Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Im_notsupposedtobehere    30/09/2023    0 recensioni
Reiner e Leda erano cresciuti insieme nel quartiere d'internamento di Liberio.
Due bambini costretti a diventare adulti presto e a separasi a causa degli orrori di una guerra senza fine.
Dopo cinque anni in missione finalmente Reiner rientra in patria acclamato da tutti: l'eroe, lo Scudo di Marley, il gigante Corazzato ma Leda aspettava semplicemente il ritorno del suo amico.
—————————
“Tutto quello che riuscivo a pensare era che Marley guadagnava il suo Scudo ed io perdevo il mio migliore amico.
Tu credevi che ti servisse essere qualcun altro per farti amare dal prossimo ma per me è sempre bastato che tu fossi te stesso. “
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pieck, Porco Galliard, Reiner Braun, Zeke Jaeger
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Du hast viel geweint. 

Im Geist getrennt, im Herz vereint.

Wir sind schon sehr lang zusammen Dein Atem kalt, das Herz in Flammen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anno 843

 

<< Avete sentito, ragazzi? Tra pochi anni finalmente attaccheremo Paradis! >> Zeke se ne stava seduto su un muretto nel campo d'addestramento della caserma dedicata al programma dei cadetti, rigirandosi una mela dell'albero del sig Fischel tra le mani. Circondato dagli altri suoi compagni che, come sempre, pendevano dalle sue labbra. Lanciando la mela in direzione di Marcel, Zeke annunciò 

 

<< Ormai è quasi giunto il momento di ereditare i nostri giganti, sei di noi diventeranno Guerrieri! >> 

 

<< Ma è fantastico! >> Esclamò Reiner, serrando i pugni dalla gioia << Finalmente potrò diventare un marleyano! >> 

 

Seduta a terra, con la schiena poggiata al tronco di un albero dietro di lui, Leda alzò lo sguardo corrucciando le sopracciglia; lo sguardo si mosse subito, quasi involontariamente, in direzione di Porco che, in piedi accanto a Reiner, non mancò di controbattere:

 

<< Perché ti ecciti tanto? Se c'è qualcuno che verrà tagliato fuori, quello sei sicuramente tu. >> 

 

Porco si voltò in direzione di uno sconcertato Reiner, continuando a squadrarlo dall'alto in basso.

 

 

<< Cosa pensi di avere in più che tutti noi non abbiamo? Sei forse più forte? Più resistente o più intelligente? O forse sei incredibilmente bravo nella lotta? Fin'ora sei andato avanti solo perché non fai altro che ripetere a pappagallo quanto tu sia fiero di servire Marley! >>

 

Con fare beffardo il ragazzo si era messo a sbocconcellare la mela che poco prima Zeke aveva lanciato a suo fratello Marcel, e se ne stava lì in piedi con la bocca piena a squadrare il compagno con un sorrisetto sghembo stampato sul viso; tutti gli altri ragazzi si voltarono verso Porco all'unisono, attoniti, nonostante negli ultimi mesi di addestramento questi battibecchi fra Reiner e Porco fossero aumentati considerevolmente; ogni volta Porko spostava l'asticella un po' più avanti: prima era solo qualche commento sardonico buttato qua e là, poi qualche frecciatina, mentre ora, con l'avvicinarsi della selezione finale, non metteva più freno alla sua lingua, rovesciando addosso a Reiner tutta la sua frustrazione e astio.

 

<< Sìgnorsì Signore, sarò lieto di uccidere tutti i demoni dell'Isola, Signore! Ma prima mi permetta di leccarle gli stivali, Signore! >> Lo schernì Porco, imitando la voce del compagno e andandogli sotto con fare di sfida.

 

In un battito di ciglia Reiner afferrò il polso di Porco, torcendogli il braccio, i denti serrati, gli occhi sgranati. 

 

<< Stai seriamente prendendo per il culo la nostra missione? Ho capito... sei uno di quei maledetti restaurazionisti! Vero, Porco? >>

 

La voce di Reiner iniziò ad incrinarsi, appena impercettibilmente ma lo stridere nel suo tono fu evidente all'orecchio di Leda. La ragazzina si alzò in piedi sapendo cosa sarebbe accaduto di lì a poco, poteva quasi già vederlo accadere nella sua mente, quasi automaticamente prese la sua sacca e si aggiustò la fascia gialla al braccio.

