Serie TV > I ragazzi della prateria
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Autore: Buckette    30/10/2023    0 recensioni
Un destino incredibile cambia la vita di Buck e di una donna che non avrebbe mai creduto di incontrarsi e vivere una vita così diversa dalle loro aspettative.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Faceva molto caldo, era luglio, e Buck, un ragazzo mezzosangue kiowa che lavorava per il Pony Express, decise di fare una sosta per il suo cavallo al fiume. Era un ragazzo alto, dal fisico forte , con due profondi occhi scuri e portava lunghi capelli neri ed un orecchino indiano. Appena smontato da cavallo, si guardò intorno e non vedendo nessuno, pensò che poteva permettersi un bel bagno rinfrescante. Si tolse i vestiti, appese la borsa della medicina che portava sempre con sé al ramo di un albero e si immerse completamente nudo nelle fresche acque del fiume.
Incominciò a nuotare e si allontanò un po’ dal punto in cui aveva lasciato i suoi vestiti ed il cavallo, ma non così tanto da non averli sempre sott’occhio.
Amava immergersi completamente sott’acqua ma non avrebbe mai pensato di imbattersi in quello che gli capitò: mentre nuotava sott’acqua, si accorse che non era solo, vide delle gambe che si muovevano e che appartenevano a qualcuno che aveva avuto la sua stessa idea.
Immediatamente riemerse evitando di fare troppo rumore e grande fu la sua sorpresa quando si accorse di avere davanti a sé, ma voltata dall’altra parte, una ragazza dai capelli biondi raccolti sulla nuca. Era molto imbarazzato ma non sapeva cosa fare: se si fosse mosso lei lo avrebbe sentito e lo avrebbe magari preso per un malintenzionato, ma se le avesse rivolto la parola, l’ avrebbe spaventata. Optò per la seconda soluzione, non volendo rischiare di finire nei guai.
Decise di rivolgersi a lei con calma e di spaventarla il meno possibile.
“Temo che abbiamo avuto la stessa idea a causa della calura estiva”, le disse.
La ragazza si voltò di scatto e vedendolo incominciò ad urlare.
Buck cercò di calmarla da lontano dicendole: “ Non voglio farti del male, non ti ho vista ed ho deciso di fare un bagno, molto probabilmente pensando come te che non ci fosse nessuno. Ti prego, smetti di urlare”
Lei, pur essendo terrorizzata ed imbarazzata, d’istinto si coprì il seno che per fortuna era ancora sott’acqua e provò a fidarsi di quella voce calma e dolce.
Appena ebbe smesso di gridare, Buck le parlò di nuovo: “ Non avere paura, è sicuramente una situazione molto imbarazzante, cerchiamo di uscirne il prima possibile. Mi chiamo Buck Cross e lavoro per il Pony Express. Stavo tornando dalla mia corsa e ho pensato d rinfrescarmi un po’ mentre il mio cavallo beveva. Mi sono guardato intorno e non ho visto nessuno, così sono entrato in acqua. I miei vestiti non sono lontano da qui, se ti volti vado a prenderli e mi rivesto all’istante”.
La ragazza annuì senza parlare. Si voltò e sentì che lui stava camminando nell’acqua verso la riva. Quel ragazzo molto bello ed imbarazzato l’aveva colpita ed incuriosita, nonostante la situazione assurda, e non resistette: senza farsi vedere, si voltò un poco e vide il suo corpo statuario nudo che usciva dall’acqua. Provò un brivido e si voltò subito arrossendo.
Quando Buck ebbe indossato almeno i pantaloni, le disse: “ Ora ti puoi voltare. Se vuoi, ti passo una coperta e vado a riprenderti i vestiti, se mi dici dove li hai”
La ragazza questa volta parlò e gli disse: “ Sono sulla riva là in fondo, mi sono allontanata un po’ credendo di essere sola. Grazie”
Buck prese una coperta che portava sempre con sé durante le sue corse e la porse alla ragazza che gli disse in tono perentorio: “ Voltati!”.
Buck la guardò alzando un sopracciglio e le rispose: “ Certo, subito. Vado a prendere i tuoi vestiti mentre ti asciughi”.
“Grazie”, rispose lei.
