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Autore: Tubo Belmont    18/11/2023    7 recensioni
[Nier Automata]
[BLAME! like/Tsutomu Nihei Style Au]
In un Mondo devastato da quella che sembra una punizione divina, ma così sadica e malvagia da ricordare la maledizione di un Demone, due androidi viaggiano tra terre gelide e cromate affrontando orrori senz'anima con l'intenzione di farli a pezzi.
E la loro missione ultima, potrebbe significare la loro stessa morte.
Da lontano, l'Ultrastruttura osserva il loro pellegrinaggio, impassibile.
Genere: Avventura, Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 2B, 9S
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Un Cyborg del Distretto Lontano mi ha consigliato di portarmi dietro un blocco note personale, dove poter scrivere i miei pensieri e le mie considerazioni durante il mio viaggio per la Cupola. Alla domanda sul perché dovessi sottopormi ad un’attività tanto inutile, mi ha risposto ‘La storia la scrivono i vincitori, 9S! E’ di buon auspicio, perché quando ci avrai liberati tutti, troveranno il tuo diario e diventerà un documento di stimatissima importanza!’.
Non credo fosse sua intenzione scagliarmi un simile malaugurio.
Ma, insomma… non ho molto altro da fare, ora come ora, e anche chiacchierare con me stesso – considerato che la mia compagna di viaggio non è esattamente la persona più loquace che conosca – sta diventando ridondante.
Quindi, suppongo che buttare qualche parola su carta non farà male, giusto?
Ovviamente dovrò sbrigarmi: sono uscito nostro nascondiglio perché scrivere senza l’aiuto di una Luce Artificiale è praticamente impossibile ma, stare all’esterno senza protezione e con un così alto rischio di fare qualche brutto incontro, è molto rischioso.
La mia compagna ha già fatto fuori una decina di Parassiti, qualche ora fa.
Se scopre che sono uscito da solo, come minimo, mi alza da terra a suon di parolacce.
Il lato positivo è che probabilmente vedrò per la prima volta un’emozione che non sarà solo gelida e rigorosa freddezza e ottimale letalità da arma di sterminio di massa.
Tutte qualità che comunque contribuiscono a renderla estremamente affascinante
Ora: non ho mai fatto sta cavolata.
Cosa dovrei scrivere, esattamente?
Potrei cominciare parlando dell’abisso senza fondo che ho davanti?
Dicendo che non è il primo e non sarà l’ultimo abisso senza fondo che avrò davanti durante il viaggio?
O parlare del fatto che, benché io sia una creatura completamente sintetica che, solo nell’aspetto esteriore, potrebbe ricordare un essere umano, sento comunque i brividi di paura nello stare seduto su di una tubatura molto larga, ma molto molto ripida e che, un passo falso, potrebbe farmi volare nell’oscurità sottostante?
Anche se, in realtà… non ho esattamente così tanta paura di morire.
I Parassiti della Cupola fanno molta più paura, e sono sicuro che le torture tra le loro grinfie siano infinitamente peggiori in confronto ad una brutta caduta.
Inoltre… non credo che il Cyborg di quella volta fosse troppo lontano dalla realtà.
Non sono convinto che, questo viaggio, si concluderà con la mia salvezza.
Mi auguro quantomeno di non dover dire lo stesso per lei
Forse sono solo stato programmato per essere un gran pessimista, però non lo sono stato di certo per prevedere altre azioni, una volta che avrò raggiunto l’Ultrastruttura.
Ogni cosa è dannatamente oscura ed inesplorata, come lo schermo di un monitor rotto.
Dopo il risveglio mio e di 2B – non abbiamo un nome vero. Così abbiamo deciso di comune accordo di chiamarci con i caratteri riportati sulle nostre rispettive capsule d’incubazione – a muovere i nostri primi passi non sono state emozioni, o qualche ricordo e pensiero sopito.
Ma un puro e semplice input: raggiungi l’Ultrastruttura
E distruggila.
Questo è tutto ciò che avevo in mente, al mio risveglio.
Considerato che la mia compagna mi ha seguito, lei probabilmente è stata invece programmata con l’input di proteggermi, per fare in modo che arrivassi a destinazione illeso.
Fino ad ora, sta facendo uno STRACAZZO di ottimo lavoro…
Mh… sai che c’è? Credo che non mi farà così schifo scrivere qua sopra. Per quanto sicuramente non cambierà la desolazione che mi circonda e l’angoscia che sento ogni singolo cambio di 24 ore dal risveglio della mia coscienza, mi sento stranamente in piacevole compagnia.
Cercherò di criptare i miei pensieri più imbarazzanti al meglio delle mie capacità, non vorrei mai che
 

“Oh, ma che cazzo…?” 9S digrignò i denti e allontanò la penna nera dalla carta di scatto, con un’espressione disgustata. Una tubatura, che doveva trovarsi poco sopra l’antro oscuro del tunnel dove 2B stava riposando, doveva aver avuto una disgustosa perdita di liquido nero.
