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Autore: Parmandil    07/10/2023    1 recensioni
Le porte del Multiverso sono aperte! Per tre anni gli avventurieri della Destiny hanno vagato tra le realtà, cercando di ritrovare la propria. Ma tutto ciò non era che il preambolo del vero conflitto.
Catapultati in un sistema stellare costruito artificialmente, assemblando pianeti ghermiti dal Multiverso, i nostri eroi iniziano a comprendere il diabolico piano degli Undine. Divisi dopo una fallita infiltrazione, dovranno scegliere tra la filosofia federale – il bene dei molti conta più di quello di uno – e la propria – tutti per uno e uno per tutti. Riusciranno i naufraghi a sopravvivere sul pianeta Arena, dove i più formidabili guerrieri del Multiverso si affrontano in lotte all’ultimo sangue? Quali segreti si nascondono sulla stazione a forma d’icosaedro? Chi è realmente il Viaggiatore? E soprattutto, di chi ci si può fidare? Tra stargate e monoliti, tra gli Aracnidi di Klendathu e i Vermi di Dune, le differenti realtà si contaminano come non mai. La posta in gioco è più alta, i nemici più agguerriti e le lealtà personali saranno messe alla prova come non mai. Anche radunando i campioni del Multiverso, c’è una sola certezza: stavolta non tutti i nostri eroi si ritroveranno sani e salvi.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Viaggiatore, Nuovo Personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Star Trek Destiny Vol. VII:
Divoratori di mondi
 
 
LA DESTINY DOVEVA ESPLORARE IL MULTIVERSO,
MA QUALCOSA È ANDATO STORTO
E L’EQUIPAGGIO È STATO UCCISO.
ANNI DOPO, UNA BANDA DI CONTRABBANDIERI
HA ABBORDATO LA NAVE ALLA DERIVA,
VENENDO RISUCCHIATA NEL MULTIVERSO,
SENZA LE COORDINATE DI RITORNO.
AGLI AVVENTURIERI NON RESTA CHE
ESPLORARE UNA REALTÁ DOPO L’ALTRA,
IN CERCA D’INDIZI SULLA VIA DI CASA,
MENTRE CERCANO DI RISCOPRIRE IN LORO
QUELLO SPIRITO CHE CREÓ LA FEDERAZIONE...
 
 
Tutto ciò che non mi uccide, mi rende più forte.
                                                       Nietzsche
 
 
-Prologo:
Data Stellare 2605.33
Luogo: Quartier Generale della Flotta Stellare, Terra
 
