Serie TV > I ragazzi della prateria
Ricorda la storia  |       
Autore: Buckette    13/11/2023    0 recensioni
Anno 2022. Uno scontro fortuito nel centro di Milano spinge i due protagonisti a condurre una ricerca sulle loro vite. Ciò che scoprono è incredibile e le loro vite saranno legate per sempre. Un tentativo di attraversare passato e presente che avrà effetti inaspettati.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Destini incrociati
Capitolo 1
Milano, luglio 2022
Deborah si era organizzata per tutta la giornata. Avrebbe dovuto seguire un corso di formazione di Letteratura greca all’Università Statale di Milano, tenuto dal suo vecchio professore con cui si era laureata proprio in quell’Università, in Letteratura greca, nel novembre del 2000. Aveva detto al marito di portare suo figlio di 6 anni dalla nonna paterna perché quel giorno i suoi genitori non avrebbero potuto tenerlo a causa di una visita medica. Suo marito e suo figlio non sarebbero tornati fin dopo le 7 di sera e così aveva pensato di concedersi una giornata tutta per sé nel capoluogo lombardo: corso di formazione al mattino, veloce pranzo in un bar e poi shopping per le vie del centro, come non faceva da più di due anni a causa della terribile pandemia che aveva oppresso così a lungo tutto il mondo. Era molto entusiasta del suo programma perché sapeva che avrebbe sicuramente incontrato al corso dei suoi ex compagni di università o ex colleghi e poi, almeno per un giorno, si sarebbe concessa una giornata tutta per lei, senza dover cucinare, portare il bambino al parco o altro, assoluto relax. Non sapeva quanto sarebbe stata speciale quella giornata, avrebbe cambiato tutta la sua vita…..
Indossò un tubino nero a fiori colorati con le maniche corte, nonostante il caldo torrido del mese di luglio, perché non voleva essere troppo scoperta e perdere la voce a causa dell’aria condizionata che ci sarebbe stata sul treno e nell’aula dell’università, quel sabato avrebbe dovuto cantare ad un matrimonio ( cantava nel coro della Chiesa del suo paese da ben 31 anni, da quando era un’adolescente ). Aveva abbinato un paio di sandali neri con tacco a spillo ed una borsa verde che richiamava i fiori del vestito. Portava i lunghi capelli biondi in una coda morbida legata alla nuca, dalla quale ricadevano i boccoli che si era fatta fare dalla sua parrucchiera in occasione del compleanno di suo figlio qualche giorno prima. Si truccò, si profumò ed andò in  stazione per prendere il treno delle 7.45: il corso sarebbe iniziato alle 9 e voleva raggiungere l’Università a piedi, senza prendere la metropolitana. Da quando era stata costretta in casa, come tutti, per un lungo periodo a causa della pandemia, appena poteva assaporava il piacere di stare all’aria aperta e di fare lunghe camminate, anche con i tacchi, che per lei non erano mai stati un problema, anzi!
Come previsto, arrivò in anticipo, fece la sua passeggiata ed una volta raggiunta l’Università, si accomodò nell’aula magna. Incontrò pochi conoscenti in realtà, solo qualcuno che si ricordava di aver visto a qualche corso, ma nessuno dei colleghi e delle vecchie compagnie. Ne rimase un po’ delusa, ma poi si disse che non era così strano: alcuni colleghi erano ancora impegnati nell’esame di maturità ( Deborah era un’insegnante di latino e Greco al liceo classico ma aveva solo classi del biennio) ed alcuni probabilmente erano già partiti per le vacanze. In effetti non era molto consueto tenere un corso di formazione a luglio. Non si fece scoraggiare, si sedette al suo posto ed ascoltò con interesse la conferenza che durò ben 3 ore ma quasi non se ne accorse, affascinata dalla dialettica del suo ex professore.