Che schifo.
Aveva lasciato una bella macchia scura sulla pagina del quadernetto.
Per fortuna, non intaccando ciò che aveva già scritto. Gli sarebbe dispiaciuto dover abbandonare i suoi primi pensieri solo per un guasto che, a quanto pareva, nemmeno l’Ultrastruttura aveva tempo di sistemare.
Restava comunque il fatto che, adesso, il quaderno era rovinato.
Si alzò da terra borbottando, passandosi la mano guantata prima sui corti capelli bianchissimi e poi sulla giacca nera e sui pantaloncini corti, scrollando verso il basso l’oggetto che aveva in mano.
Ad uno sguardo più attento… non sembrava olio, in realtà?
Scrollò con sempre meno vigore, mentre una brutta consapevolezza si faceva largo tra gli ingranaggi del suo cervello sintetico: non gli era sembrato di vedere tubature sopra a quel tunnel, quando erano arrivati lì. Sbatté le palpebre, per poi fermarsi del tutto e rimanere a guardare l’immenso abisso circolare a pochi metri di distanza, solcato da titaniche serpi di spettrale nebbia immobile e illuminato dalla Luce Artificiale, grande come un Sole in miniatura, che pendeva dalla lieve curvatura del soffitto della Cupola a chilometri e chilometri di distanza.
La sua espressione si era fatta seria e un po’ preoccupata.
Poi, quella stessa preoccupazione si trasformò in terrore quando da qualche spanna sopra la sua testa provenne uno strano ed incomprensibile suono. Simile ad una risata a stento trattenuta, che pareva provenire dall’interno di un bidone di metallo vuoto.
Chiuse gli occhi ed inspirò, per poi farsi coraggio e puntare gli occhi azzurri verso l’alto.
Il Parassita si trovava esattamente sopra all’arco, appeso alla parete come uno scarafaggio gigante.
L’esoscheletro stratificato e ricoperto da spuntoni, che sulla schiena s’innalzavano ed abbassavano come una strana scogliera, era nero, stretto e tanto lucido da riflettere la luce. Dai lati del lungo corpo, partivano sei altrettanto lunghe zampe, terminanti in ‘mani’ dalle quattro spesse dita, irte di artigli neri e ricurvi, conficcati nella parete di roccia. Uno solo di quelli, era lungo almeno quanto un suo braccio.
Ma benché la visione di quelle armi che esistevano solo per sventrare i poveri bastardi che ci finivano contro, fossero a dir poco demoralizzanti, a scoraggiarlo di più fu la visione della testa dell’essere: collegato ad un largo collo, che ricordava una colonna vertebrale pitturata di vernice nera, un volto pallido e cadaverico, spaventosamente umano e che stonava con tutto il resto, dalla vaga forma di triangolo rovesciato .
Dal capo scendeva una cascata di capelli umidi e lunghissimi, di un verde scuro e sporco.
Gli occhi erano coperti da una fascia nera e rossa, costellata da fori e strappi.
Sotto ad un naso appuntito, una larga chiostra di denti acuminati e affilatissimi, incastonati in una bocca larga in un angosciante sorriso che arrivava da orecchio a orecchio, da cui scendeva il disgustoso liquido che aveva sporcato la sua agenda.
Cyborg e Parassita restarono immobili.
Poi, il secondo snudò lentamente le zanne, emettendo un basso sibilo famelico.
E 9S scattò verso destra, denti stretti e quadernetto stretto in mano.
Appena in tempo per evitare gli artigli del mostro che, dopo essersi staccato dal muro, era piovuto verso il basso conficcandoli nella tubatura con un raschiante suono di metallo divelto ed una seguente pioggia di scintille e frammenti.
Il ragazzino continuò a correre a perdifiato, attento a come metteva i piedi.
E sperando che la sua compagna avesse sentito il trambusto.
Si diede dell’idiota più volte per averle di nuovo disubbidito.
E dove pensi esattamente di andare, bel faccino?
Qualcosa di gelido e umido si avvolse attorno al suo polpaccio, poco sopra allo scarpone nero.
Quando si sentì strattonare, 9S si ritrovò a precipitare in avanti, con un’esclamazione colorita, per poi ritrovarsi a sbattere il muso sulla tubatura con forza inaudita. Tentò di rialzarsi su braccia malferme, ma poco prima che potesse farlo, cominciò a venire tirato indietro, ricadendo a terra. Con le lacrime agli occhi e il sangue che colava dal naso, il ragazzo si voltò verso il suo inseguitore e, molto presto, anche il suo carnefice.
Il Parassita era immobile, emettendo di tanto in tanto qualche basso sibilo dalle fauci acuminate.
