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Autore: homuraxmadoka    22/10/2023    1 recensioni
A: - Sei andato su Alpha Centauri? -
C: - No, ho cambiato idea. Sono successe cose. Ho perso il mio migliore amico. -
Personalmente mi sono sempre interrogata sulle ragioni più intime e profonde per le quali Crowley non sia scappato su Alpha Centauri con l'approssimarsi dell'apocalisse.
Questa è una piccola missing moments ispirata proprio da questo dialogo tra i nostri ineffabili maritini, nell'episodio 5 della I stagione di Good Omens.
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A PROPOSITO DI ALPHA CENTAURI

Era già trascorso qualche mese da quando Crowley ed Aziraphale erano riusciti ad impedire L’Apocalisse; da quando il demone invitò l’angelo a stare a casa sua; dalla tremenda punizione riservatagli dalle loro fazioni, saggiamente aggirata grazie all’ultima profezia di Agnes Nutter; dal loro pranzo al Ritz, ma l’angelo ne serbava nel cuore un ricordo vivido ed ancora attuale.


Quella mattina, una uggiosa e piovosa mattina di metà ottobre, Aziraphale era seduto alla sua scrivania, incapace di concentrarsi sulla lettura del tomo che aveva dinnanzi. Il cielo plumbeo al di fuori della libreria incombeva minaccioso, promettendo grossi nuvoloni carichi di pioggia. L’angelo si tolse gli occhiali, sollevò lo sguardo dal libro, e puntellandosi con il gomito sul piano di legno, appoggiò il mento su una mano con fare pensieroso. Gettava rapidi svogliati sguardi all’esterno, verso coloro che si affrettavano a cercare un riparo dall’imminente acquazzone, poi, spinto quasi da una forza invisibile, sollevò la cornetta del telefono e provò a comporre ancora, per la milionesima volta, il numero di Crowley, senza tuttavia ottenere risposta. Erano già tre settimane che non riceveva sue notizie ed iniziava a preoccuparsi, ma onestamente anche un po' ad infastidirsi di questa ostinata, immotivata, assenza del demone. Nonostante si sforzasse di proseguire la sua vita normalmente, come aveva sempre fatto finora, Aziraphale si sentiva come mutilato di un pezzo di se, e vuoi perché ultimamente si vedevano decisamente più spesso che in passato, l’assenza di Crowley pesava come un macigno. Inoltre adesso che erano momentaneamente svincolati dalle loro fazioni, avrebbero potuto avere più tempo da trascorrere insieme, ma evidentemente quello sciocco di un demone aveva deciso di “sprecare” quella occasione per cacciarsi chissà in quale pasticcio. In quelle settimane pregne di ricordi e memorie del loro passato però, ebbe modo di apprezzare in maniera più consapevole l’inaspettata ma piacevole piega che il loro rapporto stava prendendo, e alcuni pensieri invero non troppo puri, iniziarono a farsi strada in lui, facendolo capitolare definitivamente dinnanzi alla realtà del sentimento che provava. Sentiva per Crowley un sentimento forte, appassionato puro ed incondizionato, un legame fatto di supporto, armonia e desiderio di costruire un futuro insieme, per il bene degli umani e chissà, forse anche per il bene di loro stessi. Gli umani avrebbero senz’altro definito quel sentimento “amore”, e forse era anche logico che, essendo un essere d’amore, non