Serie TV > Distretto di polizia
Segui la storia  |       
Autore: Dani85    30/09/2023    0 recensioni
Dal prologo:
«Ancora nessuna notizia di Luca?»
Barbara scuote la testa perché no, non ha nessuna notizia di Luca. Niente, zero, non una telefonata né un messaggio. Alla faccia del "mi tengo in contatto io" con cui l'aveva salutata quel pomeriggio. E non è servito a nulla nemmeno tempestarlo di telefonate, visto che sono andate tutte a vuoto, squillo dopo squillo perso nei meandri di una segreteria telefonica. Barbara non sa spiegarsi il perché, ma quel silenzio la inquieta, è come un formicolare dietro il collo, il presentimento fisico di qualcosa che sta per andare molto molto male.
----------
What If? a partire da DdP11x02. Luca non muore ma, per tantissimo tempo, non vive nemmeno.
----------
Storia completa, capitoli postati il sabato e il mercoledì.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Gori, Elena Argenti, Luca Benvenuto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NdA: Ecco il penultimo capitolo, siamo in dirittura d'arrivo! Buona lettura!
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Taodue srl; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Gli elementi di mia invenzione, non esistenti in DdP, appartengono solo a me.

Cap. 8 - Between taking a risk and playing safe

So what would you pick if you had to choose
Between taking a risk and playin' safe
'Cause I would say
That I don't want to play if I'm gonna lose

But I don't want to lose 'cause I didn't play
[False Alarms - Noah Reid]

 

Fuori piove e la pioggia picchietta insistente contro i vetri delle finestre. Luca ne segue il ritmo battendo la punta della penna contro il quaderno e lasciandosi dietro una miriade di puntini neri. La pagina è piena per metà e lui si trova in un'impasse. Cosa deve scrivere ancora? Non è che gli manchino i pensieri, anzi di quelli ne ha fin troppi per la testa, è che non sa come tradurli in qualcosa di più comprensibile della confusione di cui sono fatti. A pochi passi da lui, appoggiata al tavolino da caffè, Elisa sta facendo i compiti delle vacanze e Luca non sa dire se la cosa contribuisce o meno alla sua confusione. È tentato di pensare di sì, perché fino a qualche settimana fa non pensava che Anna sarebbe mai tornata a far parte della sua vita, figuriamoci se immaginava possibile passare giornate intere insieme. E invece, eccoli qui: lei che traffica in cucina, la bambina che studia e lui raggomitolato in un angolino del divano che cerca di capire come ci sono finiti in questa situazione, come hanno fatto a passare dal niente al tutto così in fretta, com'è che sembra che giochino alla famigliola felice quando lui non sa nemmeno cosa stanno facendo davvero.

Elisa lo guarda da sopra il quaderno di italiano, la penna ferma a mezz'aria, i compiti momentaneamente abbandonati.

«Tutto a posto?»

«Sì, sto solo pensando.»

«Tu passi un sacco di tempo a pensare.» dice Elisa e lo fa con la faccia dubbiosa di chi ancora non ha ben chiaro se questa cosa del pensare sia una faccenda positiva o negativa. Ogni tanto Luca ha la stessa faccia e si chiede esattamente la stessa cosa.

«Eeeh, è che ho un sacco di pensieri per la testa e non è facile metterli in ordine.»

«Ed è quello che dovresti fare sul quaderno?»

Luca annuisce perché sì, è precisamente quello che dovrebbe fare col quaderno. Secondo la sua psicoterapeuta, quello che davvero gli serve è un approfondito esame di coscienza. E proprio per questo, oggi, è uscito dalla seduta con i suoi personalissimi compiti per casa. Tema da svolgere. Traccia: chi sei? Cosa vuoi dalla vita? Cambieresti qualcosa del tuo passato? Se sì, cosa? A Luca non dispiace la terapia e deve ammettere che è utile avere qualcuno che mette le cose in prospettiva al posto suo, solo che certe volte lo disorienta. Quelle domande per esempio, a lui sembrano prese pari pari da un'intervista di Marzullo e lo ha anche fatto notare alla dottoressa, ma lei lo ha guardato male e gli ha borbottato contro un "e io che speravo suonassero filosofiche e basta". A quel punto, Luca ha accettato il suo destino e si è rassegnato all'ingrato compito di mettere nero su bianco i propri pensieri, senza remore e senza filtri, in una specie di flusso di pensiero che lui si augura abbia un qualche senso.

