Cap. 2: Unleash your inner force
Climb
way higher, free your fire
Never looking down below
Aim for the top, keep in motion
Get ready sometimes to fall
Light the embers, make it happen
Dare to fight against the odds
Be the one to shape your future
Just unleash you inner force
Unleash your inner force!
Animus!
(“Animus” – Moonlight Haze)
“Le stanze per gli ospiti
sono da questa parte” disse Ahsoka Tano al Mandaloriano, facendogli cenno di
seguirla. Lui, però, sembrava voler attendere ancora prima di ritirarsi in
camera.
“Vorrei prima fare un giro
qui attorno, vedere tutta la residenza, insomma, per rendermi meglio conto del
luogo in cui il piccolo vivrà d’ora in poi” rispose lui.
“Beh, fai come preferisci,
comunque prima dovresti venire a vedere qual è la tua stanza” insisté la Jedi.
“Ahsoka, non preoccuparti,
ci penso io” si offrì molto
altruisticamente Cassian. “Gli farò visitare la casa e poi lo accompagnerò
nella sua stanza.”
“Oh, fate pure come volete,
per me non cambia niente” replicò Ahsoka, fissando in un modo particolarmente
insistente l’amico. “Del resto anche tu vivi qui, per cui sei il più adatto a
mostrare la residenza a Mando. Buonanotte, allora.”
E, scambiando uno sguardo
molto significativo con Jyn, si avviò con lei verso le camere.
Il Mandaloriano restò da
solo con Cassian che, a quel punto, si sentiva strano e continuava a non capire
perché…
“Bene, allora… da dove vuoi
iniziare?” domandò.
“Dimmelo tu, sei tu che vivi
qui” rispose il Mandaloriano.
“Dunque, forse è meglio
iniziare da fuori, ti mostro i giardini e il grande cortile dietro la
residenza, penso che sarà là che Luke addestrerà il piccolo Grogu. Come potrai
vedere è un luogo sicuro e protetto, ci sono soldati a guardia dei portoni di
ingresso e telecamere di sorveglianza dappertutto. In fondo è la residenza di
una Senatrice della Nuova Repubblica” Cassian parlava a raffica e si era mosso
verso l’uscita del salone, mentre il Mandaloriano lo seguiva in silenzio e
guardandosi attentamente intorno.
Ben presto i due giunsero
nella parte esterna, con i giardini e i grandi cortili. Cassian lasciò che
l’ospite esaminasse tutto con cura e poi si fece coraggio e disse quello che
voleva dire fin dal principio.
“Per quello che può valere,
io non sono d’accordo con quello che ti ha detto Ahsoka su Grogu” buttò là.
“Insomma, va bene che lei è una Jedi e io di queste faccende e della Forza non
ne so niente, però so una cosa: affezionarsi a una persona, avere un punto di
riferimento nella vita, non può essere in nessun caso una cosa negativa, anzi.”
Quelle parole sembrarono
colpire molto il Mandaloriano che, per la prima volta da quando era arrivato,
si voltò a guardare con interesse Cassian (mandandolo ancora più in crisi, ma
ovviamente non poteva saperlo e Cassian stesso non capiva perché si sentisse
così!).
“Tu vedi come una cosa
positiva il fatto che il piccolo mi sia così attaccato?” domandò.
“Certo! Si vede che ti
considera come se fossi suo padre e… beh, si vede anche che per te lui è come
un figlio e secondo me questa è una cosa bella, non può essere sbagliato, non
esiste, non importa cosa dice Ahsoka” insisté Cassian. “Ovviamente tu non sarai
sempre qui, riprenderai a fare le tue missioni senza di lui ma, prima di
partire, andrai a salutare Grogu e gli spiegherai che devi partire per i tuoi
incarichi ma che, ogni volta che potrai, tornerai a trovarlo e che gli vorrai sempre
bene. Lui dovrà restare qui perché è al sicuro e perché deve iniziare il suo
addestramento come Jedi, ma siete comunque come padre e figlio e non lo
abbandonerai mai.”
