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Autore: quenya    31/10/2023    4 recensioni
Una bufera di neve fuori stagione sta per abbattersi su Nerima quando Ukyo trova, nel suo cortile, un maialino nero letteralmente piovuto dal cielo. Sarà l’inizio di una bizzarra convivenza tra due anime solitarie che piano piano usciranno dal torpore della rassegnazione in cui erano cadute…per scoprire, in modo inaspettato, di non essere più sole.
Una storia interamente dedicata alla coppia Ryoga e Ukyo, che ho amato per tutta la vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Snowed in – Sotto una coltre di neve

by Quenya


 

Ciao a tutti, approfitto di questo spazio per fare una (spero breve) introduzione a questa storia. Iniziamo con il rivelare impietosamente la sua età (e di conseguenza pure la mia, ma vabbé) partendo da una data storica: era più o meno il 1992, io avevo 17 anni e avevo scoperto i manga da poco; visto che in Italia ancora non esistevano, compravo il fumetto di Ranma ½ pubblicato da una casa editrice americana. Era un periodo piuttosto buio della mia vita e la comicità di quel geniaccio della Takahashi mi aiutava tanto, permettendomi di evadere un pochino dai miei problemi: per questo motivo, ancora oggi, sono rimasta profondamente legata a questo fumetto.

Ryoga è sempre stato il mio personaggio preferito per via della sua complessità: è forte, coriaceo, testardo e rancoroso, decisamente troppo incline alla rabbia e incapace di resistere alle provocazioni; ma allo stesso tempo è anche sensibile, emotivo, adorabilmente timido e a volte inguaribilmente ingenuo…una combinazione che mi è piaciuta fin da subito, perchè lo rende molto sfaccettato e interessante. Anche Ukyo è un altro personaggio che ho sempre apprezzato e che, a mio parere, è sempre stato molto sottovalutato: è una ragazza in gamba, orgogliosa e indipendente, che si mantiene da sola con il proprio lavoro, è determinata, coraggiosa e testarda ma allo stesso tempo ha un lato femminile ben nascosto, il che la rende sorprendentemente simile ad Akane. E’ anche brusca, irascibile, manipolatrice e brutalmente sincera, eppure riesce a mantenere comunque buoni rapporti con (più o meno) tutti.

Quando sul manga è finalmente apparsa la storia del ‘Tunnel del Perduto Amore’ in cui Ryoga e Ukyo collaboravano in un curioso piano per separare Ranma e Akane, i miei neuroni hanno fatto contatto e mi sono comparsi gli occhi a cuoricino, dando origine al mio sviscerato amore per questo pairing. Insomma, per farla breve, trent'anni fa molti di voi non erano ancora nati e io già shippavo questi due. Parliamone.

La storia vera e propria è nata anni dopo, nel 2003, ma si limitava ai primi capitoli: soltanto in tempi recenti ho avuto una botta di ispirazione e l’ho fusa con un altra, riuscendo ad integrarle in uno sviluppo più o meno coerente. Il risultato ve lo presento qui…spero che sarete voi a dirmi se sono stata capace di rendere giustizia a tutti questi anni di fissazione 😅. Intanto ringrazio di cuore la mia fantastica beta reader Silvia: grazie al suo prezioso sostegno ed incoraggiamento sono riuscita a scrivere buona parte di tutto questo in tempi record!

Prima di lasciarvi alla lettura, però, devo fare un piccolo avvertimento: leggo fanfiction da una vita e sono sempre stata abbastanza contraria alle storie in cui i due protagonisti, dopo essersi a mala pena parlati per anni, si scoprono improvvisamente follemente innamorati e si mettono insieme nel giro di un capitolo. Per Ryoga e Ukyo vale lo stesso principio: hanno bisogno prima di stabilire un certo grado di confidenza tra loro prima di poter passare allo stadio successivo quindi, mio malgrado (perchè dopo tutti questi anni un po’ di soddisfazione me la volevo levare, mannaggia 😤) questa storia sarà un lento processo di avvicinamento, una ‘slow burn’ come si dice, quindi abbiate pazienza e non aspettatevi una risoluzione immediata.