potesse non amare il demone. Ma lo amava in quanto angelo, o semplicemente perché era un individuo innamoratosi di un altro individuo? Da che punto iniziava l’amore angelico per il demone e dove finiva per cedere posto semplicemente ad Aziraphale che amava Crowley? Con sua grande sorpresa non ci mise molto a trovare una risposta: il suo status angelico poco aveva a che vedere con i sentimenti per Crowley: lo amava semplicemente perché era Crowley. Perché nonostante fosse un demone, e quindi la sua naturale antitesi, era l’essere più buono e genuino che avesse mai conosciuto, così distante dalla cattiveria e dall’ingiustizia dell’inferno, ma ancora di più dai subdoli, sporchi giochi di potere che usavano irrispettosamente, a scapito di chiunque in paradiso. Lo amava da quando si incontrarono per la prima volta sulle mura dell’Eden; da quando si incontrarono a Roma; da quando lo salvò dalla ghigliottina nel periodo della rivoluzione francese; lo amava da quando sfidò il suolo consacrato di una chiesa per salvargli la vita ed i libri, ma non avrebbe mai potuto rivelargli tutto ciò. Appartenevano a due fazioni opposte, alquanto stupide ma piuttosto vendicative e belligeranti, e né il paradiso, né l’inferno avrebbero “benedetto” la loro unione. Nonostante ciò però, sentiva di non poter più ingannare se stesso, e sapeva, o forse sperava, che a lungo andare non avrebbe neppure più dovuto ingannare il demone. Inoltre, un dubbio immane lo affliggeva fin da prima dell’Apocalisse: per quale motivo Crowley decise di non fuggire più su Alpha Centauri? Le sue personali motivazioni l’angelo le conosceva bene, ma Crowley? Quali motivi avrebbe potuto avere Crowley per restare? In fin dei conti scappando avrebbe risolto la maggior parte dei suoi problemi: anzitutto avrebbe evitato di essere coinvolto in una stupida ed insensata guerra tra Paradiso ed Inferno, avrebbe evitato di assistere alla rovinosa caduta del genere umano che per 6000 anni aveva custodito insieme a lui, ed infine avrebbe evitato di assistere all’annientamento fisico di una parte del cosmo che lui stesso si era impegnato a creare. La fuga era da sempre nella natura strisciante di Crowley, eppure perché non l’aveva attuata in quel frangente? Fin da quando accade quella circostanza, avrebbe sempre voluto chiederglielo ma non ne ebbe mai realmente il coraggio, forse per timore di superare una linea di confine che non andava superata per mantenere lo status quo delle cose, o più semplicemente per timore di una risposta da parte del demone, una risposta che lo avrebbe spinto ad allontanarsi da lui, e Aziraphale non avena nessunissima intenzione di allontanarsi dal suo demone. Decise quindi, che semmai avesse rivisto Crowley, per quieto vivere, si sarebbe tenuto tutto per se, compreso quel grande dilemma; ottenere una risposta non era necessario se poi rischiava di rovinare le cose tra loro. Torturato da questi pensieri, chiuse rassegnato il libro che aveva per le mani, producendo un tonfo grave che echeggiò nel silenzio della libreria e sbuffando, si alzò dalla poltrona per prepararsi una tazza di cioccolata calda, dato che a causa del temporale l’aria aveva iniziato a rinfrescarsi.