   Il Capitano Dualla entrò a passo sostenuto nell’ufficio dell’Ammiraglio Hod. Come tutti i Deltani, Dualla aveva la testa liscia e calva, senza un solo capello. Aveva però delle sopracciglia scure, che ora apparivano aggrottate sopra gli occhi color nocciola. In trent’anni di servizio nella Flotta Stellare, la Deltana non era mai stata così apprensiva per una missione.
   «Salve, Ammiraglio. La ringrazio per avermi concesso quest’incontro» disse Dualla, irrigidendosi sull’attenti. In realtà era esasperata che glielo avesse concesso così tardi. Da mesi la Deltana era immersa nella preparazione al varo della Destiny, l’astronave progettata per esplorare il Multiverso. E il Comando di Flotta non le aveva ancora comunicato la loro prima missione.
   «Riposo, Capitano. Benvenuta, si accomodi» l’accolse Hod. Era un’Elaysiana dai corti capelli biondi, striati di grigio per l’età. Il suo ufficio era arredato in modo confortevole e arricchito da cimeli provenienti da mezza Galassia, ricordi d’innumerevoli missioni. In quel momento però era in penombra, perché fuori il cielo era coperto. I primi goccioloni battevano già contro la finestra di trasparacciaio, annunciando il temporale. L’Elaysiana si alzò senza sforzo, essendosi operata per sopportare la gravità terrestre, e tese la mano all’ospite. Scambiata una breve stretta, si risedette e la invitò a fare lo stesso con una delle comode sedie davanti alla scrivania.
   Dualla seguì l’invito, continuando a studiare l’Ammiraglio. Notò che il suo atteggiamento era cortese, ma non lieto. C’era una strana compostezza in lei, come se quello potesse essere il loro ultimo incontro. «Pessimo segno» si disse il Capitano.
   «Capisco la sua impazienza» disse Hod, in vago tono di scusa. «Ho patrocinato il progetto Destiny fin dall’inizio e l’ho designata al comando. So quanto s’è impegnata in questi mesi, affinché tutto fosse pronto».
   «Col dovuto rispetto, Ammiraglio, ma sarebbe stato più facile se avessi saputo dove siamo diretti» si sfogò Dualla. «Ora mancano solo dieci giorni al varo. Stiamo finendo d’imbarcare il personale. Gli ufficiali continuano a chiedermi la destinazione e io non ho ancora una risposta. Se la Destiny fosse una nave normale gli direi di pazientare, ma...».
   «Ha ragione, siete tutto fuorché una nave normale» ammise Hod. «Esplorare lo spazio ormai è ordinaria amministrazione, e perfino le missioni nel tempo sono regolamentate. Ma aprire le porte del Multiverso... questa sì che è l’ultima frontiera! Una frontiera inconcepibilmente pericolosa. Mezzo secolo fa, i Costruttori di Sfere ci hanno quasi distrutti» sospirò, ricordando la più devastante invasione extra-dimensionale che la Federazione avesse mai subito. «In tutto questo tempo, abbiamo fatto ben pochi preparativi per difenderci da un’altra crisi. E a un decennio dal termine della Guerra Civile, la Flotta Stellare deve ancora tornare agli antichi fasti. La verità, Capitano Dualla, è che siamo terribilmente impreparati contro questa minaccia».
   «Lei teme un nuovo attacco da parte dei Costruttori?» si preoccupò Dualla.
   «Non da parte loro» corresse Hod. «Ci sono altre specie extra-dimensionali con cui ci siamo scontrati. Ebbene, uno di questi vecchi nemici è riapparso di recente. Quelle che ora le mostrerò sono informazioni top secret» avvertì, attivando l’oloschermo della scrivania. «Ecco, questa ripresa è stata fatta da una sonda dei servizi segreti nel sistema di Ferasa».
   Dualla si sporse in avanti a osservare. La ripresa durava pochi secondi e mostrava una macchia giallastra che sfrecciava sullo sfondo stellato. Hod la proiettò di nuovo, stavolta al rallentatore, fermandola nel momento in cui il vascello alieno era meglio visibile. Era uno scafo oblungo, con una geometria tripartita, stranamente irto di punte. «Non sono certa di riconoscerlo» ammise la Deltana.
   «Neanch’io, la prima volta che lo vidi» disse l’Ammiraglio, sorridendo senza allegria. «Ma abbiamo trovato un riscontro nel database. Questa navicella è una variante – direi un’evoluzione – delle bionavi usate dagli Undine. Forse li conosce con la loro designazione Borg...».
   «Specie 8472» mormorò Dualla, rabbrividendo per il terrore istintivo. Ora capiva il motivo di tutta quella segretezza.
   «Proprio quella» confermò l’Elaysiana, cupa. «Una delle più gravi minacce non solo per la Federazione, ma per tutta la Via Lattea. Il primo contatto risale al 2373, quando la Voyager – dispersa nel Quadrante Delta – s’imbatté nella guerra senza quartiere fra i Borg e gli Undine. Riteniamo che dapprima siano stati i Borg a invadere lo Spazio Fluido, il loro cosmo d’origine. Ma dopo essersi dimostrati resistenti all’assimilazione, furono gli Undine a invadere massicciamente la nostra Galassia. È una fortuna che siano stati i Borg a subire l’urto, perché altrimenti non saremmo qui a parlarne».
   Così dicendo, l’Ammiraglio richiamò una serie d’immagini e dati raccolti dalla Voyager in quel terribile frangente. Sotto gli occhi del Capitano scorsero immagini di cubi Borg infranti, droni smembrati e impilati, persino un intero pianeta disintegrato.
