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Autore: OmegaHolmes    02/11/2023    4 recensioni
Londra, 1953.
"Giunto alla macchina, annusò l’aria, sorpreso del profumo che arrivò alle sue narici.
C’era un solo uomo in tutta Londra che usava quella colonia, o meglio c’era un solo angelo che usava il profumo in quella città."
Crowley salva Aziraphale per l'ennesima volta.
Genere: Noir, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1953

 

L’asfalto lucido rifletteva le luci notturne del West End, rendendolo quasi un paesaggio poetico, tra la folla, le pellicce, i vestiti eleganti, la voglia di dimenticare la guerra alle spalle.

Lui camminava tra la folla, con una mano in tasca e nell’altra le chiavi della sua Bentley lucente, le luci rosse che si riflettevano sulle sue lenti scure, il profumo del peccato nell’aria ed il desiderio profondo di produrne altri.

Ma era difficile di quei tempi, gli uomini erano sempre più scaltri di lui. Era appena uscito da un cinema, in quel periodo si era appassionato Noir, trovando qualcosa di incredibilmente accattivante nello stile narrativo di quel genere. Il detective tormentato, la femme fatale, un mistero intrigato, la musica di suspance.

Forse ne avrebbe tratto ispirazione per qualche futuro lavoretto demoniaco, era tutto parecchio nel suo stile.

Giunto alla macchina, annusò l’aria, sorpreso del profumo che arrivò alle sue narici.

C’era un solo uomo in tutta Londra che usava quella colonia, o meglio c’era un solo angelo che usava il profumo in quella città.

Gli occhi si voltarono verso la direzione di un locale lì vicino e decise, nonostante una parte di sé ne fosse irritata, di seguire quel profumo fino a solcare la porta d’un bar a luci rosse.

Musica jazz suonava di sottofondo tra l’aria colma di fumo pesante, le luci ovattate, uomini e donne di ogni tipo sedevano a tavoli tondi dalle tovaglie bianche, mentre su un palco un paio di ballerine dagli abiti succinti intrattenevano il pubblico.

Il profumo si fece sempre più intenso, arrivando fino ad una stanza con una spessa tenda rossa sulla porta.

 

“Andiamo signor Fell…” udì una voce femminile provenire dalla stanza: “… dopo tutto quello che ha fatto per me, non c’è davvero un modo in cui possa ripagarla?”

“Mia cara signorina” la voce dell’angelo fece rizzare le orecchie del demone: “...l’unico modo per ripagarmi sarebbe lasciare questo posto e tornare a casa. E’ per questo che la sua famiglia mi ha ingaggiato ed è questo il mio compito.”

Poteva udire nonostante la musica il tessuto dell’abito di lei strusciare contro qualcosa: “...e se invece io facessi qualcosa per lei di molto molto piacevole e lei dicesse ai miei genitori che sono morta?”

“Bontà divina! Come può chiedermi una cosa simile!” sbottò l’angelo che dal rumore dei passi sembrava essersi alzato: “Non so per che tipo di uomo mi ha preso, ma io non faccio determinate cose.”

“Lei è un uomo così attraente, signor Fell… è un vero peccato-”

“Esatto! Un vero peccato se lei continui a mettermi le mani addosso! Sono un detective privato e lei non può tentarmi--- in questo modo!”

Nell’udire il tono disperato di Aziraphale pronunciare detective privato Crowley trattenne a stento una risata, decidendo di entrare in azione.

 

Con un gesto seccò aprì la tenda, iniziando a parlare con un ampio accento americano: “Detective Fell! Non riesco a credere ai miei occhi, allora è proprio lei in carne ed ossa, il più grande detective di Londra nei nostri tempi!”

Entrambi i membri della stanza lo fissarono confusi per alcuni istanti, nonostante gli occhi dell’angelo brillarono nel constatare chi fosse quel nuovo personaggio.

Gonfiò il petto: “Lei mi lusinga signor…?”

“Crowley, Anthony J. Crowley.”

La donna sgranò gli occhi: “Il capo della mafia nel West End?”

Crowley si sciolse in un sorriso lusingato: “In persona…” e così dicendo si sporse in avanti a prendere la mano della ragazza e posare un bacio sul suo dorso.

