiha aveva dalla sua un fascino perplesso, ossia una specie di bellezza non convenzionale: o era bello, o era brutto, a seconda delle opinioni dettate dalle ragazze. Le era sembrato una persona concreta, rigida, dall'espressione austera, quasi contrariata ma che, non appena quegli occhi piccoli e neri si erano posati su di lei, si era ammorbidita un poco.
Quindi, era indubbio dell'interesse che il poliziotto nutriva nei suoi confronti. Forse era soltanto interessato a conoscerla come amica, forse quello di Kushina era stato nient'altro che un abbaglio uditivo, forse...
Insicurezza. Un cozzarsi continuo di pensieri intrisi d'insicurezza, paura di non piacere.
Finora non aveva mai avuto un ragazzo, un primo fidanzatino. Mai stata baciata, mai stata presa da parte e resa oggetto di una romantica confessione d'amore.
Era una considerazione da sprecarvi sopra delle lacrime di biasimo?
Mikoto opta per un diplomatico Forse, ma il suo spirito pratico non si lascia smuovere a compassione. Ha tutta la vita davanti per incontrare colui che avrebbe frequentato, iniziato ad amare e magari sposato nei tempi giusti.
E l'intuito le suggerisce di fare un tentativo.
Come si suol dire, da cosa nasce cosa.
Così, a decisione ultimata, scocca un sorriso pacifico verso Kushina e, con una piega birichina delle labbra, le sottrae di mano la propria lattina di Gokuri.
« Dimmi, dimmi, dimmi! Tenterai un primo approccio? Gli scriverai una lettera? »
« Perché non aspettare? Il momento giusto si paleserà quando i Kami lo decideranno. »
« Certo, e poi finirai con lo scoprire che nel frattempo, mentre tu eri lì ritta come una citrulla ad aspettare un suo segno, un'altra gli ha fatto gli occhi dolci, conquistando il suo cuore! Ma via, Mikoto, non viviamo nelle favole! Ci vuole intraprendenza e un pizzico di spavalderia per queste cose! » E con uno sbuffo divertito Kushina tira fuori dallo zainetto un nuovo shojo manga a giudicare dall'involucro di plastica che, fino a quel momento, lo aveva protetto dalle avide mani di accaniti ragazzini. Un pacchetto di patatine compare nella mano libera.
Spostatesi verso il centro del tetto, appoggiate contro il lucernario, le due amiche iniziano la lettura, inframmezzandola tra sorsi di succo di pesca e mascelle sgranocchianti patatine.
Il tempo passa lento, il vento va e viene con grande sconforto di Kushina, ora grondante di sudore al punto da arrotolare la lunga maglietta per scoprire un po' l'ombelico, l'afa rimane lì, granitica e dispettosa.
C'è uno scambio di opinioni ed enfatiche esclamazioni di sorpresa o delusione – queste ultime esternate più da Kushina – di fronte al seguire gli eventi disegnati lungo le pagine; per ora quel fumetto sembra catturare l'attenzione delle due ragazze, che per puro spirito di amicizia seguitano a perseverare quello scampolo di abitudine, consapevoli che, un domani, quei giorni estivi di condivisione sarebbero giunti al termine.
Probabilmente sbagliano, ma sono felici così e, tra un atteggiamento da maschiaccio di Kushina e quello più moderato di Mikoto, tra una risata e una qualche buffa osservazione, tra un ciarliero spettegolare e un condividersi di problemi personali e adolescenziali, gli ultimi frammenti d'estate proseguono imperterriti prima dell'avvento di un nuovo anno scolastico.

