Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    04/10/2023    0 recensioni
Un brivido gli corre lungo la schiena, mentre oltrepassa la soglia di casa: l’immagine fugace di Shin che si scioglie in acqua e sfugge al suo abbraccio, scomparendo in una pozza bagnata ai suoi piedi.
Ricaccia il pensiero, lancia indietro uno sguardo e il lume ammicca dalla lanterna di pietra.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fanfic scritta per il writober indetto da Fanwriter.it.
Lista: Pumpnight
Prompt: 4. Lanterna
Titolo: Luce e acqua
Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Personaggi e ship: Seiji e Shin, riferimenti all’OT5
Rating: giallo per riferimenti a traumi subiti
Genere: Introspettivo, angst, malinconico, sentimentale, hurt/comfort
 
 
 
 
LUCE E ACQUA
 
 
Nel giardino che circonda la casa dei cinque guerrieri samurai c’è una lanterna.
Una classica lanterna giapponese in pietra, abbastanza alta, situata tra il laghetto delle koi e l’albero di ciliegio che hanno piantato a pochi giorni dalla loro decisione di vivere tutti insieme.
Al suo interno hanno posizionato una lampada che, durante la notte, diffonde un tenue alone di luce, calda e delicata. Non turba la quiete della notte, ma a quei cinque cuori, resi fragili dalle più tremende esperienze, dona un senso di sicurezza, la sensazione che, in qualche modo, possano sentirsi protetti dalle tenebre.
Il giardino è il luogo prediletto di Seiji, passa ore sotto il ciliegio, le orecchie accarezzate dal ritmico “toc” della shishi-odoshi e gli occhi chiusi a meditare o a contemplare la lanterna che lui e Shin hanno scelto insieme.
Sono loro due, soprattutto, a curare il giardino e le sue bellezze.
È piccolo, non hanno potuto ambire a molto, ma lo considerano la loro isola di paradiso nella Tokyo affollata.
I suoni dell’acqua, delle koi che guizzano tra la superficie e il fondo, degli uccelli che si rincorrono tra i rami, non è turbato dai rumori della città: abitano nei pressi del parco di Ueno, il verde non è soffocato dal cemento in quella zona.
Capita che qualcuno di loro si svegli di notte ed esca, per ritrovare serenità in quell’angolo di pace, per farsi accarezzare dal lumino della lanterna e ritrovare un equilibrio che, spesso, la notte rende precario.
Seiji, a volte, medita di notte, esce a piedi nudi, per percepire appieno l’energia dell’universo, il freddo del sentiero di pietre levigate che conducono al laghetto, la morbidezza del prato intorno al ciliegio e alla lanterna.
Quella notte qualcosa lo ha svegliato: un’inquietudine che non è la sua, in quell’occasione, ha la sensazione che un grido di agonia lo abbia strappato al sonno.
Si ferma sulla soglia non appena scorge la sagoma immobile nel giardino, in piedi, una mano sul tetto spiovente della lanterna e lo sguardo presumibilmente rivolto al laghetto.
Come lui, è a piedi nudi e il leggero yukata avvolge le sue membra aggraziate.
Sono solo lui e un altro dei nakama ad indossare lo yukata durante la notte e, comunque, riconoscerebbe quelle forme e quel modo di atteggiarsi anche in un’oscurità molto più fitta.
I passi leggeri sul sentiero, si avvicina, con calma, non vuole spaventarlo.
Poi, sussurra dolcemente il suo nome:
“Shin…”.
La mano posata sulla lanterna scivola leggera, come a voler accarezzare la superficie di pietra, lentamente il giovane guerriero dell’acqua si volta e i loro occhi si incontrano.
Basta uno sguardo perché Seiji capisca: sono gli occhi dell’angoscia, dell’ansia che, sempre più spesso, soffoca il petto di Shin, che da tempo ha reso più raro e sofferto il suo sorriso tanto prezioso per loro.
Sono gli occhi di chi si sente perso e vorrebbe chiedere aiuto ma, al tempo stesso, fugge da quel bisogno, perché non vuole recare disturbo.
Recare disturbo…
Il loro Shin che si prende cura di tutti e che non riesce a capire che può lasciarsi andare agli abbracci, che può ricevere protezione, perché la merita tutta.
“Ci somigliamo in questo” pensa Seiji. “Anche io mi nascondo quando sto male…”.
Ma non vuole che Shin stia male da solo, non lo accetta e non lo permetterà.
Adesso lo sa: quella notte si è svegliato ed è uscito per lui, le loro anime si sono chiamate.
Gli posa il palmo sulla guancia.
“Sei gelato” gli dice, ma sa che anche la sua mano è fredda.
Gli yukata sono leggeri, i piedi nudi assorbono il gelo del terreno e il corpo l’aria di quella notte d’autunno ormai inoltrato.
“Non saresti dovuto uscire senza coprirti, potrebbe tornarti la febbre” ottiene in risposta.
Shin che si preoccupa, che probabilmente si sente anche in colpa, consapevole che Seiji lo ha “sentito” ed è fuori per quello…
Shin, tanto tenero da richiamare solo abbracci e dolcezza.
La carezza di Seiji sale alla tempia, sposta i capelli e ad essi intreccia le dita.
Shin chiude gli occhi e non trattiene il gemito di piacere…
Piacere innocente, assetato di quell’affetto che gli viene donato.
“Andiamo dentro insieme, vuoi? Ci accoccoliamo stretti sul divano, sotto una calda coperta e ce ne stiamo tutta la notte a parlare”.
Gli occhi di Shin si riaprono, ora così lucidi che le lacrime sembrano appese, seppur ancora trattenute.
È grato, annuisce, riesce persino a sorridere…
Come è bello quel sorriso, anche quando è triste, contagia, scalda il cuore e richiama sorrisi sui volti di chi gli è accanto.
Anche Seiji, quindi, sorride, lo avvolge nel proprio abbraccio e lo solleva da terra.
Lo coglie un po’ di sorpresa, ma Shin lo lascia fare, intreccia le dita dietro al collo del nakama e si abbandona.
“Sa farsi tanto leggero” pensa Seiji, “leggero come acqua”.
Un brivido gli corre lungo la schiena, mentre oltrepassa la soglia di casa: l’immagine fugace di Shin che si scioglie in acqua e sfugge al suo abbraccio, scomparendo in una pozza bagnata ai suoi piedi.
Ricaccia il pensiero, lancia indietro uno sguardo e il lume ammicca dalla lanterna di pietra.
Si rassicura: la luce non permetterà all’acqua di sgusciare via.
Se l’acqua rischierà di affogare in se stessa, la luce le indicherà la direzione per sfuggire all’abisso di tenebra.
 
 
 
 
   
 
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