   «L’effettiva potenza militare degli Undine è sconosciuta» proseguì Hod, mostrando le navicelle piene d’aculei. «L’unica certezza è che le bionavi erano pressoché invincibili, malgrado le piccole dimensioni. La loro tecnologia organica è la più sofisticata mai incontrata dalla Flotta. In un certo senso, non sono che estensioni dei loro piloti».
   Finalmente apparve l’immagine di un Undine. Il suo aspetto era così estraneo, così lontano dalla tipica forma degli umanoidi, da essere disturbante. Tre zampe sostenevano un busto con due braccia lunghe e scheletriche, provviste d’artigli. La testa aliena era sorretta non solo dal collo sottile, ma anche da tendini staccati ed esterni al collo stesso. Bocca e narici erano piccoli fori; a spiccare sul volto erano gli occhi gialli, dalle inquietanti pupille cruciformi. Una protuberanza ossea cingeva la testa da dietro, come l’elmo di un antico guerriero.
   «Gli Undine sono la specie fisicamente più forte e resistente che conosciamo. Qualcuno li ha definiti l’apice dell’evoluzione biologica, e in effetti il loro genoma è migliaia di volte più complesso del nostro. Possono lacerare lo scafo di un’astronave e sopravvivere a lungo nel vuoto dello spazio. Con un graffio possono infettare le vittime con le loro cellule, che si moltiplicano e li divorano dall’interno come un cancro. Hanno anche formidabili poteri telepatici» proseguì l’Ammiraglio. «Quanto alla loro etica, si riassume nel motto: il più debole dovrà perire».
   «Darwinismo sociale» riconobbe Dualla, sentendo la pelle d’oca.
   «Qualcosa del genere, sì. Parevano anche convinti che le tecnologie meccaniche fossero abomini da epurare. In un’occasione affermarono che l’intera Galassia doveva essere “purificata”» rivelò Hod. «Davanti a questa minaccia senza precedenti, il Capitano Janeway osò allearsi coi Borg. Il suo Medico Olografico alterò le nanosonde in modo che, pur non assimilando gli Undine, riuscissero a ucciderli. Modificando i siluri divenne possibile distruggere anche le bionavi. A quel punto i Borg, grazie alla loro coscienza collettiva, implementarono subito le modifiche su tutti i loro vascelli, acquisendo il vantaggio tattico. Gli Undine dovettero ritirarsi nello Spazio Fluido... ma questa non è la fine della storia, purtroppo. Perché gli Undine sapevano che la sconfitta era dovuta alla Voyager, che li aveva sfidati nello Spazio Fluido, e così dirottarono il loro odio verso la Flotta Stellare».
   L’Ammiraglio sostituì le precedenti immagini con la ripresa di una stazione spaziale, così vasta da accogliere un intero habitat all’interno della sua cupola. «Appena un anno dopo, la Voyager scoprì questa biosfera, in cui gli Undine si esercitavano a infiltrare l’Accademia di Flotta. Alcuni di loro, infatti, avevano un tale controllo della loro biologia da essere persino mutaforma, sebbene non abili quanto i Fondatori del Dominio. Miracolosamente il Capitano Janeway riuscì a siglare un armistizio e gli Undine rinunciarono al progetto, ritirandosi di nuovo nello Spazio Fluido. Ma il Comando di Flotta sapeva che quella tregua precaria non sarebbe durata per sempre. Il che ci conduce agli ultimi eventi».
   L’Elaysiana riportò sullo schermo l’immagine della sfuggente bionave. «Negli ultimi tre anni si sono moltiplicati gli avvistamenti di bionavi, soprattutto nel sistema di Ferasa. Hanno sempre evitato gli scontri, e anche i contatti, fuggendo ogni volta che un vascello federale si avvicina. Ma è chiaro che gli Undine stanno macchinando qualcosa. Dei guerrieri come loro non fuggono, a meno che stiano preparando qualcosa di tanto importante da esigere la massima segretezza... fino al momento di colpire».
   «Dunque la mia missione... in cosa consiste?» chiese Dualla, con la bocca secca.
   «Lei e il suo equipaggio avete l’arduo compito di recarvi nello Spazio Fluido, contattare gli Undine e, se possibile, aggiornare il trattato di pace. A questo scopo porterete con voi i migliori ambasciatori federali» spiegò l’Ammiraglio, mostrando una carrellata di nomi e volti.
   Dualla riconobbe alcuni campioni della diplomazia, che avevano negoziato l’armistizio al termine della Guerra Civile. Questo non bastò a tranquillizzarla. «La diplomazia con una specie telepatica è... piena d’incognite» mormorò. «Specialmente se si tratta di una specie aggressiva come questa. C’è il pericolo che traggano informazioni riservate dalle nostre menti, usandole contro di noi».
   «Sarete equipaggiati con questi dispositivi» disse Hod. Aprì un cassetto della scrivania e ne trasse due congegni simili ad auricolari. «Li ha sviluppati la Sezione 31, per contrastare le forme più pericolose di telepatia. Si chiamano Staticizzatori Mentali e possono isolare i vostri pensieri da ogni intrusione».
   «Funzionano anche con gli Undine?» chiese Dualla, osservandoli dubbiosa.
