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Autore: pansygun    17/10/2023    0 recensioni
Raccolta di one-shot su vari personaggi (di vari fandom se mi riesce).
Cosa troverete?
• Possibili spoiler
• Personaggi singoli
• Ship varie
• Turpiloquio q.b.
• Fuffosità a tratti
• Disagio talvolta
• Sesso? Sì, grazie

mi trovate anche su Wattpad come veciadespade
Tutti i diritti riservati ©️ | 2023
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Dabi, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shigaraki Tomura
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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So hard and lonely | Kirishima’s cadeau



Kirishima era disteso pigramente su uno dei divani nell'area comune dei dormitori UA. C'era una sottile vena malinconica nei suoi occhi mentre osservava Kaminari e Sero scherzare tra di loro.
Era stato strano passare il compleanno lì e non a casa, ma andava bene così: la festa era stata carina, tante schifezze per pranzo e la torta… Oh! Quella era così grande che gli ultimi pezzi erano andati mangiati solo con lo spuntino pomeridiano.
Solo che c’era qualcosa di mesto in lui, su quel viso sempre sorridente.
Forse perché si aspettava un regalo pure da Bakugō? Eppure, avrebbe dovuto immaginarsi che lui sarebbe arrivato a mani vuote e poi sarebbe sparito per l’intero pomeriggio.
Ma forse nessuno aveva davvero voglia di festeggiare e lui non ne faceva una colpa, o una malattia. Solo… Era triste, come cosa.
Voltò la testa in direzione del portone d’ingresso, che cigolò mentre si apriva, lasciando entrare Kumo Chou, una delle ragazze della seconda classe della sezione di supporto, compagna di Hastume-chan.
Un caldo sorriso si diffuse sul suo viso e si azzardò a salutarla: «Buonasera Kumo-san!».
Il suo volto mostrava una gioia genuina mentre i suoi occhi viaggiano su e giù per la sua figura, avvolta in un vestito in panno azzurro, che le faceva risaltare la sua carnagione color terra d’ombra.
«Wow! Sei fantastica oggi!», disse allegramente Kaminari, improvvisando una corsetta verso la ragazza. Era stata lei a mettergli a punto l’ultima versione del costume e si conoscevano bene anche per le molte ore che avevano passato nel laboratorio di Power Loader.
«Veramente? Ho messo la prima cosa che avevo... Non è neppure stirato bene…».
La vide portarsi una ciocca azzurra dietro l’orecchio e sprimacciare un po’ la gonna stropicciata.
Un po’ Kirishima invidiava Kaminari.
Da dopo la guerra anche la classe di supporto aveva iniziato a legare di più col corso per eroi e non era raro che ci fossero momenti in cui le classi si mischiavano.
Kirishima aveva iniziato a conoscere Kumo-san proprio grazie a Kaminari e, in un certo senso, era rimasto affascinato dalla sua intelligenza e dalla sua arguzia. Meno vulcanica di Hatsume, ma ugualmente brillante.
C’era un inconfondibile scintillio di attrazione nei suoi occhi cremisi.
«Che ci fai qui, Kumo-san?», indagò Sero, senza ricevere riscontro, mentre la ragazza si dirigeva a passo incerto dove Kirishima se ne stava seduto, sorseggiando l’ennesima bottiglia di ramune al melone.
«Denki ha ragione.».
«Uh?».
«Ti sta bene. Il vestito, dico.», fece Eijirō, mentre i suoi occhi indugiavano sulla figura della giovane, prima di spostarsi nuovamente sul suo viso tondo.
«Grazie. È che… Sto, ehm, uscendo.».
«Oh veramente? E vai a fare qualcosa di divertente?», chiese incuriosito, sporgendosi leggermente per osservarla meglio: non l’aveva mai vista truccata e quell’accenno di perlaceo sulle palpebre le ingrandiva e illuminava lo sguardo.
«Io… avevo bisogno di parlare un attimo con te.», iniziò Kumo.