Sulla schiena, spuntando da essa come una specie di formazione tumorale, vide un’altra creatura: un agglomerato di tentacoli marrone scuro, attorcigliati su loro stessi a formare una vaga figura umanoide priva di gambe, poco più alta di due metri. Nella parte più alta e stretta, dove avrebbe dovuto esserci la testa, un’ovale beige sporco e solcato da qualche crepa, composto da tre fori disposti da formare due enormi occhi ed una bocca circolari, da cui fuoriuscivano altrettanti tozzi tentacoli spessi e neri come la pece, che ricordavano la fine della coda di un lombrico.
Notò, 9S, che ciò che si era attaccato alla sua gamba e che adesso lo stava facendo strisciare verso la sua fine, erano un terzetto di quegli stessi tentacoli che formavano il suo corpo, che partivano dal punto esatto in cui l’essere avrebbe dovuto avere il braccio destro.
Strinse i denti e si voltò di scatto, tentando in vano di artigliare la superficie liscia.
Ancora provi a scappare?” mormorò la voce robotica e asessuata alle sue spalle. Poté comunque sentirne il tono carico di scherno “Sembri così piccolo e fragile… sarà una vera goduria strapparti quelle esili gambette da dosso.
Ancora un paio di tirate, poi gridò non appena percepì le quattro grosse dita artigliate avvolgergli il corpo nemmeno fosse una bambolina di pezza. Venne sollevato da terra, per poi essere costretto a voltarsi verso l’incubo di metallo e carne che l’aveva catturato. A denti stretti e con lo sguardo velato dalle lacrime e ricolmo di terrore, si ritrovò esattamente di fronte al ghigno affilato dell’essere. Il Parassita dei tentacoli, poco sopra di lui, piegò il lungo corpo strisciante di qualche centimetro in basso.
I tentacoli neri che uscivano da occhi e bocca parevano essere animati da vita propria.
Cosa ci fa una creaturina tanto adorabile, tutta sola, in giro per questi luoghi?” domandò la creatura, liberandogli la gamba dai tentacoli e fingendo una gentilezza che gli fece tremare le viscere “Non lo sai che cosa succede ai piccoli Cyborg che si allontanano troppo dai loro Distretti?
Percepì la stretta farsi più salda.
… vuoi per caso una dimostrazione?
Emise un gemito strozzato, non appena senti le spesse e gelide dita stringersi dolorosamente su di lui, facendo scricchiolare il suo endoscheletro con violenza.
Faceva maledettamente male.
Tentò di divincolarsi e fu un errore, perché il Parassita corazzato emise un altro sibilo e strinse ancora più forte, facendolo uggiolare ulteriormente.
Ti consiglio di non dimenarti troppo, piccoletto” sibilò Tentacoli, tornando eretto sulla schiena del mostro più grande “Il mio amico qua, odia i pesciolini che si agitano troppo… e potrebbe decidere di rendere ciò che abbiamo in mente per te forse un tantino più doloroso…
L’Essere strinse ancora.
Questa volta, 9S non riuscì a trattenere un urletto di dolore.
Sbrattò anche una piccola quantità di sangue dalle labbra sottili.
Quindi ti chiedo…” Tentacoli ci mise apposta un sacco di tempo a continuare, gustandosi i piagnucolii che aveva di fronte. Non si accorse del sibilo sinistro e del rapido bagliore proveniente dal fondo del tunnel al proprio fianco “Opponi quanta più resistenza tu possa-
Il gigantesco braccio corazzato del Parassita venne reciso di netto, senza opporre la minima resistenza. Una pioggia di sangue scuro esplose dal moncherino ancora attaccato al resto del corpo della creatura, che si ritrasse furiosamente con un grido di dolore e sorpresa, disarcionando la formazione di tentacoli che gli stava in groppa. 9S cadde a terra dolorosamente e, non appena percepì la presa allentarsi, si allontanò respirando affannosamente e strisciando sulle natiche e sulla suola degli scarponi.    
Tenne gli occhi terrorizzati ancora fissi sull’arto reciso per un po’, guardandolo mentre si muoveva spasmodicamente, prima di rimanere immobile del tutto. Poi, quando ebbe abbastanza coraggio da rialzare la testa, riconobbe subito la figura longilinea e avvolta dallo stretto e funzionale esoscheletro da combattimento nero della sua compagna.
Sentì le lacrime che tornavano a pizzicargli gli occhi, anche se per un altro motivo.
“2B…”
La donna, con entrambe le mani sull’elsa bianca della katana dalla lama nera, voltò il proprio corpo verso i nemici, facendo svolazzare la corta gonna merlata di bianco.
Puntò il gelido occhio del colore del diamante sul Parassita, quello destro e non coperto dalla frangia che scendeva dal caschetto albino. Strinse le labbra rosee, in contrasto con il neo poco sopra al mento, in una linea dura, e piegò appena la schiena puntando l’arma dritta in avanti.