 

<< Ho ragione, eh? Ti denuncerò al comandante! >> Continuò il ragazzino, rifiutando di lasciare la  presa sul braccio di Galliard.

 

<< Huh? Come ha fatto tua madre con i genitori di Leda, eh bastardo? Vai a denunciare questo! >> 

 

Sotto lo sguardo sbigottito degli altri ragazzi, Porko in un attimo si avventò su Reiner, mandandolo a terra con un solo pugno. Ci volle l'intervento di Marcel per fermarlo, il ragazzino si frappose tra il fratello e il mal capitato Reiner interrompendo così la lite fra i due.

 

<< Resterai a marcire qui da solo per i prossimi tredici anni Reiner!! >> Porco gli urlava contro cercando di liberarsi dalla  stretta di suo fratello che pazientemente lo stava trattenendo in attesa che si calmasse

 

<< Reiner, ti chiedo scusa >> Bofonchiò Marcel trascinandosi via il fratello che agitandosi, urlando e scalciando, continuava ad inveire contro il compagno rimasto a terra, non dando segni di voler interrompere la lite molto presto. Non ci volle molto prima che anche tutti gli altri si allontanarono dalla scena pietosa; Zeke prima di andarsene, accompagnato da Pieck, ammonì Reiner a sua volta, intimandogli di non perdere tempo a piagnucolare altrimenti il comandante Magath lo avrebbe punito severamente ancora una volta.

 

Reiner non aveva neanche il coraggio di alzarsi da terra, quando Berthold e Leda gli si avvicinarono.

 

 

 

<< Coraggio Reiner... >> provò a consolarlo il ragazzino piegandosi verso di lui e offrendogli un braccio per aiutarlo a rialzarsi.

Reiner afferrò la mano dell'amico, issandosi a fatica, tenendo bassa la testa. Il suo viso era ancora contratto in una smorfia, ma la rabbia di poco prima aveva lasciato il passo alla tristezza e alla consapevolezza.

 

<< Io DEVO diventare un marleyano, così mia madre ed io potremo vivere con mio padre...non posso aspettare tredici anni...però...>> gli occhi gli si riempirono di lacrime << Porco ha ragione, sono il peggiore...>>

Berthold cercò ancora una volta di confortarlo, ormai avevano avuto quella conversazione centinaia di volte e nonostante avesse quasi terminato il repertorio di incoraggiamenti, riuscì ancora una volta a dirgli:

<< La lealtà è importante e comunque, Porco non è uno degli ufficiali che prenderà la decisione finale, vero Annie? >> chiese Berthold, girandosi speranzoso verso la ragazza, che era rimasta in silenzio fino a quel momento.

 

<< Uh? Non vi stavo ascoltando. >> rispose Annie, vanificando gli sforzi di Berthold per risollevare il morale di Reiner, prima di andarsene anche lei.

 

I tre rimasero in silenzio per un lungo momento guardando in direzione di Annie che si allontanava raggiungendo gli altri.

 

<< Bertl, è inutile...non lo aiuti se continui ad incoraggiarlo  così. >> sbottò Leda una volta che rimasero da soli.

<< Lo so che sembra crudele ma, guardiamo in faccia la realtà...i punteggi di Reiner erano più bassi anche dei mie...>>

 

<< Stai zitta Leda, tu che hai deciso di lasciare il programma non hai il diritto di parlare! >> Reiner inveì in direzione dell'amica interrompendola, le lacrime ormai gli rigavano il viso, lasciandogli le guance striate di rosso.

Berthold guardò nervosamente i suoi compagni, le liti tra loro due non erano più tanto rare, da quando Leda poi aveva annunciato la sua intenzione di  lasciare il programma dei Cadetti le cose tra lei e Reiner erano diventate molto più tese, più volte Reiner gli aveva confidato di essersi sentito tradito da Leda e che fosse convinto lei lo avesse fatto per favorire Porco nella scelta finale.

 

<< Berthold, raggiungi gli altri, Reins lo accompagno io. >>

Rispose Leda senza curarsi di quanto le avesse detto Reiner poco prima. 