Eijirō aggrottò le sopracciglia quando la vide lisciarsi la gonna e prendere posto accanto a lui, sul divano, esalando un sonoro sospiro di rassegnazione. La chioma azzurra era sparpagliata sullo schienale e gli occhi scuri erano chiusi mentre lei se ne stava col viso rivolto al soffitto.
Le guance di Kirishima arrossirono leggermente quando notò quanto lei s’era seduta vicina, ma prese coraggio e mantenne la sua solita espressione allegra, non dando peso ai gesti stupidi che i suoi amici stavano facendo mentre tagliavano la corda.
A quell’ora, nella sala comune, sembravano esserci solo loro due.
«Io… Ehm... Sto per uscire con Bakugō.».
L’allegria di Kirishima vacillò leggermente quando lei nominò Bakugō, un accenno di gelosia contaminò la sua espressione.
«Oh - cercò di nascondere la sua delusione come meglio poteva – Dunque… Hai un appuntamento con lui?».
Ci provò a usare un tono allegro, ma ne uscì solo tanta curiosità e una raschiatura in gola del suono che uscì dalle sue labbra.
Kumo fece spallucce: «Non lo so. Forse?».
«Forse?».
I suoi occhi scuri si spalancarono quando lei voltò la testa e lo fissò: «Pensi che sia possibile che Bakugō voglia uscire con qualcuno?».
Kirishima ridacchiò: «Oh, beh. Non lo escluderei. -disse con nonchalance - Voglio dire, chi potrebbe resistere al tuo bell'aspetto e alla tua dolce personalità?» e le fece l’occhiolino, cercando di sdrammatizzare, quando in realtà, dentro, stava pian piano avvertendo un dolore che gli prendeva lo stomaco. Avrebbe vomitato, se l’avesse fatto sentire meglio. Ma non era indigestione: era la consapevolezza di aver perso ogni chance possibile contro Bakugō.
Lei non si mosse: continuava a guardarlo e Kirishima si sforzò di mantenere la propria allegria: «Immagino che dovrai scoprirlo. Bakugō non è un cattivo ragazzo.».
Fu la risposta di Kumo, detta con tono forse troppo infantile, a lasciarlo interdetto.
«I-io non vorrei uscire con lui. Però non vorrei che si offendesse... Lo conosci, no?» e Kirishima annuì.
Una sottile espressione di fastidio lampeggiò sul suo viso: «Oh, sì, lo conosco bene Bakugō! – confermò - Voglio dire, è un’amicizia un po’complicata la nostra, per ovvie ragioni, ma sì, lo conosco. E no, Bakugō non gestisce bene il rifiuto.», concluse, con una piccola smorfia che gli arricciò il naso.
Kumo lo guardò con gli occhi tristi e il volto di Kirishima si addolcì di colpo. Non ce la faceva. Come poteva resistere a quel broncio?
Se Kumo aveva deciso di uscire con Bakugō, lui avrebbe supportato l’amico al cento per cento. Dopo avergli spaccato quel naso perfetto che si ritrovava, perché non era per nulla onorevole soffiare la ragazza al proprio migliore amico.
Okay. Tecnicamente lui e Kumo non stavano assieme e lui non si era mai dichiarato… Ma Bakugō lo sapeva. E si stava comportando comunque da stronzo.
Allungò una mano per stringere delicatamente la spalla della ragazza.
«Ehi, non essere così giù! Forse andrà meglio di quanto pensi, mh?», tentò di rassicurarla, cercando di mascherare la punta di gelosia in agguato nella sua voce. «E se così non fosse, beh...».
«Beh?».
S’interruppe, riflettendo per un momento prima di sorriderle. «Vorrà dire che ci penserò io.», concluse con sicurezza.
Kumo abbandonò di nuovo la testa sullo schienale, un nuovo sospiro a lasciare quelle labbra piene che aveva fantasticato così tante volte di baciare.
