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Autore: Carmaux_95    09/10/2023    3 recensioni
[per Pampa ♥ buon compleanno!]
Entrare nella squadra di pallavolo come apprendista manager era stato meno difficile di quanto si era immaginata.
Aveva accettato l’offerta seduta stante, accecata dal fascino di Kyoko-san, ma quando si era ritrovata circondata da tutti quei ragazzi c’era mancato poco che avesse un mancamento. Non che le fossero saltati addosso, per carità! Al contrario, la avevano accolta con una gentilezza e un affetto che mai si sarebbe aspettata.
A ripensarci si sentì ancora in colpa: li aveva giudicati male prima ancora di conoscerli.
Un colpo di tosse la riportò al presente.
Yachi si sistemò la mascherina sul viso e si sedette.
Riflettendoci, forse era lui a detenere il primato de “il più tranquillo della squadra”. Fin troppo tranquillo. Con la febbre, poi, ancora di più.
Non lo avrebbe mai detto, data la sua calma e il suo aspetto così ordinario e – scosse la testa: eccola che ci ricascava – ma lui era stato quello con cui aveva fatto più fatica a sentirsi a suo agio.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kei Tsukishima, Yachi Hitoka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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WHITE LIE
 

Per Pampa ♥
Tanti auguri di buon compleanno!
 


 
Entrare nella squadra di pallavolo come apprendista manager era stato meno difficile di quanto si era immaginata.
Aveva accettato l’offerta seduta stante, accecata dal fascino di Kyoko-san, ma quando si era ritrovata circondata da tutti quei ragazzi c’era mancato poco che avesse un mancamento. Non che le fossero saltati addosso, per carità! Al contrario, la avevano accolta con una gentilezza e un affetto che mai si sarebbe aspettata.
A ripensarci si sentì ancora in colpa: li aveva giudicati male prima ancora di conoscerli.
Kageyama, per esempio: le era sembrato spaventoso, con il suo sguardo sempre corrucciato, ma in breve aveva scoperto quanto goffo sapesse essere anche negli aspetti più banali della vita quotidiana.
Poi Hinata: quella sua incontrollabile energia la aveva quasi inquietata ma allo stesso tempo aveva rivelato una forza trainante senza la quale, ora, Hitoka non si sarebbe trovata lì.
Per non parlare dell’esuberanza di Tanaka, in realtà il senpai più premuroso che si potesse chiedere, o ancora di Asahi che, con quella stazza e la barbetta, le aveva dato l’impressione di essere un mezzo delinquente per poi rivelarsi il più timido e tranquillo del gruppo.
Si rimproverò nuovamente: doveva ancora imparare a tenere a bada le paranoie e a non giudicare le persone dal loro aspetto.
Un colpo di tosse la riportò al presente.
Yachi si sistemò la mascherina sul viso e si sedette.
Riflettendoci, forse era lui a detenere il primato de “il più tranquillo della squadra”. Fin troppo tranquillo. Con la febbre, poi, ancora di più.
Non lo avrebbe mai detto, data la sua calma e il suo aspetto così ordinario e – scosse la testa: eccola che ci ricascava – ma lui era stato quello con cui aveva fatto più fatica a sentirsi a suo agio.
Camminava ancora un po’ sulle uova quando si trovava da sola con Tsukishima.
Non come agli inizi ma il suo sguardo era sempre freddo e distaccato e, dato che raramente apriva bocca per parlare, Yachi faceva tutt’ora fatica a capire cosa gli passasse per la testa.
“Una sola parola fuori posto e sono morta”, aveva pensato la prima volta che erano rimasti da soli in palestra. Per fortuna, qualche istante dopo, il viso sorridente di Yamaguchi era spuntato dallo spogliatoio e la aveva sottratta a quella situazione imbarazzante.
Aveva quasi sperato in un suo arrivo provvidenziale anche quella volta in cui Kyoko le aveva affidato il compito di affiggere nelle bacheche della scuola i volantini informativi per il richiamo del vaccino antinfluenzale.