Una serie di scariche d’energia avvolse lo spesso collare di ferro nero, illuminando d’azzurro i simboli esagonali sulla parte in latex dell’esoscheletro che avvolgeva seno ed addome.
Una spessa maschera di ferro si chiuse con uno scatto metallico sulla sua bocca, rendendola ancora più minacciosa rispetto a prima.
“Non ti muovere da lì.” Benché la voce rimanesse vellutata e dolce, fu anche piuttosto perentoria, e 9S fu ben disposto a non ribattere in alcun modo. 
SMETTILA DI FRIGNARE, BRUTTO BASTARDO!” esclamò la creatura mascherata, il corpo che tentava di ricomporsi nei suoi tentacoli marroni dopo la caduta “Fai a pezzi quella cagna!
Come avesse appena disattivato un interruttore invisibile, il Parassita su sei zampe smise di lamentarsi all’improvviso, voltando di scatto il testone pallido verso la spadaccina ed emettendo un basso ringhio gutturale.
2B affilò lo sguardo, piegando appena le ginocchia in avanti, pronta a scattare, mentre il mostro mosse un paio di passi verso sinistra, scrutandola come un’immensa fiera che sta per lanciarsi sulla preda.
All’improvviso, poi, scattò rabbiosa, lasciando profondi solchi sulla superficie della tubatura dove gli artigli si conficcavano. Dal canto suo, la Cyborg spinse sul metallo con lo spesso tacco a spillo corazzato, per poi staccarlo da terra e correre in direzione dell’avversario lasciandosi a sua volta dei fori alle spalle.
Il Parassita gridò furioso, per poi sollevare una delle braccia ancora illese.
2B fece lo stesso con la katana.
L’impatto seguente generò un’assordante rumore di metallo contro metallo, accompagnato da una luminosa esplosione di scintille tra il nero della lama e quello degli artigli. Lo stallo, però, durò pochissimi millisecondi, prima che mostro e spadaccina si scambiassero il prossimo micidiale colpo.
Nonostante l’amputazione recente, gli attacchi della belva corazzata erano terribilmente violenti e rapidi. Fendevano l’aria e s’abbattevano sulla lama della spada, tenuta saldamente dall’avversaria. Quella, nonostante la potenza micidiale dei colpi ricevuti, non indietreggiava di un millimetro, intercettando ogni singolo attacco stesse per raggiungerla da qualsiasi lato e parandolo con una prontezza di riflessi invidiabile.
Al che, il Parassita gridò la sua frustrazione e menò un terribile doppio fendente dall’alto, con entrambe le mani spalancate. 2B sgranò l’occhio e pose la katana, girata di taglio, verso l’alto, dove bloccò il violento attacco che la fece crollare in ginocchio. Strinse i denti sotto la spessa maschera.
Il mostro sfruttò quel momento di debolezza per snudare le fauci, che si aprirono in modo innaturale dividendo a metà l’intera testa della creatura, estendendosi fin dietro le guance spaccate in due.
Fece dunque scattare il collo in avanti, in mezzo all’arco creato dai propri arti e sotto la spada rivolta verso l’alto della nemica, con l’intento di chiudere la bocca intorno alla sua testa.
9S gridò spaventato, quando i denti si conficcarono nella spessa corazza nera attorno alle braccia della sua compagna, facendo colare la bava scura sul nero della sua armatura.
Ovviamente, il giovane Cyborg non poteva sapere che fosse andato tutto esattamente come aveva previsto. La spadaccina ghignò, senza farsi vedere, mentre un’altra scarica di energia azzurra attraversava il suo corpo. Abbandonò l’elsa della katana anche con l’altra mano e, nell’esatto momento in cui l’arma tintinnava sul metallo sporco della tubatura, chiuse il pugno destro avvolto da quella stessa energia e lo abbatté sul fianco della testa del Parassita, che si deformò come una statua di cera.
Esplose in una copiosa nube di sangue scuro.
Le cervella si spalmarono sulla parete metallica, assieme ad alcune gocce nere.
Altre piovvero in tutta la zona limitrofa, sporcando i capelli e il bel viso della guerriera.
Nel mentre, il corpo decapitato del mostro barcollò come un ubriaco all’indietro, per poi crollare scompostamente e rumorosamente al suolo, sollevando una lieve nube di polvere.
9S si portò una mano alla fronte, sollevato, e 2B scrollò la mano verso il basso, per poi sospirare e chinarsi in avanti per raccogliere la spada.
Hai fatto fuori il mio mezzo di trasporto, baldracca.
Il tempo di serrare le dita attorno all’elsa, che risollevò lo sguardo trucemente: Tentacoli si era totalmente ricomposto, tornando alla sua versione originaria. I tentacoli marroni si estendevano verso il basso, allargandosi dove poggiavano facendo sembrare quasi che il Parassita indossasse una qualche specie di tunica. E ora, ai lati della maschera beige, dove avrebbero dovuto esserci le spalle, si erano formate due larghe protuberanze ricurve verso l’alto, simili a spesse corna.