“In realtà è proprio questo
che Ahsoka mi aveva detto di evitare, secondo lei non dovrei neanche salutarlo
e non farmi più vedere da lui” replicò pensieroso il Mandaloriano. “Pensa che
l’attaccamento sia sbagliato per un Jedi e che sia stato questo a distruggere
il suo Maestro, Anakin Skywalker.”
“Ah, questa storia di Anakin
e delle regole Jedi!” esclamò esasperato Andor. “Capisco che per Ahsoka sia
stato un trauma, visto che lui era il suo Maestro, ma se tu ti comporterai con
Grogu come ti ha detto lei otterrai solo il risultato di farlo sentire sperduto
e abbandonato. È questo che vuoi?”
“Assolutamente no, io voglio
solo il meglio per lui!”
“E allora non abbandonarlo,
salutalo prima di partire e spiegagli che lo lasci qui temporaneamente e per il
suo bene, altrimenti Grogu non capirà perché lo hai lasciato solo e ne
soffrirà” chiarì Cassian.
“So cosa significhi sentirsi
solo e abbandonato” mormorò il Mandaloriano, sul volto un’espressione triste. “I
miei genitori furono uccisi da dei droidi da battaglia Separatisti durante la
Guerra dei Cloni e io fui salvato e cresciuto dai Mandaloriani. Ovviamente,
specie nei primi tempi, ho provato dolore, nostalgia, paura e tuttora non
sopporto la vista dei droidi… certo che voglio evitare al piccolo tutte queste
sofferenze e negatività.”
Se Cassian si stava già
innamorando (senza averlo capito…) del Mandaloriano, sentire le sue parole lo
portò a perdersi ancora di più per lui. Ebbe la singolare e assurda tentazione
di abbracciarlo, si diede dello stupido da solo e riprese a parlare.
“Per evitare a Grogu queste
sofferenze devi semplicemente fregartene di quello che ha detto Ahsoka e
salutarlo come è giusto che sia e poi, ovviamente, tornare a trovarlo ogni
volta che potrai, così non penserà mai che lo hai abbandonato” dichiarò,
cercando di ritrovare un briciolo di controllo e dignità.
“Io la penso come te, ma noi
due non siamo Jedi e forse, almeno su questo argomento, Ahsoka ne sa più di
noi” obiettò il Mandaloriano. “Non vorrei mai che, un giorno, Grogu potesse
passare al Lato Oscuro perché era troppo attaccato a me, come Ahsoka racconta sia
accaduto al suo Maestro.”
“Senti, io voglio molto bene
a Ahsoka e, del resto, lei ha salvato la vita a me e a Jyn, quindi… però in
questo caso non posso darle ragione. Le regole dei Jedi sono assurde, non si
può imporre a un essere umano di non amare nessuno, di non avere una famiglia,
è crudele e inumano e, anzi, secondo me sono proprio queste regole a creare
delle aberrazioni!” reagì Cassian. “Strappare un bambino ai suoi affetti e ai
suoi punti di riferimento è un abominio, impedirgli di volere bene a qualcuno è
anche peggio, per forza Anakin ha perso la lucidità. Si era innamorato e non
poteva stare con la donna che amava, quindi era preoccupato per lei ed è per
questo che si è lasciato corrompere dal Lato Oscuro. Se avesse potuto vivere
con Padme alla luce del sole come desiderava, senza quelle regole del cavolo,
sarebbe stato felice e non avrebbe avuto bisogno di passare dalla parte del
male. Io non ci capisco niente in questa storia della Forza, ma guarda caso
Luke Skywalker, che è uno dei Jedi più potenti della storia, ha una sorella, un
cognato e un nipote e non per questo è passato al Lato Oscuro!”
Il Mandaloriano fissò con
profondo interesse Cassian (facendolo quasi andare in fibrillazione…) prima di
replicare.
“Sembra quasi che anche tu
abbia avuto un’esperienza simile e che, in un certo senso, ti immedesimi in ciò
che il piccolo potrebbe provare” disse.