 

 

 

*

 

 

« Ci vuole intraprendenza e un pizzico di spavalderia per queste cose! »
Era passato qualche mese da quella mattina di canicola, in quel piccolo angolo di paradiso campagnolo.
E Mikoto, in piedi in quella vasta e rumorosa stanza corrispondente ad una centrale di polizia, aspetta il suo turno mentre rivoli di pioggia gocciolano lentamente sul lucido pavimento.
Infagottata in un piumino color verde salvia, la borsa a tracolla contenente libri e tutto il necessario scolastico appesa alla spalla, le mani ficcate nelle tasche, si guarda intorno senza aspettarsi granché, sistemandosi distrattamente delle ciocche bagnate di capelli. Da un lato vorrebbe denunciare il furto della propria bicicletta, dall'altro, invece, vorrebbe andarsene e lasciar sbrigare il tutto a suo padre.
Sospira, avvertendo il tedio derivante dalle probabili lunghe ora d'attesa, a giudicare dalla corposa fila qualche passo più in là.
« Mikoto-san. »
Fugaku Uchiha era accanto a lei, le braccia cariche di carte, l'espressione sempre impassibile ma da cui era possibile scorgere una traccia di stanchezza. La postura sempre dritta, gli occhi fissi su di lei, l'uomo aspettava tranquillamente un suo cenno di riconoscimento. Al sorriso contenuto della ragazza risponde con un rigido cenno del capo. « Posso aiutarla? »
« Sono qui per sporgere denuncia. Mi hanno rubato la bicicletta, fuori la stazione. »
A quelle parole, il piglio di lui diventa più deciso, professionale.
Senza aggiungere altro la guida attraverso un corridoio fino a sopraggiungere in un locale che le ricorda la propria stanza in quanto a dimensioni.
E mentre Mikoto, ad un suo cenno secco, prende posto su una sedia posta di fronte alla scrivania, pensa a tutto questo, qualcosa, nella sua anima, le fa intuire di averlo trovato, quello giusto.
Non sa come spiegarselo. C'è un qualcosa, in Fugaku, che le trasmette sicurezza. Sarà il suo atteggiamento rigoroso, le parole asciutte ma concise. Un qualcosa rassicurante e caldo come una coperta in pile da avvolgersi addosso durante le noiose serate invernali.
No, il paragone con la coperta era da ritenersi privata, non ne avrebbe fatto parola neanche con Kushina, altrimenti quest'ultima lo avrebbe sbandierato ai quattro venti a scuola.
Ma il succo del discorso era che...
Accidenti, provava qualcosa, un calore benevolo, una specie di simpatia, nei confronti del poliziotto, che dal canto suo aveva terminato di compilare qualcosa su un foglio e ora, messolo da parte, si era rivolto esclusivamente verso di lei. Le stava parlando, ma le orecchie di Mikoto erano momentaneamente sorde.
« ...dunque le faremo sapere al più presto, Mikoto-san. Se lei... »
« Fugaku-san. » Le parole le escono di bocca prima che possa rielaborarle in un contenuto più consono allo scenario attuale. « Lei ama l'inverno? »
Preso alla sprovvista, il ventiduenne perde la favella per una decina di secondi.
Oh, provava qualcosa per quella bella ragazza, su questo era pressoché più che certo, e limitarsi ad osservarla, a parlarle seppur per questioni lavorative, era abbastanza per lui, che non si aspettava chissà che prospettiva rosea riguardanti le relazioni amorose. Aveva avuto delle storielle, una prima fidanzatina, quisquilie del genere, ma mai aveva provato una tale girandola di emozioni vorticargli nel petto.
Non che sognasse chissà che genere di torrida avventura con Mikoto, semmai era favorevole nei confronti di una frequentazione amichevole, senza metterle fretta, senza mettersi fretta: c'era tutto il tempo per conoscersi e magari... Ma non termina quel pensiero ottimistico, il suo inflessibile senso pratico gli preclude una divagazione sentimentale in proposito.
Così, scervellandosi mentalmente sul reale significato della domanda appena esclamata, pondera tra sé e sé il da farsi. Ignorare la cosa? Lanciare la prima pietra contro il pelo dell'acqua e attendere, così, se quella fosse riuscita a rimbalzare senza intoppi?
