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Autore: musa07    17/10/2023    0 recensioni
[KageHina][Time!Skip]
"Andare d’accordo nel primo periodo di una convivenza è relativamente facile, soprattutto se si tratta solo di brevi periodi l’anno, ma quando diventa vivere insieme 365 giorni su 365 è lì il momento in cui si rischiano le burrasche.
Tobio era uno che, di carattere, rimuginava parecchio, non partiva in quarta, valutava ogni singola cosa da diverse prospettive, era un alzatore nell’animo. Era uno che lasciava passare la prima, anche la seconda e la terza, ma alla quarta sbottava. Soprattutto perché con le tre volte precedenti dava segnali di insofferenza, di fastidio.
Shoyo, di per contro, era uno che non stava lì tanto a machiavellare in testa, soprattutto aveva un modo di vivere tutto suo, delle abitudini di gestione dell’ordine della casa che andavano in collisione con quelle di Kageyama[...]
C’era da dire che nessuno dei due era tipo da litigare e che riuscivano sempre ad appianare quelle divergenze di gestione della casa grazie al profondo amore che li legava, tuttavia quella volta la lite era in fermento da da giorni. E annunciata da tanti piccoli segnali. Ma la furia li colse comunque impreparati[...]"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andare d’accordo nel primo periodo di una convivenza è relativamente facile, soprattutto se si tratta solo di brevi periodi l’anno, ma quando diventa vivere insieme 365 giorni su 365 è lì il momento in cui si rischiano le burrasche.
 
Tobio era uno che, di carattere, rimuginava parecchio, non partiva in quarta, valutava ogni singola cosa da diverse prospettive, era un alzatore nell’animo. Era uno che lasciava passare la prima, anche la seconda e la terza, ma alla quarta sbottava. Soprattutto perché con le tre volte precedenti dava segnali di insofferenza, di fastidio.
Shoyo, di per contro, era uno che non stava lì tanto a machiavellare in testa, soprattutto aveva un modo di vivere tutto suo, delle abitudini di gestione dell’ordine della casa che andavano in collisione con quelle di Kageyama che, invece, era uno portato all’ordine simmetrico e perfetto, al limite dello psicotico. E diventando adulti queste loro diverse caratteristiche si erano accresciute ulteriormente.
 
Non erano poche le volte in cui Tobio trovando giubbotti e giacche di Shoyo appoggiate alle spalliere delle sedie della cucina, dopo che gli aveva detto diverse volte di poggiarle nell’appendiabiti in entrata, stanco di sistemarle lui, gliele faceva trovare fuori in terrazza, completamente ghiacciate. Shoyo non si scomponeva minimamente, anzi: accettava sportivamente la cosa ridendo di cuore, promettendo che avrebbe posto più attenzione nel riporle dove. E durando esattamente tre giorni per poi ricominciare, con grande esasperazione da parte di Tobio.
 
C’era da dire che nessuno dei due era tipo da litigare e che riuscivano sempre ad appianare quelle divergenze di gestione della casa grazie al profondo amore che li legava, tuttavia quella volta la lite era in fermento da giorni. E annunciata da tanti piccoli segnali. Ma la furia della tempesta li colse comunque in qualche modo impreparati.
La tazza di Shoyo che venne appoggiata con particolare veemenza sul ripiano della credenza in cucina, il rumore della sedia dove era seduto Tobio scostata con troppo forza, lo sbattere della porta. Il dormire separati per la prima volta da quando convivevano. Tobio sul divano, Shoyo a letto, aspettando che Tobio lo raggiungesse una volta che avesse sbollito (proprio perché Tobio era lento all’ira, Shoyo sapeva che quando succedeva ci metteva un po' a sbollire il nervosismo). Ma Tobio non lo raggiunse. E lui, per orgoglio, si incaponì e non andò in soggiorno a cercar di deporre l’ascia di guerra, passando una notte prevalentemente insonne e riuscendo ad addormentarsi solo con le prime luci dell’alba risvegliandosi di colpo quando senti la porta di ingresso aprirsi per poi richiudersi delicatamente, come a non volerlo disturbare.
 