“Non proprio simile, ma
insomma, quasi” mormorò Andor, a disagio sia per il fatto di dover ricordare
quell’episodio sia perché si imbarazzava sentendo lo sguardo dell’uomo su di sé
e percependo il suo interesse per la sua storia. “Un’astronave in fiamme
precipitò sul mio pianeta, Kenari, e io e alcuni compagni andammo a vedere il
relitto. Era un’astronave dell’Esercito Separatista e solo uno dei suoi
occupanti era vivo, ma il mio gruppo lo uccise per difendersi e poi scapparono
tutti meno io, che volevo esplorare l’astronave. Mentre ero dentro arrivarono
due persone, Clem e Maarva Andor, mi videro e mi portarono con loro per
salvarmi perché… beh, perché sapevano che tutto il mio pianeta sarebbe stato
bombardato per via dell’incidente all’astronave. Loro mi hanno adottato e
cresciuto, però io sapevo che non erano la mia vera famiglia e poi a Kenari
avevo lasciato la mia sorellina e quindi… Mi sono comportato male, sono stato
spesso ribelle, oppositivo, mia madre ha dovuto avere molta pazienza con me e
forse… forse mi sono reso conto di quanto le volessi bene solo quando l’ho
perduta… Non sono stato per niente un bravo figlio.”
Cassian pareva rivivere quei
momenti e aver dimenticato che, alla fine, era del futuro di Grogu che si stava
parlando. Ma il Mandaloriano non lo interruppe, lo ascoltò in silenzio e con
partecipazione, sentendo che dietro la facciata strafottente e disincantata del
giovane che aveva davanti c’era molto di più e che le loro storie erano davvero
simili.
“Non rimproverarti, sono
certo che tua madre ha sempre saputo che la amavi, queste cose si sentono anche
senza bisogno di dirle e per un ragazzino è normale essere ribelle e comportarsi
male” gli disse poi, posandogli una mano gentile sulla spalla. “E in seguito
hai onorato nel modo migliore la sua memoria, rischiando la vita per inviare i
piani della Morte Nera a Leia Organa e combattendo tuttora al suo fianco contro
i fedelissimi che vogliono ricostituire l’Impero. In realtà le nostre storie
sono molto simili, visto che entrambi abbiamo perso la famiglia per colpa dei
Separatisti dell’Impero, e adesso capisco anche meglio perché ti sia preso così
a cuore il destino di Grogu.”
Andor era ritornato
bruscamente alla realtà sentendo la mano del Mandaloriano sulla spalla e le sue
parole pacate e incoraggianti, sentiva il cuore battergli a mille e il sangue
andare a fuoco nelle vene. Gli ci volle un po’ per riprendere un minimo di
lucidità e sperò che l’uomo interpretasse la sua esitazione come il turbamento
per ciò che era stato costretto a ricordare!
“Beh, in un certo senso è
così” ammise. “Ti ho già detto che trovo assurde e crudeli le regole Jedi e non
voglio che per colpa di queste sciocchezze quel povero piccolo debba stare
male, penso che ne abbia già passate abbastanza.”
Il Mandaloriano pareva
sempre controllato e distaccato, ma quando qualcuno mostrava di provare affetto
e interesse per il suo piccolo Grogu cambiava atteggiamento e lo prendeva
subito in simpatia. Per questo aveva accettato di lasciare il bambino con Luke,
Leia e la sua famiglia, che erano stati affettuosi e accoglienti con lui, e
adesso vedeva Cassian che si preoccupava per i sentimenti del piccolo e gli
consigliava di non dar retta a Ahsoka e di far sentire a Grogu che non lo
avrebbe mai abbandonato e che sarebbe tornato a trovarlo spesso.
“Credo che seguirò il tuo
consiglio e che Ahsoka dovrà farsene una ragione. In fondo che può fare,
colpirmi con la sua spada laser? Ho il diritto di salutare Grogu e lui ha il
diritto di sapere che non lo sto lasciando solo” commentò quindi. “Ahsoka mi
aveva detto di partire domattina all’alba senza vedere il piccolo, ma non farò
così, partirò solo dopo averlo salutato. E… a proposito, il tuo nome è Cassian,
vero? Ho sentito Ahsoka che ti chiamava così.”
“Eh… sì, mi chiamo Cassian,
Cassian Andor. Buffo che siamo stati qui a parlare per tutta la sera e non ci
siamo neanche presentati” rispose il giovane, ancora molto turbato.