Dopo questa doccia fredda, però, vi do due buone notizie. Primo, questa storia è GIA’ CONCLUSA: la pubblicazione avverrà con un capitolo ogni settimana, così nel frattempo avrò (spero) il tempo e modo di proseguire con l’altro mio progetto. La seconda notizia, infatti, è che è previsto un sequel dove - finalmente aggiungerei - avverranno cose mooolto più interessanti…quindi stay tuned e per favore fatemi sapere cosa ne pensate!!


 

Quenya


 

P.S. Ultimissima nota (e poi la smetto, giuro): l’ultima volta che ho letto il fumetto sarà stato almeno quindici anni fa, quindi alcuni dettagli non li ricordo con precisione…fate finta che sia l’età e siate indulgenti 🙏🏻



 

Capitolo 1:



 

Ukyo starnutì ben tre volte di seguito mentre finiva di ripulire dalle foglie secche l’ingresso del suo ristorante. Una folata di vento gelido le sollevò di colpo i lunghi capelli castani e lei sospirò, riaggiustandosi il fiocco bianco che glieli teneva lontano dagli occhi. Quell’anno l’inverno era arrivato sorprendentemente in anticipo e le temperature si erano abbassate così bruscamente che quasi l’intera popolazione del quartiere era stata colpita da una potente epidemia di influenza.

Le strade si erano svuotate e i ristoranti pure, compreso il suo, cosa che lei aveva stranamente accolto con un certo sollievo. Certo, la mancanza delle consuete entrate non le faceva molto piacere, ma in fondo anche i ristoranti rivali si trovavano nella stessa situazione e poi doveva ammettere che quella pausa forzata capitava proprio al momento giusto, visto che anche lei non si sentiva affatto bene. Starnutì ancora e si strinse nel pesante haori che aveva addosso, osservando con un sospiro il cielo coperto da densi nuvoloni lattiginosi.

“Non avrà mica intenzione di nevicare stanotte?” si chiese ad alta voce con un pochino di apprensione. Ora che ci pensava il suo impianto di riscaldamento le aveva dato parecchi problemi negli ultimi giorni, ma finora era sempre riuscita a rimetterlo in sesto, con un po’ di pazienza e qualche colpo ben assestato. Ma dubitava che avrebbe retto una tempesta di neve. 

Meglio chiamare subito l’assistenza, pensò mettendo via la scopa e facendo per rientrare. Non appena aprì la porta a vetri però, un rumore improvviso proveniente dal cortiletto dietro il ristorante la fece sussultare. Sembrava come se qualcosa fosse caduto pesantemente su qualcos’altro e Ukyo fece il giro per andare a controllare. 

Non appena arrivò nel piccolo slargo, infatti, trovò che tutti gli scatoloni vuoti, che aveva ordinatamente impilato in un angolo, giacevano al suolo completamente sparpagliati e parzialmente distrutti.

“Ma cos’accidente è successo qui?” borbottò, iniziando a raccogliere i resti di quel disastro, cercando di radunarli di nuovo nella loro posizione originale. Fu solo quando si avvicinò all’epicentro di quella piccola devastazione, però, che capì che cosa era accaduto. In fondo ad uno scatolone rotto c’era un piccolo ed inconscio porcellino nero, con una bandana a quadretti gialli e neri legata al collo.

“P-chan! Ma da dove...” iniziò, ma poi si interruppe subito, scuotendo la testa per l’inutilità della domanda. Quando si viveva in un quartiere come Nerima, dopo un po’ si smetteva di meravigliarsi della stranezza delle cose che accadevano da quelle parti. Un porcellino nero piovuto dal cielo era quasi normale in confronto alle bombe che volavano, i muri che esplodevano e gli esperti di arti marziali che si rincorrevano ogni giorno di tetto in tetto.

Chinandosi a raccogliere l’animaletto e stringendolo tra le braccia, Ukyo si accorse che era congelato e che aveva un grosso bernoccolo sulla testa.