Si sedette a terra accanto a lui, senza dire nient'altro e tirò fuori dalla sua borsa delle salviette inumidite conservate in una scatolina di metallo. Berthold si guardò attorno apparentemente indeciso, non volendo lasciare il fianco di Reiner, giusto nel caso in cui Leda lo avesse rimproverato di nuovo, dopo qualche attimo di esitazione però,  sembrò rassicurarsi all'idea di lasciare da soli i due ragazzini e la tentazione di seguire Annie ebbe la meglio, così si diresse verso la caserma agitando la mano in segno di saluto verso i due. 

 

<< Non toccarmi, non mi serve.. >> cercò di protestare Reiner allontanandosi e facendosi schermo con il braccio e abbassando lo sguardo quando Leda allungò una mano per pulirgli il viso dalla terra che si era ormai impastata con le lacrime sulle guance del ragazzino.

 

 

<< Finiscila, non puoi certo farti vedere conciato così da Pokko, sai che soddisfazione gli daresti?>>

Leda sospirando iniziò a pulirgli il viso e non potè fare a meno di notare che il labbro di Reiner si fosse spaccato, a causa del pugno in pieno viso di Porco. 

<<  Stavolta ti ha spaccato il labbro, la prossima volta cosa pensi di farti rompere? Guarda che la tua faccia non migliora, anche se ti fai riempire di pugni. >> 

 

<<  Ma sta' zitta. >> le rispose il ragazzo evitando di guardarla negli occhi.

Nonostante le proteste Reiner non si sottrasse alle cure dell'amica, rimanendo perfettamente immobile, seduto con le gambe incrociate, quasi trattenendo il respiro; dovette prendere tutto il suo coraggio per chiederle:

 

 

<<  Perché hai lasciato il programma? >>

 

<<  Non ho mai voluto diventare un Guerriero, lo sai. Ho chiesto di essere riassegnata all'unità medica, non me ne vado completamente dall'esercito. >> Rispose Leda concentrata a ripulire i tagli sul viso di Reiner. << Con tutta la pratica che ho fatto su di te, a forza di rattopparti, diventerò Maggiore prima dei 15 anni. >>

La ragazzina cercò di alleggerire la tensione tra loro due ma Reiner non era dell'umore per il suo umorismo spicciolo.

 

<<  Mi avevi promesso che saresti rimasta con me e che saremmo diventati Guerrieri insieme... >>

 

Reiner bofonchiò a bassa voce, quasi sperando di non essere sentito. 

 

<<  Diventare un Guerriero è il tuo scopo, non il mio, Reins. E poi, non ti ho mai promesso nulla, hai deciso tutto per conto tuo... se sono entrata nel programma è stato solo per aiutare la nonna con le accuse contro la mamma. >> 

 

Alla menzione della motivazione di Leda, il cuore di Reiner saltò un battito e il ragazzino poté sentire un nodo stringergli la gola. La famiglia di Leda era stata accusata di essere in combutta con una frangia di restaurazionisti anni prima, Reiner ancora ricordava la retata durante la quale madre della sua amica aveva perso la vita, fu in quella occasione in cui lui e la bambina si parlarono per la prima volta.

Non si scoprì mai chi fu a denunciare la famiglia Krause ma, grazie ai buoni rapporti che la signora Esther, la nonna di Leda, aveva sempre in qualche modo intessuto con tutti, anche al di fuori del distretto, almeno una parte della famiglia era stata scagionata dalle accuse, barattando l'adesione di Leda al programma dei cadetti con la salvezza sua  e della nipote. 

 

<< P..Porco ha detto una bugia... >> Balbettò Reiner

<< Lo so. >> rispose Leda senza guardarlo negli occhi.

 

 

<< Mia madre non ha denunciato la tua... >>

<< ... Lo so. >> 

 

Inaspettatamente Reiner allungò una mano a scostarle una ciocca della frangetta che le copriva la fronte.

 

[***]

 

 

 

 

Anno 850

 

 

 

 

La sirena squarciò il silenzio delle prime ore del mattino.

 

 

La luna non aveva ancora ceduto il posto al sole e la coltre della notte non si era ancora diradata che tutti gli uomini di Marley d'istanza sulle navi vennero bruscamente risvegliati dall'allarme che li chiamava ad imbracciare le loro armi e compiere il loro dovere.

