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Autore: Hicetnunc95    30/09/2023    0 recensioni
«Il proscritto del cielo, il triste Demone
Volava sulla terra dei peccati,
Ed i ricordi dei felici giorni
Si affollavan nella sua memoria:
Dei giorni in cui nelle celesti plaghe,
Egli luceva puro cherubino
[...] Quando credeva ed amava: felice
Primogenito di tutto il creato.»
Sebastian sorvolò il cielo della Georgia, attratto dai fuochi e dalle risate fanciullesche si ferma ad osservare. Ed é proprio in quell'istante che la vede, Tamara sedeva accanto un falò, con il viso rivolto all'insù in una muta preghiera. Quando i due si guardano Sebastian riscopre emozioni che aveva dimenticato da tempo, mentre Tamara è attratta dal giovane misterioso... Questa one shot è ispirata ad un poema e anche ad un'opera d'arte, in cui il bacio tra il Demone e la principessa, le fu fatale.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Georgia 1883

 
 
Era stata promessa in sposa. La notizia delle sue nozze l’aveva folgorata, era stata così precipitosa la notizia che si era chiusa nelle sue stanze e nel silenzio. Come ogni cliché, la povera principessa che era stata costretta a sposare un uomo di cui non sapeva assolutamente nulla. La tradizione voleva che una volta scomparso il sole dal cielo, la sposa tutta agghindata, salisse sul tetto cosparso di tappeti lussuosi e ballasse un’ultima volta dicendo addio alla sua fanciullezza, alla sua libertà. Lo sapeva fin dalla tenera età, qual era il suo destino, eppure, guardando il sole tramontare sentiva che il suo destino non era tutto lì, c’era qualcos’altro, o almeno voleva illudersi che fosse così.
Un flebile bussare la distrasse dai pensieri fantasiosi. Prima di rispondere a chiunque la stesse interrompendo, guardò il cielo con sguardo malinconico e lanciò una muta preghiera. Con un sospiro Tamara chiuse la finestra e ritirò le tende, oscurando parzialmente la grande stanza lussuosa. Invitò ad entrare il disturbatore, che si rivelò essere una delle sue più care amiche, che le rivolse un sorrisetto incoraggiante. Sapeva benissimo perché era lì. Doveva prepararsi, tutto il castello era in festa.
-Non dovete essere nervosa, so da fonte certa che il giovane signore di Sinodal è molto buono e affascinante!
La principessa guardò l’amica, si conoscevano da quando erano bambine, erano sempre state unite come sorelle. Ma Tamara non trovava nulla di affascinante nel suo destino, mentre l’amica, invidiava un po’ in modo benevolo, il destino che le si apriva davanti.
-Oh cara Natia, quanto vorrei essere nervosa per il mio imminente matrimonio! Ma sono contenta di dare quest’impressione!
Natia non le rispose, si avvicinò al grande armadio di legno scuro, aprì le ante e prese il vestito per la cerimonia di quella sera. Il colore dell’abito era così in contrasto con il suo umore, che provò odio per quel pezzo di stoffa cucito con tanta cura.
-Non parlate così davanti a vostro padre, lo farete arrabbiare!
-Allora è un bene che stasera noi ragazze saremo confinate sul tetto, così potrò bearmi delle stelle, ballare con spensieratezza e fare finta che tra qualche giorno io sarò sempre la stessa!
Natia sbuffò, la sua amica era diventata troppo melodrammatica in quel periodo. L’aiutò a vestirsi in silenzio, le acconciò i lunghi capelli neri, le posò sopra il capo una coroncina con delle pietre preziose, le mise al collo una graziosa collana. Guardò il riflesso della principessa e pensò a quanto quella sera, la sua bellezza, risplendeva più del solito.
-Questo colore vi dona molto! Perché avete chiuso le tende?
Tamara prese in considerazione l’idea di non risponderle, di lasciar cadere semplicemente quella domanda, alzarsi da quello sgabello e uscire una volta per tutte da quella stanza che ormai era diventata troppo buia. Le candele emanavano una luce smorzata, soffusa, indice che era arrivata ora. Con un sospiro, richiuse gli occhi e disse:
-Una parte di me, non vuole dire addio alla ragazza che sono adesso!
Natia non rispose, si limitò a spostare lo sguardo di nuovo sulla finestra coperta dalle tende. Non diede nessun incoraggiamento, si limitò a mordicchiarsi il labbro inferiore indecisa su cosa fare.
-Il sole è calato, dobbiamo andare!
A Tamara sfuggì una lacrima prima di uscire dalla stanza, non c’era via d’uscita per quel destino, nessuno l’avrebbe mai sottratta dai suoi doveri di principessa.