Elisa lo sta ancora guardando, gli stessi occhi grandi e scuri di Anna. È una ragazzina sveglia ed intelligente e a Luca è stata simpatica fin dal primo istante in cui l'ha conosciuta, una specie di colpo di fulmine affettivo che lei sembra ricambiare a giudicare dalla naturalezza con cui lo ha accettato nella sua vita. È una specie di inaspettato dono in questo periodo turbolento, una di quelle cose che sta ancora cercando di capire per bene. Intanto, lei sta ancora aspettando una risposta vera e propria perché lui, perso nei suoi pensieri, continua a fare scena muta.

«Dovrei scrivere…» riesce a dire quando si rende conto che un con la testa - seguito da un personale ragionamento interiore - è troppo ermetico anche per i suoi standard.

«E non sai cosa scrivere?» Domanda lecita, forse un pelino scontata ma lecita.

«Non è così facile.»

Elisa inclina la testa da un lato, riflette un momento e poi si illumina, come se avesse finalmente capito qual è il vero problema.

«Il problema» dice, «è l'inizio, è quella la parte difficile. Una volta che hai iniziato poi, diventa tutto più facile. Per me è sempre così quando faccio i temi.»

Luca non pensa che funzioni così ma apprezza il suggerimento.

«Forse il vero problema è che io non scrivo da tantissimo tempo. Credo di averci perso un po' la mano.» E anche quando scriveva, si trattava di rapporti e verbali, tutte cose impossibili da essere considerate alla stregua di alta letteratura. Che poi, lo sa che il problema non è la forma e che basterebbe anche il più sconclusionato flusso di pensiero. No, il problema è un altro, ed è sempre lo stesso. Si tratta di capire come imbrigliare tutti i suoi dubbi e le sue confusioni in qualcosa di sensato. Ormai sta diventando noioso.

«Vuoi una mano? Magari posso aiutarti con l'inizio.»

Luca è grato per l'offerta e la valuterebbe anche, se non gli sembrasse alquanto fuori luogo chiedere ad una ragazzina di undici anni di aiutarlo a capire perché è tutto così incasinato.

«Grazie, ma questa cosa la devo fare da solo. Devo farmi le domande giuste e trovare le risposte, poi forse saprò cosa scrivere e come farlo.» Elisa continua a non essere molto convinta, ha la sensazione che in realtà lei e Luca stiano parlando di cose totalmente diverse. «Sono cose noiosissime da adulti, non ci pensare.» Lui risolve la cosa con una battuta ed Elisa ridacchia. Torna per un attimo a concentrarsi sul suo quaderno ma poi rialza la testa. Sul viso ha un sorrisino impertinente, uno di quelli che ti mettono sul chi va là perché è chiaro che è lo stesso di chi sta architettando qualcosa.

«Ma di preciso, cos'è che dovresti scrivere?»

«Dovrei rispondere a qualche domanda.»

«Tipo?»

«Tipo… cosa voglio dalla vita.» A Luca sembra sufficiente citare quella per spiegare tutto il suo disagio.

«Cosa vuoi dalla vita… non è complicato.»

Beata lei, a Luca sembra complicatissimo. È per questo che decide di darle corda, per guadagnare tempo. Certe volte, procrastinare gli viene meravigliosamente bene.

«Sentiamo, perché tu sai cosa vuoi dalla vita?»

«Certo! Allora, vorrei un cane - e ci sto già lavorando eh, sono quasi sicura che per il prossimo compleanno riuscirò a convincere la mamma - e poi vorrei diventare un matematico famoso da grande e avere una famiglia con cui essere felice.»

Luca non può negare che messa giù così la domanda sia semplice e la risposta ancora di più. O almeno lo è se non sei lui, perché se sei lui vuol dire che sei in crisi esistenziale praticamente da sempre e allora è solo un gran casino. Elisa lo guarda, l'aspettativa chiara nei suoi occhi, e allora Luca si sente in dovere di abbozzare una risposta anche lui.

«Allora, vediamo… tu vorresti un cane, ti dirò che ne vorrei uno anch'io. Per quanto riguarda il lavoro non lo so, nella mia vita di prima ero un poliziotto-»

«Mamma dice che eri bravissimo.»

«Bravissimo è un parolone, diciamo che cercavo di fare del mio meglio anche perché il lavoro mi piaceva, ora non so proprio… E per il resto, per quella cosa dell'essere felice con qualcuno, non so quanto sia possibile, se ci sarà mai una persona…»

Luca confessa l'ultimo pensiero spinto da un impeto di totale sincerità e lo rimpiange quasi subito. Non lo sa se è stata l'innocenza di Elisa ad ispirargli questo livello di onestà ma, di sicuro, sa che è stata una pessima idea. Se ne rende conto subito quando il sorriso di Elisa si trasforma da impertinente a diabolico.