“Normalmente non mi
presento” chiarì il Mandaloriano, “ma è da un po’ che mi sembra che non ci sia
più niente di normale, o forse non era normale il modo in cui mi comportavo
prima. Piacere di conoscerti, Cassian, io mi chiamo Din Djarin.”
E, con grandissima sorpresa
e sconcerto di Cassian, l’uomo gli tese la mano. Cassian gliela strinse,
rimpiangendo di non avere anche lui un casco da Mandaloriano in quel momento,
perché aveva la strana impressione di essere arrossito, si sentiva scottare le
guance come se avesse la febbre!
“Anch’io sono molto felice
di conoscerti, Din” mormorò.
E poi ci fu un lungo istante
di silenzio perché, sebbene Cassian non potesse saperlo, era stato il primo a
chiamare per nome il Mandaloriano dopo tanti anni… e lui stesso si sentiva a disagio
perché pensava di essere stato fin troppo precipitoso!
Molto felice di conoscerti, ma che
accidenti dico? Avrei dovuto usare una frase di cortesia, cosa penserà di me
adesso? Che figura da scemo… e poi… che mi sta succedendo? Perché mi comporto
così?, pensò Cassian in quel
momento di silenzio che a lui parve durare anni luce.
“Non so da quanto tempo
nessuno mi chiama più per nome” disse Din Djarin, quasi sovrappensiero.
“Oh, cavolo, che stupido, ti
dispiace? Insomma, ci siamo appena presentati, non so, magari ti ho mancato di
rispetto? Io non le conosco le vostre regole, come quella cosa del casco che,
tra parentesi, mi sembra un po’ assurda, ma comunque poi non lo hai neanche
rimesso, ecco” Andor era completamente andato fuori di testa.
“No, non mi dispiace affatto,
era solo una riflessione” replicò il Mandaloriano, divertito. “In quanto al
casco, anche quella è una regola che solo alcuni tra i Mandaloriani seguono, ma
non è certo la regola più importante. Domani lo indosserò di nuovo ma per ora è
inutile, è notte e ci sei solo tu, che mi hai già visto bene in faccia.”
E Cassian ringraziò che
fosse notte e che Din non potesse vedere che era arrossito ancora una volta…
“Bene” disse poi, “direi che
adesso potremmo anche andare a dormire. Vieni, ti faccio vedere le stanze degli
ospiti, tanto anch’io ho la mia camera da quelle parti.”
Non era un invito, certo che no, perché
mai dovrei volere che Din Djarin entri in camera mia? Ma sul serio, gente? pensò tra sé, tuttavia il Mandaloriano
non doveva aver colto niente di anche sottilmente equivoco perché si limitò a
seguire Andor.
E, tanto per sentirsi meno
turbato, cercò un argomento di conversazione più neutro.
“Hai detto che domattina
partirai, ma io ho saputo da Luke che la tua astronave è stata distrutta da
quelli che avevano rapito Grogu e che, quindi, è stato lui ad accompagnarvi qui
con la sua. Quindi con cosa partirai domattina? Non hai più il tuo velivolo.”
“La Senatrice Organa mi ha
messo a disposizione uno Starfighter N1 della Guardia Reale di Naboo” rispose
il Mandaloriano. “È stata molto gentile, anche se io ero abituato ad un tipo di
astronave del tutto diverso. Comunque staremo a vedere. Ti ringrazio, Cassian,
per avermi mostrato i giardini e i cortili della residenza e per aver parlato
con franchezza della situazione con il piccolo. È stato davvero un piacere
parlare con te. Buonanotte.”
E l’uomo entrò nella sua
stanza, mentre Cassian cercava di trattenere il cuore prima che gli volasse via
o gli esplodesse…
“Buonanotte, Din” rispose,
ancora una volta usando quel nome che nessuno pronunciava più da anni e che lo
faceva arrossire proprio per questo!
È stata davvero una serata speciale
anche per me, pensò Andor mentre si recava
anche lui nella sua stanza. Non so
perché, ma temo proprio che il piccolo Grogu non sarà l’unico a sentire
terribilmente la mancanza di Din Djarin…
Fine capitolo secondo