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Autore: lolloshima    09/10/2023    0 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge #writober indetta dal gruppo Fanwriter.it
GIORNO 9 - FUTURFIC
Bokuto Koutaro è un grande campione, che non ha paura di nessun avversario e di nessuna sfida.
O forse no?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una cosa che non mancava in quella casa, erano le foto.

Più o meno ingrandite, inserite in cornici di legno, d’argento o colorate, in bianco e nero o a colori. Quella sulla mensola del caminetto ritraeva Koutaro e Keiji al mare, con giganti occhiali da sole e cappelli di paglia. Quella sul mobile vicino all’entrata era stata ingrandita, e li vedeva sorridenti ed elegantissimi, con un mazzo di fiori in mano. In cucina, erano sparse un po’ ovunque fotografie di una bambina bionda: con la divisa dell’asilo; sorridente, in sella ad una bicicletta con le rotelle, dietro una torta con 15 candeline; e poi più grande, con il copricapo del diploma, con la tesi di laurea in mano, o avvolta in un abito bianco vaporoso. La più recente, lei con un neonato in braccio.

Là dove prima c’erano le foto delle prodezze sportive di Bokuto Koutaro, adesso facevano bella mostra immagini della vita della famiglia, e delle tappe raggiunte.

Con il passare degli anni, quelle, le prodezze sportive di Bokuto Koutaro, erano passate dal colonizzare ogni angolo della casa, al riempire le pareti dello studio, fino a essere concentrate su un unico muro, quello del vano scale che portava al piano superiore.

Bokuto che solleva una coppa, portato in trionfo dai compagni del Fukurodani. Bokuto a gambe divaricate, con i pugni piantati sui fianchi che guarda l’obiettivo in divisa rossa. Bokuto preso dalle più svariate angolazioni, e con una maglia a volte bianca, a volte nera, a volte rossa, che vola e schiaccia una diagonale o una parallela. Bokuto mentre esegue un servizio in salto. Bokuto e Kuroo che si guardano negli occhi mentre si scambiano il saluto da capitani. Bokuto che batte il cinque al suo alzatore Akaashi. Bokuto a braccia incrociate, in posa ufficiale insieme al resto della Nazionale Giapponese.

Bokuto adorava tutto di quella casa e della sua vita: passato, presente e il futuro che in quel momento stava dormendo nel suo letto.

“Nonno Kou?”

Bokuto girò la testa. Dalla poltrona in cui era sprofondato poteva vedere le scale che portavano alle camere. Una testolina bionda aveva fatto capolino tra i pioli della ringhiera, le manine ben ancorate alle due aste di legno ai lati del visino.

“Sì, Kei-chan?”

“Non riesco a dormire”.

“Capisco, ma la mamma mi ha fatto promettere che ti avrei messo a letto prima che lei tornasse. E lei sarà qui tra poco.”

“Ma io non ho sonno!”

Koutaro si issò dalla poltrona, stando ben attento a non appoggiare il palmo della mano sopra quel dolorino che sentiva sulla schiena. Aveva una reputazione da difendere, lui! Raggiunse il bambino sulle scale e si sedette su uno dei gradini, accanto a lui, pregando silenziosamente che il bimbo non sentisse le sue ginocchia scricchiolare.

Subito Kei-chan si staccò dalla ringhiera e appoggiò il suo corpicino a quello ancora possente del nonno. Bokuto fu avvolto da quel profumo inconfondibile di borotalco e pelle morbida che solo i bambini possono avere. Lo avvolse con il braccio, godendo della morbidezza del pigiamino di ciniglia sotto le sue dita ruvide.

“Nonno Kou?”

“Sì?”

“Perchè in tutte quelle foto ci sei solo tu?”

Bokuto sollevò lo sguardo verso le foto appese alla parete, che per il piccolo costituivano sempre un’attrazione irresistibile.

“Te l’ho già detto, perchè io ero il migliore!”

