Autrice: Soujin=>
http://rainbowjehan.livejournal.com/
Tradotta da:
Ilakey chan (lucre)
Link della storia:
http://community.livejournal.com/arthurian...350.html#cutid1
Titolo: E' abbastanza (Enough to go by)
Pairing: Sagramore/Mordred
Rating: R
Note della traduttrice: Amo le storie di Soujin. E' a causa loro se mi
sono buttata nel fandom arturiano e mi sono sentita meno 100% del mio fandom.
Quindi è un vero onore per me tradurre questa storia di Soujin <3
Ricordo a tutti che Sagramore è epilettico e Ungherese, mentre Mordred, che
viene dalle Orcadi, parla inglese ma soprattutto una lingua chiamata Norse
(antico) e che ho tradotto, ahimè, con germanico.
::::::::::::::::::::::::::::::::::: Enough to go by
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"Com'è quando stai male?" chiede, stendendosi nel letto accanto a Sagramore e
appoggiando lo straccio bagnato e fresco contro il suo petto e la sua fronte.
"Che cosa provi?"
"Non lo so," risponde Sagramore con aria confusa. "Me lo dimentico sempre. Non
mi ricordo nulla su come stavo, dopo che è accaduto. E ora sento solo che mi
viene da vomitare," aggiunge, con un debole sorriso rivolto a Mordred. Il suo
volto è pallido, e il sudore si raccoglie attorno alla sua fronte e alle sue
labbra.
"Dimmelo se devi vomitare davvero, e andrò a prendere la bacinella. Sono stanco
di cambiare le coperte." La frase riesce a strappare una risata a Sagramore e
questo fa sentire meglio anche Mordred. Si ucciderebbe prima di dirglielo ma
Sagramore lo spaventa, il modo in cui geme e si muove convulsivamente e i
terribili momenti, che sembrano ore, quando se ne sta fermo immobile e una parte
di Mordred si stringe, dentro di lui, guardando il petto dell'altro che si alza
e abbassa così lentamente, aspettando il momento in cui -uno di questi giorni-
si fermerà per sempre. E' un pensiero stupido ma, forse perché è così giovane
ancora, non riesce a immaginare che cosa accadrebbe di lui senza Sagramore. E'
come un giovane puledro, pieno di infantile entusiasmo ma anche di
un'incredibile eleganza che stringe il petto di Mordred in modo dolorosamente
stupendo. E lui c'è sempre. C'è sempre stato fin dal giorno in cui Mordred e
Gawain gli salvarono la vita in qualche sperduta e desolata terra quattro anni
prima.
Mordred odia le responsabilità -- non è capace di gestirle come Gawain, non sa
mantenere intatte le cose e non ha la stessa pazienza e mano ferma di cui Gawain
è dotato sia verso le persone che gli animali; si infervora facilmente e quando
ama qualcosa abbastanza da ammirarla, si spaventa, temendo di romperla ed è
questo che lo rende cupo e inavvicinabile. Al tempo stesso però, ha insegnato a
Sagramore l'inglese, lo ha aiutato a imparare meglio l'arte della spada, è
rimasto con lui durante le sue crisi, e ora--questo è diventato il suo ruolo.
Solo suo e di nessun altro.
Si morde la lingua ber stare buono e zitto ogni volta che Sagramore sembra
innamorarsi di una fanciulla, ma detesta quando Sagramore torna a casa parlando
ininterrottamente di una qualche giovane dama di compagnia coni suoi bei occhi e
i suoi modi ammalianti, e quando lei lo lascia per un cavaliere che ritiene
migliore Mordred non può evitare un 'te lo avevo detto', o quando lui non le
chiede nulla-- perché loro lo lasciano. Dopo qualche tempo, se ne vanno, e ogni
volta il cuore di Sagramore si spezza come se fosse stato il vero amore.
E Mordred è lì per confrontarlo, con i propri modi sarcastici, e lo aiuta a
leccarsi le ferite e sa che è lui quello che stringe a sé Sagramore quando le
crisi ritornano ed è sempre lui a sapere cosa fare, che non si spaventa, che si
occupa di tutto e lava la pelle di Sagramore fino al suo risveglio, dolorante e
confuso. E' sempre lui che gli sussurra rassicuranti sciocchezze in germanico e
che gli ricombina i capelli scompigliati e sudati. Ed è lui che, dopo, si butta
scherzosamente su di lui e quasi lo soffoca con i suoi baci.
E' sempre lui che cavalca insieme a Sagramore per tutto il giorno, il più
lontano possibile, e poi si rotola con lui sull'erba, e lo stringe a sé, ormai
cieco per il desiderio. E dopo si lavano assieme in un torrente freddo,
spruzzandosi addosso l'acqua finché Sagramore non riesce ad afferrarlo e lo
blocca sotto di sé, alla riva, e lo bacia, ovunque, e si baciano fino a finire
nuovamente nell'erba a fare l'amore finché non sono così stanchi ma che si
accontentano di stare fermi, l'uno accanto all'altro, e Sagramore sussurra a
Mordred in Ungherese, parole e frasi che se l'altro potesse capirle
probabilmente lo colpirebbe.
Ma la cosa più importante è che Sagramore ha imparato a non trattarlo con
deferenza e a non interpellarlo come il principe che davvero è, e quando sono
insieme Mordred è libero da Artù, da sua madre e libero da ogni dannata cosa in
Camelot che conosce la sua vera natura e identità. Può dimenticarsi della
profezia e di Merlino, che sussurra nell'orecchio di suo padre, delle cose che
Morgause vuole e che per le quali lui non ha alcuna intenzione di perdonarla. E'
solo un uomo con un amico malato.