“Un detective e un gangastar! Questo sembra un romanzo!” civettuò la ragazza, mentre il biondo tirò gli occhi al cielo.

“Esatto signorina…” iniziò Crowley che schioccò le dita: “E ora, prima che tutto si faccia pericoloso, prenda le sue cose e faccia come detto prima dal mio amico.”

La ragazza sembrò incantarsi: annuì e scomparì oltre la porta, lasciando i due uomini soli.

L’angelo parve risentito del fatto che solo grazie al demone la ragazza avesse seguito i suoi consigli.

Il fulvo iniziò a camminare lentamente intorno al tavolo del privè, annusando un bicchiere di Scotch: “Detective privato eh?”

“Esattamente.” rispose stizzito l’angelo: “E tu… gangstar? Sul serio?”

“Se qui c’è qualcuno di ridicolo sei tu angelo… con quel cappello e quel impermeabile. Stancato della tua libreria?”

“Oh no, tutt’altro! Solo, beh mi sono appassionato ai gialli e ai noir. Così ho pensato…”

Crowley sospirò: “Perchè devi sempre improvvisare mestieri? Angelo, c’è gente pericolosa là fuori e non credo che nemmeno in questo caso tu avessi le cose sotto controllo.”

“Ti sbagli.” deglutì il biondo, sistemandosi la giacca: “Era tutto sotto controllo.”

“Allora avresti saputo respingerla appena avrebbe iniziato a spogliarsi?” sogghignò il demone.

Aziraphale arrossì boccheggiando indignato: “T-ti sbagli--- i-io---”

“Andiamo, angelo. Ti accompagno a casa.” e così dicendo fece cenno con il capo d’uscire dal locale.

 

Una decina di minuti dopo erano in auto, in silenzio, avvolti dal buio interrotto di tanto in tanto dai lampioni sulla strada che si riversavano su di loro.

“Grazie, Crowley.” mormorò d’un tratto l’angelo, irritando il fulvo che borbottò qualcosa di incomprensibile.

“E’ da un po’ che non ci vediamo…” continuò: “Vuoi fermarti a bere qualcosa?”

“Solo se mi prometti che smetti di fare il detective dilettante.”

Aziraphale sorrise lievemente: “E va bene.”

 

***

 

Crowley era affondato in quel divano logoro, la giacca doppio petto aperta, mettendo in vista la camicia grigia e la cravatta rossa. Gli occhiali sul naso, il bicchiere di vino nell’altra, fissava impassibile l’angelo di fronte a sé, intento a bere vino dalla sua poltrona.

“Credo che sarei davvero molto portato per le investigazioni, devi credermi. Ho risolto molti casi negli ultimi mesi.”

“Quanti miracoli hai usato per farlo?”

Aziraphale tirò gli occhi al cielo: “Non è questo il punto.”

“Allora qual è? Vuoi beccarti una pallottola? Insomma, non posso esserci sempre io a coprirti le spalle…”

“Oh Crowley… hai detto davvero una cosa dolc-”

 

Il demone scattò in avanti, come un animale feroce, balzando su quella poltrona, tappandogli la bocca con una mano: “Sta zitto! Quante volte te lo devo dire?! Là sotto lo sentono se lo dici!”

Aziraphale sembrava sorpreso, ma non spaventato.

I suoi occhi brillarono nell’osservare il volto del demone, schiudendo le labbra sotto al contatto del palmo contro il viso.

Il fulvo percepì un brivido percorrerlo, capendo che era meglio battere ritirata, tirandosi indietro per tornare al tuo posto.

Aziraphale sorrise: “Ti preoccupi sempre per me, lo fai ogni volta… come mi hai trovato oggi?”

“Il tuo odore… quella colonia orribile che porti la sento a chilometri di distanza.”

Gli occhi del biondo ebbero un guizzo: “E’ così che mi trovi ogni volta allora?”

Il demone emise un suono di gola, non rispondendo.

“Crowley?”

“Dipende…dopo tutto è il mio compito tenerti sotto controllo. Ho i miei metodi…”

“E che metodi usi?”

“Senti, non sono affari tuoi.”

“Io invece credo proprio che lo siano. Da angelo devo sapere come combattere il nemico.”

Crowley sbuffò: “E’ meglio che vada. Ci si vede in giro…” e alzandosi si diresse verso la porta.