“E nonno Keiji non era il migliore?”

“Nonno Keiji è il migliore in tante cose.”

“E nella pallavolo?”

“Keiji era il migliore alzatore per me, ma poi ha deciso di fare un altro mestiere.”

“E quando torna?”

“Appena finisce la presentazione del libro della tua mamma saranno a casa. E guai a noi se non ti troveranno a letto a dormire!”

Kei si strinse di più al nonno, facendo una risatina.

Era adorabile quando si prendeva gioco delle minacce degli adulti.

“Nonno Kou?”

“Dimmi?”

“Quando potrò cominciare a giocare a pallavolo?”

“Ma tu giochi già a pallavolo, sei titolare nella squadra delle elementari! E sei solo in prima!”

“Ma io voglio giocare come te! Essere il migliore asso del mondo! Tu eri il migliore asso del mondo, vero?”

“Hey hey hey! Certo che lo ero! Sei un bambino molto intelligente.”

Il ragazzino esplose in un sorriso soddisfatto e sollevò un po’ la testolina per guardare negli occhi il nonno, per poi rituffarla nel suo petto.

“Nonno Kou?”

“Mh?”

“Me la racconti ancora?”

“Te l’ho raccontata mille volte!”

“Per favoreeeeee…” gli occhietti di Kei si erano fatti acquosi e imploranti e Koutaro sentì una vera e propria saetta trapassargli il cuore.

Maledetti bambini! Quale diabolico potere avevano i marmocchi per riuscire ad ottenere tutto quello che volevano? Come si poteva resistere a quello sguardo tenero e a quella vocina?

“E va bene. Ti racconterò, per la millesima volta, come sei venuto al mondo.”

“Evviva!”

Ma cos’era tutta questa euforia? Glielo aveva raccontato almeno cento volte, magari cambiando qualche dettaglio, e inserendo qualche colpo di scena, ma alla fine la storia era sempre quella.

“Allora, quando sei nato, faceva molto freddo, anche se la primavera era alle porte, e la tua mamma dal letto dell’ospedale, con te in braccio, guardava la neve che cadeva fittissima dal cielo…”

“Sì, questo lo so. Ma prima?”

“In che senso?”

“Prima di nascere dov’ero?”

“Prima eri nel pancione della tua mamma.”

“E chi mi ci aveva messo nel pancione?”

Le cose si facevano difficili.

“Nel pancione ti hanno messo la tua mamma e il tuo papà.”

“E come mi ci hanno messo?”

Cazzo!

“Eh, dunque… le mamme e i papà sono in grado di fare una magia, e di mettere un piccolo fagiolino nella pancia di una mamma, che poi…”

“Questa magia si chiama sesso?”

Cazzo cazzo!

“Ma non hai sonno? E poi, tu cosa ne sai del sesso?”

“A scuola Akita Morisuke ha detto che per fare i bambini i grandi fanno sesso.”

E chi se lo aspettava che una persona meticolosa e disciplinata come Yaku potesse avere un nipote tanto spudorato!

Bokuto pensò che però a volte era una fortuna che i nipoti non seguissero le orme dei nonni. Chissà come sarebbe il suo adorato nipotino se avesse preso da lui o da quell’altro scriteriato di nonno Kuroo! Fortunatamente assomigliava ogni giorno di più, in intelligenza e bellezza, a nonno Kei, di cui non per niente portava il nome.

“Nonno Kou?”

“Che c’è ancora?”

“Che cos’è il sesso?”

Cazzo cazzo cazzo! Ma quando arriva Keiji??

“Vedi, il sesso è quando due si vogliono bene…”

“Come te e nonno Keiji?”

“Sì certo, noi ci vogliamo molto bene.”

“E poi?”

”E poi queste due persone si baciano e giocano un po’ tra loro...”

“E poi nasce un bambino?”

“Non sempre, ma potrebbe anche nascere un bambino, sì.”