“Stai bene tesoro?” gli chiese quando vide che il porcellino cominciava a riprendere conoscenza. P-chan la guardò con aria un po’ confusa ed emise un flebile ‘bwee’ di risposta, che lei decise di interpretare come una risposta positiva. Ukyo gli sorrise e lo coprì con una parte del suo haori per riscaldarlo un pochino.

“Hai di nuovo litigato con Ranchan, vero? Povero piccolo” mormorò, accarezzandolo e tornando in casa. “Scommetto che Akane-chan lo avrà già pestato per benino e adesso si starà preoccupando per te. Meglio avvisarla subito che ti ho trovato io” disse prendendo il telefono e digitando il numero della palestra Tendo. Akane le rispose quasi immediatamente.

“Ciao Akane-chan, volevo dirti che ho trovato il tuo P-chan nel mio cortile. Hai idea di come ci sia arrivato?”

“Oh meno male Ukyo! Ero così preoccupata! Quell’idiota di Ranma ha di nuovo attaccato P-chan senza motivo, solo che stavolta la zuffa è stata più violenta del solito e il mio piccolino ha avuto la peggio” rispose lei con un sospiro  “Ranma ne sta ancora pagando le conseguenze” aggiunse con tono glaciale e Ukyo sentì distintamente in sottofondo qualcuno che si lamentava. Soppresse a stento una risatina. Anche se quei due ormai erano realmente fidanzati, certe abitudini erano dure a morire… e  sospettava che le loro baruffe sarebbero durate fino alla tarda età.

“Capisco. Vuoi che te lo riporti subito? Non mi sento benissimo ma…” disse un po’ riluttante. Non le piaceva per niente l’idea di uscire con quel tempo, ma sapeva bene quanto Akane tenesse al suo maialino. L’altra ragazza però, non le fece nemmeno finire la frase.

“Hai la febbre anche tu? Questa influenza sta davvero facendo una strage!”

“Non so, dovrei ancora misurarmi la temperatura…ma penso proprio che mi stia venendo. Se questo virus è riuscito a mettere KO anche te e Ranma era inevitabile che cedessi anche io!” 

“Allora questa notte P-chan ti terrà compagnia... casomai chiederò a Kasumi se domani mattina può passare a prenderlo. Ranma si meriterebbe di strisciare fino a casa tua per rimediare a quello che ha fatto, ma il dottor Tofu ci ha proibito di uscire di casa per almeno una settimana”

“Così tanto?”

”Non me lo dire, sto già impazzendo. In ogni caso, alla tv hanno detto che sarebbe meglio rimanere tappati in casa questa sera, c’è in arrivo una tempesta di neve che sembra possa durare per parecchi giorni”

“Una tempesta di neve? Non è un po’ presto per questo periodo dell’anno?” 

Akane si mise a ridere. “Si vede che a Nerima il tempo è impazzito come i suoi abitanti”

“Puoi dirlo forte” rise lei.

“Ci sentiamo domani allora. Sono proprio contenta che P-chan sia con te e che abbia trovato riparo al caldo in una serata come questa”.

Al caldo? Oh no, l’assistenza per l’impianto! pensò lei. “Ehm grazie, Akane-chan. A presto!” disse, attaccando e componendo velocemente il numero del centro assistenza. Com’era prevedibile, però, non le rispose nessuno: l’orario di chiusura era ormai passato da un pezzo e non era escluso che con quel tempo e quelle previsioni avessero anche staccato un pochino prima.

“Bè tesoro, sembra proprio che tu sia bloccato qui” disse al porcellino che la stava guardando come se avesse seguito tutta la conversazione. “Ma sai che ti dico? Non mi dispiace avere un po’ di compagnia, per una volta” aggiunse lei, abbracciandolo. “Aww, ora capisco perché Akane ti è così affezionata. Sei così carino che viene quasi spontaneo coccolarti”

Specialmente quando non hai nessun altro da coccolare, pensò poi, rattristandosi.