 

L'infermiera Krause non fece eccezione, quasi cadendo rovinosamente dalla sua branda a causa dell'urlo acuto della sirena, che la svegliò di soprassalto. Si guardò intorno spaesata, prima di ricordare dove fosse, pochi istanti prima stava sognando della loro infanzia, di quegli ultimi giorni relativamente sereni che aveva vissuto con i suoi compagni. Quanti anni avevano all'epoca? Forse nove o dieci. 

 

La ragazza sospirò, sapeva di non avere tempo da perdere e resistendo a fatica al rollio della nave, Leda indossò la sua divisa e afferrò la sua pistola d'ordinanza, precipitandosi sul ponte della nave per prestare assistenza.

 

 

La prima cosa che Leda vide prima dello scoppiare della battaglia, fu la linea dell'orizzonte che andava schiarendosi, mentre il sole lentamente affiorava dietro le dure coste del golfo. Il primo raggio di luce tagliò l'acqua dell'oceano facendolo scintillare, rivelando la crudele, maestosa bellezza del mare.

 

Mentre la flotta di Marley scivolava sull'acqua in direzione del nemico, gli uomini sul cassero centrale della Helos potevano indovinare le scure silhouettes della flotta dell'Unione degli stati Orientali in lontananza, proiettare sulle vorticose acque nero- bluastre del Golfo le loro lunghe ombre nella debole luce dell'alba che andava alzandosi.

Le navi nemiche erano allineate in formazione di difesa, come una cinta di mura a protezione della costa. L'ennesimo muro che Marley avrebbe abbattuto. 

La linea di prua, composta da sedici navi a protezione dell'ammiraglia, attendeva la flotta marleyana con i loro armamenti dispiegati, fucili e cannoni pronti a vomitare fuoco e distruzione.

L'aria era densa di trepidazione per lo scontro imminente; i visi dei marinai contratti mentre abbracciavano i loro fucili come se da essi dipendesse la loro vita...e così era.

 

D'improvviso, un'incredibile esplosione eruttò dalle mitragliatrici delle navi della flotta degli stati Orientali; un'immensa onda d'urto investì il ponte di una delle imbarcazioni marleyane esplodendo in un inferno di lamiere, schegge fiammeggianti e uomini urlanti gettati fuori bordo che si schiantarono pesantemente negli inclementi flutti gorgoglianti della nera distesa del mare.

 

Bastarono pochissimi istanti e il caos fu ovunque.  Grida di ordini echeggiarono nell'aria mentre le navi della flotta marleyana venivano brutalmente squarciate dalle esplosioni dei cannoni dell'Unione, le nubi delle esplosioni, oscurando e contemporaneamente illuminando, colorarono il cielo e il riflesso sull'acqua come dei fuochi d'artificio, rivelando tutt'attorno un groviglio di corpi e macerie.

 

Leda si muoveva tra le macerie che precipitavano sul ponte della Helos e il caos con passo malfermo, afferrando la balaustra della nave domandandosi quando un colpo avrebbe colpito anche la loro imbarcazione ammiraglia, poteva vedere i marinai feriti, colpiti dai detriti o dalle raffiche di fuoco vagante, coperti di sangue e sudore, alcuni morenti, altri in preda a un dolore atroce. L'odore del sangue e della distruzione che andava a mischiarsi con quello dello zolfo e del piombo era travolgente.

 

 

 

<< Quante navi abbiamo perso? >> Leda afferrò il braccio di uno dei marinai che stava disperatamente cercando di ripararsi dal fuoco nemico, la gamba del malcapitato ridotta in una poltiglia cremisi.

 

<< Infermiera...mi aiuti! >> rispose l'uomo sconnessamente, il viso contratto e deformato da dolore e terrore, aggrappandosi ai vestiti di Leda con una forza sorprendente, strattonandola e facendola cadere bocconi al suo fianco. Lei gettò uno sguardo alla ferita del ragazzo e trattenendo il respiro legò più stretto che potè un laccio attorno alla parte ancora buona della gamba. Le sue mani si muovevano frenetiche nel tentativo di rallentare l'emorragia.

 

<< Ascoltami! Devi rispondermi, quante navi abbiamo perso?>> Ripeté la ragazza fissando lo sguardo sul viso dell'uomo accanto a lei.

 

<< Non voglio morire, infermiera, non voglio... >> balbettò incoerentemente lui mentre con le mani continuava a stringere l'uniforme della ragazza, come un bambino terrorizzato farebbe con la sottana della propria madre.

