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Autore: Miryel    02/11/2023    3 recensioni
«Qual è il mio posto?»
«Qui, dove altro dovrebbe essere?»
Abbassi lo sguardo, e fai finta di crederci – di convincerti che è la verità, che è così anche per te, pure se dentro senti il calore ardente di una risposta diversa, che però sembra sbiadita da tempo e vorresti che sparisse per sempre, lasciando spazio a quella nuova realtà dalla quale sai di non poter sfuggire. Perché tu ci vuoi credere che il tuo posto è lì, all’Ala Nera. Non hanno fatto altro che ripeterlo da quando ti hanno portato al centro ricerca, ma è difficile credere che quel posto si possa chiamare casa.
[Young!Dirk & Riggins - 932 word - Dirk POV - introspettivo/angst]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dirk Gently, Scott Riggins
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[932 word - Dirk POV - introspettivo/angst] 

"And the walls kept tumbling down in the city that we love."

Pompeii - Bastille


 

Does it almost feel like nothing changed at all? ​
 


 

«Qual è il mio posto?»  

«Qui, dove altro dovrebbe essere?» 

Abbassi lo sguardo, e fai finta di crederci – di convincerti che è la verità, che è così anche per te, pure se dentro senti il calore ardente di una risposta diversa, che però sembra sbiadita da tempo e vorresti che sparisse per sempre, lasciando spazio a quella nuova realtà dalla quale sai di non poter sfuggire. Perché tu ci vuoi credere che il tuo posto è lì, all’Ala Nera. Non hanno fatto altro che ripeterlo da quando ti hanno portato al centro ricerca, ma è difficile credere che quel posto si possa chiamare casa. 

Forse, però, sei tu quello che sbaglia. Dopotutto tu che cosa ne vuoi sapere di cosa sia una casa? Non ce l’hai mai avuta davvero, no? Ora invece hai  Riggins che ti tratta come un figlio, si preoccupa per te, non perde mai l’occasione per passare a salutarti dopo i test che sei costretto a fare, anche se sei troppo provato e stanco psicologicamente per dargli quello che vuole: una coscienza pulita e lasciare che si senta meno in colpa nei tuoi confronti per quello che ti ha tolto.

E la domanda, ogni volta, è la stessa: Qual è il mio posto? 

La risposta è sempre la stessa, e non lascia a una sola, stupida replica. 

Ti si stringe un nodo in gola, così stretto che non fa passare nemmeno una parola; e tu non vuoi parlare, perché ora come ora non faresti altro che scoppiare a piangere. Perché sei stufo di quella sciocca routine che non hai mai approvato ma che loro ti hanno creato intorno, facendoti promesse che non manterranno mai. 

«Uscirai di qui, prima o poi. Dobbiamo solo capire come funzioni. Lo sai», ti dice Riggins, e ti posa una mano sulla spalla, in quel modo goffo che cerca di arginare i modi militari che si porta dietro da sempre e che difficilmente abbandona – fatta eccezione se non quando è con te. 

Forse nemmeno Riggins sa qual è il suo posto e ti piace pensare, certe volte, che averti trovato significhi per lui appartenere a qualcosa di concreto. Forse in parte è così anche per te, vederlo ti dona sollievo, ti aiuta a ritrovare un appiglio pure se gli dai anche tante colpe, ma non è la stessa cosa dal tuo punto di vista. Hai quindici anni e una vita davanti, eppure sei chiuso lì da così tanti giorni che hai smesso pure di contarli. Non vedi il sole da troppo, solo il bianco spento di quel centro ricerca e le luci al neon fredde e inospitali. 

In qualche modo ti ricordano Londra. L’ultimo posto che forse potevi chiamare casa, in qualche modo. Eppure anche quella città alla fine ti ha abbandonato e tradito. Non ha fatto niente per tenerti stretta a lei, e non lasciarti prendere da loro. È rimasta lì, immobile, a guardarti andare via e tu l’hai guarda a tua volta – e sentita sgretolarsi sotto le tue scarpe, chiuso in quell’auto nera con Riggins che taceva e ti portava solo via dal ventre caldo di un posto che alla fine, in qualche modo, hai amato. 