Credi sia facile per me muovermi con questo schifo che mi ritrovo addosso?” sollevò sette grossi tentacoli sul lato destro del proprio corpo, facendoli smettere di danzare tutti assieme e compattandoli tra loro, per poi puntarli in avanti. Al loro culmine, erano presenti sette grandi fori neri.
Fori e tentacoli presero a roteare su loro stessi, sparando una rapida raffica in direzione di 2B.
Tornata subito in piedi, quella prese a muovere la katana con una rapidità tale da rendere ogni suo singolo movimento praticamente imvisibile, deviando e distruggendo ogni singolo proiettile che minacciava di raggiungerla.
Tentacoli sibilò un insulto.
Quindi, da dietro la ‘schiena’, fece emergere un quartetto di spessi cavi neri, culminanti in uno strano marchingegno bianco a forma d’imbuto, avvolto da fili elettrici più piccoli. Tenendola bloccata in quello stallo fastidioso con la sua pioggia di proiettili, concentrò sulla bocca della parte più stretta di ogni imbuto una piccola quantità d’energia rossa, liberandola poi in un possente raggio d’energia sparato verso la nemica.
L’esplosione fece tremare la parete e distrusse il pezzo di tubatura su cui si trovava la Cyborg, facendolo precipitare verso il basso assieme al cadavere senza testa del suo simile. Il vuoto nero della voragine fece sparire qualunque cosa dalla vista di chiunque.
Eh-eh…” Tentacoli gongolò nella sua vittoria, mentre osservava la nuvola di fumo che andava a diradarsi di fronte a lui. Era rimasto solo il piccoletto, con un’espressione adorabilmente disperata e preoccupata. Di quell’altra più fastidiosa, nessuna traccia.
Visto che già si trovava dietro di lui, poco dopo aver menato un fendente per recidere i cannoni, pronta per vibrare l’affondo decisivo con il volto nascosto dalle tenebre. Gli occhi brillanti, l’unica cosa visibile come due spettrali fari accesi nel buio.
Il Parassita non registrò nemmeno il dolore di quell’ultima menomazione, poiché quando si voltò in direzione della minaccia, la punta della katana aveva già scavato nell’esatto centro della fronte della maschera, in mezzo agli occhi tentacolari, che si afflosciarono assieme a quello che usciva dalla bocca. Qualche rivoletto di sangue scese lungo la lama nera, mentre il corpo di Tentacoli si sfaldava lentamente in grossi vermoni privi d’occhi, inanimati, lasciando il posto solo a quella che sembrava la testa di un manichino, da cui partivano diversi lunghi filamenti di rame coperti da plastica colorata.
“Mpf…” 2B chiuse l’occhio e scrollò la spada con vigore verso sinistra, liberandola dal peso della sua ultima vittima, che andò a far compagnia al suo compare in fondo al baratro.
9S, nuovamente sollevato del fatto che la donna  stesse bene, la osservò mentre faceva roteare la katana e la nascondeva nel fodero posto sul largo cinturone che le circondava la vita, guardandola con un’espressione estatica. Quando poi quella disattivò la maschera protettiva della bocca e si voltò a guardarlo con un’espressione per nulla lusinghiera, smise subito di sorridere e si ritrovò a rimpiangere la compagnia dei due Parassiti appena seccati.
“A-a mia difesa” cercò di parlare il giovane, mettendo una mano tremante in avanti “N-non mi sono allontanato così tanto dal nascondiglio. Giusto?”
2B atterrò rumorosamente a pochissimi centimetri da lui, dopo aver saltato il buco sulla tubatura creatasi durante lo scontro. 9S emise un urletto impaurito, e quell’altra restò a fissarlo per un po’, con la bocca che era una linea dura e lo sguardo che lanciava lampi. Considerato che già da in piedi lo superasse di una buona spanna, vederla da così tanto in basso la rese ancora più minacciosa del solito.
Il giovane Cyborg deglutì a vuoto, ben conscio che probabilmente quella adesso era abbastanza incazzata da farsi venire in mente l’idea di buttarlo di sotto “N-non fare cose di cui ti potresti pentire!”
Fortunatamente se lo era solo aspettato, il peggio.
E si ritrovò soltanto con una portentosa schicchera sulla la fronte.
Che, data da una mano in grado di sollevare una katana di qualche centinaio di chili e bagnata del sangue di innumerevoli incubi assassini, fu comunque sufficiente per fargli piegare il collo all’indietro.
“… Oweee…” mormorò 9S lamentoso, massaggiandosi la zona lesa mogiamente.