 

 

 

A quel punto, fu evidente che l'uomo non fosse in grado di rispondere alla sua domanda, la ragazza tornò silenziosamente ad ispezionare la ferita.  Tuttavia, la sua mente non riusciva a rimanere concentrata, i pensieri le andavano continuamente alle navi colpite; il ruggire delle armi da fuoco le faceva fischiare le orecchie, i bagliori delle esplosioni le impedivano la vista e la ragazza continuava, inutilmente, di ricacciare il pensiero che le navi sulle quali fossero a bordo Galliard e Pieck potessero essere state affondate.

 

Un attacco di questo genere era forse il peggior scenario per i Guerrieri, impossibilitati a trasformarsi in mare aperto con le navi a pieno carico, inoltre la potenza di fuoco della flotta dell'Unione era spaventosamente più grande di quanto si potesse immaginare; nei pochi minuti passati sul ponte di comando Leda aveva contato almeno una quarantina di mitragliatrici solo su uno dei nove incrociatori della marina nemica. 

 

Se non fossero riusciti ad affondare gli incrociatori in breve tempo, né Porco né Pieck avrebbero potuto contribuire.

 

Ci vollero molte raffiche di colpi ed esplosioni  prima che il comandante Magath diede l'ordine di invertire la rotta, resosi conto dell'inutilità della controffensiva della flotta di Marley; le navi da ricognizione nei flutti sconosciuti del golfo, non riuscirono a intercettare le navi nemiche, inviando informazioni inesatte e in netto contrasto sulle posizione delle imbarcazioni leggere della flotta avversaria, causando così alla fazione marleyana ingenti perdite di mezzi, uomini e armi in soli quindici minuti una delle principali imbarcazioni dell'esercito era stato affondato: la Colossus, punta di diamante della marina di Marley svaniva in una coltre di fumo nera con la torre prodiera sventrata, novantotto validi uomini persi ma il quel numero, lo sapevano tutti, era destinato ad aumentare.

 

Cercando riparo dalle raffiche di fuoco dell'Unione, nella speranza di potersi perdere nella nebbia e nel fumo delle esplosioni, le navi di Marley si mossero verso il mare aperto cercando di allontanarsi dalla costa, ma gli stati Orientali, galvanizzati dalla schiacciante superiorità dei loro mezzi, si lanciarono all'inseguimento, senza mai cessare il fuoco; i fucili, le mitragliatrici, i cannoni vomitavano incessantemente lingue infuocate, distruggendo e spazzando via tutto ciò che si parava loro davanti. 

Quando la flotta  guidata dalla Helos si mosse al largo, le loro speranze di fuga si tramutarono presto in disperazione.

 

<< Grice! >> Magath ruggì in direzione del cadetto << scendi nella sala comunicazioni! Mettiti in contatto con Galliard e Finger sulla Milvus ,  dobbiamo stabilire la loro posizione e coordinare la controffensiva! >>

Colt annuì e rapidamente si lanciò verso il ponte di coperta quando vide Leda trascinare disperatamente il corpo privo di sensi di Belter. La ragazza, piegata con un fucile calibro 6,5 simile ad una carabina da caccia, legato alla sua schiena, cercava con tutte le sue forze di portare il cadetto verso il ponte sottostante, ogni muscolo del suo corpo era teso, nel tentativo di trasportare il ragazzo, fin troppo grande per lei, verso la salvezza. 

 

<< Colt! Aiutami ti prego! >> Leda si rese conto della vicinanza del fratello maggiore del piccolo Falco e lo chiamò a gran voce, rivoli di sudore mischiati a polvere da sparo le rigavano il viso, contratto in una smorfia di disperata apprensione. << Aiutami a portare Josel in infermeria, un proiettile vagante lo ha colpito! >> 

Colt non se lo fece ripetere due volte e afferrando Josel per le braccia iniziò a scendere verso l'infermeria assieme a Leda che teneva le gambe del cadetto privo di sensi.

<< Signorina Krause, posso accompagnarla fino al secondo livello, devo fermarmi al ponte di comando per ordine del comandante Magath, ce la farà da sola?>> 

 

<< La Milvus è stata affondata? >> Chiese Leda senza rispondere alla domanda del ragazzo, preoccupato per le condizioni di salute del suo compagno Belter, che intanto, non dava segni di risvegliarsi.