«Il proscritto del cielo, il triste Demone
Volava sulla terra dei peccati,
Ed i ricordi dei felici giorni
Si affollavan nella sua memoria:
Dei giorni in cui nelle celesti plaghe,
Egli luceva puro cherubino
[...] Quando credeva ed amava: felice
Primogenito di tutto il creato.»


Le storie e le leggende che si consumavano su di lui erano state scritte e riscritte una moltitudine di volte nel corso dei secoli. In quel tempo passato a vagare sulla terra, come un viaggiatore senza meta, aveva ascoltato molte di quelle storie. Gli uomini avevano distorto i racconti, gli avevano arricchiti, facendo perdere quella verità, diffondendo bugie. Non voleva pensare al suo passato, non voleva ricordarlo, non voleva avere quel fardello su di sé. Eppure era difficile comandare al suo cuore di prendere una direzione diversa. Una volta era stato felice, era stato il prediletto, senza peccato. Adesso vagava nel mondo come un fantasma. Mentre le ali maestose frusciavano nell’aria, Sebastian venne attirato da delle fragorose risate femminili. Nella sera i fuochi scoppiettavano vivaci, e il suo di tamburi e flauti si riverberava nel silenzio della sera, frenando per qualche secondo il ritmo malinconico del suo cuore. Attirato da quella vivace festa, si avvicinò il più possibile, ascoltando nuovamente quelle risatine dolci. Sul tetto del palazzo c’era abbastanza spazio, non c’era il minimo problema che qualcuna delle fanciulle si accorgesse di lui, mentre si aggirava furtivo fra di loro, come un’ombra nella notte.
E poi si arrestò, come se all’improvviso la sua ricerca avesse dato i suoi frutti. Nel mezzo della folla vivace, accanto al fuoco una dolce fanciulla sedeva, guardando melanconica il cielo. Era vestita d’azzurro e i capelli si sarebbero fusi nella notte.
-  Tamara è ora!
La ragazza si alzò, il ritmo dei tamburi divenne più sensuale, accompagnati dai flauti dolci. Tamara cominciò a muoversi, ancheggiando, buttando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi, mentre assorbiva quella musica, ignara del suo invisibile ammiratore.
Sebastian ammaliato, le si avvicinò, risentendo per la prima volta dopo secoli l’amore nel suo cuore. Avrebbe tanto voluto toccarla, sentire la sua voce, guardarla negli occhi. Tamara voltò nuovamente su sé stessa, le gonne si aprirono vaporose, rivelando i piedi pallidi scalzi. Il ritmo dei tamburi diminuì, i flauti smisero di suonare ipnotici e la ragazza si arrestò. Rimase in piedi ferma, con il capo rivolto all’indietro, gli occhi chiusi, il fiato ansante. Sentì l’impulso di piangere a dirotto, ma si trattenne, non si sarebbe mai perdonata se qualcuna di quelle fanciulle si fosse lasciata sfuggire che lei non era felice per quell’unione.
-Siete la cosa più bella che abbia mai visto!
Sentendo il suono di quella voce melodiosa, Tamara aprì di scatto gli occhi, il cuore le tamburellava nelle orecchie, guardò dritto davanti a sé, ma non vide alcun uomo. C’erano solo fanciulle che si stavano godendo una serata mite all’aperto, mangiando frutta e ci avrebbe giurato, spettegolando su qualche  dama di corte. Scuotendo il capo ritornò al suo posto, accanto al fuoco, dove sentiva un po’ di calore in tutto quel gelo che proveniva dall’interno. L’entità invisibile la osservò, mentre rivolgeva al cielo preghiere silenziose. La osservò, mentre guardava le stelle con una tale speranza.
In poco tempo gli effluvi della festa diminuirono, i fuochi si assopirono e le fanciulle si ritirarono nelle loro stanze. Tamara rimase vicino al fuoco che non scoppiettava più vivace da un po’. Sebastian uscì dalle ombre fatto di carne e ossa, tangibile come ogni cosa sulla terra. Tamara cercò di imprimere nella mente ogni piccolo dettaglio del ragazzo che le si parò davanti. Una presenza strana, come se non appartenesse a quel mondo, bellissimo, etereo.
-Chi sei?
Lo sussurrò flebilmente, mentre si metteva in piedi, che fosse lui il suo promesso sposo? No, non poteva essere, a quell’ora il signore di Sinodal era in viaggio verso le sue terre, non sarebbe arrivato prima di qualche giorno per le nozze. Si sentì intrigata sotto a quello sguardo da predatore, sebbene era curiosa, rimase in silenzio affinché lui rispondesse alla sua domanda.
-Sono tutto e sono niente, un sogno rinchiuso tra le tue ciglia!
Sebastian si fermò a qualche centimetro da lei, il necessario per poter sentire l’odore della sua pelle. Sapeva di primavera in fiore. Gli occhi scuri scintillanti mentre lo guardava con rispettosa reverenza.
-Se sei un sogno allora sei qui per poter diventare reale? Mi porterai via da tutto questo?
-Da cosa vorresti scappare?
Tamara abbassò lo sguardo per qualche momento, il colore degli occhi del giovane uomo era troppo per lei. Erano di un verde foresta, che scintillavano sotto alla luce della luna e delle stelle. Quando le dita di lui toccarono la sua pelle per risollevarle il viso, vide un piccolo sorrisetto arcuare la bocca dalle fattezze perfette.
-Non devi temere, sono il tuo sogno, puoi dirmi tutto!
-Non voglio sposarmi, sento che il mio destino non appartiene al signore che sta raggiungendo le mie terre con il suo destriero e la sua scorta!
Sebastian cercò di reprimere un lampo di ira negli occhi. Non poteva permettersi di perdere quel barlume di amore appena ritrovato, la fanciulla era sua e di nessun altro.
 -Bene allora, il tuo desiderio verrà esaudito, andate a dormire ora!
-Non so come vi chiamate!
Ma Sebastian non era più lì, era sparito in un battito di ciglia
 