2B sospirò annoiata, poi piegò il ginocchio a terra e prese il viso del suo compagno tra le mani “fammi dare un’occhiata…”
Se lo rigirò tra le mani più e più volte per vedere se ci fosse qualche altra ferita, non esattamente con delicatezza. Ma quello la lasciò fare senza opporre resistenza, sapendo che sarebbe stato controproducente. E perché, in tutta onestà, il contatto con quelle dita esili e quei palmi freschi non gli faceva esattamente schifo.
“Mh. Quantomeno, a parte il sangue dal naso, non sembri avere nemmeno un graffio.” Lo guardò negli occhi e non usò lo stesso tono conciliante da crocerossina per dire la prossima frase “Grazie a me.”
Il più giovane si morse il labbro e abbassò la testa, colpevole “S-scusami… n-non riuscivo a dormire…”
“E hai ben pensato di uscire da solo? In una zona infestata da Parassiti?”
“…”
“Avresti potuto quantomeno svegliarmi.”
“Ma ti saresti comunque arrabbiata!”
“E tu avresti avuto meno probabilità di morire.”
“C-certo!” 9S s’imbronciò, distogliendo lo sguardo e liberandosi dalla presa dell’altra “Come no. Sono più al sicuro tra le grinfie di qualche mostro che tra le tue, mentre sei furiosa.”
Ma in realtà, era irritato solo verso se stesso.
L’aveva fatta di nuovo preoccupare, e non era quello che voleva.
A volte si odiava per come agiva in modo così sconsiderato, senza pensare minimamente alle conseguenze.
Sicuramente lo vedeva come un peso, in questo momento.

 
Sembri così piccolo e fragile…
 
Sentì il magone che tornava.
Dal canto suo, 2B chiuse l’occhio e sospirò rassegnata, per poi rialzarsi in piedi e voltarsi verso il tunnel dalla quale era arrivata “Ascoltami: la nostra missione è importante. Tu devi arrivare a quella torre, ed io devo fare in modo che tu ci arrivi tutto intero. Tenerti al sicuro non è semplice, e pregherei il tuo buon senso di non rendermi la cosa ancora più difficile.”
Sentendo i propri dubbi fondati così brutalmente, 9S ebbe un fremito.
Ma non disse nulla. Sapeva di meritarsi quella strigliata “T-ti chiedo scusa… hai ragione…”
“Faremo in modo di trovare quantomeno una lampadina, la prossima volta.”
Il più giovane sgranò gli occhi e si voltò a guardarle la schiena della compagna boccheggiando, sentendo il peso che aveva sullo stomaco sintetico che si alleviava all’improvviso. La colse mentre lanciava un rapido sguardo verso di lui, prima di tornare a guardare in avanti. Ma sicuramente era stata solo un’impressione.
“E ora vieni dentro. E cerchiamo di pulirci da questo schifo che abbiamo addosso.”
E scomparve inghiottita dal buio del tunnel, lasciandolo seduto a ponderare sul perché adesso il suo cuore si sentisse così inspiegabilmente leggero, rispetto a qualche secondo fa.  
Abbassò la testa e ridacchiò, senza nemmeno saperne il motivo.
Quindi si alzò da terra e fece per correrle dietro.
Salvo poi tornare sui suoi passi per andare a recuperare la ragione per cui era quasi morto, e la penna con cui ci avrebbe scritto sopra in futuro. Senza rischiare di morire, possibilmente.

 
[…]
 
Siccome ora ce l’ho davanti  agli occhi, credo sia arrivato il momento di parlare dell’Ultrastruttura.
Ignoro la quantità di anni che sono passati dai miei primi appunti fino a questo momento. Io e 2B abbiamo dovuto muoverci costantemente, con soste estremamente risicate e ancora più risicati momenti di pace. Sembra quasi che, man mano che ci allontaniamo dal Lontano Distretto e ci avviciniamo al nostro obbiettivo, la quantità di Parassiti aumenti di dieci volte rispetto a prima ad ogni passo.
Non è molto confortante.
Fortunatamente, pare che le incursioni di mostri abbiano un po’ allentato la presa su di noi. Mi piace pensare che c’è qualcosa che collega ogni singolo Parassita all’altro, e che ognuno di loro abbia percepito le urla terrorizzate degli ultimi esseri che hanno tentato di farci la festa.
Questi pensieri mi fanno sorridere.
Comunque, se da una parte sono felice di poter finalmente riposare le gambe, dall’altra sono deluso di non essere ancora riuscito a trovare un lumino funzionante per poter scrivere nei nascondigli più bui. E dire che abbiamo cercato ovunque! Sembra che la mia proverbiale sfortuna mi stia seguendo ovunque vado… questa però non è armata di spada e non mi protegge.
