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Autore: Buckette    13/11/2023    0 recensioni
Jane sta tornando a casa ed è testimone di un atto terribile. Il suo discorso salverà la vita di Buck e darà vita ad una storia emozionante ma difficile che coinvolgerà anche persone del passato di Buck.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un uomo difficile
Capitolo 1
Rock Creek 1868
Era un caldo pomeriggio di giugno e Jane ( così aveva deciso di farsi chiamare appena sbarcata in America, in fuga dall’Italia) stava tornando verso casa con il suo carro dopo aver ritirato in città il lavoro settimanale. Appena arrivata a Rock Creek aveva visto un annuncio di un negozio di abbigliamento che cercava una ragazza per i ricami e Jane aveva colto l’occasione al volo. Aveva imparato a ricamare molto bene ed a lavorare a maglia dalla nonna materna ed amava farlo, quindi quando aveva visto quell’annuncio non se lo era fatto scappare. Era in città da sole due settimane e non conosceva ancora nessuno, se non il signor Thompkins dell’emporio, la famiglia Stevenson che abitava poco lontano da lei ed il reverendo Hills. Era un po’ abbattuta per questo ma era fiduciosa che le cose sarebbero cambiate con il tempo.
Era immersa nei suoi pensieri quando, ad un tratto, sentì delle urla, dei colpi e dei lamenti provenire da alcuni cespugli. Si fermò di scatto, scese dal carro e si nascose dietro uno dei cespugli per vedere cosa stesse accadendo.
La scena che le si presentò le tolse il fiato: degli uomini stavano picchiando a sangue ed insultando un ragazzo che non aveva più la forza di reagire. I colpi erano così violenti che le sembrava di riceverli lei. Sapeva di non poter intervenire e sperava che non lo uccidessero e che la smettessero al più presto. Istintivamente iniziò a pregare per quel ragazzo dai lunghi capelli scuri che ormai sembrava privo di sensi e forse quella fu la sua fortuna perché di lì a qualche minuto l’uomo che sembrava il capo, un brutto ceffo dai capelli rossicci con barba e baffi dello stesso colore disse: “Bene, credo che finalmente ci siamo liberati di questo sporco mezzosangue, non ci darà più fastidio” e scoppiò in una grassa risata che la fece rabbrividire.
Gli uomini lasciarono andare il ragazzo che era in una pozza di sangue e fango e se ne andarono al galoppo.
Jane rimase nascosta ancora per qualche minuto, per assicurarsi che quei brutti ceffi se ne fossero andati davvero e poi sbucò dal suo nascondiglio correndo verso il ragazzo che giaceva a terra.
Lo sollevò delicatamente, lo guardò in volto, provò a scuoterlo e gli chiese: “Ehi, riesci a sentirmi? Voglio aiutarti, non voglio farti del male, ma ho bisogno che tu sia sveglio”.
Il ragazzo sembrò non sentirla e lei avvicinò l’orecchio al suo petto per sentire se fosse ancora vivo e per fortuna sentì dei battiti anche se lievi. Provò a scuoterlo di nuovo e lui a fatica aprì gli occhi facendo una smorfia di dolore. Jane sorrise e gli disse: “Cerca di fare uno sforzo e di stare in piedi, ti porto sul mio carro. Riesci a sentirmi?”.
Lui sembrava guardare nel vuoto ma fece un leggero cenno col capo. Jane gli passò il braccio intorno alla vita e si mise il suo intorno alle sue spalle ma notò che il braccio destro penzolava in modo strano, forse era rotto, così cercò di passare dall’altra parte e ripetè lo stesso gesto. A fatica riuscì a trascinarlo sul suo carro e lo adagiò lentamente provocando però dei suoi grugniti di dolore.
“Ti copro con questa coperta nel caso dovessimo incontrare quei brutti ceffi, cosa che spero caldamente che non avvenga. Ti porto a casa mia e poi cercherò di far venire il dottore, non mi fido a portarti in città visto che loro si sono diretti proprio in quella direzione, ok?”.
Il ragazzo però aveva già perso i sensi e lei pregò che fosse ancora vivo. Cercò di evitare il più possibile le buche ed in poco tempo arrivò a casa. Tolse la coperta e si assicurò che lui respirasse ancora e fu sollevata quando sentì il suo respiro. Il problema ora era trascinarlo sui gradini dell’entrata e soprattutto per le scale che portavano al piano di sopra dove si trovavano le camere. Lo avrebbe sistemato nella stanza degli ospiti accanto alla sua.
Non sapeva chi fosse quel ragazzo, aveva solo sentito che era un mezzosangue e non sapeva se fosse un delinquente o una brava persona, ma l’istinto le diceva che doveva aiutarlo. Certo quegli uomini non le avevano fatto una bella impressione quindi ipotizzava che quel ragazzo fosse una loro vittima e non il contrario, o almeno sperava di non sbagliarsi, non sarebbe stato piacevole ospitare in casa un delinquente.