«Sai… Io non voglio davvero uscire con Bakugō.», confessò a bassa voce.
Kirishima aggrottò leggermente la fronte, la gelosia trasformata in genuina delusione. «Oh.», disse, sembrando leggermente ferito, provando empatia per l’amico stronzo, più che soddisfazione per quella confessione. «Capisco.», disse con un sospiro, una parte delle sue emozioni, quella più dolorosa, salì al viso, facendogli pizzicare gli occhi senza un reale motivo, ma cercò disperatamente di mascherarla.
Dopo qualche secondo, un nuovo, piccolo sorriso fece capolino sulle sue labbra e si ritrovò ad alzare le spalle con noncuranza: «Beh, se non vuoi uscire con lui...» e le sue parole si affievolirono, lasciando molto non detto.
«Cosa?».
«Eheh! - ridacchiò goffamente, sentendosi improvvisamente a disagio, una mano a massaggiarsi il collo - Voglio dire… Niente.», disse velocemente, girando il viso dall'altra parte per nascondere la sua espressione arrossata. Dentro, il suo cuore batteva forte nel petto. Perché lo stesso coraggio che metteva in battaglia non riusciva a tirarlo fuori ora?
Si schiarì la voce, esprimendosi in tono quasi burbero cercando di seppellire i suoi sentimenti il più lontano possibile: «Niente, davvero. Dimentica solo che ho detto qualcosa, ok?».
Kumo si portò le mani al viso e sbattè un poco i piedi contro il pavimento, il vestito che si alzava lungo le cosce, impertinente nel lasciar intravedere così tanta pelle.
Kirishima si irrigidì a sentire il suo piagnucolio: «Oh! Per favore Eijirō-kun! Aiutami! Non voglio morire se rifiuto quel moccioso arrabbiato!».
Kirishima tirò a sedere immediatamente, volgendosi verso la ragazza: «Che cosa? - chiese, sembrando allarmato - Bakugō non ti ucciderebbe per averlo rifiutato!».
Era sorpreso che lei potesse anche solo pensare una cosa del genere. Va bene che il biondino non era proprio il massimo se si trattava di gestire il rifiuto, ma da quello a far esplodere una persona solo per un “no”…
Fece una pausa, riflettendo per un momento: «Bakugō è un po’ cambiato, sai... Ma ehi! Nella remota possibilità che lui voglia farti esplodere, posso prendermi cura di lui per te!», disse con un piccolo sorriso rassicurante.
«Lo faresti?».
Alzò un braccio, chiuse il pugno, attivando il quirk: «Io ho unbreakable per qualcosa!».
Per la mente di Kumo passò qualcosa, che le fece spalancare gli occhi e arrossire di colpo, rendendo la pelle delle guance arrossata come le braci del camino.
«Quindi... mi aiuti? Forse... - si coprì la bocca con la mano e distolse lo sguardo da quello curioso di Kirishima - Forse... potresti fingere... E dirgli che sei stato tu il primo a chiedermi un appuntamento!».
Kirishima ridacchiò, imbarazzato per quella proposta tanto stupida quanto… sperata? Poteva essere un piccolo sogno che si avverava, anche se solo per finta. Sarebbe stato bello.
«Scusa, non era per prenderti in giro. Voglio dire, potrei. Ma sei davvero disposta a rischiare di dover fingere di uscire con me? E poi, per quan-», si bloccò, aggrottando la fronte, esitante, fissando la ragazza in volto. La sua espressione sembrò addolcirsi e Kumo arrossì ancora di più a vedere i suoi occhi ammorbidirsi, rispecchiare quella luce interiore che tanto le piaceva.
«Aspetta, ti... ti piaccio?», chiese, incuriosito, un’improvvisa ondata di speranza gli riempì il cuore a quel pensiero.
Però si ritrovò a distoglie velocemente lo sguardo, cercando di nascondere l'espressione del suo viso. «Dannazione!», esclamò sottovoce.