Al termine del corso, si mise in coda per andare a salutare il relatore e fu molto contenta quando si ricordò di lei. Chiacchierò un po’ con lui, informandosi reciprocamente di cosa facessero nella vita, e poi decise di mangiare qualcosa al fast food di Via Diaz prima di recarsi in centro. Prese un trancio di pizza, un’aranciata ed una macedonia, mandò un messaggio vocale alla suocera per salutare suo figlio e per sapere se stesse bene e poi si diresse verso piazza Duomo per iniziare il suo giro di shopping. Stava attraversando la strada nei pressi del Museo del ‘900 quando venne improvvisamente urtata da un uomo dal fisico possente che la fece cadere a terra. Dato il suo carattere impetuoso, era pronta ad inveire contro di lui, soprattutto quando si accorse che la aveva urtata perché stava scrivendo al cellulare e non l’aveva vista, quando rimase a bocca aperta. L’uomo le si era avvicinato appena l’aveva vista cadere. Indossava una maglietta azzurro cielo che metteva in risalto il suo fisico statuario, un paio di jeans e degli occhiali scuri. Quando li tolse, le si rivolse dicendo: “ I’m sorry! I didn't really see you, did you hurt yourself? Can I help you?”.
Deborah si disse tra sé e sé, non avendolo ancora guardato bene: “ Pure inglese sto deficiente, non capisco assolutamente nulla!”. Poi alzò lo sguardo, lo guardò in viso e sbiancò: non poteva essere lui! Rimase basita e senza parole, finchè lui, un po’ preoccupato che si fosse fatta davvero male e notando la gente che si stava fermando intorno a loro, le disse di nuovo: “Are you okay? “. Lei si riprese all’improvviso e gli disse quasi balbettando: “ Sì, yes, sorry” e provò a rialzarsi ma sentì un forte dolore alla caviglia. Lui la prese subito di peso e l’aiutò a mettersi in piedi, poi le disse: “Come and sit down for a moment and let's make sure your ankle isn't broken, I'm so sorry, I'm so sorry, I'm an idiot, I was replying to a text and I really didn't see you”.
Lei cercò di recuperare nella sua testa confusa qualche parola di inglese che stava imparando grazie alle sue nuove amicizie sbocciate durante la pandemia e gli rispose: “Thanks but it is not necessary, everything is fine”. Non aveva pronunciato nessuna delle parole che le erano venute in mente quando era stata urtata e nemmeno quelle che tante volte si era immaginata nella sua testa. Doveva chiederglielo, doveva togliersi il dubbio, anche perché, in caso contrario, avrebbe sempre potuto inveire, anche in italiano, era sicura che dal suo tono di voce e dall’espressione dei suoi occhi lui avrebbe capito lo stesso!
Lui però, prima che lei potesse formulare nella sua testa la domanda in inglese, le disse di nuovo: “I insist, let's sit down for a moment in this bar and if everything goes well I'll let you go, I must be forgiven”
Lei ci metteva un po’ a capire cosa le stesse dicendo, ma per fortuna lui scandiva bene le parole e la sua pronuncia era abbastanza chiara, così che lei riusciva a comprendere almeno il senso globale del discorso. Sapeva che doveva seguire un corso di Inglese: si era ripromessa che quando suo figlio lo avrebbe imparato a scuola da settembre lo avrebbe studiato con lui, ora si limitava ad alcuni esercizi su internet ed a chattare con le sue amiche.
Si arrese e gli rispose : “Ok”, sperando che una volta seduti sarebbe riuscita a sapere se era davvero lui o no e sperava davvero che la caviglia che le doleva non fosse rotta. La gente aveva incominciato a diradarsi quando aveva capito che stava bene ed i due si erano diretti al primo bar a portata di mano. Lui le teneva un braccio intorno alla vita e la aiutava a camminare e lei provava delle strane sensazioni perché se fosse stato davvero lui….
La aiutò a sedersi sulla sedia e poi le prese in mano la caviglia tastandola per vedere se fosse rotta. Lei rabbrividì al suo tocco, sperando che lui non se ne accorgesse.