 
Avrebbe dovuto essere un compito facile e veloce ma aveva sottovalutato la popolarità di Kyoko e quanto questa avrebbe influito anche su di lei.
Non aveva quasi fatto in tempo ad uscire dall’aula che si era ritrovata accerchiata:
«Yachi! Posso chiederti una cosa?»
«Scusa, tu sei amica di Kyoko-san, giusto?»
«Yachi-chan, mi sapresti dire se si vede con qualcuno?»
«Ehi, c’ero prima io! Se la invitassi ad un appuntamento-»
«Le piacerebbe di più una passeggiata nel parco…»
«O passare un pomeriggio al cinema?»
“Sono in trappola!”.
Non conosceva nemmeno uno dei ragazzi che si erano fatti avanti per raccogliere informazioni sulla dea della Karasuno e, così assediata, aveva immediatamente sentito le ginocchia traballare.
“Dove sono Tanaka-senpai e Nishinoya-senpai quando servono?”
«Yachi?»
Aveva riconosciuto quella voce pacata immediatamente: incontrare un viso conosciuto – per quanto apatico come quello di Tsukishima – la aveva tranquillizzata.
«Il professor Takeda ti sta cercando».
Sintetico come sempre, poi si era voltato e aveva iniziato ad allontanarsi.
Yachi aveva approfittato di quell’interruzione per sgusciare via da quella trappola di ormoni ambulanti. Tsukishima non aveva nemmeno aspettato che lei affiggesse il volantino in bacheca: aveva dovuto accelerare il passo per raggiungerlo. Ma poi era uscito in cortile e si era appoggiato alla parete con il cellulare in mano.
Yachi, i volantini stretti al petto, si era morsa le labbra prima di parlare: «Cosa… c-cosa stiamo facendo qui?»
Tsukishima la aveva guardata con le sopracciglia corrucciate, quasi come se si fosse accorto solo allora della sua presenza: “Ecco, sono morta! E dov’è anche Yamaguchi quando serve?”
«Non posso parlare per te ma io sto aspettando Yamaguchi».
“Ecco, appunto!” «Ma… e il professor Takeda? Non-non voleva parlarmi?»
«Oh, me lo sono inventato: sembrava avessi bisogno di una mano», aveva borbottato, lo sguardo fisso sul telefono ma la voce più bassa del solito.
Quel pomeriggio non era riuscita ad appendere tutti i volantini ma era tornata in classe con il sorriso.   
 

 
Tsukishima non diceva mai una parola più dello stretto indispensabile. Nemmeno quando stava male. Erano in trasferta e forse era per quello che, quando il coach lo aveva richiamato e gli aveva chiesto se andasse tutto bene, si era limitato a dire che era solo stanco. Tuttavia, quel poco detto era bastato: l’allenatore e il professor Takeda si erano scambiati un rapido sguardo e, qualche minuto dopo, Tsukishima era di nuovo vestito di tutto punto e pronto per tornare alla locanda dove avrebbero soggiornato quel fine settimana.
Yachi aveva riflettuto a lungo prima di decidere sul da farsi: lui – a modo suo – la aveva aiutata quando la aveva vista in difficoltà…
Quando era tornata alla locanda lo aveva trovato nella sala da pranzo: aveva comprato delle prugne umeboshi lungo la strada ma ne aveva assaggiata a mala pena una prima di crollare e accasciarsi su uno dei tavoli.
E dire che lui il richiamo del vaccino antinfluenzale l’aveva pure fatto.
Si sistemò la mascherina sul viso e si sedette.
Anche lei si era fermata a fare spese: frugò nel sacchetto e aprì una confezione. In un momento di particolare audacia, allungò una mano per liberare la fronte di Tsukishima dai capelli e vi fece aderire una pezza di gel raffreddante.
Gli occhi del ragazzo si schiusero lentamente e ci misero del tempo prima di riuscire a mettere a fuoco la ragazza: «Grazie, ma…», biascicò, sospirando per quell’inaspettato sollievo dal mal di testa. Si schiarì la voce. «cosa ci fai qui? Non segui la partita?»
«Ho detto al professor Takeda che anche io non mi sentivo troppo bene e lui ha consigliato anche a me di tornare qui prima di peggiorare».
«Oh… mi spiace se ti ho contagiata».
«Non devi», disse sorridendo: «Me lo sono inventato: sembrava avessi bisogno di una mano».

 
 
 
Angolino autrice:
Di nuovo tantissimi auguri, Pampa!
Se non ricordo male Tsukishima e Yachi rientrano nella top dei tuoi personaggi preferiti di Haikyuu, motivo per cui ho pensato di dedicarti questa piccola shottina! Hanno poche scene insieme, ma la loro amicizia mi è sempre sembrata tenera. Spero che questo missing moment senza pretese ti sia piaciuto ^^
Grazie, come sempre, a chi ha letto e a chi vorrà commentare ^^
A presto!
Bea
  
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