Un uomo con un amico malato.
Sagramore impallidisce ulteriormente, sotto la pelle scura. "Temo che vomiterò.
Oh, Gesù, Mordred--"
"Shh, tranquillo, ci sono io." Mordred si allunga fino a recuperare la bacinella
sotto il letto, dove l'ha messa per tenerla sempre sotto mano, e stringe il
corpo di Sagramore, dolorante, tra le proprie braccia mentre questi vomita.
Sagramore sembra peggiorato ma ci sono sempre stati questi periodi in cui sta
così male ma poi la malattia se ne va per un po', a volte passano anche per mesi
tra una crisi e l'altra. E' solo quando peggiora così tanto che Sagramore
diventa talmente debole da non potersi nemmeno più muovere e i suoi occhi
sembrano spaventosamente spenti.
"Shhh. Compagno del mio cuore, ci sono io."
Dopo un poco sembra stare meglio e Sagramore si appoggia su di lui, ansimando.
"Gesù, non riesco più a sopportarlo. Sono così stanco, non ce la faccio più,
Mordred."
"Maledetto melodrammatico figlio di puttana," Mordred, baciandogli leggermente
la tempia.
"Non più di te." Sagramore gli stringe cautamente la spalla. "Ma sono stanco."
"Santo cielo, passa sempre, o no? Migliorerai, starai meglio."
"Non penso che accadrà."
"Va' all'inferno."
Sagramore ride, anche se in modo debole, e chiuse gli occhi.
"Quando starò di nuovo bene, dovremmo chiedere al re di darci una missione. Ho
sentito che vogliono mandarmi via dalla corte; Menw dice che se starò meglio
sarebbe opportuno che io mi trasferissi in un luogo più freddo e secco, e il re
sta pensando di mandarmi in Cornovaglia."
"Di tutti i posti inutili che ci sono."
"Ho sentito che ci sono dei problemi laggiù, con Sir Tristano."
"E' un idiota, ecco qual è il problema. La metà di loro sono degli idioti. Gesù,
Sagramore. Non devi trasferirti in Cornovaglia per stare meglio, devi solo
smetterla di seguire le gonne di queste sciocche fanciulle che ti lasciano in
una settimana solo perché sono troppo stupide per capire che non sei un dannato
posseduto dal diavolo quando hai una crisi. E sai perché ti senti così?
Depresso, malato? Perché ti innamora della prima damigella che ti alza le gonne
e questa, in meno di due giorni, si sta scopando un altro cavaliere in qualche
stalla e non potrebbe importargliene meno di te. Sono donne, dovresti
rinunciarci. Non otterrai mai nulla di diverso da loro."
"Santo cielo, sei ignobile. Aelwyd mi ha lasciato perché voleva un marito. E'
stato giusto così."
Mordred sbuffa, irritato e divertito. "Quindi o vogliono venire a letto con te
finché è possibile o vogliono ottenere qualcosa da te, ti ritrovi scottato in
ogni caso."
"Tu mi vuoi a letto con te finché è possibile."
"Penso di poter ragionare su un 'per sempre'."
Sagramore appoggia le mani sui propri occhi, coprendoseli. "Non si può ragionare
con te. E ora non riesco a pensare a nulla."
"Allora vai a dormire. Sei stato sveglio troppo a lungo."
Non importa, pensa Mordred, accarezzando i riccioli neri sulla nuca di
Sagramore, aspettando che il suo respiro rallenti fino al sonno, coprendolo
meglio quando si toglie le coltri perché si è girato dall'altro lato, con aria
esausta. Non importa. E' da lui che Sagramore ritorna sempre, è lui ad essere
lì, proprio ora, non una ragazza qualunque della quale Sagramore ha deciso di
innamorarsi.
Sarà sempre lui, la notte, quando Sagramore si sveglia assetato, e lui quando le
crisi ricominceranno e infine sempre lui quando queste termineranno.
E Mordred sarà con lui anche quando Sagramore migliorerà e insieme cavalcheranno
all'alba fino a fuori Camelot, nella foresta, il più lontano possibile, per
distendersi nell'erba dove Sagramore lo bacerà e lo accarezzerà, facendolo
impazzire e facendogli persino dimenticare di parlare in inglese, leccandolo
fino a che non si ricorderà nemmeno il suo nome, per non parlare di quelli di
Maggie, Aelwyd o Saffir.
E ci sarà Sagramore, con lui, quando Mordred avrà un incubo su Morgause, o
quando Artù farà qualcosa che sembrerà pensato apposta per ferirlo dove fa più
male (eppure Mordred sa che le intenzioni di Artù sono troppo buone e nobili).
Sarà Sagramore a stringerlo e ad allontanarlo dalla pazzia, nelle lunghe notti.
Sagramore, che lo chiamerà ìfratello', e lo amerà e non- dannazione, no!- morirà
a causa delle sue crisi, perché Mordred ha bisogno di lui.
Sagramore vivrà, e Mordred si prenderà cura di lui, e, maledizione, è giusto
così.
E' giusto così.
Ora può chiaramente sentire che Sagramore si è addormentato, e si stende accanto
a lui, lanciando il pezzo di stoffa sul pavimento.
"Amico del mio cuore," dice, in germanico, portando lentamente il proprio
braccio attorno al petto nudo di Sagramore. "Shh. Ci sono io. Ci sono io con te
ora."
Sagramore non risponde, ma Mordred sa che deve solo aspettare.