 
Un fischiettio allegro si udì improvvisamente nella libreria, accompagnato dal colpo secco della chiusura della porta di ingresso. - Angelo! Angelo! Dove sei? - lo chiamò a gran voce Crowley saltellando verso la scrivania, per poi togliersi gli occhiali da sole e lasciarli come soprammobile su una piccola statua bronzea raffigurante un cavallo; dunque iniziò a scampanellare incessantemente per attirare l’attenzione dell’angelo.   - Siamo chiusi! - esclamò Aziraphale affacciandosi dalla cucina, ma la sorpresa fu grande nello scorgere l’alta ed esile figura di Crowley che nel frattempo si era accomodato sulla sua poltrona. Un moto di felicità si impossessò di lui, finalmente poteva rivedere il demone, non aspettava, non desiderava altro, ma non poteva mostrarsi troppo euforico, in fondo l’aveva fatto tribolare per tre lunghe settimane, doveva darsi quindi un contegno e rimproverarlo per la sua assenza, o tentare per lo meno di farlo sentire un pochettino in colpa per averlo lasciato solo. - Ah, sei tu! -  rispose quindi con tono freddo ed impassibile. - A cosa devo questa accoglienza così calorosa? - lo redarguì ironico il demone.  - Ti sbagli certamente, questa non è un’accoglienza! Stai disturbando la mia pausa di lavoro, e come vedi, sono molto occupato! - continuò indispettito Aziraphale, accompagnando la frase con un gesto eclatante della mano, a sottolineare i tomi sparsi ovunque sugli scaffali della libreria. - Non hai paura che quella cioccolata possa cadere sporcando i tuoi preziosissimi libri e vanificando il tuo faticosissimo lavoro? - lo punzecchiò ancora Crowley, indicando a sua volta la tazza della bevanda calda che l’angelo stringeva in mano. - Sei entrato qui soltanto perché fuori c’è un acquazzone e tu odi la pioggia? - ricusò l’angelo. - Ma cosa stai blaterando! Due gocce d’acqua non mi spaventano mica! Ero passato solo per vedere come stavi! - si spazientì Crowley alzandosi ed avviandosi verso l’uscita. - Quindi Finalmente ti sei degnato di riapparire! E si può sapere dove sei stato? Sei sparito per ben tre settimane! Almeno potevi avvisare, o che so, mandare una cartolina! - replicò piccato Aziraphale riprendendo posto sulla sua poltrona. - E da quando sei diventato così apprensivo, angelo? Mi sembra che non debba rendere conto a nessuno di ciò che faccio! Tantomeno adesso che sono libero da una serie di vincoli con delle noiosissime fazioni! - Aziraphale ammutolì abbassando lo sguardo timidamente. Sapeva che Crowley aveva ragione e lui non era nessuno per poter sindacare il privato del demone. - Comunque, visto che ci tieni così tanto a saperlo, mi sono concesso una piccola vacanza su quella graziosa isoletta nel mar Egeo… Quella a forma di mezzaluna, con tutte le casette bianche ed i tetti dipinti di azzurro… Com’è che si chiama… Te la ricordi? - - Stai forse parlando di Thera? L’isola distrutta dall’eruzione vulcanica del 1646 a.C? Quella da cui riuscimmo a salvare a malapena una cinquantina di umani? - ricordò ad alta voce l’angelo. - Esatto, Esatto! Proprio quella! Uno scoppio così l’ho rivisto soltanto secoli dopo a Pompei! - seguitò Crowley, per poi continuare: - Comunque adesso è molto cambiata, è diventata proprio un bel posticino. Santorini l’hanno chiamata gli umani! Da quelle parti, in questo periodo, vi è un sole ancora tiepido per quasi per l’intera giornata, mentre qui… - disse sedendosi sul davanzale della vetrata per sbirciare fuori.  - Qui è già tutto così grigio… così umido… freddo… E io odio il freddo! - ultimò quasi sibilando la frase, tanto che Aziraphale dovette fare un grande sforzo per comprenderlo, ma non passò inosservato ai suoi occhi, che il demone celava dentro di se un profondo stato di inquietudine, che palesemente non era attribuibile al maltempo. - Dimmi un po', non mi vedi più abbronzato? Gli umani amano stare al sole perché il colore della loro pelle da pallido diventa più ambrato… Non mi vedi più ambrato? - - Crowley tu non sei umano, non ti puoi abbronzare, e se ami stare al sole è perché sei un animale a sangue freddo, dovresti saperlo perché i serpenti amano stare al sole! - - E tu dovresti saperlo che i serpenti amano andare in letargo, quindi che problema c’è se non mi sono fatto vivo per tre settimane? -            - Assolutamente nessuno! Sei abbastanza grande da poter badare a te stesso! -  disse fingendo assoluta noncuranza l’angelo, sorseggiando un po' della sua bevanda. In tutta risposta ottenne solo un sintetico - Ngk… - Quindi Crowley fissò un punto indefinito della strada e si perse nei suoi pensieri.                          