La corsa scaricava sempre Tobio. Lo scaricava e, al contempo, riusciva a farlo ragionare a mente lucida.
Nello sforzo della corsa c’era spazio solo per i metri che venivano macinati. Per il sangue che pompava con maggior potenza nelle vene e nel cuore. Per il fiato che si doveva mantener regolare. E tutto ritornava ad essere lucido.
Fu a metà della corsa, quando i primi raggi di quel sole che stava sorgendo fecero brillare come uno specchio il piccolo laghetto ghiacciato nel parco cittadino vicino casa, che Tobio fece il suo incontro.
Costretto a socchiudere gli occhi nel momento in cui, curvando, i raggi del sole puntano dritti sul suo volto, lo vede solo all’ultimo secondo.
- Tobio-chan. –
Quella voce, quel nomignolo ora detto in modo affettuoso…
- Oikawa-san. –
Tooru gli si affiancò nella corsa, mantenendo lo stesso ritmo, e lo scrutò senza neanche darsi pena di nasconderlo.
- Belle occhiaie, Tobio-chan. Devi aver dormito proprio divinamente stanotte. –
Ovviamente Tooru aveva già intuito tutto.
Il grugnito che arrivò da parte di Tobio fece capire a Tooru di essere sulla strada giusta.
- Come mai a correre da solo questa mattina? –
Le labbra del suo kohaui che si arricciano in quel modo adorabile, in quell’abitudine che ha fin da ragazzino, diedero conferma a Tooru dei suoi sospetti. Quei due dovevano aver litigato. Anche se la cosa lo sorprendeva non poco.
- Sta ancora dormendo. –
- Oh, ma pensa… io mi ricordavo fosse una molla che scattava in piedi dal letto non appena il sole sorgeva… - lo punzecchiò bonariamente, lanciandogli l’ennesima occhiata e vedendolo sollevare gli occhi al cielo. Ma vedendo anche spuntare un lieve sorriso a quell’immagine di Shoyo che corrispondeva perfettamente alla realtà.
- Io… io adesso devo tornare a casa, Oikawa-san. –
- Certo, certo… capisco… - ghignò divertito Tooru, proseguendo la sua corsa e alzando una mano in segno di saluto.
Era incredibile, pensò Tobio, come fosse sempre Oikawa, la Nemesi l’uno dell’altro, a riuscire a farlo ragionare quando lui e Shoyo avevano delle divergenze.
 
_______
 
 
Tobio rientrò in casa e sentì completo silenzio. E la cosa lo spaventò per un lungo, infinito, istante. Per un attimo temette che Shoyo avesse fatto armi e bagagli e se ne fosse andato.
- Sho? – quasi gridò, mentre si precipitò in camera a vedere se ci fosse ancora tutta la sua roba.
Sì, c’era…
Con un piccolo sospiro di sollievo si lasciò cadere seduto sul letto e sentì il rumore dell’acqua della doccia chiudersi e poco dopo apparire Shoyo sulla soglia con l'asciugamano legato sui fianchi e i capelli ancora gocciolanti d’acqua.
- Sho si gela in questa casa, come fai a restartene mezzo nudo? – gli chiese seriamente sconcertato.
Shoyo sbatté gli occhi per un paio di volte, sorpreso dal fatto di ritrovarlo già lì, di solito quando andava a correre stava via almeno un’ora, adesso erano passati sì  e no una ventina di minuti. E inoltre, quella frase era così da Tobio, dal solito Tobio, dal suo Tobio, che non poté non scoppiare a ridere.
- Forse perché cerco di sedurre eventuali estranei che mi entrano in casa o il mio stupido ragazzo che mi ha fatto dormire tutta la notte da solo nel letto ghiacciato. – disse ridendo, avvicinandosi a lui e sedendosi al suo fianco.
- Degli estranei, eh? – ridacchiò a sua volta Tobio.
- Mi dispiace. – lo dissero entrambi nello stesso momento e proprio per questo si lanciarono un’occhiata di sottecchi divertita.
- Scusami Kags se per l’ennesima volta mi sono dimenticato di accendere la lavastoviglie. –
- Scusami tu per aver reagito in modo così spropositato. Tu… - Tobio cercò le parole giuste e, al contempo, cercò anche la mano di Shoyo per farla intrecciare con la propria - tu affronti il ​​conflitto in anticipo mentre io rimugino. –
- È che a me il silenzio innervosisce. – replicò Shoyo – Se faccio qualcosa che ti fa incazzare, preferisco tu me lo dico subito e apertamente piuttosto che doverti fare l’interrogatorio e cavarti solo monosillabi dalla bocca. –
- È che a volte le cose che mi fanno incazzare non sono davvero importanti, come la lavastoviglie o la lavatrice, per quanto te lo abbia detto almeno ottomila volte – lo piccò divertito, portandosi la mano dell’altro alle labbra e baciandone le nocche - quindi non voglio creare tensioni inutili, però continuo a rimuginarci. –
- Facciamo come abbiamo sempre fatto, Kags ti prego. Diciamoci sempre tutto. Perché se non mi dici che cosa c’è che non va, come faccio io a capirlo e interpretare il tuo sopracciglio giudicante? – e qui Shoyo si produsse in un’imitazione delle espressioni truci di Tobio che gli fece guadagnare uno scappellotto giù per la testa.
- Dai, facciamo pace. – disse Tobio, lasciandosi cadere disteso sul letto e portandoselo sopra.
- Vedi che le mie tecniche di seduzione funzionano alla grande! –
 
E la risata cristallina di Shoyo spazzò via le ultime nuvole.
   
 
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