Londra è caduta giù, non sai nemmeno se esiste ancora. Non hai il coraggio di chiedere a Riggins se sia ancora sulla cartina geografica del mondo. Non hai il coraggio di chiedergli se è davvero crollata giù come è successo spesso nei tuoi incubi o se è ancora ferma lì, magari ad aspettarti, chi lo sa… 

Non hai il coraggio di chiedergli se ci tornerai mai, a Londra, anche se non sapresti nemmeno dove andare.

Eppure te lo senti che, prima o poi, la rivedrai e, dopotutto, le tue intuizioni non spuntano mai a caso. Arrivano sempre per un motivo ma, ultimamente, pensi che lo facciano soprattutto per spezzarti il cuore. 

Hai voglia di fuggire ma non sai dove andare. Non lo hai mai saputo e forse non lo saprai mai. Il tuo destino è relegato in quattro mura povere, inospitali e fredde, dove ricaricare le pile prima di ricominciare giornate intere di test, su test, su test per capire chi sei e perché sei così. 

Come se non fosse già abbastanza doloroso sentire tutto il peso dell’universo sulle spalle e non poter fare niente per alleggerirlo. 

Sei una foglia nel flusso della creazione, ma il vento ha smesso di soffiare da secoli e tu non ti sei più mosso di un millimetro da quando sei lì. 

Guardi il tuo riflesso nello specchio del piccolo bagno della tua stanza e l’unica cosa che vedi è un baratro infinito e oscuro che si fa largo nelle tue pupille. A volte pensi di non riuscire a sostenere nemmeno il tuo stesso sguardo; questo è uno di quei momenti.

Abbassi la testa, non vuoi guardare più.

«Qual è il tuo posto, Dirk?», ti chiedi, e sai che la risposta c’è, esiste, ma hai troppo paura di portarla a galla perché significherebbe perdere quel poco di speranza che ti è rimasta.

Guardi la porta della tua stanza – lo fai sempre, lo fai spesso, in attesa che qualcuno venga lì a dirti che sei libero di andare via. 

Ma dove andresti mai? Sei solo, tutto solo, in un mondo che non cerca nemmeno di tenerti ancorato alla sua superficie. 

Torni a guardare il tuo riflesso, e non ti riconosci nemmeno più. 

«Nessuno», ti rispondi, «Nessun posto.» 

Pensavi avrebbe fatto più male, onestamente, ammetterlo. Eppure ti senti libero, più leggero, forse addirittura meno in trappola.

Forse, in realtà, va tutto bene perché non senti più niente. 

Niente di niente. 
 



Fine


 

 
 
Note autore: 




















 Ciao.
 Io in verità mi fermerei qui ma non mi sembra il caso.   Manco da qui almeno da 2 anni, se non di più e   nulla... 
torno con un fandom completamente nuovo, RANDOM, perché dopotutto Dirk Gently (e Samuel Barnett nello specifico) mi ha salvato la vita in un momento proprio brutto,  ed è giusto tornare qui mano nella mano con lui ♥

 
•••

Fandom morto? Assolutamente. Mi aspetto un riscontro? No, nel modo più assoluto, ma avevo voglia di lasciare di nuovo la mia impronta qua sopra con qualcosa che grondasse angst e dolore. Penso di esserci riuscita.
Non so se posterò di nuovo, se questa sarà una raccolta di One Shot sul fandom (quasi tutte Dirkcentriche perché sì, vostro onore, lui ormai è il mio animale guida), ma solo il tempo lo saprà!
Grazie a chi leggerà e chi voterà o a chi ha aperto anche solo incuriosito. 
Miry




















 


 




 
   
 
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