                                                              
A dispetto della verve fino a quel punto dimostrata, Crowley era davvero teso ed inquieto, una parte di se avrebbe voluto rivelare ad Aziraphale il reale motivo della sua assenza che tanto lo aveva infastidito, ma come avrebbe potuto trovare il coraggio per dirgli che il motivo della sua fuga da Londra era proprio lui? L’angelo era da sempre stato il suo punto debole, ma allo stesso tempo la sua forza più grande. L’intera eternità da demone non lo aveva mai spaventato neppure per un secondo, perché consapevole di avere accanto Aziraphale, nemico giurato, eppure l’essere più caro che aveva al mondo. L’unico alleato, l’unico amico in tutta la sua vita, l’unico amore per il quale il suo cuore da demone andava in tilt e si ricordava di sussultare ancora. Avrebbe fatto di tutto per lui, lo avrebbe protetto da tutto e da tutti, anche sacrificando se stesso se necessario, perché non avrebbe mai voluto vedere spegnersi quel sorriso dolcissimo sul volto dell’altro. Negli ultimi tempi però, soprattutto dopo la sventata Apocalisse, era molto preoccupato per le sue sorti, perché la natura “ribelle” del suo angelo aveva cominciato a delinearsi. Tutto ciò di per se non era un male assoluto, anzi personalmente si era innamorato di Aziraphale proprio perché pur essendo profondamente invischiato in un sistema corrotto come il paradiso, trovava sempre la forza ed il coraggio di dire la sua e di dissociarsi da ciò che non riteneva coerente con i principi predicati dalla sua fazione, ma questo a lungo andare, avrebbe potuto costituire un grave pericolo per il suo amato. Alcuni angeli sono caduti perché avevano osato ribellarsi a quel sistema, altri, come lui, addirittura soltanto per aver fatto qualche domanda di troppo. Aziraphale era scomodo, e questa era la drammatica realtà, ma non avrebbe mai permesso a nessuno di scaraventarlo giù dal paradiso a costo di risalirci personalmente e di scaraventare verso il basso tutti gli angeli sul suo cammino, dall’Arcangelo Gabriele a Metatron. Non c’era nessuno più in diritto di lui di dimorare nell’Empireo; era l’essere celeste più puro, colmo di bontà, amore e rispetto; solo uno stupido avrebbe potuto osare una bassezza del genere e nonostante avesse bisticciato con Lei, sapeva che Dio non era stupido, stessa certezza purtroppo però non l’aveva nei riguardi dei suoi vili emissari, che avevano tentato di distruggerlo perfino col fuoco infernale.  Questo pensiero lo tormentava di giorno e di notte, rubandogli tempo ed energie, e più frequentava Aziraphale, più sentiva in un qualche modo di metterlo in pericolo. Però lo amava, ne era certo; amava la sua compagnia, amava quando il suo senso di solitudine lungo 6000 anni spariva con la sua sola presenza, amava la sua voce, i suoi sguardi furtivi verso di lui, la sua timidezza, i suoi sorrisi. Amava tutto di lui e questo rendeva automaticamente l’angelo un bersaglio indiretto poiché in quanto demone egli stesso era spesso bersagliato dall’inferno per il suo operato, ma anche vessato dalle minacce del paradiso. Sarebbe stato tutto infinitamente più semplice se quelle due fazioni così vendicative e belligeranti si fossero arrese e avessero finalmente dato loro il “benestare”, ma sapeva che non sarebbe mai accaduto e per amore del suo angelo, per proteggerlo dai pericoli, doveva soltanto tacere i suoi sentimenti e far finta che nulla più di un’amicizia esistesse tra loro. Ma tutto questo faceva male, a tal punto che lui stesso aveva avuto bisogno di prendersi una pausa da Aziraphale, da quell’amore così incombente ed ingestibile, e di sparire per un po' nel tentativo di riordinare le idee, cercando di capire che effetto faceva la lontananza dalla persona amata. Lo avrebbe dimenticato, sperava, ma neppure se fosse scappato su Alpha Centauri avrebbe smesso di pensare a lui. Gli umani erano soliti credere che la lontananza in genere sortiva due effetti opposti sulle relazioni: spezzava definitivamente quelle effimere, mentre rafforzava ancora di più quelle solide. La loro, nonostante la lontananza durava da 6000 anni.          
