Anime & Manga > Yuukoku no Moriarty/Moriarty the Patriot
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Autore: Lacus Clyne    29/10/2023    1 recensioni
Tre anni dopo gli eventi del 1879, Albert James Moriarty non ha ancora ritrovato il senso della normalità. Per colui che ha dato origine alla leggenda del Lord del Crimine, ci sono ancora tasselli da risistemare. E, nella ricerca di quell'ordine, Londra si dimostra ancora una volta difficile, contorta, piena di ombre e disuguaglianze sociali. Per Clara, vittima dei danni collaterali delle azioni dei Moriarty, la ricerca della normalità coincide con quella della giustizia. Durante una notte di fiamme divampanti, le loro strade si incontrano.
"Se la giustizia non esisteva... allora toccava a lei farsene di persona".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert James Moriarty, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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THE SCARLET ROSE LADY  

 

 

 

The appearance presented by the streets of London an hour before sunrise, on a summer’s morning, is most striking even to the few whose unfortunate pursuits of pleasure, or scarcely less unfortunate pursuits of business, cause them to be well acquainted with the scene. There is an air of cold, solitary desolation about the noiseless streets which we are accustomed to see thronged at other times by a busy, eager crowd, and over the quiet, closely-shut buildings, which throughout the day are swarming with life and bustle, that is very impressive.

Charles Dickens

 

 

Accolse la vista della città con un sospiro profondo. Ogni volta, rimettervi piede le provocava un’ondata di sensazioni difficili da descrivere a parole. D’altronde, pur avendo imparato a leggere e a scrivere e si fosse appassionata alla lettura, non aveva più avuto molte occasioni per dedicarvisi come avrebbe realmente voluto.

Fino a che i suoi genitori erano stati in vita, aveva potuto beneficiarne nei momenti di tranquillità famigliare. Non era una signorina di quelle dell’alta società, tutte crinoline e lustrini, con i cappelli piumati e gli abiti variopinti da cambiare a ogni ora del giorno, pronte ad accapigliarsi tra loro pur di accaparrarsi il miglior partito, nemmeno fossero state ancora nella Regency. E, ciononostante, da ragazzina ogni tanto aveva avuto modo di vedere qualcosa, da lontano e talvolta, l’avesse punita il Cielo se l’avesse negato, aveva persino sognato di esserlo. Poteva però, soltanto immaginare, dai suoi nascondigli ben celati, quando la mamma, che lavorava come cameriera presso una delle casate più prestigiose di Londra, ogni tanto la portava con sé.

La famiglia, sentiva mormorare, era rinomata per gli atti di beneficenza. Non le interessava, allora, sapere se l’intenzione della sua mamma fosse stata quella di richiedere protezione per lei. Era noto che non fosse poi così inconsueto che dei nobili prendessero sotto la propria ala protettrice degli indigenti. Un giorno, aveva sentito che persino due bambini erano giunti alla residenza. Li aveva intravisti per caso, di sfuggita: biondi entrambi, quasi coetanei, silenziosi e molto, molto legati tra loro. Le lavandaie avevano spettegolato, spiegando che erano stati raccattati dal maggiore dei figli di quella famiglia che, dicevano presso la servitù, era il più detestabile tra i due figli legittimi. Almeno il secondogenito non mascherava il disprezzo per coloro che non appartenevano alla loro estrazione sociale. Era il tipico, arrogante nobile londinese. Ma il primogenito era decisamente illeggibile, al punto da non permettere a nessuno di entrare nelle sue stanze, neanche ai suoi stessi famigliari. Lei stessa non aveva mai visto nessuno dei due, durante quelle rare volte in cui si affacciava a palazzo.

La mamma, appreso dei due orfani, allora, aveva deciso di rimandarla a casa, dal padre che portava avanti la sua attività di fabbro, non vedendo altre alternative. Era stata una ragazzina quieta e obbediente e, mentre il papà le mostrava i frutti del suo lavoro regalandole, di tanto in tanto, piccoli gioielli in ferro che lei trovava incredibilmente adorabili, si dilettava a leggergli qualcosa. Dickens e Hugo, in particolare, l’affascinavano. Era un mondo semplice, quello in cui era cresciuta e, al contrario di quelle opere che adorava leggere, non avrebbe mai pensato che qualcosa potesse cambiare.

E invece, tutto cambiò: la mamma non aveva fatto ritorno a casa. Nel cuore di una notte fredda e desolata, la fumosa oscurità di Londra si era riempita di fuoco e fiamme. La mamma era rimasta vittima di un incendio all’interno della residenza in cui prestava servizio. Tutti i presenti, ad esclusione di tre ragazzini, avevano perso la vita. Fu la prima volta in cui vide il suo papà piangere disperato. Era crollato sulle gambe, davanti alla Polizia che gli aveva comunicato che Florence Enfield risultava tra le vittime dell’incendio a palazzo Moriarty.