Kumo si ritrovò a balbettare una serie di “no” poco convinti, ma che lui colse come un lungo, imbarazzato diniego.
Il cuore di Kirishima si spezzò nel sentire quelle parole e assunse un'espressione il più neutra possibile, mentre si agitava sul divano, nel disperato tentativo di allontanarsi dalla ragazza senza però offenderla, cercando inutilmente di controllare le proprie emozioni. Sospirò mentre scuoteva la testa, cercando di simulare il diniego della giovane. «Oh, uh, certo… So-sono felice che tu non lo sia…». I suoi occhi si spostarono verso Kumo, gli zigomi del ragazzo leggermente arrossati, gli occhi con uno strano, triste luccichio. «Mi dispiace di averti messo in imbarazzo.», mormorò, distogliendo di nuovo lo sguardo velocemente, il battito del suo cuore che ora decelerava, deluso da quella speranza evanescente.
Si sporse in avanti e appoggiò la testa tra le mani, cercando di nascondere il viso agli occhi della ragazza, il labbro inferiore stretto tra i denti affilati fin quasi a sanguinare, mentre provava a respirare lentamente e a stabilizzare il battito di nuovo accelerato del suo cuore. Il problema era la sua mente: aveva fatto tutto da sola, insinuando di piacere a quella ragazza così carina e brillante che ora non si capacitava di tutta quella farsa. “Ma... allora perché tutta questa storia di fingere di uscire con me??”.
Sospirò sonoramente e si premette le tempie con i palmi per la frustrazione, cercando di capire le reali intenzioni di Kumo. “Forse è solo uno scherzo, giusto? Giuro che Denks me la paga stavolta!”.
Ma Kumo aveva la linga dispettosa e quella sfilza di no le erano usciti solo perché presa da un atroce panico, facendole fare un casino.
Così provò a rimediare, posandogli dolcemente una mano sulla schiena, probvando a smuoverlo: «Hai ancora voglia di aiutarmi, Eijirō?».
Gli occhi di Kirishima si spalancano quando la sentì usare il suo nome in quel modo, e si risedette dritto, guardandola sorpreso: «Hm? Oh, sì, certo.», asserì, forse fin troppo velocemente, cercando di minimizzare lo shock.
Alzò le spalle, poi fece una pausa, distogliendo lo sguardo per un momento. Deglutì una volta, poi guardò Kumo: «A-Allora, quando dovresti uscire con Bakugō?», chiese incuriosito, sporgendosi di nuovo in avanti, cercando di sembrare disinvolto.
La ragazza tirò fuori il cellulare e osservò l’ora, accigliandosi. «Tra mezz’ora.».
Quando lei alzò gli occhi, lo vide un po' turbato.
In realtà, Kirishima cercava di nascondere il suo shock, che probabilmente lo stava rendendo mortalmente serio, a giudicare dall’espressione di Kumo.
«Aspetta. Quando te l’ha chiesto Bakugō?».
«Un paio di giorni fa.»
Si ritrovò a serrare la mascella per caricare la tensione: si maledisse mentalmente per essere stato tanto stupido da aver confessato al suo migliore amico i sentimenti che provava per Kumo, ingenuamente, ripercorrendo nella propria memoria tutte quelle piccole cose che, in quel momento, sembravano avere senso. Come l’essersi seduto con lei in mensa proprio un paio di giorni prima. Loro due, soli.
Distolse lo sguardo, cercando disperatamente di nasconderle il livore che provava e si detestò per essere sempre tanto limpido nei sentimenti.
«Quindi tu gli hai detto si?», la sua voce era appena più di un sussurro.
«Non ho detto nulla in realtà.».
Kirishima era palesemente deluso: il fatto che fosse così facile da leggere a kumo era sempre piaciuto. Lo trovava quasi confortante per certi aspetti.