Aziraphale restò in silenzio fino ad allora, ma quando il disagio fu troppo grande da sostenere, finalmente si decise a parlargli: - Crowley, cosa ti passa per la testa? Si può sapere cosa c’è?  Di solito quando sparisci per così tanto tempo i motivi sono tre: O stai seminando discordia in giro per il mondo, o ti sei cacciato nei guai con l’inferno, o mi stai evitando. E dal modo schivo in cui ti stai comportando, deduco che tu m stia evitando! -  - Ma cosa dici! Ti ho anche portato un regalino! - rispose il demone, scavando nella tasca della sua giacca per tirarne fuori un pacchettino tutto sghembo con un fiocchetto leggermente cadente: - Ecco, tieni! - lo porse all’altro. Aziraphale sorrise stringendo il pacchetto tra le mani; incartare i doni non era mai stata la specialità di Crowley, anzi per dirla tutta i doni non erano mai stata la specialità di Crowley. Si diceva che i demoni non sapessero amare, ma evidentemente nessuno aveva mai avuto la fortuna di conoscere veramente Crowley a parte lui che si sentiva estremamente privilegiato a ricevere regali da parte del demone, non che ne avesse bisogno, perché il regalo più prezioso era lì dinnanzi a lui, però quelle piccole attenzioni nei suoi riguardi, lo facevano sempre sentire al centro del suo mondo - E questo cos’è? - gli chiese incuriosito l’angelo, rigirandosi con delicatezza tra le mani un pesante disco vitreo raffigurante una sequenza di cerchi colorati di diverse tonalità che viravano da una gamma di blu, fino ad arrivare al cerchio centrale piccolo e nero. - Beh, gli umani lo chiamano “mati” o occhio del mediterraneo, perché se osservi ha esattamente la forma di un occhio. Lo usano come amuleto nelle loro dimore per allontanare le energie negative, ma queste sono, ovviamente solo superstizioni. Personalmente a me piaceva perché ricorda le molteplici sfumature del mare da quelle parti, dall’azzurro chiaro fino al blu più scuro, a seconda del tempo e dell’umore… - gli spiegò fissandolo sognante nei limpidi occhi cerulei, omettendo di dirgli che quel mare, meravigliosamente profondo e cangiante, era esattamente come i suoi occhi, ai quali non aveva fatto altro che pensare durante il suo viaggio. Tuttavia scosse dalla testa quei pensieri che rimarcavano la grandezza del sentimento che provava per l’altro e cercando di essere più disinvolto concluse: - Ad ogni modo, secondo la credenza popolare, quando il disco si rompe, significa che l’amuleto ha assorbito tutte le influenze negative, proteggendo il suo proprietario… Tsk… Questi umani ne sanno una più di Satana! - ridacchiò forzatamente e mentre Aziraphale abbozzava un sorriso, di nuovo piombò un pesante silenzio tra i due. Il demone tornò ad affacciarsi al di fuori della vetrata osservando la pioggia cadere, mentre pochi sfortunati passanti tentavano di ripararsi al meglio sotto i tendoni dei negozi di Soho. Di nuovo la sua mente tornò ai bastioni del giardino dell’Eden, quando nel primo temporale della storia della Terra, il suo angelo lo coprì con la sua ala per proteggerlo da quelle fredde e pungenti stille.                                                              