La magra consolazione è che, dove ci troviamo ora – su di un altro strapiombo, tra l’altro! Cosa ci farà mai prediligere luoghi simili per riposare me lo sto chiedendo dalla nostra prima sosta - siamo nascosti dietro una spessa tettoia di metallo dalla vaga forma triangolare, contro ad una struttura alta… credo sugli ottocentodieci metri e larga forse il doppio. Nonostante ci nasconda da qualsiasi avventore non desiderato, alle nostre spalle c’è una gigantesca Luce Artificiale che lascia trasparire una lieve luminescenza da dietro la gigantesca struttura.
È quasi magico.
Fa molto ‘abatjour da scrittura notturna sul diario segreto!’ Mi piace da impazzire modestamente l’ho scelto io l’appostamento.
Ma sto divagando, anche troppo.
Sono qui per parlare della ragione per cui gli umani si sono estinti.
Allora… da dove cominciare? La conoscenza che possiedo sui nostri predecessori, sulla loro fine e sull’Ultrastruttura arriva tutta dagli Storici del Distretto Lontano. Chi mi ha dato questo taccuino, Emil, era uno di loro spero stia bene e probabilmente si aspetterà che io segni qualche nozione a mia volta, dovessimo effettivamente riuscire nella nostra impresa e qual ora i nostri pronipoti si domandassero da dove arrivano quei giganteschi frammenti di metallo alti come montagne sopra le loro teste.
La verità è che nessuno sa da dove arrivi l’Ultrastruttura. La cosa strana, è che non sono stati gli uomini a crearla, annientandosi da soli! Come hanno rischiato di fare troppe volte per essere contate
Una delle poche certezze, è che sia arrivata dal cielo. Un cielo molto, molto più lontano rispetto a quello del nostro pianeta. Forse in origine è stata una specie di super arma aliena, mandata qui per ammazzare tutti, o forse il frammento di un gigantesco pianeta meccanizzato, che entrando a contatto con noi ha scatenato un irreversibile cataclisma. Se posso dire la mia, io ritengo l’Ultrastruttura come una delle più gigantesche cellule tumorali mai esistite. Talmente tanto grande da far ammalare e morire agonizzando un intero pianeta.
Da quello che so, ha sfondato le nubi, è arrivata a sfiorare la crosta terrestre, per poi sfondare pure quella e, una volta conficcatasi nel nucleo del pianeta, ha dato inizio ad una gelida e metallica terraformazione. Ogni singola pianta, o animale, è stata annientata in un battito di ciglia, inglobando nel grigio del metallo ogni singolo altro colore, per poi eruttare verso l’alto uno strano liquido incandescente che, una volta solidificato, è diventato la Cupola.
Nessuno sa per quanto quest’ultima si estenda. Probabilmente, ha inglobato tutto il pianeta.
Soffocando il ‘nostro’ cielo e, subito dopo ogni speranza.
Gli esseri umani, i nostri predecessori, non hanno avuto alcuna speranza: la prima metà è morta durante la terraformazione dell’Ultrastruttura, altri ancora durante la Purga d’Ossidiana, di cui non starò a parlare adesso perché non ne ho un granché voglia e perché l’argomento ancora mi terrorizza.
Gli ultimi, ancora vivi, sono finiti con l’impazzire, uno per uno.
Per poi morire di stenti, o sterminati dai Parassiti.
Non so quanti centinaia di migliaia di anni l’ultimo abitante originale del pianeta ha chiuso le palpebre per l’ultima volta.
Non molto poco dopo la nostra creazione, suppongo.
E nonostante tutta la miseria, la disperazione e la distruzione che ha causato, non contenta, l’Ultrastruttura ha lanciato un ultima maledizione sulla ex specie dominante del pianeta, donando loro una seconda vita che, per molti, potrebbe essere quasi considerata un prolungamento di una già interminabile tortura.
Una tortura fatta di organi sintetici e di scheletri di metallo, e dove ogni mutilazione e danno irreparabile veniva aggiustata con gelide placche ferrose.
Ora, non so esattamente per quale motivo gli esseri ‘resuscitati’ siano stati suddivisi in Cyborg e Parassiti. Credo, semplicemente, che i primi avessero il corpo meno danneggiato durante la loro ricostruzione, mentre i secondi si trovassero in uno stato ormai impossibile da recuperare.
Non per l’Ultrastruttura, ovviamente.
Ciò che non comprendo appieno, è come mai i Cyborg siano così simili ai loro predecessori, per quanto riguarda i tipi di emozioni e pensieri, mentre i Parassiti siano ridotti a semplici manifestazioni di follia omicida, sadismo ed un’insaziabile sete di violenza.
È come sé, seguendo uno strano disegno malsano ed incomprensibile, l’Ultrastruttura abbia trasformato in mostri terribili coloro che già lo erano quando ancora erano composti da carne e organi. Ma non vorrei scadere nel filosofico e cercare di comprendere i pensieri di una gigantesca torre di metallo che né parla, né pensa. Semplicemente, potrebbe essere più esatto dire che la loro mente non è riuscita a sopportare la nuova forma che era stata ‘donata’ al loro corpo ma allora perché tutte quelle armi? Per quale motivo i Parassiti sono stati resi così efficienti nella loro letalità?