Le disse: “I think it's all right, but when you get home it will be better to put some ice on”
“Ok”, rispose lei cercando di nuovo le parole per chiedergli chi fosse, ma di nuovo lui la precedette: “Sorry, I haven't even introduced myself, I'm Gregg, and you?”
Gregg….Allora era lui, non si era sbagliata, il cantante che amava da 30 anni, 31 per la precisione, e che ultimamente era sparito dalle scene per diventare un discografico. Il suo nome  e la sua incredibile somiglianza non potevano essere una coincidenza….
Si fece coraggio e gli disse: “Gregg, that Gregg, the famous singer and record company?”
“Not so famous now and in Italy, but yes”, disse lui sorridendo e sorpreso che lei lo avesse riconosciuto. La guardò in maniera curiosa ed alzando un sopracciglio, cosa che lei aveva sempre adorato fin da adolescente.
Gregg era un famoso cantante americano che faceva impazzire le ragazzine quando Deborah aveva 15 anni. Lei aveva una passione sfrenata per lui da adolescente, aveva visto tutti i suoi concerti in tv e quando era cresciuta, pur avendo cambiato genere  musicale, lui le era rimasto sempre nel cuore e continuava a seguirlo di tanto in tanto, fino all’anno della pandemia: chiusa in casa durante il rigido lockdown, tra lavoro e casa aveva bisogno di una valvola di sfogo per non impazzire e si era ricordata della gioia che provava da ragazzina a sentire le canzoni del suo idolo. Con una rapida ricerca su Youtube, aveva ritrovato tutti i suoi video ed aveva scoperto che lui era iscritto sui social, così, senza pensarci due volte, aveva iniziato a seguirlo ed aveva avuto la fortuna che lui a volte la menzionasse nelle risposte ai suoi post. Aveva scoperto tantissimi gruppi sui social a lui dedicati e si era iscritta, sviluppando nuove amicizie e riuscendo a sopravvivere emotivamente al terribile periodo che stava vivendo. Se non era impazzita era solo grazie a lui ed ora che era tutto finito, per fortuna, aveva continuato a coltivare la sua passione. Il fatto di trovarselo lì davanti la faceva impazzire.
“Well, don't be so sure”, gli rispose quasi senza pensarci, ricordando quante donne sui social lo seguivano in Italia, “and in any case my name is Deborah”.
“Nice to meet you Deborah”
“I can't believe it's really you, I've been a fan of yours since I was a little girl, I follow you on social media and now I fight with you, beyond belief”
“Maybe it would have been better to know each other differently for your ankle, by the way, does it still hurt a lot?”, le chiese in modo molto dolce.
Deborah si era quasi dimenticata della caviglia e del dolore, tutta presa da quella situazione surreale.
“Oh, the ankle, yes, that is, no, the pain is passing, thanks, it was probably just the blow, but now it's better ".
“Luckily, I'm happy” e le sfoderò quel sorriso criminale che la faceva sciogliere in foto, figurarsi dal vivo.
Nel frattempo era arrivato il ragazzo delle ordinazioni e Gregg le chiese cosa volesse, lei provò a dire che stava bene così, ma lui insistette e lei prese una bibita ghiacciata, doveva riprendersi dal caldo non dovuto solo all’elevata temperatura di luglio..
Quando il ragazzo se ne fu andato, lui la guardò incuriosito e le chiese: “But do you really still follow me after more than 30 years?”
Lei sorrise di fronte alla sua modestia, che conosceva tramite ciò che aveva letto di lui, e rispose: “Of course, I can say your songs have accompanied my whole life, especially the period of the pandemic, indeed, I even wrote it to you in a message, but obviously I have not received an answer ...”. Era stupita di se stessa, del fatto che riuscisse a comunicare in una lingua che praticamente non conosceva e del fatto che fosse così sfacciata.
Lui la guardò ancora più incuriosito ma alla fine il suo volto ebbe un guizzo, come se si fosse ricordato di qualcosa: “Wait”, disse ed estrasse dalla tasca il suo cellulare. Vi armeggiò un po’, poi le mostrò esattamente il messaggio a cui lei aveva fatto riferimento.