Provò a svegliarlo senza successo ed allora prese una decisione. Cercò di appoggiarlo a sé come poteva e gli fece fare almeno i gradini dell’entrata. Lo fece poi sedere sul primo gradino della scala e disse: “Ora ti trascinerò su. So che non è una soluzione ottimale, ma non credo di fare più danni di quello che hanno fatto quegli uomini. Scusami se ti farò male”.
Con fatica lo trascinò su e riuscì a portarlo nella stanza degli ospiti dove lo adagiò sul letto, gli tolse gli stivali, tirò indietro le coperte e lo sdraiò sul lenzuolo.
“Bene”, disse, quasi parlando al ragazzo anche se non poteva sentirla,” ora ti toglierò i vestiti, ti laverò e cercherò di medicarti come potrò. Spero solo che tu riesca a sopravvivere”.
Andò a prendere dell’acqua, degli asciugamani puliti ed il necessario per la medicazione. Iniziò a togliergli il gilet e la camicia e fece molta fatica perché sangue e fango si erano incrostati ed attaccati alle ferite ed alla pelle. Cercò di essere il più delicata possibile e piano piano gli lavò il volto tumefatto: i suoi occhi erano gonfi per le percosse ed era ricoperto di tagli. Tra sé e sé disse: “ E’ un vero peccato, dai lineamenti devi essere un bel ragazzo” ed arrossì a quel pensiero. Gli lavò poi il petto e la schiena sollevandolo delicatamente e medicandolo con cura. Si confermò nell’idea che il braccio destro fosse rotto perché penzolava in un modo non naturale. A quel punto doveva passare alla parte bassa del corpo. Tirò un sospiro e si disse: “ Spero che tu non ti svegli proprio ora…”.
Lentamente e con cautela gli abbassò i pantaloni tutti strappati come il resto dei vestiti e quando vide le sue parti intime si lasciò sfuggire un “ Wow”, arrossendo e sperando davvero che non potesse sentirla. Prese un asciugamano umido e lo coprì, poi passò a lavare e medicare le gambe.
Gli restavano da lavare i capelli. Prese un pettine bagnato e provò con attenzione a liberarli dai grumi di fango e sangue. Capì che era impossibile pulirli e prese una decisone drastica: “ So che mi odierai, ma non posso lasciarti così sporco finchè ti sveglierai, non vorrei che ti provocassero qualche infezione.”. Prese poi delle forbici e gli tagliò i suoi lunghi capelli fino alle spalle, lasciandoglieli ancora un po’ lunghi ma eliminando le parti che non riusciva a pulire, poi con cura ed attenzione e con un asciugamano bagnato gli lavò la parte alta della testa. Quando fu tutto in ordine, gli mise una mano sulla fronte e sentì che scottava.
Si precipitò a prendere degli altri panni e dell’acqua fresca e gli tamponò la fronte. Provava una gran pietà per quel ragazzo e pregò che si salvasse. Doveva trovare un modo per fare venire il dottore senza andare in città, non se la sentiva di lasciarlo da solo a casa sua. L’indomani avrebbe pensato ad una soluzione.
Lasciò la porta aperta e scese in cucina a preparare un po’ di  brodo caldo e quando fu pronto, cercò di farglielo scivolare in gola sperando che gli facesse bene. Lo coprì poi con una coperta e scese a mangiare un boccone.
Decise di rimanere nella sua stanza quella notte, per paura che morisse all’improvviso. Si stese un po’ accanto a lui e di tanto in tanto gli sostituiva il panno bagnato sulla fronte. Dopo un po’ si addormentò.
Quando si svegliò la mattina dopo, la febbre non era ancora scesa. Scaldò ancora un po’ di brodo della sera prima e glielo diede e ad intervalli regolari cercava di fargli scendere in gola anche un po’ d’acqua. Doveva assolutamente far venire il medico.
Sentì improvvisamente in lontananza lo scalpiccio di un cavallo e le venne un’idea. Indossò velocemente la vestaglia ed uscì di casa. Fu felice quando vide che era il signor Stevenson, il suo vicino. Uscì dal cancelletto e si fece vedere da lui.
“Buongiorno signorina Jane, c’è qualcosa che non va?”
“Buongiorno signor Stevenson, mi chiedevo se per caso stesse andando in città”
“Sì, ha bisogno di qualcosa?”
“Mi farebbe la cortesia di chiedere al dottor Pearson se può passare in giornata da me? Mi sento un po’ indisposta e non vorrei andare in città nel suo studio”
“Certo. Tutto bene signorina?Posso aiutarla in qualcosa?”
“O no, grazie, credo sia solo una leggera indigestione ma preferisco che il dottore mi dia un’occhiata. La ringrazio immensamente”
“ Ma si immagini, lo avviserò appena arriverò in città”
“Grazie, è molto gentile da parte sua”
“Si riguardi” e partì al galoppo.