Era stata la prima volta in cui aveva sentito quel cognome. Moriarty. Fino a quel momento, aveva soltanto sentito nominare il Conte, la Contessa, Lord Albert e il signorino William. Erano i soli appellativi con cui se ne parlava. Con cui anche i suoi genitori parlavano di loro.

Aveva pianto abbracciata al suo papà, lei che era appena una ragazzina, dicendogli di farsi forza, perché in qualche modo avrebbero fatto e perché la mamma avrebbe desiderato così. Ma, nelle notti in cui si congedava dal genitore, nonostante quel ripetersi di esser forte, le lacrime scendevano roventi, a ricordarle che la vita era ingiusta e che la sua mamma non c’era più.

Gli anni erano passati. Era cresciuta, diventando una giovane donna. Non aveva più avuto tanto tempo per dedicarsi alla lettura. Nel tempo, si era data da fare per aiutare suo padre. Aveva svolto diversi lavori che ne avevano temprato l’anima e l’avevano resa molto più disillusa di quanto avesse sperato. Tante volte, lui le aveva chiesto di andar via da Londra, di raggiungere il Somerset dove, le aveva raccontato, viveva la nonna materna. Non era mai corso buon sangue nella famiglia perché sposando un uomo di bassa estrazione sociale, Florence aveva dovuto rinunciare a quel poco di prestigio che avrebbe potuto avere nella borghesia rurale, ma il loro era stato un matrimonio d’amore e la loro piccola ne era stato il sugello. Certo, dopo la morte della moglie, nulla era stato più difficile se non il rendersi conto che forse, per lei, sarebbe davvero stato meglio avere altre opportunità. E lei aveva finalmente cominciato a comprendere le ragioni per cui la mamma la portava con sé, di nascosto, a palazzo Moriarty.

Quel nome che tornava a farsi sentire. Durante uno dei suoi lavori come sarta, aveva sentito i racconti di alcune giovani nobili. Balli, mascherate, feste… occasioni alle quali spesso il conte Albert James Moriarty prendeva parte in rappresentanza della famiglia. E con che tono civettuolo veniva nominato. Ricordava bene quanto fosse effettivamente disprezzato, ma a quanto pareva, crescendo era diventato un vero e proprio gentiluomo… e scapolo alquanto ambito da mezza Londra. Si era perfino punta un dito al pensiero di quell’uomo che si faceva largo nell’alta società, mentre sua madre riposava per sempre sotto terra, identificata soltanto da un ciondolo a forma di rosa dal rosso scarlatto che ora era al suo collo.

E poi, nei monotoni e ripetitivi anni, l’impressionante Londra aveva cominciato a perder pezzi. Una dopo l’altra, teste dell’alta nobiltà erano cadute. Si erano diffuse voci serpeggianti e, a mano a mano, la leggenda del Lord del Crimine aveva preso il sopravvento. Una volta, era quasi arrivata a finirci in mezzo, quando Jack lo Squartatore aveva agitato i bassifondi.

In origine, la morte di un nobile non aveva fatto grande scalpore. Poi, nel tempo, qualcosa era cambiato: quei nobili erano causa, diretta o meno, di altre morti e grandi sofferenze per la gente come lei. Così, il Lord del Crimine era diventato un vero eroe… almeno fino a che non aveva colpito il cavaliere bianco del Parlamento Inglese, Adam Whiteley, che supportava la causa della popolazione di Londra. Almeno fino a che il gran detective Sherlock Holmes non aveva deciso di dargli la caccia. Almeno fino a quella notte del 1789 in cui il fuoco tornò a divorare la città. Ma quella volta, non fu solo la residenza Moriarty a bruciare. Bruciò Londra intera, come nel 1666. Bruciarono persone. Bruciò suo padre, nel tentativo di salvare un bambino, il figlio primogenito di Lord Gilbert Hargreaves, mentre nobili e popolani agivano insieme, per la prima volta nella loro storia.

Quella notte, dalla sua stanza, in una casa sulle rive del Tamigi, vide il più grande incendio mai visto nella sua esistenza divampare, e quando finalmente fu in grado di raggiungere suo padre, il cui nome urlava a gran voce, mentre sul Tower Bridge in costruzione si disputava un duello di cui non sapeva nulla ancora, fu Lord Hargreaves, che teneva stretto tra le braccia il suo piccolo di otto anni, a rivolgerle uno sguardo colmo di disperazione e dolore. Incontrò i suoi occhi resi scuri dalla notte, mentre il corpo di suo padre, che era stato coperto lasciandone tuttavia il volto riconoscibile, giaceva a terra, al sicuro dalle fiamme. Si accasciò accanto a lui, scoppiando in un pianto dirotto e i folti capelli, che portava legati in una treccia color oro ramato, ricaddero davanti a lei.

“Padre!!” urlò, con voce straziata.

“Voi siete…”

Non sentì le parole di quell’uomo, abbandonatasi al pianto e al tremore che la scuotevano intimamente, fino a che non udì il singhiozzo spaventato del ragazzino.