« Diciamo di sì. » replica, burbero.
« Dunque anche lei possiede una coperta da usare come riparo? »
Stavolta l'espressione di lui si trasmuta in una più genuina, stupita, incerto su quanto appena sentito.
Ma è un attimo, un secondo ineffabile ed ecco che quella maschera impassibile torna a bloccargli i muscoli facciali.
Non risponde immediatamente, sempre più in difficoltà.
« Ascolta, Mikoto... » Si concede un piccolo, piccolissimo strappo alla regola « Cosa intendi dire con questi discorsi? »
« Sarò franca, Fugaku: mi interessi. » Mikoto ha preso in sé tutto il coraggio del mondo per poi lanciarsi senza paracadute, ignara del destino incontrato lungo la caduta.
Inconsapevole di dove la propria avventatezza l'avrebbe condotta, se a fronte di una sonora sconfitta o di una minima, inequivocabile vittoria.
Per un assurdo momento, nel momento in cui le proprie parole, proferite con una sicurezza mai provata prima, aleggiano nell'aria, si aspetta che l'altro scoppi a ridere, vanificando così tutta la propria incoscienza di ragazza innamorata.
Perché sì, Mikoto Uchiha è innamorata. E l'ha capito soltanto adesso. Forse del tutto prematuramente, la verità si è svelata in quei minuti trascorsi nell'ufficio dell'Uchiha, che adesso sembra aver come smarrito la propria aria di superiorità – intendiamoci, è ancora esternamente un blocco di ghiaccio, ma internamente si starà dibattendo in un parossismo nervoso dovuto a quella cascata insensata di parole –.
Ci si può innamorare a causa di una parola proferita, di un discorso interloquito attraverso un certo tono, di un modo di fare facilmente equivocabile? Non ha delle precise risposte, né è interessata a sbrogliare il bandolo della matassa.
Così aspetta, senza fretta, pronta a ricevere un no, un rifiuto, un severo richiamo alla realtà.
Non senza sorpresa, lo vede alzarsi, lentamente, aggirare la scrivania e fermarsi accanto alla sedia, il tutto senza distoglierle gli occhi di dosso.
Occhi che reciprocavano ciò che lei aveva confessato di fresco.
Un modo di certo non semplice quanto rivelatore.
L'uno accanto all'altra, sull'atto di congedarsi, si scambiano le ultime parole in merito alla denuncia, come se nulla fosse successo. E Mikoto non se ne cruccia, è felice.
« Mikoto-san. »
Si volta, scrutandolo curiosa.
« Preferisco l'estate, ma una coperta invernale ha degli inaspettati vantaggi. »
Il sorriso di Mikoto è radioso di una giovanile riconoscenza, al punto che anche Fugaku si concede un microscopico stirare di labbra.
È felice, Mikoto Uchiha. E a lei basta così.













NOTE DELL'AUTRICE: Con l'arrivo dell'autunno la voglia di scrivere a tutto spiano su coppie narutiane a casaccio sale prepotente in me.
Non ho pensato ad un tema in particolare per questa One-Shot, se non una specie di saluto definitivo all'estate e un benvenuto all'autunno, stagione che con il passare degli anni ho imparato ad apprezzare. Insomma, c'era questa immagine di Mikoto e Kushina, ragazze, in ambito AU, alle prese con il primo amore, bla bla bla... Ed è uscita questa OS.
Sinceramente non mi aspetto nulla, ammetto che trovo EFP molto... cambiato?, le persone con cui ho interagito all'incirca setti anni fa hanno perso voglia di leggere, o hanno cambiato fandom, o semplicemente sono andati avanti con la loro vita, e trovo difficile trovare un punto di connessione per continuare a scrivere e caricare le storie su questi lidi (desolati). Mi sono spostata da quasi un anno su AO3 e lì sono ancora indecisa se proseguire (ma credo sia più per i precisi gusti dei lettori, le coppie canon sono ovviamente quelle più seguite, e le coppie crack sono difficili da indovinare, ma tant'è). Probabilmente è tutta una questione del sapersi adattare ai tempi che cambiano.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: N_faith