Da quando Ranma e Akane avevano annunciato la loro intenzione di rendere effettivo il fidanzamento, tutto il mondo di Ukyo era crollato in pezzi. Si era arrabbiata, aveva pianto, aveva cercato di negarlo... ma alla fine aveva dovuto ammettere a se stessa di averlo sempre saputo. Conosceva Ranma fin da piccola e proprio in virtù di quella conoscenza avrebbe dovuto capire subito che dietro tutte quelle prese in giro e continui battibecchi con Akane c’era sempre stato un solido sentimento. L’orgoglio e la paura di perderlo, però, l’avevano accecata, spingendola a comportarsi come una pazza invasata e guastafeste, disposta a tutto pur di conquistarlo. Era stato solo quando avevano annunciato la notizia che lei aveva realizzato di quanto non avesse mai tenuto in considerazione i sentimenti di Ranma, e si era resa conto con orrore di che persona stupida ed egoista fosse diventata. 

Era stato molto duro per lei fare marcia indietro e rassegnarsi al fatto che l’uomo di cui era sempre stata innamorata amasse un’altra, e i mesi seguenti l’annuncio erano stati un abisso di disperazione. Ma ne era uscita. Più triste, svuotata e sola di quanto non si fosse mai sentita in vita sua, ma anche più forte e forse più matura. Abbastanza matura da porgere la mano ad Akane e congratularsi con lei, augurandole insieme a Ranma ogni felicità.

L’universo doveva essere stato contento di quel gesto, perché da quel momento lei e Akane erano diventate quasi inseparabili. La vita dà, la vita toglie...ho perso un fidanzato, ma ho trovato un’amica, pensò con un sospiro, raddrizzando la bandana del porcellino che aveva in braccio.

Un sorriso spuntò sulle sue labbra quando vide la sua espressione. “P-chan... se non sapessi che è impossibile, giurerei che sei arrossito!” disse sollevandolo all’altezza degli occhi per osservarlo. L’animaletto si agitò, chiaramente a disagio, e lei lo posò su uno degli alti sgabelli davanti al bancone.

“Hai fame?” gli chiese poi, accendendo la piastra e iniziando a preparare l’impasto per gli okonomiyaki. Lei non ne aveva nemmeno un po’ e non aveva idea se i porcellini gradissero la sua specialità, ma non era un buon motivo per lasciare a digiuno il suo piccolo ospite, e poi cucinare l’avrebbe distratta un pochino da quei pensieri tristi e riscaldata un poco.

“Devo sembrarti proprio stupida, vero tesoro? Parlare ad alta voce come una pazza ad un maialino, fingendo...” iniziò a dire versando l’impasto sulla piastra e scuotendo la testa. “...sperando...” mormorò, fissando pensosamente fuori dalla finestra i primi fiocchi di neve che iniziavano a cadere. “...che sia una persona vera” terminò, sbattendo velocemente gli occhi per impedire che una lacrima traditrice le scivolasse lungo la guancia. Quel movimento però le impedì di notare l’espressione mista di sorpresa, tristezza e comprensione negli occhi del maialino seduto sullo sgabello davanti a lei, un’espressione che nessun animale avrebbe mai potuto possedere.

Davvero patetico…perché diavolo oggi sono così emotiva? Probabilmente sarà perché non mi sento bene o per questo tempo da lupi, pensò Ukyo rigirando l’okonomiyaki ormai perfettamente cotto.

“Ecco qua, il migliore okonomiyaki vegetariano della casa!” disse, posando un piatto fumante sotto il naso di P-chan. “Ho pensato fosse meglio evitare di cucinarti qualche parente” tentò di scherzare.

P-chan le rispose con uno squillante ‘bwee!’ di approvazione e lei lo osservò divorare la cena con un lieve sorriso. Era davvero incredibile come la semplice presenza di quel porcellino riuscisse a risollevarle il morale. 