Quando Buck fu tornato, appese gli indumenti della ragazza ad un ramo di un albero e legò il suo cavallo. I due si voltarono rispettivamente e si vestirono.
Buck le disse: “ Allora, sai il mio nome ed il mio lavoro ma non so nulla di te”.
“Sì, scusa, è che sono veramente imbarazzata. Mi chiamo… ehm, D.J. e sono italiana. Sono arrivata da poco a Sweetwater e faccio la giornalista. Sono stata assunta dal giornale locale”
“D.J., che strano nome”
“Sono le iniziali dei miei nomi e la firma che uso per i miei articoli”
“Giornalista eh?. Non sarai anche tu una di quelle persone che vuole scrivere la storia del selvaggio Billy Hichock!”
“Billy Hichock? E chi è?”
“Davvero non lo sai?”, chiese Buck facendo un sorriso sarcastico ed alzando di nuovo il sopracciglio.
“No, te l’ho detto, non sono di qui, sono italiana. E’ un personaggio famoso?”
“Beh, non direi proprio così, ma se non lo conosci e non vuoi scrivere la sua storia, non sarò certo io a raccontartela. Di cosa ti occupi allora?”
“Di cronaca locale per ora, ho appena iniziato. Abito nella casa che era dei Jackson, mi hanno detto”
“Non siamo così lontani allora, è vicina alla stazione del Pony Express dove vivo con gli altri corrieri”
“Bene, così so dove portare le mie lettere”
“Chi ti aiuta a sistemare la casa? E’ ridotta piuttosto male. Sei qui con qualcuno, la tua famiglia, tuo marito?”.
“No, sono sola e mi occupo io della sistemazione, non ho ancora soldi a sufficienza per permettermi degli operai”.
“Come farai a sistemare tutto da sola, non puoi farcela”
“Ci penserò al momento opportuno, ora devo occuparmi dell’interno perché anche lì c’è molto da fare”
“ Buona fortuna”
“Grazie”
Buck la guardò con curiosità ma poi si accorse che si era fatto tardi e doveva andare.
“Devo andare, sono in ritardo con la mia corsa. Ci vediamo in città allora, buona giornata”
“Grazie, anche a te. A presto”
Lui le sorrise, montò a cavallo e se ne andò.
D.J. rimase molto colpita da quel ragazzo e sperava di rivederlo ancora presto.
Tornò a casa e si mise a sistemare le stanze come meglio poteva.
Il giorno dopo andò in città per prendere accordi con il suo capo per il prossimo articolo. Quando uscì dal giornale, si recò al negozio del signor Thompkins per prendere delle stoffe per realizzare le tende e dall’altra parte della strada vide Buck in compagnia di alcuni ragazzi. Gli fece cenno con la mano per salutarlo ma lui voltò il viso e continuò a parlare con un ragazzo dai lunghi capelli biondi. D.J. ci rimase molto male, ma pensò che magari lui non l’aveva riconosciuta, d’altra parte il giorno prima lei indossava un paio di pantaloni ed era in disordine, ora era vestita come una signora ed aveva sistemato i suoi lunghi capelli con dei boccoli. Pensò che ci sarebbero state altre occasioni per incontrarlo.
Mentre stava tornando al calesse, notò che sul saloon era stato appeso uno striscione in cui era annunciato un ballo per il sabato successivo. D.J. pensò che quella sarebbe stata l’occasione per vedere Buck e conoscerlo meglio.
Tornò a casa e si dedicò alla scrittura del suo articolo ed alla sistemazione della casa. L’interno ormai era quasi tutto in ordine, dalla settimana successiva avrebbe dovuto pensare a come fare per i lavori più pesanti.
Il sabato sera, si preparò per il ballo. In realtà non era sicura di andare, non conosceva nessuno se non il suo capo ed aveva scambiato due parole con il signor Thompkins, oltre che con Buck, ma non poteva dire di conoscere davvero qualcuno. Aveva paura di sentirsi a disagio. Poi però pensò che quello sarebbe stato l’unico modo per avvicinare di nuovo Buck e comunque per fare delle conoscenze, quindi si fece coraggio, prese il calesse e si recò in città. Indossava un vestito verde con maniche che terminavano con del pizzo bianco e con una scollatura non troppo generosa ma che lasciava spazio per una bellissima collana di smeraldo che era appartenuta a sua nonna e che portava sempre con sé. Aveva raccolto i capelli in una mezza coda da cui ricadevano i boccoli biondi.