   «Purtroppo non lo sappiamo» ammise Hod tristemente. «Sono collaudati con le specie telepatiche della Via Lattea, per cui dovrebbero funzionare anche con loro. Ma ne avrete la certezza solo quando sarete laggiù. Al primo indizio che gli Undine vi stiano leggendo nella mente, siete autorizzati a interrompere il contatto».
   «E se non fossero interessati al dialogo? Se fossero aggressivi come i primi incontrati dalla Voyager?» mormorò il Capitano, sempre più consapevole del rischio allucinante in cui si stava gettando. Aveva una responsabilità enorme... non solo verso il suo equipaggio, ma verso l’intera Federazione. Il fallimento poteva comportare lo scoppio di una guerra che, per ammissione dell’Ammiraglio, non erano pronti a combattere.
   «In quel caso, non perdete tempo a cercare di farli ragionare. Ricordate qual è la loro potenza di fuoco» avvertì l’Elaysiana. «In previsione di uno scontro, abbiamo fatto della Destiny la nave più armata della Flotta. Oltre a tutte le armi standard, avrete i siluri modificati con le nanosonde. E c’è il cannone thalaronico anteriore; anche quello dovrebbe essere efficace contro le bionavi».
   «Già, mi chiedevo che ci facesse un’arma del genere» commentò Dualla, con cupo sarcasmo.
   «Queste precauzioni sono per la vostra incolumità, ma naturalmente il vostro scopo non è dare battaglia agli Undine» chiarì l’Ammiraglio. «Se vi aggrediscono, tornate subito indietro a fare rapporto. La conferma della loro ostilità sarebbe comunque preferibile all’incertezza attuale».
   «Ricevuto» deglutì il Capitano. «Comincerò subito a studiare questi dati. Posso informare l’equipaggio della natura della nostra missione?».
   «Solo gli ufficiali superiori, per il momento. Il resto dell’equipaggio dovrà attendere il varo» ordinò Hod. «Non vogliamo fughe di notizie che creino il panico nella Federazione» spiegò.
   «Capisco» mormorò Dualla, a capo chino. «È una... immane responsabilità, Ammiraglio. Ma la accetto nello spirito di servizio della Flotta. Le attività degli Undine vanno chiarite, quindi andrò a fondo della questione. E se avrò sentore di un attacco su larga scala, tornerò ad avvertirvi».
   L’Ammiraglio annuì e per qualche secondo calò il silenzio. Infine Hod riprese la parola: «Sa, ero tentata di mandare un’intera flotta con voi, per darvi manforte. Ma le controindicazioni supererebbero i benefici. Se mandiamo una flotta, gli Undine si sentiranno invasi e minacciati. E in caso di battaglia, non è detto che altre navi possano difendervi, anzi...».
   «... se la Destiny fosse danneggiata o distrutta, e quindi non potesse riaprire il varco, le altre navi resterebbero intrappolate nello Spazio Fluido» concluse Dualla, togliendola dall’imbarazzo. «Sì, inviare un solo vascello è la mossa più logica. Se non dovessimo tornare, questo vi confermerà ugualmente che gli Undine sono ostili. E allora vi preparerete a resistere... sempre che ve ne resti il tempo».
   Ci fu un nuovo silenzio, assai più lungo. Anche stavolta fu l’Ammiraglio a riprendere la parola. «Tutte le informazioni sugli Undine sono state caricate nel computer della Destiny. Lei e gli ufficiali superiori potete cominciare a studiarle subito. Gli ambasciatori arriveranno in giornata; ovviamente sono già informati di ogni dettaglio. Se avrete qualche domanda prima del varo, contattatemi in ogni momento; non vi farò più attendere» promise.
   «Grazie, Ammiraglio» disse Dualla, alzandosi. Per quanto la natura della sua missione le pesasse come un macigno, almeno era libera dalla tensione dell’incertezza. Ora sapeva, grossomodo, quali erano i prossimi passi. Si consolò dicendosi che, se la Voyager era uscita indenne dallo Spazio Fluido oltre due secoli prima, a maggior ragione ce l’avrebbe fatta la Destiny, costruita appositamente per quella missione. La biologia degli Undine non poteva essere progredita più rapidamente della tecnologia federale... giusto?
   «Se c’è qualcos’altro che posso fare per voi, non esiti a chiedere» si offrì l’Elaysiana, alzandosi a sua volta.
   «Ci penserò, ma per il momento non ho particolari richieste» rispose la Deltana. «Arrivederci al giorno del varo, Ammiraglio». Mosse verso l’uscita e stava per varcarla, quando un ultimo dubbio la trattenne. «Se... ci accadesse qualcosa, e non tornassimo, spiegherete l’accaduto alle nostre famiglie?» chiese.
   «Spiegheremo che la Destiny è andata dispersa nel viaggio inaugurale, ma non potremo fornire i dettagli» rispose Hod con tristezza.
   «Sì... capisco anche questo» mormorò Dualla. Una parte di lei si dispiacque che, in caso di disgrazia, i suoi parenti non avrebbero nemmeno saputo di che si era trattato. Ma un’altra parte si disse che in fondo era meglio così. Meglio che pensassero a un incidente ordinario, piuttosto che agli orrori dello Spazio Fluido. «Comunque vada, Ammiraglio, le consiglio d’approntare le difese. Conosce il detto: spera per il meglio, preparati al peggio» disse la Deltana, e lasciò l’ufficio.
   Hod si risedette con un sospiro, chiedendosi se l’avrebbe vista tornare. Accortasi che c’era poca luce nell’ufficio, guardò la finestra e vide battere una pioggia insistente. La tempesta era arrivata.
 