 Aziraphale di contro, lo fissava interrogativo, picchiettando nervosamente con le dita sul bracciolo della sua poltrona; aveva imparato a conoscere abbastanza bene il demone in quei 6000 anni, e percepiva che c’era qualcosa che non andava; percepiva il suo profondo senso di inquietudine, sebbene non se ne sapesse dare una motivazione. Era preoccupato per il suo amico, e in verità, lo vedeva perfino più smunto del solito. L’abbronzatura che tanto millantava non era assolutamente visibile, anzi, se possibile la sua pallidezza era ancora più accentuata; i suoi occhi dorati solitamente luminosi, erano stanchi, spenti e vacui. Se quelle tre settimane era stato davvero in vacanza, forse la vacanza non gli aveva fatto bene, pensò, o forse proprio perché in vacanza si era dato alla pazza gioia con chissà chi e chissà cosa, ed un terribile moto di gelosia si impadronì di lui contorcendo il suo stomaco. Stanco del silenzio e dell’incertezza di quel momento, si schiarì la voce e disse: - C’è qualcosa che ti turba e di cui vuoi parlarmi? Siamo amici e lo sai che puoi dirmi tutto. Ti preoccupa forse il silenzio dell’Inferno o piuttosto la noncuranza del Paradiso nei nostri riguardi perché…. - ma si interruppe accorgendosi che Crowley non lo stava ascoltando. - Crowley… Crowley… Ehi ma mi stai ascoltando? - incalzò Aziraphale ridestandolo dai suoi pensieri. - Eh? Come? Scusami non ho sentito… - - E va bene, ora basta. O mi dici cosa c’è che non va, o giuro che stavolta sarò io a sparire senza troppe spiegazioni! - si innervosì Aziraphale. - No, invece ascolta tu me: E’ da quando ho messo piede qui dentro che ho la netta sensazione che tu voglia chiedermi qualcosa, perciò facciamola finita e fammi pure la domanda che devi farmi! - Parlo spazientito Crowley. Stavolta fu Aziraphale ad essere colto in contropiede e non poté fare altro che ammettere con qualche giro di parole di troppo: - Forse hai ragione, in effetti qualcosa da chiederti ce l’avrei, non che sia importante, si intende, e non so neppure perché sento il bisogno di avere una risposta da te…  Però è qualcosa a cui sto pensando da un po' e sinceramente non riesco a… - ma fu interrotto dal demone: - Aziraphale, la domanda! - tagliò corto.  - Quand’è così… Ecco, non riesco davvero a capire perché hai deciso di non andare più su Alpha Centauri poco prima della fine del mondo. Voglio dire, era ciò che desideravi, no? Allora perché hai cambiato idea? - Crowley lo fissò esterrefatto: come faceva a non capire? Sospirò a lungo, scosse la testa e nonostante tutto si apprestò a rispondergli: - E’ con te che sarei voluto andare su Alpha Centauri. Solo con te. Sarei scappato per davvero solo se tu avessi accettato di venire con me, ma non lo hai fatto. Quando mi hai telefonato, ero impegnato a togliermi Hastur dai piedi, quindi non ti ho potuto rispondere, ma subito dopo sono tornato alla libreria, solo che… - prese un respiro più ampio perché al solo ricordo di quella situazione l’angoscia cominciava ad attanagliargli il petto - …Solo che ho visto le fiamme divorarla e sono stato davvero molto male. Ho provato a cercarti, ti ho chiamato a gran voce, mi sono chiuso dentro perché se eri ancora lì avrei voluto essere io a trovarti, ma tu non c’eri. Ho maledetto Satana, Dio, tutti quanti… Ero disperato: pensavo di averti perso per sempre. E sai… Nessun posto al mondo sarebbe stato più lo stesso senza te. I pianeti, gli astri, la Terra, Alpha Centauri si somigliano tutti. Era guardarli attraverso i tuoi occhi puri ed innocenti che li rendeva posti speciali. Ma tu non c’eri più ed insieme a te era sparito tutto il bello ed il buono della vita, tutta l’armonia del creato. Che cosa me ne facevo da solo