Lei arrossì violentemente e non ebbe il coraggio di parlare, lui capì la situazione e le disse: “I remember this message, it struck me a little”
Tra sé e sé Deborah si disse: “Beh, se lo hai letto e ti ha colpito, potevi anche rispondere…”, ma ovviamente non pronunciò queste parole.
Pensò un momento a cosa dire e poi si disse che non aveva niente da perdere, tanto non lo avrebbe più rivisto, quindi tanto valeva essere se stessa fino in fondo.
“Oh my, what a shame, it seemed like a good idea at the time, but now I wish I hadn't sent it”
“Why?”
“Because I feel pretty stupid at my ripe old age”
“How old are you? Oh sorry, a woman should never be asked for her age”
“Oh no, I don't have these kinds of problems, I'm almost 46, 10 less than you and that makes me feel even more stupid. The pandemic made me an idiot, sorry”
Lui la guardava divertito perchè, come si dice in Italia, se le stava cantando e suonando da sola. Gli piaceva tantissimo quella strana donna italiana. Decise di toglierla dall’imbarazzo anche se trovava molto divertente tutta questa situazione, ora che era tranquillo sul fatto di non averle fatto male urtandola.
“You don't have to feel stupid, you wrote what you felt and you also had the courage, it's not for everyone, I assure you. You know how many stupid messages I have received over the years, women and men asking me if I am married, if I have children, if I wanted to be in a relationship with them and things like that. Your message was different”.
Deborah non capiva proprio proprio tutto, ma le sembrava che fosse un complimento e sorrise imbarazzata.
Decise di cambiare argomento e gli chiese: “Why in Italy?” ed intanto sentì suonare una notifica sul suo cellulare. Lo guardò istintivamente, nel caso fosse sua suocera che aveva bisogno qualcosa per suo figlio, ma vide che era Gregg che aveva accettato la richiesta di amicizia che lei gli aveva inviato 2 anni prima  e che lui ovviamente aveva ignorato. Sorrise ma non disse nulla ed aspettò che lui rispondesse, mentre era tornato il ragazzo con le ordinazioni. Neanche a dirlo che scaturì un battibecco su chi dovesse pagare. Alla fine la spuntò lui però, come risarcimento per averla urtata.
Gregg le rispose alla domanda sul perché fosse in Italia: “I had wanted to visit this country for years but never had the chance. Now that I took a little break from work, I wanted to come here to look for my origins, a distant relative of mine was Italian, her mother was from northern Italy and married a pony express courier of Sweetwater”
Lei fu stupita da questa coincidenza e gli rispose: “What a coincidence! A distant relative of mine was first married to a woman who had an Italian mother, also from northern Italy. When she died in childbirth, he remarried an American after a few years and I am descended from that new family. The husband of this Italian woman was a Kiowa half-breed, they crossed a few races in those relationships”
Gregg rimase un po’ sbalordito da questo racconto, trovava delle strane coincidenze, ma preferì non dire nulla in proposito e si limitò ad affermare: “ Really”.
Chiacchierarono per un po’ e lei gli chiese cosa avesse visto di Milano, lui le disse che era arrivato da un paio di giorni e non aveva ancora visto molto perché ci aveva messo un po’ a riprendersi dal fuso orario e poi le fece delle domande su di lei che gli raccontò della sua famiglia, della sua professione e dei suoi hobbies, tra cui il canto e lui ne fu impressionato positivamente.
“Would you like to go for a walk with me or do you have other commitments? You could show me something about Milan, as long as the ankle is okay”
A lei non sembrava vero. Gli rispose: “It just annoys me a little but I can do it. I had no particular plans, as I told you this morning I took a training course and I was thinking of doing some shopping downtown. I would be happy to guide you.”
“Let’s go then”
Si alzarono e si diressero verso Galleria Vittorio Emanuele.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I ragazzi della prateria / Vai alla pagina dell'autore: Buckette