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Autore: Giandra    22/10/2023    1 recensioni
❧ PangWave
➥ post-canon; light mention of implied s3xual activities
Scritta per la challenge "'BREVE MA INTENSA' LA CHALLENGE: FATE SPAZIO ALLE FLASHFICs" indetta su Facebook da me sul gruppo Prompts are the way~.
Stare con Pang significava [...] dimenticarsi di massime che in passato erano state per lui essenziali, come “i letti son fatti per dormire, non per mangiare”, o “non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”: come avrebbe potuto dire di no a Pang, quando gli chiedeva di essere coccolato mentre sgranocchiavano patatine e guardavano un film abbracciati tra le lenzuola nel loro letto? E con quale forza d’animo avrebbe dovuto spronarlo a concentrarsi sullo studio, mentre quello stronzo approfittava di qualsiasi momento utile per mettergli le mani e la bocca addosso? Wave era soltanto un uomo, in fin dei conti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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you're the best thing (that's ever been mine)
 
 
                Sorrideva più spesso, negli ultimi tempi, Wave. Pang glielo aveva sottolineato — con un irritante sorrisetto a mezza bocca — e Wave non aveva trovato nulla con cui controbattere. Stare con Pang restituiva colori, luce e sfumature a quel mondo che si era abituato a percepire in bianco e nero. Stare con Pang ricopriva di polvere dorata tutto ciò che nel quadro della sua vita era stato tracciato con un gessetto nero pece, illuminava quei lati di sé che aveva riposto sul fondo scuro di un cassetto immaginario, collocato nell'intimità più profonda del suo essere, lati di cui si era ormai quasi dimenticato.
                Stare con Pang lo faceva sentire così bene che, per la prima volta dal loro funerale, Wave aveva trovato la forza di affrontare i suoi genitori, di visitare le loro tombe, e di presentare loro Pang, con mille giri di parole e tanto imbarazzo, finché quello non aveva preso la situazione in mano e, spavaldamente, aveva annunciato: “Che bello potervi conoscere! Sono Pang: il ragazzo di Wave”. Wave era sicuro che sua madre lo avrebbe adorato, Pang, una certezza che non poteva constatare ma che nessuno avrebbe mai sfatato.
                Da quando si erano messi assieme, era persino riuscito a riprendere in mano un vecchio dipinto, iniziato dopo la morte dei suoi, nel quale aveva abbozzato solo una trafila di alberi spogli e inquietanti, dai tronchi grigi e sottili, di quelli che contornavano sempre le case infestate nell'immaginario comune. Aveva deciso di non cancellarli, per onorare il ricordo vivido delle emozioni che aveva provato la prima volta che aveva posato il pennello su quel cartoncino; aveva optato per rendere proprio quegli stessi alberi rigogliosi, pitturando manti di foglie ai loro piedi o chiome folte e lucenti tra i loro rami. Fece a quella tela la stessa cosa che Pang aveva fatto a lui, pur senza cambiarlo, senza eliminare ciò che c’era alla radice, ma permettendogli di sbocciare in modi che stava ancora imparando a scoprire fino in fondo.
                Stare con Pang significava anche questo: rivalutare. Significava guardare la pagella dei voti e non vedere altro che cifre randomiche su uno schermo, laddove in passato vi aveva trovato l’unica sua fonte di validazione. Significava ascoltare una canzone romantica e immaginare con chiarezza un volto, un corpo, una voce, invece che una figura senza contorni definiti che con ogni probabilità non era mai esistita. Significava dimenticarsi di massime che in passato erano state per lui essenziali, come “i letti son fatti per dormire, non per mangiare”, o “non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”: come avrebbe potuto dire di no a Pang, quando gli chiedeva di essere coccolato mentre sgranocchiavano patatine e guardavano un film abbracciati tra le lenzuola nel loro letto? E con quale forza d’animo avrebbe dovuto spronarlo a concentrarsi sullo studio, mentre quello stronzo approfittava di qualsiasi momento utile per mettergli le mani e la bocca addosso? Wave era soltanto un uomo, in fin dei conti.
                Stare con Pang significava rivalutare. Per tutta la sua vita, aveva creduto che il suo cervello, e le informazioni contenute in esso, fossero la cosa più preziosa che possedeva; adesso, invece, niente per Wave era più importante dell’amore con cui Pang colorava di bello ogni più piccola parte di lui.


 
   
 
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