<< No, non ancora, dobbiamo stabilire la loro posizione per la controffensiva, con tutta questa nebbia rischiamo di entrare in rotta di collisione con i nostri stessi incrociatori! >> 

Alla risposta di Colt, Leda si lasciò scappare un sospiro di sollievo e annuì con convinzione. Pieck e Porco stavano bene, nonostante la situazione rovinosa in cui si trovavano, i suoi amici erano salvi.

Per ora.

 

<< Vai allora, sbrigati! Comunica a Yelena sulla Milvus la variazione della rotta di 2 gradi a tribordo.>> 

Leda si liberò del fucile di precisione che ancora portava sulla schiena e lo affidò a Colt che, dopo aver posato delicatamente a terra Josel, lo prese tra le mani perplesso. << Qui ci penso io, non preoccuparti. >> 

Il cadetto si congedò imbracciando l'arma che la ragazza gli aveva affidato, correndo a perdifiato verso la sala comunicazioni, mentre attorno a lui l'inferno si stava scatenando. Colt sentiva i polmoni bruciargli, tra il fumo e l'acre odore di sangue e sudore dei suoi compagni. La sua mente vagava tra i pensieri di casa, sua madre, il suo fratellino, ma doveva ricacciare quelle immagini confortanti in un angolo del suo cervello: distrarsi ora avrebbe potuto tradursi in una totale disfatta per tutti i suoi commilitoni. Del resto anche la vita di Josep, in qualche modo dipendeva da lui ora.

"Invertire la rotta di due gradi a tribordo...la Milvus...collisione...a chi dovevo fare rapporto? Ah sì, Yelena." Ripeteva tra sé e sé. 

Un pensiero gli attraversó la mente come un lampo, svanendo con la stessa velocità con il quale era arrivato:

"Da quando l'unità medica ha in dotazione delle carabine di precisione?" 

 

 

[***]

 

 

Il ronzio delle luci artificiali e il costante mormorio dei motori e dell'impianto di areazione, lentamente guidarono la sua coscienza fuori dal torpore che la grossa perdita di sangue gli aveva procurato. 

Lentamente alzò il capo dal ruvido guanciale, i suoi occhi misero a fuoco il locale circostante, le anguste pareti metalliche, di un bianco asettico, scaffali riforniti di ogni droga e medicina, persino un piccolo macchinario simile ad una fisarmonica appoggiato vicino ad un  lettino saldamente avvitato al pavimento. Una figura minuta che si affaccendava attorno agli scaffali e agli utensili cercando di  mettere al riparo il salvabile, lunghi capelli bruni raccolti in una treccia, occhi del colore di un campo di grano d'estate. 

Non aveva dubbi, era in infermeria, nella sala operatoria, probabilmente; doveva esser stato trascinato lì dopo che un colpo di fucile gli aveva trapassato la gamba e lì a prendersi cura di lui c'era l'infermiera Krause.                                     

Josel lasciò cadere la testa sul cuscino con un sorriso  stampato sul viso. Certo, non era una situazione ideale: trovarsi sul lettino di una sala operatoria della nave ammiraglia, con un buco nella coscia e nel bel mezzo di una disastrosa azione navale, non poteva di certo considerarsi come una prospettiva desiderabile... tuttavia, non riusciva a smettere di sogghignare. 

 

In un certo senso, molto distorto, lo sapeva anche lui, stava vivendo esattamente il suo sogno. Stava servendo la sua patria, portando con onore la fascia riconoscitiva (per il momento avrebbe finto fosse rossa, non gialla) l'infermiera Leda si stava occupando di lui; era tutto come aveva sempre fantasticato... chiudendo gli occhi poteva quasi immaginare di essere il suo eroe, il signor Braun.  Del resto Josel aveva deciso di diventare un cadetto proprio nella speranza di poter, un giorno, ereditare il gigante del signor Braun e finalmente tutti i tasselli stavano andando al loro posto.  