su Alpha Centauri? Si, è così: ho paura della mia solitudine, non la so più gestire! Perché da quando esisti, tu hai colmato il vuoto e la solitudine di 6000 anni di dannazione! Sai, ti ci avrei portato davvero su Alpha Centauri, se solo tu mi avessi detto si. Ti ci avrei portato volando prendendoti la mano, ma tu non c’eri più e il mondo mi è crollato addosso! Tanto valeva aspettare la fine di tutto qui. A te è sempre piaciuta la Terra, hai sempre protetto il genere umano con amore e dedizione, volevo solo terminare i miei giorni nell’unico posto che la persona più importante per me, avesse mai amato veramente. Andare via avrebbe significato voltare le spalle all’umanità, ma soprattutto voltare le spalle a te. E non avrei mai potuto ripudiare l’unico essere al mondo che abbia mai amat.. di cui mi sia mai importato veramente, perché, vedi angelo io… ecco, io… - - Crowley, mio caro, sei rimasto qui solamente per me? Davvero hai rischiato l’apocalisse solo per me? - disse Aziraphale con voce tremula dall’emozione e gli occhi gonfi di lacrime di gioia. Fino ad allora non si era mai reso conto di quanto quello scricciolo fulvo ed ossuto fosse in grado di amarlo, senza tuttavia dirgli mai una singola volta la parola ti amo, ma in fondo quella non era forse una dichiarazione? - Già, mettiamola così… - rispose evasivo il demone, obbligandosi a non spingersi oltre; quindi tornò a guardare fuori maledicendosi perché ancora una volta gli era mancato il coraggio di mettere finalmente al corrente il suo amico riguardo i propri sentimenti.  Aziraphale invece gli si avvicinò ponendogli due dita sotto al mento, invitandolo a voltarsi verso di lui. I loro occhi finalmente si fissarono gli uni negli altri: da un lato l’azzurro profondo e sincero dell’angelo, dall’altro l’oro intenso e vibrante del demone. Aziraphale chiuse gli occhi e avvicinò delicatamente la sua fronte a quella di Crowley. Il cuore del demone iniziò a battere all’impazzata, come un puledro indomito nelle sconfinate praterie. Aveva il suo amato a tanto così dalla sua bocca, sarebbe bastato poco, davvero molto poco per sfiorargli quelle morbide e carnose labbra, e se solo non fosse stato uno stupido incapace codardo sicuramente l’avrebbe fatto, ma era lui e non poteva rischiare di rovinare tutto solo per il suo egoismo. E se Aziraphale non avesse provato i suoi stessi sentimenti? Come avrebbero potuto continuare a vivere in perfetta armonia sulla Terra per il resto dell’eternità, sempre ammesso che l’angelo avesse ancora voluto avere a che fare con lui? Con quali occhi lo avrebbe guardato dopo un suo eventuale rifiuto? E soprattutto, come faceva ad essere certo di non metterlo in pericolo? Questi pensieri convulsi e scoordinati si affollavano nella sua testa, confondendolo, rendendolo insicuro, finché, ancora una volta non fu l’angelo risolvere la situazione: - Sciocco, sciocco di un demone! Promettimi che un giorno mi ci porterai su Alpha Centauri, promettimi che un giorno mi porterai su ciascuna di quelle meravigliose stelle che tu hai creato, non per fuggire via, ma soltanto per permettermi di guardarle estasiato, e innamorarmi ancora di più di ciò che tu hai sempre amato! - Crowley socchiuse gli occhi, tirò un sospiro di sollievo, posò una mano dell’angelo sul suo petto, all’altezza del cuore e sibilò soltanto: - Te lo prometto, angelo mio! -
  
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