Decise di arrivare un po’ più tardi rispetto all’orario di inizio del ballo, così che avesse più possibilità che Buck si trovasse già lì.
Una volta arrivata, entrò timidamente nel salone e cominciò a guardarsi in giro. Venne subito raggiunta dal proprietario del giornale, il signor Stevenson, che volle presentarle alcuni dei cittadini con cui avrebbe avuto a che fare e tra questi c’era lo sceriffo, Teaspoon Hunter, nonché capo della stazione del Pony Express.
“Sceriffo”, disse il signor Stevenson, “ mi permetta di presentarle il mio nuovo acquisto, la signorina D.J., che si occupa della cronaca locale ed ho in mente per lei anche altri lavori”
“Buonasera signorina”, la salutò lo sceriffo, “spero che si troverà bene a Sweetwater. Nome particolare il suo”
“Buonasera sceriffo, non è il mio nome completo, è lo pseudonimo che uso per firmare i miei articoli, sono di origine italiana in realtà. Spero di ambientarmi presto e di conoscere i cittadini”
“Oh, italiana”, disse lo sceriffo, “ cosa l’ha spinta nel selvaggio West, se posso permettermi?”
“Volevo fare nuove esperienze ed uscire dagli schemi e questo mi sembrava il modo migliore”
“Allora benvenuta. Si goda il ballo”
“Grazie, a presto sceriffo”.
D.J. si congedò e riprese a guardarsi intorno per cercare Buck. Ci mise un po’ ad individuarlo, perché era appoggiato ad una parete quasi nascosto, come se non volesse farsi notare. Indossava una camicia bianca sotto un giubbetto nero ed aveva i capelli legati in una coda. Lo trovò molto bello. Si diresse verso di lui, ma fu fermata da un giovanotto elegante che le chiese di ballare. Lei rifiutò cortesemente dicendo che magari lo avrebbe fatto più tardi e proseguì nel suo intento.
Quando gli si avvicinò, lui non se ne accorse, forse perché non se lo aspettava e lei approfittò dell’effetto sorpresa per salutarlo: “ Buonasera signore”.
Buck si voltò stupito e rispose: “Buonasera signorina. Oh, ma sei tu!”.
Buck aveva risposto d’impulso senza sapere veramente chi stesse salutando, ma poi riconobbe i brillanti occhi verdi ed il viso della ragazza del fiume.
“Bene, stasera mi saluti, allora mi riconosci anche con i vestiti”, lo provocò lei.
“Cosa vuoi dire?”, chiese lui, che aveva quasi dimenticato l’episodio di qualche giorno prima.
“L’altro giorno hai finto di non vedermi e credevo che non mi riconoscessi vestita”, lo stuzzicò di nuovo.
Buck arrossì un po’ e le rispose: “ Scusa, hai ragione. Il fatto è che ero in compagnia di un amico molto esuberante e non avrei saputo come spiegare il nostro incontro senza scatenare battutine scomode”
“Beh, non siamo obbligati a spiegare che ci siamo trovati nudi nel fiume”, gli disse quasi con un sussurro avvicinandosi un po’.
Buck arrossì di nuovo.
“Come mai non balli?”, gli chiese.
“Diciamo che le ragazze non amano molto farsi vedere in compagnia di un mezzosangue”
“Mezzosangue?”, chiese D.J.
“Sì, mia madre era kiowa, non te ne sei accorta?”
“In realtà no, sinceramente non do molta importanza alla razza di una persona, ma al suo valore ed alla sua simpatia”
Lui fece un sorriso ed alzò il sopracciglio, poi le chiese a sua volta: “ E tu? Come mai non balli?”
“Oh, sono appena arrivata, lo farò”, disse sperando che lui la invitasse, ma non fu così. D.J. ci rimase male e capì che era il momento di battere in ritirata per ora.
“Bene, non ti infastidisco oltre, buon divertimento”, gli disse, sperando che lui la fermasse, ma ancora rimase delusa. Buck la salutò e la lasciò andare.