 
Rapporto confidenziale dell’Ammiraglio Hod per il Consiglio di Difesa Federale
Oggetto: incidente della USS Destiny NCC-204.610
 
   In Data Stellare 2605.45 l’USS Destiny, prototipo sperimentale per l’esplorazione inter-dimensionale, ha compiuto il suo viaggio inaugurale al comando del Capitano Dualla. Il vascello è partito dalla stazione Jupiter, dov’era stato costruito, segnalando la piena operatività dei sistemi e dell’equipaggio. Nessuna segnalazione di guasti o sabotaggi è giunta per tutto il tempo in cui le comunicazioni sono rimaste aperte. Giunta a 3 milioni di km, la Destiny ha attivato il deflettore secondario, aprendo il varco per lo Spazio Fluido. I sensori della stazione Jupiter e le boe perimetrali non hanno rilevato vascelli intrusi, né degli Undine, né di altre fazioni.
   Alle 9:15 ora di bordo la Destiny ha superato l’orizzonte degli eventi, traslandosi nello Spazio Fluido. La fessura interdimensionale è collassata settanta secondi dopo. Non ci sono stati picchi di radiazioni, interferenze subspaziali o altri fenomeni fuori dalla norma.
   Il rientro della Destiny nella nostra realtà era previsto per la Data Stellare 2605.60, come misura cautelare, indipendentemente dai progressi svolti nella missione. Il suo eventuale ritorno nello Spazio Fluido sarebbe dipeso dal rapporto del Capitano Dualla e da un’accurata valutazione dei rischi […].
   In Data Stellare 2605.70 non si segnala ancora alcuna traccia dell’USS Destiny. Il vascello non è riapparso nel sistema solare, né altrove nello spazio federale. Anche i rapporti dai nostri alleati, al di fuori dei confini, danno esito negativo. Non c’è alcun segno di trasmissione subspaziale riconducibile alla Destiny; nemmeno messaggi automatici di SOS. Tutte le nostre postazioni restano in ascolto, ma col passare dei giorni le speranze di un ritorno dell’astronave si fanno più esigue.
   Alla luce della fondamentale importanza della Destiny in termini di sicurezza federale, nonché per ragioni umanitarie nei confronti dell’equipaggio, ritengo prioritario inviare una missione di salvataggio. Sebbene la Destiny sia l’unica nave specificamente progettata per viaggi interdimensionali, ci sono vascelli – come l’USS Keter – che con poche modifiche possono prestarsi allo stesso impiego. La nostra speranza è rintracciare la Destiny e riportarla a casa col suo equipaggio. Ma anche se scoprissimo che è stata distrutta, l’analisi dei detriti e l’eventuale ritrovamento della scatola nera ci fornirebbero informazioni vitali per ricostruire l’accaduto.
   Per queste ragioni chiedo al Consiglio di Difesa l’autorizzazione a inviare una missione di soccorso e recupero, che coinvolga la Keter ed eventualmente altre navi. Aggiungo che il tempismo è fondamentale per accrescere le probabilità di trovare dei superstiti. Le loro testimonianze ci aiuteranno ad affinare le strategie difensive in caso di confronto con gli Undine. Nel frattempo ho richiamato la Prima e la Terza Flotta, per potenziare le difese del sistema solare. Ho inoltre diramato un messaggio di allerta all’intera Flotta Stellare, nel caso che gli Undine decidano di ricambiare la visita. Confidando in una rapida risposta, vi porgo rispettosi saluti.
 