Jane corse in casa ed andò a vedere come stesse il ragazzo. Sembrava tranquillo ma la febbre era ancora alta. Prese i suoi ricami e si sedette su una poltrona accanto a lui. Pensò anche che avrebbe dovuto informare lo sceriffo dell’accaduto. Ne avrebbe parlato con il medico ed avrebbero  deciso come comportarsi.
Qualche ora dopo, sentì bussare alla porta: era il signor Pearson.
“Buongiorno signorina, il signor Stevenson mi ha fatto avere il suo messaggio. Come posso aiutarla? Cosa si sente?”
Jane lo invitò ad entrare e gli spiegò la situazione, poi condusse il dottore nella stanza degli ospiti.
Quando il signor Pearson lo vide, esclamò:” Ma è il maresciallo Cross, è scomparso da ieri e nessuno sa che fine abbia fatto. Dove lo ha trovato signorina?”
Jane spiegò meglio l’accaduto al dottore che esclamò: “ Sarebbe in grado di riconoscere gli aggressori? “
“Direi di sì, li ho stampati qui nella mia mente, è stato terribile. Ma se lui è il maresciallo, chi si occuperà della cosa?”
“Oh di questo non deve preoccuparsi, il signor Gibson che lo sta sostituendo aiuterà a scoprire chi ha conciato così Buck”
“Che nome ha detto dottore?”
“Buck”
“No, non il nome del ragazzo, l’altro”
“Signor Gibson: lui e Buck erano in concorrenza per il posto di maresciallo ma Teaspoon Hunter, il precedente maresciallo ha scelto Buck di cui si fida ciecamente e ha nominato come vice il suo amico Kid. Cosa c’è che non va?”
“Oh mio Dio dottore, incomincio a capire cosa sia successo. Uno degli uomini che stava massacrando Buck si è rivolto al loro capo chiamandolo signor Gibson: ha per caso capelli, barba e baffi rossicci?”
“Sì, ma non capisco cosa...”
“Dottore il signor Gibson lo ha chiamato sporco mezzosangue, incomincio a pensare che non abbia digerito il fatto che gli sia stato preferito un mezzo indiano nella carica di maresciallo di Rock Creek”
“Ma il signor Gibson è un uomo rispettabile, non posso credere che..”
“Mi dia retta dottore, è meglio non dire nulla a lui ma informare il signor Hunter e l’altro ragazzo, Kid”
“D’accordo, ma ora vediamo in che stato è Buck”
“Sono qui fuori dottore se ha bisogno di qualcosa”
Dopo un po’ di tempo il dottore aprì la porta e la fece entrare. “ Ha fatto un ottimo lavoro signorina. Ha un braccio rotto, la febbre alta e molte ferite e contusioni ma se la caverà. L’unica cosa che le chiedo è di tenerlo qui da lei e di non muoverlo. Gli ho sistemato la spalla ma qualsiasi movimento brusco potrebbe essere dannoso, trasportarlo metterebbe a rischio la guarigione”
“Oh dottore, se lei mi garantisce che non avrò problemi con lui e che la mia reputazione non sarà intaccata… sa, sono appena arrivata in città e non vorrei che la gente mi giudicasse male perché ospito in casa un uomo”
“Oh di questo non si preoccupi. Informerò personalmente il reverendo e le signore della parrocchia mostrando quanto lei sia caritatevole e poi credo che gli amici di Buck saranno spesso qui. Se ancora non conosceva nessuno a Rock Creek, d’ora in poi avrà la casa affollata, mi creda”
“Grazie dottore, cosa devo fare per curarlo?”
“Le lascio la lista delle medicine che deve prendere ed un unguento per i massaggi. Vado subito da Teaspoon ad informarlo dell’accaduto e si precipiterà qui con il necessario. Passerò ogni giorno a visitarlo. La prima cosa da fare è fargli scendere la febbre. Gli dia tanta acqua e brodo caldo”.
“Sì dottore, questo l’ho già fatto. Quanto le devo per il suo disturbo?”
“Ma si figuri signorina, ha fatto lei la parte più difficile. Ah un’altra cosa, Buck è un ragazzo d’oro ma un po’ burbero e particolare, quando si sveglierà potrà non essere molto amichevole, deve avere molta pazienza”
“Grazie dottore, a domani”
Jane chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo: Buck, così allora si chiamava il suo ospite, sarebbe stato bene. Era solo preoccupata della scoperta che aveva fatto e sperava di non avere guai. Il pensiero della cattiveria del signor Gibson la faceva rabbrividire.
Andò al piano di sopra per tamponare un po’ la fronte di Buck e per farlo bere e provò una strana sensazione allo stomaco. Si disse che probabilmente era fame, non aveva mandato giù niente dalla sera prima.
Mentre sgranocchiava qualcosa in cucina, non riusciva a scacciare dalla mente quegli occhi marroni profondi che il giorno prima la avevano guardata per un attimo prima di chiudersi a causa della sofferenza che provava….
 
 
   
 
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