Non appena si fu allontanata, si avvicinò al ragazzo una donna, Rachel, che abitava alla stazione e che si prendeva cura dei ragazzi e di Teaspoon.
“Chi era quella ragazza, Buck, sembrava conoscerti da come ti parlava”, gli chiese.
“Oh, una giornalista italiana che si è appena trasferita e che ho incontrato l’altro giorno al fiume”.
“Come mai non l’hai invitata a ballare?”, chiese Rachel.
“Conosco le persone come lei, ricordi cos’è successo con Jimmy? Non mi va di avere intorno quel genere di persone”.
“Proprio tu dai giudizi affrettati? Non me lo sarei mai aspettata Buck. Sei sicuro che non sia semplicemente una ragazza che sta cercando di fare amicizia in un paese straniero? Non è detto che abbia un secondo fine, dalle il beneficio del dubbio”, puntualizzò Rachel.
“Oh, non lo so, non voglio problemi”.
“Vado a tastare il terreno”, gli disse Rachel.
“No, lascia stare”. Non aveva ancora finito la frase che Rachel si era già diretta verso la ragazza e Buck sapeva che quando si metteva in testa una cosa, nulla poteva fermarla.
D.J. intanto, delusa dal comportamento di Buck e sentendosi a disagio, aveva deciso di andarsene e di tornare a casa. Era stata di nuovo fermata da un giovane che le aveva chiesto di ballare, ma non ne aveva proprio voglia ed aveva declinato l’invito. Stava per andare a riprendere le sue cose ed a salutare il signor Stevenson, quando sentì una voce femminile: “ Ciao, sei nuova di qui?”.
D.J. si voltò quasi di scatto e vide una giovane donna che le stava sorridendo.
“Buonasera, sì, sono la nuova giornalista, sono arrivata dall’Italia da pochi giorni”.
“Molto piacere, io sono Rachel Dunn, mi prendo cura dei ragazzi del Pony Express e dello sceriffo. Oh, ma stavi forse andando via?”, le chiese Rachel.
“Beh, sì, non conosco nessuno e sono un po’ a disagio. Comunque mi chiamo D.J., piacere di conoscerti Rachel”
“Piacere D.J. Ho visto che parlavi con uno dei miei ragazzi prima, Buck. Lui lo conosci, perché te ne vai?”
“Beh, non lo conosco proprio bene, ci siamo solo incontrati per caso l’altro giorno e sono andata a salutarlo, ma lui non sembra molto desideroso di fare nuove amicizie”, si lasciò scappare D.J., pentendosene subito.
“Oh, non farci caso, Buck è molto riservato e sempre diffidente nei confronti delle persone che non conosce, ma è un bravo ragazzo. Facciamo così, vado a chiamare i miei ragazzi e te li presento, così ti faranno divertire un po’, d’accordo?”.
“Non voglio dare fastidio, Rachel, non è necessario, grazie”
“Nessun fastidio, non preoccuparti. So cosa vuol dire trasferirsi in un posto dove non conosci nessuno e se posso aiutarti a sentirti più a tuo agio, lo faccio volentieri”.
“Grazie, sei molto gentile”, le disse D.J.
“Aspettami qui, torno subito”. D.J. annuì.
Rachel scomparve dietro un gruppo di persone e mentre D.J. non la vide, si avvicinò a Buck dicendogli: “ Sei uno sciocco, è una ragazza molto carina. Vai da lei ed invitala a ballare. Intanto vado a chiamare gli altri, le ho promesso che glieli avrei fatti conoscere per convincerla a restare. Stava andando via, è rimasta molto delusa dal tuo comportamento”.
“ Te l’ha detto lei?”, chiese Buck.
“No, l’ho capito dal suo sguardo quando le ho chiesto di te. Forza, dai”. Poi andò a cercare gli altri ragazzi.
Buck cercò con lo sguardo la ragazza e si diresse verso di lei.
“Ancora non balli?”.
D.J. quasi sussultò, non l’aveva visto arrivare, stava cercando Rachel.
“Sto aspettando il mio cavaliere dalla bianca armatura”, scherzò lei, sorpresa che Buck l’avesse cercata.
“Non ho l’armatura bianca, ma se ti accontenti di un cavaliere del Pony Express, mi farebbe piacere invitarti a ballare”
“Vedrò di accontentarmi”, rispose lei con un sorriso e con gli occhi che le brillavano dalla gioia.