Un attacco di starnuti e un lungo brivido le ricordò che avrebbe fatto molto meglio a prendersi una pasticca di aspirina e infilarsi a letto, quindi ripulì velocemente la cucina e prese P-chan, dirigendosi verso la sua camera.

Purtroppo al piano di sopra la aspettava un’amara sorpresa: in contrasto con il tepore della cucina lì la temperatura era praticamente polare, il che significava che l’impianto di riscaldamento aveva di nuovo deciso di scendere in sciopero. Con un sospiro Ukyo tornò indietro e aprì la porta di un locale dietro la cucina. Lanciando un’occhiata di fuoco alla malconcia e silenziosa caldaia, premette tutti i pulsanti che c’erano e girò tutte le manopole. Non successe nulla.

“Dannato ferrovecchio! Giuro che se stanotte mi lasci al freddo ti sostituirò domani stesso!” la minacciò, continuando a cercare di accenderla. Alla fine le diede una gran botta di lato e quella ripartì sibilando.

Si passò una mano sulla fronte sudata e fece un gran sospiro, perché quel movimento l’aveva affaticata. Le stava per venire davvero una bella influenza se si sentiva così debole solo per aver colpito un bersaglio immobile! Rabbrividì ancora e sospirò.

“E’ in serate come questa che odio di più vivere da sola, lo sai?” disse a P-chan, che l’aveva seguita ed ora la stava guardando con aria preoccupata. Lo riprese in braccio e tornò in camera, dove tirò fuori il futon dall’armadio e lo stese sul pavimento di tatami, poi ci si sedette sopra ed aspettò che la temperatura della camera tornasse a livelli accettabili per potersi svestire. Si guardò intorno, in cerca di qualcosa da fare, ma era tutto perfettamente in ordine. Certo, la sua camera mancava decisamente di tutte quelle caratteristiche femminili che abbondavano nelle camere delle altre ragazze che conosceva, Akane in primo piano, ma lei l’aveva sempre trovata comunque confortevole e pratica. Gli occhi le andarono quasi di riflesso ad una semplice cornice di legno colorato. In quella cornice aveva trovato posto per anni la foto di lei e Ranma bambini, una foto che per lei aveva sempre simboleggiato la profondità e durata del suo amore. Dopo l’annuncio del fidanzamento, tuttavia, Ukyo aveva lentamente e faticosamente rimosso ogni traccia della sua sfortunata esperienza ed aveva sostituito quella foto con un’altra, scattata sulla spiaggia di Togenkyo, insieme al principe Toma e ai suoi scagnozzi.

E’ una bella foto di gruppo, pensò alzandosi e prendendola in mano, e c’erano veramente tutti... i miei amici. Si, poteva davvero considerare amici quella banda di scalmanati… tutti, compresi quella smorfiosetta cinese, la papera quattrocchi e l’eterno disperso. Avevano avuto un sacco di contrasti ovviamente, specialmente con Shampoo, ma ne avevano anche passate insieme delle belle. Osservando come nella foto lei e la cinesina si fossero avvinghiate a Ranma, però, Ukyo sospirò ancora. 

Soltanto a distanza di mesi aveva potuto finalmente rendersi conto che il suo profondo bisogno di essere amata l’aveva spinta a sviluppare una vera e propria ossessione per Ranma… un amore insano e distorto che l’aveva accecata al punto da non accorgersi neanche che ormai aveva finito per considerarlo quasi come un oggetto. Quella scoperta l’aveva atterrita e l’aveva spinta a rimettere in discussione tutto: certo, un enorme affetto e una profonda ammirazione e attrazione per Ranma erano state sempre presenti, ma se lo avesse amato veramente avrebbe dovuto pensare solo alla sua felicità, non cercare di conquistare con la forza un sentimento così delicato. No, forse quello che aveva sempre creduto di provare non era amore…era solo un’ossessione creata dalla sua immensa solitudine, unita ad una fragile speranza.