“Coraggio… sta’ tranquillo Albert… papà è con te…”

Sgranò gli occhi color verdazzurro, voltandosi verso l’uomo che aveva parlato, in tralice.

“C-Come avete detto?”

Lord Hargreaves si chinò, tenendo il ragazzino sotto shock tra le braccia. Quest’ultimo, il viso rosso e stravolto per il pianto e sporco di fuliggine, scosso dai singhiozzi, si strinse forte al padre, sul cui volto a sua volta sporco, poté leggere sincera mortificazione. “Perdonatemi… mi chiamo Gilbert Hargreaves… e vostro padre ha salvato mio figlio. Vi prego di considerarmi suo eterno debitore, Miss…”

“Clara… Clara Brixton…” bisbigliò, con voce spezzata.

Lord Hargreaves annuì appena. “V-Va bene… Miss Brixton, provvederò personalmente a garantire a vostro padre degne esequie, ma se qui l’incendio è domato, non si può dire sia lo stesso altrove. Venite con noi, vi prego.”

Le sue parole, quei lineamenti a cui non riusciva a dare integrità, il corpo senza vita di suo padre accanto a lei, il fuoco, lontano, ma sempre minaccioso, se il vento avesse preso a spirare in direzione opposta… le urla, la gente in fuga, tutto insieme… Il respiro di Clara si fece a poco a poco più rumoroso, come se avesse bisogno che coprisse tutto quel che stava accadendo attorno a lei. Guardò il ragazzino di nome Albert, che ricambiò il suo sguardo incerto. Aveva dei grandi occhi color nocciola. E poi, d’improvviso si levarono urla al cielo. Qualcuno era precipitato dal Tower Bridge in costruzione.

“Il Lord del Crimine…”

“… e Sherlock Holmes?!”

Voci che si avvicendavano.

Alzò gli occhi, Clara, verso l’uomo che le stava tendendo la mano. “I-Io non…”

“I Moriarty!! Il Lord del Crimine… il conte Albert James Moriarty!”

Altre voci, serpeggianti come era stato in passato, avvelenate, sollevate, incuriosite, sconvolte…

Il cuore di Clara sussultò. Incontrò ancora gli occhi del piccolo Albert, poi strinse i pugni e prese la mano di un attonito Lord Hargreaves, col volto rigato da lacrime sporche di fumo e la voce le venne fuori in un sussurro spezzato. “Sono al vostro servizio, mio signore...”

***

Clara sospirò nuovamente, in quella che non era ancora l’alba di una giornata di giugno del 1882. Londra le riportava alla mente troppe emozioni a cui non riusciva a dare nome. Eppure quel nome, lo ricordava bene. Era rientrata in città dopo che Lady Ada Hargreaves aveva partorito la sua terzogenita Adelia nella tenuta di campagna nei pressi della città termale di Bath. Negli ultimi tre anni, era stata la dama di compagnia della contessa, accolta dalla benevolenza della famiglia. Dopotutto, non tutti i nobili erano terribili ma… ma quando rigirava tra le sue dita il ciondolo a forma di rosa rossa che era stato di sua madre e osservava lo stiletto che suo padre le aveva forgiato per difendersi dopo le rivolte del caso di Jack lo Squartatore, la sua mente non poteva far altro che pensare che il Lord del Crimine non era altri che un reo-confesso Albert James Moriarty e che, proprio da poco tempo, dopo aver trascorso tre anni nella Torre di Londra, era stato liberato.

Quel pensiero, unito all’idea che non soltanto le vite di tutti coloro che avevano avuto a che fare con quello che era definito il Napoleone del Crimine fossero valse soltanto un breve intervallo di tempo, le faceva ribollire il sangue nelle vene. Il mattino d’estate in città era fresco e aveva già accolto i primi movimenti… e Clara non poteva far altro che osservare, con disgusto, la torre svettante in lontananza.

Se la giustizia non esisteva… allora toccava a lei farsene di persona. Lo doveva a sua madre e a suo padre, danni collaterali di un piano folle. Lo doveva a Lord Hargreaves, che l’aveva accolta nella sua casa. Lo doveva a quei bambini a cui aveva imparato a voler bene come fossero suoi e in particolare al piccolo Albert, che ora di anni ne aveva quasi undici e che la adorava. Almeno, avrebbe trovato il modo di riscattare quel nome.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Angolo dell'autrice:

 

Buon pomeriggio a tutti!

Torno dopo un po' (ogni tanto mi affaccio), con una long che è ancora in fase di scrittura (l'ispirazione...), corale, che spero trovi seguito. Chi ha avuto modo di leggermi nel fandom di YuuMori sa quanto ami la Adlock, ma Albert James Moriarty è croce e delizia per me e tengo davvero tanto a scrivere di lui... con buona pace del mio animo di fangirl! 

A chi leggerà e spero tantissimo, voglia lasciarmi un messaggio, spero che questa storia possa piacere tanto quanto io sto amando scriverla! embarassed

  
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