Aziraphale si alzò a sua volta, nervosamente: “N-non c’è modo che io riesca a convincerti a restare?”

“Temo di no, angelo. Buonanott-”

“A-aspetta.” deglutì l’angelo, camminando velocemente verso di lui: “N-non vuoi sapere le novità dal Paradiso?”

Crowley alzò le sopracciglia sorpreso: “Me le diresti?”

“N-non tutte, solo uno scambio alla pari, sai per-”

“Aziraphale. Cosa vuoi stasera? Perchè sei così insistente?”

Il biondo abbassò lo sguardo tristemente: “Non voglio restare solo… non ti vedo dal 1941, i-insomma…”

“Ho avuto da fare.”

“B-beh certo, anche io, m-ma…” le mani iniziarono a torturarsi fra di loro, di riflesso.

Crowley abbassò lo sguardo, notando che alcune nocche erano arrossate dal freddo.

Sospirò, prendendole tra le proprie, portandole al proprio viso e vi posò le labbra sopra, facendo scomparire le ferite: “Stupido angelo… quando imparerai a prenderti cura del tuo corpo?”

Aziraphale si sciolse a quel gesto, guardandolo pieno di riconoscenza: “Oh Crowley… non andare, resta con me stanotte. Ti devo ancora ringraziare per avermi salvato dai nazisti.”

“Non credo tu mi debba nulla…”

Aziraphale gli sfilò il cappello e prese la cravatta rossa tra le dita: “Io credo proprio di sì invece…mio salvatore…”

Le sopracciglia del demone si alzarono da sotto gli occhiali, sorpreso di quello che stava accadendo: “A-angelo…”

“Solo un bacio, per favore…”

“S-sei sicuro?”

Aziraphale annuì: “Sicuro.”

Crowley deglutì: “Non posso, mi dispiace.”

Il biondo abbassò lo sguardo tristemente: “S-sì, certo h-hai ragione, che stupido… leggo troppi libri…” ridacchiò con amarezza, poi sorrise: “Beh, buonanotte allora.”

Eppure Crowley non si mosse, restò immobile con la mano sulla maniglia a scrutarlo da sotto gli occhiali per un minuto circa.

Lasciò i suoi occhi vagare sulla sagoma morbida, sul rossore delle sue guance, ricordando il senso di gelosia che aveva provato all’idea che quella ragazza lo avesse toccato.

“….maledizione” ringhiò, lasciando la maniglia per andare a lanciarsi sul viso dell’altro che cinse con una mano, portandolo alle sue labbra con dolcezza, facendo sobbalzare l’angelo dalla sorpresa.

Il demone continuò a camminare tenendolo tra le braccia, facendolo indietreggiare fino a raggiungere una libreria alle sue spalle.

Aziraphale sembrava un bigne alla crema, così soffice e caldo da cingere da non riuscire a smettere.

L’angelo lo toccava con delicatezza, timidezza, quasi come se non sapesse cosa fare.

Crowley lo baciò a lungo, affondando la lingua in quella bocca divina, spingendo il suo corpo contro quello dell’altro in cerca di più contatto.

D’un tratto l’angelo gemette, rendendo il corpo longilineo del fulvo in un fascio di nervi.

Baciarlo era come tuffarsi in un tazza di cioccolata calda, the, cannella e retrogusto di biscotti. Era così dolce da renderlo quasi nauseato, eppure non riusciva a smettere di continuare a baciarlo con una foga tale da aver paura di sé stesso.

Si divise di scattò, ansimante, andando ad osservare gli occhi dell’angelo travolti dall’emozione, lucidi, febbrili insieme al rossore delle sue guance soffici.

Il demone fece un passio indietro, a lunghi passi tornò alla porta ed uscì dalla libreria, lasciando l’angelo in preda ai fremiti di un cuore infatuato.

Salito sulla Bentley si leccò le labbra, chiudendo gli occhi, desiderando che quel sapore restasse lì per sempre.

Proprio come in un film Noir, la sua macchina scomparì nella note, tra la nebbia notturna e misteriosa verso una meta sconosciuta.

Nota dell'autrice: Mi è uscita di getto e dovevo scriverla. Sono una pazza a pubblicare due storie in poche ore, lo so. Spero vi sia piaciuta <3

  
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