Quella reazione tanto avvilita le smosse qualcosa, facendola sedere meglio sul divano, avvicinandosi a lui, che se ne stava quasi rannicchiato sulle proprie ginocchia. Non sembrava turbato, non più di quanto qualsiasi altro essere vivente sarebbe stato turbato dal dover affrontare l’ira funesta di Bakugō Katsuki rifiutato, seppur per finta.
Sì, perché tutta quella era solo una stupida farsa architettata sapientemente dal ragazzo dai capelli biondi solo per smuovere un po’ le acque.
Un piccolo segreto amichevole tra Chou e Katsuki.
Kirishima strinse gli occhi verso di lei, che lo preferiva molto più imbarazzato che mortalmente serio. «Non sei brava a mentire.», disse con un piccolo sorriso. Una delle sue sopracciglia si alzò leggermente mentre guardava Kumo «Il fatto che tu sia qui presuppone che tu abbia acconsentito ad uscire con lui, giusto?», chiese incuriosito.
A volte quel ragazzo sapeva essere davvero ottuso! E lei forse un po’ troppo titubante sulle questioni di cuore, per cui erano pari, no?
«Si…ma…».
Kirishima stava ancora distogliendo lo sguardo, una punta di delusione mentre la ragazza confermava la sua accettazione, ma il suo cuore non collaborava, accelerando i battiti man mano che quella pausa si dilatava: «Ma?», chiese incuriosito, girando la testa per guardare Kumo di nuovo.
«Non sono sicura di essere interessata a lui.».
Kirishima si morse l’interno della guancia, aggrottando le sopracciglia. «Ah?», chiese, lo sguardo fisso in quello scuro di Kumo. «Beh, se non sei interessata a lui… Perché sei qui?», chiese con tono ammorbidito.
«Non lo so.». Sapeva di mentire, e questa cosa le stava andando sempre più stretta, tanto che continuava a rigirare il cellulare tra le dita, percorrendo con le unghie corte ogni linea, ogni apertura, non degnando il suo interlocutore di uno sguardo. «Forse per noia?».
Il ragazzo rilasciò un piccolo sospiro divertito, mentre si sporgeva di poco verso Kumo, prima di lasciarsi andare contro lo schienale del divano. «Huh? Così per noia hai detto di sì a un appuntamento con qualcuno che nemmeno ti piace? – la sua espressione tornò confusa – Perdonami, ma non ci vedo molta logica.».
«Io nemmeno. Forse… – fece una pausa e lo copiò nella posizione, voltando la testa per guardarlo – Forse per smuovere qualcosa nel mio reale interesse.».
Il cuore di Kirishima ricominciò a scalciare nel petto a quelle parole. «Il tuo reale interesse?», mormorò, fin troppo quieto. «Intendi… Me?».
Kumo si lasciò sfuggire un timido sorriso, mentre faceva spallucce: «Chi lo sa!».
Gli occhi cremisi di Kirishima si spalancarono a quella risposta, il cuore sembrava impazzito tanto che la sua cassa toracica sembrava troppo stretta per contenerlo. Si girò di lato, la spalla allo schienale, le gambe raccolte sul divano e l’espressione arrossata e confusa, un luccichio di speranza in quegli occhi dolcissimi.
«Quindi… Io ti piaccio?». La sua voce era appena un sussurro, come se orecchie indiscrete fossero lì pronte a captare ogni sillaba.
Kumo non parlò, si limitò a copiarlo nella posa rannicchiata e a sorridergli, mentre il suo cuore sembrava battere tanto forte da dover farsi sentire per tutta la stanza.
Kirishima, trasportato da un’onda di silenziosa speranza, si accomodò meglio, avvicinandosi alla ragazza che ora sorrideva, mettendo in mostra quei denti perfetti e candidi che pareva le illuminassero tutto il viso.
«Quindi, - iniziò, cercando di nascondere la gioia e l’eccitazione che infondevano ogni sua vena – se dovessi chiederti di uscire… Diresti di sì?».
«Vuoi chiedermi di uscire?».