I due iniziarono a ballare, un po’ imbarazzati, poi lei decise di rompere il ghiaccio e gli chiese: “ Mi hai detto che sei un kiowa, come mai lavori per il Pony Express?”.
“Stai forse cercando materiale per un articolo?”, si irrigidì lui.
“No, cosa dici? Volevo solo conversare un po’, ma se ti dà fastidio non rispondermi, scusa”, gli disse dispiaciuta.
“Scusa tu, è che non amo molto parlare di me. Ho abbandonato l’accampamento kiowa e mio fratello perché venivo discriminato dalla tribù dato che mio padre era bianco. Ho studiato in una missione ed appena ho potuto mi sono trovato un lavoro. Cercavano orfani per il Pony Express e mi sono presentato. Tutto qui. E tu? Cosa ci fai in America tutta sola?”
“Non tolleravo più le regole civili e del buon costume della mia famiglia e della società in cui vivevo. Non potevo accettare di essere nata solo per fare la moglie, la madre ed i lavori di casa. Voglio dire, non che non voglia in futuro costruirmi una famiglia, ma per mia scelta, non per imposizione. Voglio essere libera di fare le mie esperienze, di sbagliare, di imparare e di sposare l’uomo che amo, non uno imposto dalla  mia famiglia. Sono stanca di rispettare regole e convenzioni e così eccomi qui”.
“Però, un bel caratterino. Come va la riparazione della casa?”, si interessò lui, stupito dalle parole della giovane.
“L’interno è terminato. Ora devo iniziare con i lavori esterni, ma ci penserò domani, ora voglio divertirmi”.
I due si sorrisero e continuarono a danzare. Terminata la canzone, furono raggiunti da Rachel e da alcuni ragazzi.
“Eccoti, sei stata rapita da Buck allora”, disse Rachel sorridendo sorniona.
“Oh, sì, ecco, mi ha invitata a ballare”, disse D.J. imbarazzata.
“E bravo il nostro Buck”, disse il giovane biondo che era con lui l’altro giorno, dandogli una spallata.
Buck lo guardò in malo modo.
“Ragazzi, vi presento D.J., la nuova giornalista. Viene dall’Italia e non conosce nessuno, quindi ho pensato di presentarvela”, intervenne Rachel.
“Molto piacere, sono William F. Cody”, disse il ragazzo biondo baciandole la mano.
A turno si presentarono tutti i ragazzi: Kid, Lou, Noah, che era un ragazzo di colore, Ike che la salutò a cenni e Buck le spiegò che era muto e che si esprimeva con segni indiani, Jessie, un ragazzino molto giovane, e Jimmy. Quando quest’ultimo si fu presentato, D.J. esclamò:” Ah, il famoso Hichock!”.
Jimmy la guardò incuriosito e Buck intervenne: “E’ una delle poche persone che non aveva la più pallida idea di chi tu fossi”.
D.J. intervenne per scusarsi: “ Scusa Jimmy, Buck l’altro giorno, quando ci siamo conosciuti ed ha saputo che ero una giornalista, pensava che fossi venuta per scrivere un articolo su di te ma io non ti avevo mai sentito nominare, perdonami. Sono italiana e là non si parla di te”.
“Meglio così”, intervenne Jimmy, “ per una volta forse qualcuno mi conoscerà per quello che sono e non per quello che scrivono di me. Vi siete quindi conosciuti prima del ballo, vero?”.
“Ehm sì, ci siamo incrociati al fiume l’altro giorno”, intervenne subito Buck per cercare di stare il più vago possibile, “ mentre facevo abbeverare il mio cavallo”.
“Bene, conosci una bella ragazza e non ci dici niente?”, scherzò Cody.
Buck arrossì un po’ ed anche D.J. era molto in imbarazzo ma decise di intervenire: “Io stavo facendo un giro di perlustrazione e ci siamo incontrati per caso”.
Poi cercò di cambiare discorso. Si rivolse a Lou chiedendo: “ Tu sei Lou, giusto? Come mai una ragazza lavora per il Pony Express?”, chiese innocentemente.
“Come sai che sono una ragazza?”, rispose Lou infastidita.