Quella mattina Tamara passeggiando per i giardini, si chiese più volte se avesse davvero sognato il giovane affascinante, per l’ennesima volta durante la giornata ripensò a quell’incontro, a come l’aveva fatta sentire quella vicinanza, a quegli occhi che non l’avevano lasciata andare un minuto e a quel contatto con la sua pelle. Più volte si era sfiorata il punto sotto il mento dove lui l’aveva sfiorata, costringendolo a guardarla, ma la sensazione delle sue dite era andata via con lui. Natia la raggiunse quasi correndo, con il respiro pesante dal passo affrettato. Con le vesti strette nei pugni, e le guance arrossate, l’amica si fermò riprendendo fiato.
-Cosa succede?
-Vostro padre, sembra che ci sia stato un attacco, il signore del Sinodal …
Tamara osò sperare, che il suo sogno fosse diventato realtà? Il cuore cominciò a batterle forte nel petto, cercò di rimanere calma, ma aveva bisogno che l’amica riuscisse a dire l’intera frase senza bloccarsi.
-C’è stato un attacco, il cavallo … lui è stato ucciso dagli Osseti!
Natia la guardava con gli occhi sgranati pieni di paura, Tamara si portò una mano sulle labbra, sentendosi in colpa per il triste destino del giovane signore. Che cosa aveva desiderato? Era questo il prezzo della sua libertà? Si ritirò nella sua camera in preda ai sensi di colpa, pregò per tutto il pomeriggio invocando perdono.
Sebastian quella sera ritornò dalla sua principessa. Con ancora la speranza nel cuore e quell’amore che traboccava da ogni poro, entrò nella stanza della ragazza senza fare rumore. Si avvicinò al suo letto e le sedette accanto, guardando come la luce della luna proiettava il suo candido splendore sulla pelle di alabastro. Osò sfiorarla ancora una volta, come se una forza dentro di lui lo spingesse e a volerne sempre di più.
-Svegliati, mia bella principessa!
E Tamara come se non avesse aspettato altro, aprì gli occhi e lo fissò.
-Siete di nuovo qui? Ho pregato tanto per rivedervi!
-Lo so, ti ho sentito
Il demone e la principessa si guardarono senza aggiungere altro per un’infinità di tempo. Lui si beava della sua bellezza, della sensazione viva che era scoppiata nel momento esatto in cui i suoi occhi si erano riempiti del suo essere. Mentre lei cercava di combattere contro la sua curiosità.
-Siete reale? Come è possibile che siete un sogno e posso sentire il vostro respiro sulla mia pelle? Come è possibile sentire il calore della vostra pelle?
-Se ti dicessi ciò che sono, allora non mi guarderesti più allo stesso modo! Mi odieresti!
Tamara si era sempre considerata coraggiosa, ma un po’ di quel coraggio le mancò, quando il disprezzo di lui divenne tangibile nella voce melodiosa e profonda.
-Non potrei mai odiarvi!
Sebastian si alzò dal letto, chiuse gli occhi e dispiegò le sue possenti ali, mostrando tutto il suo splendore alla ragazza.
-Dovrei odiarvi per quello che siete? Siete bellissimo
Si avvicinò con passo felpato, avrebbe tanto voluto toccare le soffici ali, ma non osò.
-Guardatemi!
A quell’ordine sussurrato con dolcezza, Sebastian aprì gli occhi, la ragazza era così piccola, fragile, vulnerabile che non osò muoversi per azzerare quella distanza che li separavano.
-Come vi chiamate?
-Sebastian!