«Voglio dire… Sì. Cioè… Oh, credimi! Lo volevo fare da così tanto tempo, ma avevo paura.».
«Tu? Paura? E di che cosa?», la sua risata di scherno era bella. Tutto di lei era bello ai suoi occhi, ora forse più di prima.
Il ragazzo sussultò, perché quella possibilità l’aveva considerata fin troppe volte: «Paura che mi dicessi di no. E che quindi sarebbe stato tutto più strano…».
Le sue emozioni si gonfiarono, facendogli affluire il sangue alle guance e alle orecchie, rendendolo adorabile agli occhi di Kumo, troppo felice della piega di quella serata.
Non aveva riposto troppa speranza nel giochetto che Bakugō le aveva proposto, ma non fu mai più felice di avergli dato ascolto. Probabilmente gli avrebbe eretto un altare!
«E se ti dicessi di no?», un sorriso che pareva un piccolo ghigno, solo per tenerlo un po’ sulle spine, mentre si avvicinava di più a lui.
«Se tu dicessi di no… - iniziò, per poi fermarsi immediatamente, cercando di sorridere, ma la tristezza e un pizzico d’ansia gli incrinarono la voce già bassa, dopo aver deglutito – Sarei un po’ ferito, ma andrei avanti. Almeno non continuerò a chiedermi se ti piaccio o meno.».
«Allora sì.».
Le guance del ragazzo si tendono e si alzano mentre lui sorride, genuinamente, come Kumo aveva imparato ad apprezzare. «Sì? Accetteresti se ti chiedessi di uscire?».
«Sì, Eijirō.», e il suo cuore sarebbe scoppiato di gioia a quelle parole, al tocco delicato di quelle dita che gli sfioravano le mani.
«In questo caso… - gonfiò il petto e prese un profondo respiro – Vuoi uscire con me?». Trattenne il respiro, la faccia calda d’imbarazzo nell’attesa di una risposta, fissando il volto di Kumo, che non le era mai parsa così bella come in quel momento.
«Devo risponderti sul serio?», ridacchiò, gli occhi castani luminosi ogni volta che si posavano sul viso speranzoso di Kirishima.
«Sei uno sciocco… E mi piace anche questo di te. Dal primo momento che ti ho conosciuto, sai?».
Gli occhi di Kirishima, rossi e lucidi di lacrime, si spalancarono ancor di più a quelle parole: «Sul serio? Non mi stai prendendo in giro?».
Kumo fu svelta a scuotere la testa e ad alzarsi dallo schienale, strusciando sul divano per arrivargli più vicino.
Era una bella sensazione, quella di non sentirsi rifiutati, quella di sapere che qualcuno aveva voglia di conoscerti senza doppi fini.
Era una sensazione tanto bella da non sembrare quasi reale, effimera, come la brina al primo sole del mattino.
E bella era Kumo, questo l’avrebbe ripetuto fino all’infinito: la pelle scura e lucente, e quei capelli boccolosi accrocchiati distrattamente, e la bocca. Oh, Kami! Cosa avrebbe dato per assaggiare quelle labbra che ora erano pericolosamente vicine e… sue.
Il fiato di Kirishima gli grattò nel petto mentre pronunciava sottovoce quella domanda, esitante: «Tu… Io potrei…».
«Cosa? – sentiva già il tepore del suo fiato sulla bocca – Baciarmi?».
La faccia del ragazzo divenne calda come fuoco e riuscì a mormorare timidamente: «Io… S-sì… Per favore…». Era incredibilmente nervoso e il cuore aveva ricominciato a correre appena lei s’era sporta, facendogli chiudere gli occhi nel momento in cui le loro labbra si toccarono.
Il ragazzo le prese il volto tra le mani, la mente libera da ogni pensiero. Tutto il mondo di Kirishima sembra essere solo Kumo, mentre le labbra spingevano a sentire la morbidezza di quelle della ragazza.
«Hai finalmente deciso di fare la tua mossa, Capelli-di merda?».