 

Con lo sguardo seguiva la ragazza che, dandogli le spalle, si stava muovendo rapida tra i medicinali, riempendo una siringa con un liquido viscoso e ambrato; nonostante avesse solo quattordici anni, quattro in meno di Leda, Josel non poteva fare a meno di immaginare come avrebbe potuto essere se, quella che alcuni tra i suoi commilitoni chiamavano "l'angelo dei Guerrieri" avesse finito  per volgere i suoi dolcissimi, grandi occhi del colore del miele verso di lui e guardarlo come tutti sapevano che la ragazza guardasse il signor Braun. Le guance gli si colorano di un rosa intenso, ancora più visibile a causa del pallore dovuto dalla grossa perdita di sangue, quando il pensiero che una volta ricevuto il gigante Corazzato avrebbe potuto ereditare con esso anche tutti i ricordi del suo predecessore, inclusi quelli dei momenti passati con la signorina Leda. Chissà cosa avrebbe provato a quel punto?  Si sentì in qualche modo in dovere di prendere il posto, in tutto e per tutto, del futuro compianto Reiner Braun, lo Scudo di Marley...lo Scudo della signorina Leda. 

Nei tredici anni a sua disposizione dopo aver ereditato il gigante di Reiner, lui sarebbe diventato il suo eroe. L'avrebbe ripagata delle cure che gli stava prestando, non avrebbe fatto passare un solo giorno senza confortarla, lo giurò fra sè e sè. 

 

All'improvviso un urto spaventoso squassò la nave, facendo volare a terra tutte le bottiglie di medicinali, Josel stesso sarebbe caduto dal lettino se non fosse stato legato ad esso; l'allarme suonò nuovamente e una voce dall'interfono allertò l'equipaggio che la Helos fosse entrata in collisione con la Milvus dando quindi l'ordine di abbandonare la nave al più presto.

<< Sta andando tutto esattamente come previsto da Zeke, assurdo...>> borbottò Leda a denti stretti, la sua voce tradiva una profonda stizza. 

<< C...cosa vuol dire, signorina Krause?>> chiese il ragazzo, allungando il collo quanto più potesse per guardare oltre le sue gambe legate in direzione dell'infermiera. 

La ragazza si voltò verso di lui, la mascella serrata e le sopracciglia corrucciate, non era un'espressione che Josel si sarebbe aspettato di vedere sul viso dell'infermiera che si era guadagnata il titolo di "angelo dei Guerrieri": sul volto di Leda si leggeva nervosismo, non conforto, delusione, non sollievo. 

<< Sei ancora vivo...? >> Leda si avvicinò a tentoni al suo lettino, issandosi alle cinghie che lo tenevano legato con forza, esaminando da vicino la ferita da arma da fuoco sulla sua gamba. Improvvisamente Josel si sentí a disagio, contraendosi involontariamente nel tentativo di allentare le cinghie che lo tenevano bloccato, le sue vene si gonfiarono, diventando ben visibili, i muscoli si irrigidirono ma non riuscí a liberarsi.  

 

<< Ero troppo preoccupata per Pii e Porco, ho fatto un lavoro grossolano. >> sussurrò Leda, quasi parlando con se stessa. 

<< N-non si preoccupi, infermiera Krause...è normale farsi prendere dal panico...>> 

 

<< Ho mancato la safena. >> 

 

Con un singhiozzo le parole gli morirono in gola, fu come se il corpo intero gli si congelasse quando i suoi occhi intercettarono quelli di Leda, quello sguardo che fino a pochi istanti prima gli sembrava caldo e dolce come il miele ora lo atterriva, rendendosi conto che altro non era che un topolino inerme di fronte ad un gufo pronto a ghermirlo. 

Non poté opporre resistenza quando la ragazza gli trafisse la vena rigonfia sul suo braccio con la siringa che aveva riempito poco prima, con un gesto fulmineo. In un attimo i suoi arti gli sembrarono intorpidirsi, mentre la sua mente iniziava a faticare per restare cosciente. In pochi istanti non fu più in grado di reagire coerentemente.

Quando qualcuno bussò alla porta della sala operatoria per chiedere all'infermiera se ci fossero superstiti da caricare sulle scialuppe di salvataggio, Josel provó ad urlare, ad attirare l'attenzione del militare che in piedi sulla soglia della porta, stava parlando con quel falso angelo con gli occhi di un predatore, ma la sua bocca non rispondeva ai suoi comandi, la lingua si rifiutava di muoversi e tutto ciò che riuscì a fare fu emettere dei rantoli sconnessi, mentre le palpebre dei suoi occhi si facevano sempre più pesanti.

 

<< Nessun superstite. >>

 

Altro che Angelo dei Guerrieri...quella donna era un diavolo, proprio come quelli dell'Isola.

   
 
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