Bina Hod,
Ammiraglio della Flotta Stellare
 
 
Rapporto confidenziale del Consiglio di Difesa Federale per l’Ammiraglio Hod
Oggetto: incidente della USS Destiny NCC-204.610
 
   Alla luce della perdurante scomparsa della Destiny, e dopo un’attenta valutazione del rapporto costi-benefici, questo Consiglio rigetta la proposta di una missione di soccorso e recupero. A nostro avviso, la Destiny è stata distrutta e un’eventuale operazione di salvataggio metterebbe inutilmente a repentaglio altre vite. Ufficialmente la Destiny sarà data per dispersa. Ogni informazione riguardante il suo viaggio inaugurale resterà strettamente classificata. Si decreta inoltre, con effetto immediato, l’interruzione dei lavori di costruzione per altre navi della stessa tipologia. La classe Destiny sarà considerata un fallimento da cui imparare.
   Riguardo il problema della sicurezza da Lei sollevato, il Consiglio prende molto seriamente il suo allarme. A dieci anni dal termine della Guerra Civile, la Flotta Stellare non è ancora tornata al suo potenziale prebellico. Si promulgano pertanto, sempre con effetto immediato, i seguenti progetti volti all’ammodernamento della Flotta e al potenziamento delle capacità difensive […].
   Come evidenziato, nella prossima decade la Flotta Stellare adotterà una strategia difensiva. Potenzieremo il pattugliamento dei confini e la sorveglianza dei mondi abitati, nonché di cantieri e altre infrastrutture chiave della Flotta. Per contro, l’esplorazione dello spazio al di fuori dei confini sarà ridotta allo stretto necessario, con la cancellazione dei seguenti progetti […].
   Si precisa che queste misure sono intese come temporanee e saranno ritirate al termine dell’emergenza. Una volta che la Flotta sarà tornata al suo pieno potenziale, l’esplorazione di nuovi mondi potrà riprendere. Ma per adesso è imperativo focalizzarci sul rafforzamento della difesa.
   Quanto alle sorti dell’USS Destiny, siamo desolati di non poter fare di più. Ci auguriamo tuttavia che, nel caso in cui l’astronave non sia stata distrutta, l’equipaggio riesca a trovare un modo per tornare. La Flotta Stellare ha ripetutamente dato prova di grande inventiva. La Destiny è l’astronave più moderna, con un equipaggio scelto; se mai un vascello ha avuto speranza di tornare dallo Spazio Fluido è certamente quello. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con i coraggiosi ufficiali dell’USS Destiny. Ovunque essi siano in questo momento, possano avere vita lunga e prospera; e possano ritrovare la via di casa. 
 
   
 
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