Quando un’ondata di depressione seguì quel pensiero, Ukyo si riscosse e si diede una botta in testa. “Dannazione sto iniziando a pensare come Ryoga! Se continuo così finirò per spazzare via il ristorante con la mia personale versione di quel suo Shi-shi-qualcosa”, borbottò rimettendo a posto la foto. 

Quasi di riflesso, i suoi occhi tornarono all’immagine che aveva davanti e si soffermarono sull’espressione corrucciata del ragazzo. Dopo il fatidico annuncio del fidanzamento, non lo aveva più visto. Deve essere stata molto dura anche per lui pensò. Il suo amore per Akane era stato evidente, tenace ed assolutamente senza speranza almeno tanto quanto il suo per Ranma… ma mentre lei aveva in fondo potuto passare molto tempo con la persona che amava, Ryoga non aveva potuto godere quasi mai di quel privilegio. O c’era Ranma ad impedirglielo oppure era stato il suo disastroso senso dell’orientamento a farlo. Scosse la testa, guardando fuori dalla finestra la neve che aveva iniziato a turbinare contro i vetri. 

“Spero che quello stupido abbia trovato un riparo al caldo in una nottataccia come questa” sospirò. 

Dietro di lei, P-chan fece un piccolo starnuto e lei si girò verso il maialino. “Oh poverino… spero di non averti attaccato il raffreddore!” disse avvicinandosi.

Avvertendo che la temperatura della stanza era finalmente risalita, si tolse lo spesso strato di maglioni e la sua consueta casacca da cuoca di okonomiyaki, restando in reggiseno. Quando abbassò gli occhi sul suo piccolo ospite, però, vide che il maialino, incredibilmente rosso, si era voltato dall’altra parte. 

“Caspita, Akane-chan ti ha educato veramente bene! Ma siamo sicuri che non hai la febbre?” disse prendendolo in braccio.

P-chan sembrava decisamente scottare e stranamente continuava a tenere gli occhi chiusi. Ad un certo punto le sembrò anche di vedergli colare una goccia di sudore sulla fronte. Avvertendo un profondo disagio dall’animaletto, Ukyo lo rimise a terra e si girò verso il suo armadio per prendere lo yukata da notte. “Devo proprio farle i complimenti...” mormorò osservando come il maialino continuasse a darle rispettosamente le spalle. 

Starnutì ancora un paio di volte e decise che a quel punto un bel bagno caldo era proprio quello che ci voleva. Quando infatti emerse dal vapore del bagno, circa mezzora dopo, si sentiva molto meglio e si mise subito sotto le coperte del futon per conservare il più possibile il calore accumulato con la prolungata immersione nell’acqua calda.

Osservò P-chan, che la guardava interrogativamente da un angolo della stanza.

“Che ci fai lì tesoro? Non posso farti dormire insieme a me come fa Akane perchè ho l’impressione che a lei darebbe un po’ fastidio, ma la trapunta sopra è tutta tua” disse mettendosi a sedere e dando un colpetto ad un punto vicino alle sue gambe. “Coraggio, non ti mangio mica!” aggiunse incoraggiante, quando il maialino si mosse ed in modo esitante si accucciò nel punto che gli aveva indicato.

“Aww bravo piccino” trillò Ukyo, scoppiando a ridere subito dopo al suono ridicolo della sua stessa voce. “Tu... razza di...” lo minacciò scherzosamente, agitando un pugno davanti ai suoi occhi. “Guarda come mi hai ridotto con solo qualche ora di convivenza!! Adesso per colpa della tua irresistibile coccolosità finirò a sfamare intere colonie di gatti come le vecchiette chiocciando ‘come siete carini!’ tutto il tempo” bofonchiò accarezzandolo sulla testa e dietro le orecchie.

“Oh bè... immagino che non sia colpa tua se sei così carino... bè, buonanotte P-chan” disse sbadigliando e spegnendo la luce. “Mi mancherà non augurarti più la buonanotte domani...” mormorò, prima di addormentarsi.

Sullo sfondo della camera illuminata dalla tenue luce dei lampioni, una scatola di aspirina giaceva intatta sul tavolino.





 

  
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