«C'è mia mamma!»

«Tua mamma?»

«Sì! Mamma ti piace, no?, e tu piaci a lei, quindi potreste essere felici insieme.»

Luca rimane imbambolato, la bocca aperta, perché davvero - e non ripeterà mai la cosa abbastanza - ma come ci sono arrivati a questo? Come sono passati dai tentativi impacciati dei primi incontri a questo livello di confidenza?

«Che succede?» Anna arriva dalla cucina giusto in tempo per essere testimone di quell'inconsueto silenzio.

«Niente, mamma,» risponde Elisa, angelica ed innocente. «Stavamo solo parlando un po'.»

Anna è un po' dubbiosa, conosce la figlia e, di solito, quando le rifila quell'espressione e quel tono di voce ci sono guai in vista. «Vai a lavarti le mani, va', che tra 10 minuti si cena.»

Elisa riordina in fretta i quaderni, la penna lasciata tra le pagine a tenere il segno, e sgattaiola via ma, prima, lancia un ultimo sguardo a Luca, le mani puntate verso la madre come a dire Guarda che ho ragione io. Anna intercetta la fine del gesto e dello scambio di sguardi e adesso è molto più che confusa, comincia ad esserci una puntina di paura qua e là.

«Che ha combinato? Cosa ti ha detto?»

Luca scuote la testa divertito, un po' spaesato, appena appena imbarazzato. «Non ti preoccupare, non ha combinato nulla. Ha ragione, stavamo solo parlando. Sono io che non mi aspettavo che il discorso prendesse quella piega, tutto qui.»

«Che piega? Ha fatto qualche domanda strana, Lu'? Ti ha dato fastidio? No, perché ultimamente dice tutto quello che le passa per la testa e la diplomazia non sa nemmeno dove sta' di casa.»

C'è una preoccupazione nelle parole di Anna che è assolutamente inutile e Luca scuote la testa per tranquillizzarla.

«No no, non ha detto nulla di male, anzi, ha detto una cosa intelligente. Così tanto che dovrei davvero rifletterci su.»

Anna accetta la risposta e il silenzio che segue senza indagare oltre e senza sentirsi offesa per la spiegazione striminzita. Una volta si sarebbe tormentata chiedendosi cosa le nascondesse in realtà, ora ha imparato che è questione di tempi, che ognuno ha i suoi e che si parla quando si è pronti. Vale per tutti, per Luca e il suo cuore tormentato vale però un po' di più.

Elisa torna in sala e comincia ad accendere la valanga di lucine che ha preso residenza in casa di Luca. Prima l'albero di Natale, accanto alla libreria, e poi tutto il resto, i festoni, il villaggio innevato sulla consolle all'ingresso e le stringhe che luccicano tra le pieghe delle tende. Anna la osserva muoversi come se quella fosse casa sua e la cosa è uno sfarfallio di emozione che si impone di non analizzare.

«Ehi, perché non apparecchi?»

Elisa sbuffa un po' ma poi gira su stessa e va in cucina.

«Hai fatto progressi con i compiti?» Anna accompagna la domanda con il gesto delle virgolette, Luca ride e il discorso riprende.

«A livello teorico, sì.»

«E a livello pratico?»

«A livello pratico boh, mi sento bloccato. Non lo so, è che, in astratto, quello che la dottoressa mi ha chiesto ha una risposta facile, e in questo senso ha ragione Elisa.»

«Ma in pratica?» Anna insiste solo perché Luca sembra aver voglia di parlare, cosa che succede di rado.

«In pratica il problema è che sono terrorizzato da quello che voglio.»

«Cosa vuoi Luca?»

Luca si sente messo alle strette, come se il fatto che a chiederglielo sia Anna voglia dire dover rispondere per forza.

«Voglio un po' di normalità. Voglio un lavoro - perché se penso di continuare così senza fare niente, impazzisco - e vorrei qualcuno accanto… non ne posso più della solitudine.»

«Ecco, hai visto che che non era poi così difficile?»

Luca si abbandona all'indietro sul divano, gli occhi chiusi, altri mille nuovi pensieri che si rincorrono nella sua testa.

«La cosa difficile è essere me, Anna. Perché posso pure riconoscere i miei desideri, ma ciò non toglie che l'idea di realizzarli mi terrorizzi.»

«Perché?»