“E’ quello che hanno fatto la mamma e il papà?”

“Sì certo.”

“E poi la mamma è rimasta intinta?”

“Si dice incinta, comunque, sì, è successo così. Adesso però andiamo a letto.”

Ti prego Keiji, dove sei???

“E la mamma dove è stata messa?”

“Come, scusa?”

“In quale pancia è stata messa la mamma?”

“…”

Aiutooo! Keijiii!!

“Nonno? Se tu e nonno Keiji vi volete tanto bene e avete fatto sesso, chi di voi è rimasto intinto… scusa, incinto della mamma?”

“Si dice “incinta””

“Perché con la ‘a’, se voi siete dei maschi?”

“Si dice con la ‘a’ perché i maschi non possono rimanere ‘incinti’”.

”Perchè?”

“Perchè sono maschi.”

“Ma se si vogliono bene e fanno sesso come gli altri, perché non possono avere bambini?”

Ommioddio, voglio morire!

“Io e nonno Keiji abbiamo adottato la mamma quando era ancora piccola.”

“Cosa vuol dire adottato?”

“Vuol dire accogliere nella propria famiglia un bambino o una bambina che non ne ha una tutta sua.”

“Per questo la mamma è bionda e invece nonno Keiji aveva i capelli neri e tu avevi i capelli da vecchio?”

“Hey! Ma come ti permetti?”

“Sì nonno, tu hai sempre avuto i capelli grigi, e i vecchi hanno i capelli grigi. Beh, tranne nonno Tetsu e nonno Kei…”

Bokuto corrugò la fronte e arricciò le labbra nell’espressione più minacciosa che riuscì a confezionare, ma questo non distolse il nipote dalla sua indagine.

“E perché papà Ryu è biondo come nonno Kei?”

“Perchè nonno Kei è il padre biologico di tuo papà.”

“Cosa vuol dire biologico?”

Uccidetemi!

“Vuol dire che è il suo vero papà, e che Ryu non è stato adottato e…”

“Ma quindi nonno Kei è rimasto intinto!”

“Si dice incinta, e comunque no, te l’ho detto che non è possibile.”

“E allora è stato nonno Tetsu?”

“No, neppure lui.”

“Nonno Kou, secondo me dovresti parlare con Akita Morisuke, perché mi sembri un po’ confuso…”

Il rumore di una serratura fece voltare la testa a entrambi.

“Keiji, amore mio! Emma, tesoro, finalmente siete arrivati!” Bokuto schizzò tra le braccia del marito, lasciando il piccolo Kei sgomento sulle scale.

“Papà, ma cosa succede? Kei sta bene?” Emma guardò i due padri e poi cercò con lo sguardo i segni di una possibile tragedia. Quando notò il piccolo Kei sulle scale, si rasserenò e capì.

“Papà, cosa ci fate in piedi a quest’ora? Non eravamo d’accordo che lo avresti messo a letto?”

“Sì, ma io…” Bokuto si nascose dietro Akaashi.

“Non dirmi che eri in difficoltà con un bambino di sei anni?”

“Sei anni? Ma tu non lo conosci, quella è una macchina spara domande, adesso ve la vedete voi”

Emma fece i pochi gradini che la separavano dal figlio, lo sollevò e lui si abbandonò tra le sue braccia, quasi addormentato. Già dormiva quando arrivò alla fine delle scale.

Rimasti soli, Keiji guardò il marito con fare interrogativo.

“Keiji, non puoi capire… mi ha chiesto del sesso, e io non sapevo cosa dire.”

“Tu? Il grande Bokuto Koutaro che non sa cosa dire sul sesso?”

“Non sapevo cosa fare.”

“Ancora più grave! Marito mio, hai bisogno di ripetizioni… stasera.”

Bokuto gli prese il volto tre le mani e gli diede un bacio sulla fronte. “Non vedo l’ora… nonno Keiji”

   
 
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