“Beh, è evidente, scusa, non pensavo fosse un segreto. Quindi tu ti fingi un ragazzo? Scusami, non volevo essere indelicata. Ho fatto delle gaffes imperdonabili, chiedo scusa a tutti”.
Lou la tranquillizzò: “ Non ti preoccupare, se è così evidente è colpa mia che non lo nascondo bene, non certo tua che l’hai intuito. Ti chiedo però di mantenere il segreto, Teaspoon lo sa ma non voglio perdere il lavoro”.
“Certo, non ho intenzione di dirlo in giro”.
“Grazie”.
Le due ragazze si sorrisero.
La musica riprese e Buck chiese scusa e riportò D.J. a ballare prima che qualcun altro la invitasse. Provava delle strane sensazioni verso di lei, gli piaceva molto, ma non sapeva se potersi fidare o meno, aveva ancora paura che potesse essere una delle solite arriviste che scalpitava per ottenere successo e farsi strada. Qualcosa dentro di lui gli diceva che era onesta, ma non riusciva a fidarsi completamente. Decise che il tempo lo avrebbe aiutato a capire, intanto voleva solo godersi la serata con quella bella ragazza.
D.J. ora era felice, aveva conosciuto delle persone molto simpatiche e carine e soprattutto stava passando molto tempo con Buck. Sperava che la sua permanenza a Sweetwater si rivelasse interessante.
I ragazzi si accaparrarono a turno un giro di ballo con lei e la ragazza fu ben felice di conoscerli un po’ meglio, ma appena poteva tornava a danzare o chiacchierare con Buck.
Alla fine della serata si salutarono e mentre D.J. stava per congedarsi ed avviarsi al suo calesse, Buck le disse che l’avrebbe accompagnata a casa, non voleva farla tornare da sola così tardi.
D.J. ne fu felice e non protestò. Durante il tragitto lei raccontò a Buck un po’ della sua vita in Italia e gli confidò di sentirsi finalmente libera di vivere la sua vita, senza dover sempre rispettare certe regole imposte alle ragazze di buona famiglia: “ So che qui molti mi giudicheranno male perché sono venuta sola dall’Italia e vivo sola, ma non mi importa, voglio poter fare le mie scelte in autonomia, non devo necessariamente piacere a tutti”.
Buck rimase molto impressionato dal suo modo di pensare e dalle sue parole ed era sempre più curioso di conoscere questa strana ragazza.
Arrivati a casa di D,J., Buck diede un’occhiata intorno e le disse: “ Caspita, avrai un bel da fare con tutto il lavoro di cui necessita questa casa”.
“Eh sì, ma non ho fretta, ho intenzione di trattenermi a lungo ed ho tutto il tempo. L’importante è che dentro sia a posto, il resto lo sistemerò con calma”.
“Mi piace questo modo di ragionare”, commentò lui e sorrise.
“Bene, grazie di avermi accompagnata e di avermi tenuto compagnia. Spero che ci sarà occasione di vederci ancora”, lo congedò, anche se avrebbe voluto prolungare all’infinito la sua compagnia.
“Sweetwater non è così grande, ci rivedremo sicuramente”
“E spero che questa volta mi saluterai”, sorrise lei maliziosamente.
“D’accordo, me lo merito, ti chiedo ancora scusa, ma hai visto com’è fatto Cody! A proposito, forse sarebbe meglio tenerci per noi come ci siamo conosciuti”
“Non ti preoccupare,m non ho intenzione di metterti in imbarazzo davanti ai tuoi amici. Buonanotte Buck e grazie ancora”
“Buonanotte”.
Il ragazzo si fermò un momento finchè lei non fu entrata in casa, come se anche lui volesse fermare il tempo. Poi si voltò, prese il suo cavallo e cavalcò fino alla stazione, dove inevitabilmente trovò i ragazzi che lo aspettavano e che volevano sapere i dettagli del ritorno con D.J.
“Non c’è nulla da sapere”, rispose Buck, “ l’ho riaccompagnata, mi ha raccontato un po’ della sua vita in Italia, l’ho salutata e sono tornato qui, fine della storia. Buonanotte” e si recò alla sua branda, stroncando ogni ulteriore commento. Ci mise un po’ ad addormentarsi, non sapeva proprio cosa fare.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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