Tamara non sapeva esattamente cosa stesse per fare, i piedi cominciarono a muoversi come se avessero avuto vita propria, attratti da quell’angelo meraviglioso che la stava osservando con un tale amore, che non ebbe paura, quando sporse il capo e socchiuse gli occhi, offrendosi  a lui per un bacio. Sebastian non esitò, posò le sue labbra, su quelle dolci della ragazza. Sentì il sangue ribollire nelle vene, mentre le mani la strinsero avvicinandola ancora di più a lui.
La principessa non aveva mai provato nulla del genere prima, se era quello l’amore, allora sarebbe rimasta lì per sempre. Ma qualcosa cambiò, lingue di fuoco avvolsero tutto il suo corpo, costringendola ad indietreggiare e ad allontanarsi dal suo amore appena trovato. Un urlo squarciò le tenebre, era straziante e proveniva dalla sua bocca. Sebastian sgranò gli occhi, il suo bacio l’aveva condannata a morte. La vide mentre si accasciava a terra e rantolava una preghiera, le sue palpebre si chiusero e Tamara esalò il suo ultimo respiro.
-Non avresti dovuto! Non avresti dovuto avvicinarti così tanto a lei!
Sebastian si voltò verso la voce, suo fratello emerse dalle ombre. Se lui era oscurità, paura, tormento e tentazione, l’angelo che aveva di fronte era tutto il contrario. Gabriel sorrise, era il messaggero di Dio infondo, si avvicinò al corpo della ragazza e prelevò la sua anima.
-Che cosa stai facendo?
-La sua anima è destinata al paradiso, non a te! Non credi di aver già fatto abbastanza? L’hai fatta morire, e questo solo per il tuo egoismo!
Sebastian indietreggiò come se lo avessero colpito forte, scosse il capo.
-Non è così che sono andate le cose!
Gabriel lo guardò con disprezzo, erano fratelli prima, erano stati in pace e armonia, questo fino a quando la stella del mattino, non aveva deciso che era ora di cambiare le regole. Da allora c’erano state fazioni, angeli che erano rimasti al fianco del padre celeste e altri che avevano seguito Lucifero nella sua caduta, altri erano rimasti a vagare sulla terra come fantasmi senza alcuna fazione. Sebastian non aveva il diritto di supplicare, che cosa poteva fare per riuscire a tenere con sé la propria amata?
-Ti ho osservato, hai fatto uccidere il suo promesso sposo, hai impedito che le sue preghiere venissero ascoltate dai tuoi vecchi fratelli, hai perseverato, hai infranto tutte le regole! Per questo verrai punito!
Sebastian aprì le ali nere come la notte, pronto a combattere, ma Gabriel fu più veloce, svanì nel nulla, portando con sé l’anima di Tamara.

«E maledisse il Demone sconfitto
I suoi sogni di follia e di amore
E di nuovo egli rimase, altero,
Nell'universo, e solo come prima,
Senza speranza alcuna. E senza amore!...»



Note dell'autrice: Ciao a tutt*, questa è la mia prima one shot, avevo pensato di scriverci su una storia, ma a me sembrava perfetta già così, invece di cadere nel solito cliché mi sono fermata prima. Volevo fare un appunto su questa storia, è stata ispirata ad un poema e anche ad un dipinto, in quadro in questione si chiama esattamente come la storia. Spero che vi piaccia, se vi va, lasciate un commento. Buona giornata e un saluto.
-Hicetnunc95

 
 
  
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