«Ma come perché? Si tratta di mettere in discussione tutta la mia vita e tu lo sai - lo sai! - quanto mi è costato fare il lavoro che volevo e amare chi volevo. È una vita intera di battaglie e di sacrifici e non so se ho il coraggio di buttare tutto all'aria. Non lo so se ne vale la pena.»

Luca non si è mai sentito così vulnerabile come in questo momento, con la verità che gli sfugge via in un mormorio affilato.

«Per il lavoro possiamo cercare che soluzioni ci sono, se è possibile o no rientrare in servizio e tutto il resto. O trovare qualcos'altro.» Anna si stringe nelle spalle, Luca ha titoli di studio, competenze ed esperienza, si sente abbastanza fiduciosa da pensare che siano un buon punto di partenza anche in un mercato del lavoro pessimo come quello italiano. Il resto è un argomento spinoso per loro ma non più intoccabile. «Per l'amore… qualunque cosa scegli sarebbe ancora amare chi vuoi e basta, no?»

Luca si sente morire, perché se è così semplice come dice Anna vuol dire che lui si è complicato la vita senza motivo. Vuol dire che ha buttato via anni interi per cosa? Un principio? L'idea è spaventosa perché, se è davvero così, non è solo questione di mettere in discussione la sua identità ma di disfarla completamente e ricostruirla secondo un punto di vista tutto diverso. E il semplice torna ad essere complicato. Luca è esausto. Ride, non sa se per la stanchezza o per il nervoso.

«Sembra tutto così facile a sentir parlare voi e se è così, allora io non mi spiego com'è che non riesco ad uscire da questo circolo vizioso di pensieri per cui se scelgo una determinata cosa vuol dire che rinnego tutto quello che ho vissuto finora e non è così. Non è così, Anna!» Luca calca le parole perché ha bisogno che lei capisca, che veda tutto il caos di cui è fatto. «Io non rimpiango né le relazioni che ho avuto né le persone con cui sono stato. So che non sono state un errore e, tornassi indietro, rifarei esattamente tutto quello che ho fatto. Non rinnego nulla. È che poi sei capitata tu…»

«E ti ho incasinato tutto.» Anna non sa se sentirsi in colpa o vagamente lusingata per essere riuscita a mettere sottosopra tutto il mondo di Luca semplicemente comparendo nella sua vita.

«E hai incasinato tutto.» Luca sorride, quasi fosse più forte di lui. «Il problema è che non è una sbandata. Non è semplicemente bisogno di affetto e, sicuramente, non è un'amicizia fraintesa. È qualcosa di più grande, così grande che non so se sono all'altezza del sentimento e se sono capace di prometterti quello che meriti. Vedi? È passato un mucchio di tempo ma i casini nella mia testa sono sempre gli stessi.» Il tono di Luca è dimesso ed abbattuto e ad Anna sembra di essere tornata indietro di oltre un decennio, ad un'altra casa, un altro tavolo apparecchiato, un altro discorso così tanto simile da essere doloroso. Allora erano entrambi troppo spaventati per sfidare le loro incertezze e si erano rifugiati dentro una bugia. Non cambierà niente. Oggi non hanno nulla da perdere, tanto vale provare con la verità.

«Forse abbiamo tutti e due bisogno di dirci come stanno le cose, ammettere che siamo ancora a questo punto perché proviamo qualcosa l'uno per l'altra.»

«Non l'ho appena fatto?»

«Sì, ma nello stesso modo in cui lo hai fatto l'altra volta. E non ci ha portato a niente.»

Anna ha ragione, forse il cambiamento deve iniziare dalle parole. E Luca deve trovare il coraggio per dirle senza girarci intorno.

«Provo qualcosa per te!»

«E allora diamoci una possibilità, come hai detto tu quando abbiamo ripreso a parlarci. Siamo sempre noi, quello che proviamo è ancora qui, quindi perché non vediamo come va a finire? Non ti chiedo nulla, Luca. Io ti voglio bene, indipendentemente da quello che succederà tra di noi. Ci ho provato a tagliarti fuori dalla mia vita e non ha funzionato. Non ho nessuna intenzione di ripetere l'esperienza, in nessun caso. Quindi, te lo chiedo un'altra volta, cosa vuoi?»

Luca ci pensa, gli occhi di Anna addosso, Elisa che fa rumore in cucina e il suo cuore un tamburo impazzito. All'improvviso, tutto sembra facile per davvero.

«Voglio una possibilità.»

Lo dice ad Anna e, per buona misura, lo scrive anche sul quaderno. Ed è un proposito per il nuovo anno.

 

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Distretto di polizia / Vai alla pagina dell'autore: Dani85