La voce inconfondibile di Bakugō lo fece staccare e scattare in piedi, una mano portata istintivamente a coprire Kumo, il fiato corto per entrambi, completamente rossi in volto, colti in flagrante.
«E che cazzo, Bakubro!», sbottò, aggrottando le sopracciglia, in un cipiglio di fastidio, mentre Kumo si era alzata e aveva intrecciato le sue dita con le proprie in una stretta tenera e salda.
Lo sguardo di Bakugō vagò tra i loro volti sino alle mani unite, per poi tornare a guardare Kirishima con un ghigno sul volto. «Mi fa piacere.».
Il ragazzo strinse la mano di Kumo e raccolse tutto il coraggio di cui disponeva: già immaginava di dover fare da scudo pure alla ragazza. «Cercavo proprio te.».
«Ah?».
«Io… - alzò il mento e lo fronteggiò, lo sguardo duro e i lineamenti tirati - Noi ti volevamo dire che Kumo non uscirà con te stasera.»; la voce gli uscì più calme e ferma del previsto.
«E meno male!».
Il sorrisetto che seguì quell’espressione lo rese confuso, così come la pacca sulla spalla che ricevette poco dopo. «Domani voglio una birra come ringraziamento, intesi? - si sentì sussurrare all’orecchio, mentre il biondo gli infilava qualcosa in tasca – Aspetta ad aprirlo.», e rimase imbambolato a osservare l’amico che se ne andava.
Sbatté gli occhi e si voltò verso Kumo: «Ma che-».
La ragazza gli sorrise, colpevole: «Scusa.».
«Scusa?».
«Questa cosa è stata tutta un’idea di Bakugō.», tentò di giustificarsi Kumo, mentre tornava a torturarsi le mani.
«Sua? – Kirishima era confuso – Che c’entra? Non ti aveva invitato lui a uscire?».
«In realtà… Gli ho chiesto io di parlare. Ero stanca di non sapere che fare con te e questa cosa mi stava mettendo a disagio. Abbiamo pranzato assieme, ma lui già sapeva tutto. Sai com’è no? lui è un bravo osservatore…», e Kumo alzò le spalle, sperando in cuor suo che svelare quel giochetto non si rivelasse controproducente.
«Tu e lui avete progettato tutto questo?».
«Lui. – fece una pausa e lui la vide arrossire ancora di più – Lui è il nostro Cupido.».
Kirishima avrebbe riso, solo perché si figurava un Bakugō seminudo svolazzante che tirava frecce a destra e a manca solo con l’intento di beccare la gente sul culo. E sarebbe stato un cupido fantastico.
Però si trattenne, perché il pensiero della ragazza che ora aveva di fronte a sé offuscava tutto il resto: tra i due era lei quella virile, quella pronta a rischiare e, pur sentendosi un codardo, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e a pensare che fosse bellissima e coraggiosa e che fosse fortunato ad avere la sua attenzione.
Le prese le mani, passando le dita sui palmi, sugli avambracci, pronto ad avvolgerle la vita in un abbraccio saldo, tenendola stretta e cullandola, fino a che lei non si staccò: «Ti spunta qualcosa dalla tasca.», gli fece notare lei.
Kirishima si ricordò del biglietto di Bakugo e lo prese.
Il cartellino chiaro era vergato con grafia ordinata e spigolosa.
buon compleanno idiota
K.
Udì ridacchiare Kumo e, alzando gli occhi, la vide coprirsi la bocca con una mano, le guance visibilmente arrossate. Sul retro del biglietto vi era il resto del messaggio di auguri:
p.s. fanne buon uso
che sovrastava un preservativo dall’involucro nero e il logo del merchandise di Crimson Riot, appiccicato al biglietto con un pezzo di nastro adesivo trasparente.
Kirishima sentì le guance andare a fuoco prima di sbottare in un urlo imbarazzato che avrebbero sentito fino al Ground Beta.
«BAKUGŌ!».
   
 
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