… posso essere sincero?
Parlando dell’Ultrastruttura e degli orrori che ha creato, non posso fare altro che sentirmi maledettamente piccolo. Il mio input è quello di raggiungere quella cazzo di torre gigante e, a quanto pare, distruggerla dall’interno… ma come dovrei fare? Fosse stata 2B, la persona con questo input, avrebbe avuto decisamente più senso, non trovate?
Da ciò che vedo ogni volta che combatte, il pensiero di vederla mentre annienta ogni singolo livello dell’Ultrastruttura come facesse una semplice ‘passeggiata al parco’ non è così lontano dalla realtà.
E io a cosa diavolo dovrei servire in tutto questo? Come può, un minuscolo Cyborg che nemmeno sa difendersi da solo buttare giù una specie di divinità che è in grado di uccidere e ricreare da zero un essere vivente con uno schiocco di dita inesistenti? Come posso sperare di avere ANCHE UNA SINGOLA SPERANZA QUANDO TUTTO CIO’ CHE SONO IN GRADO DI FARE E FARLA PREOCCUPARE!? MA CHE CAZZO AVEVANO IN TESTA I MIEI CREATORI!? PER QUALE CAZZO DI MOTIVO ESISTO, MALEDIZIONE!
 
 
Ok, credo mi sia passato.
Non so con certezza quante ore sia durato sto’ attacco di panico, ma mi è passato.
Aaah, ero convinto che scrivere qui sarebbe stato un buon modo per distrarmi da questi brutti pensieri, ma pare che mi sbagliassi. Anche se… lo devo ammettere: queste pagine sono un’ottima valvola di sfogo. E per fortuna non ho sclerato davanti a 2B.
Manca più solo che pensi che stia impazzendo.
Pensa te: una macchina che impazzisce. Sarebbe il colmo e probabilmente attendibile da uno come me.
Ora che sono più lucido, realizzo che è comunque inutile farsi domande simili su gente che è morta troppo tempo fa per poter essere interrogata. Se sono stato creato per distruggerla, i miei carissimi ‘padri’ e ‘madri’ sicuramente hanno nascosto in me un qualche piccolo Deus Ex Machina che, porca di quella miseria, ci sta mettendo un bel po’ di tempo per uscire allo scoperto.
Molto più probabilmente, il mio corpo è solo una qualche specie di super bomba, che esploderà una volta entrata nell’Ultrastruttura. Sono nato solo per morire.
È dibattibile il fatto che questo sia il destino di chiunque, ma morire è proprio il mio scopo.
E la mia compagna mi salva le chiappe ogni volta solo per impedirmi di morire prima.
È dannatamente deprimente.
E al tempo stesso, non trovo altre possibili risposte.
Ma ormai ho perso le lacrime per piangermi addosso pensando a questo.
È una consapevolezza che si è instaurata nella mia mente da un sacco di tempo.
Ora ne parlo con leggerezza non con lei e non fa più così… male, a dire la verità.
 
 
Nel Distretto Lontano, i Cyborg più piccoli hanno creato uno splendido murale. Non so da dove siano uscite quelle immagini, visto che ogni ricordo è stato perso dopo ogni singola rinascita – probabilmente hanno semplicemente copiato ciò che hanno visto nei libri conservati dagli Storici – ma l’ho sempre trovato meraviglioso. Soprattutto, trovo splendido il fatto che NESSUNO abbia ancora perso la speranza di rivedere ciò che è stato realizzato su quel muro, nonostante tutte le ere passate sotto la Cupola.
Hanno creato uno splendido cielo notturno – probabilmente questa è stata e sarà l’unica volta in cui vedrò come dovrebbe essere la ‘notte’ – sopra ad uno splendido paesaggio naturale.
E qualche drago che svolazza sullo sfondo blu scuro, ma quelli non penso siano mai effettivamente esistiti anche se sarebbe affascinante vedere una di quelle bestie dal vivo, sarà onesto.   
E poi, ovviamente, ho visto le stelle.
Che sono esattamente come le Luci Artificiali, ma molto più lontane, e molto più belle.
Vorrei… poterle vedere, una volta che l’Ultrastruttura sarà crollata.
Pensare, molto ingenuamente, possano essere alla mia portata anche solo per un secondo.

 
“Ah… che diavolo… l’ho rovinato di nuovo.” mormorò con voce roca 9S, mentre guardava le piccole gocce che avevano insozzato la carta dove stava scrivendo, passandosi il dorso della mano sotto l’occhio destro. Sospirò, concludendo che quello sarebbe stato un buon momento per smettere di scrivere, anche se era un po’ deprimente lasciare il tutto così. Bloccò la penna al centro delle pagine del quadernetto e chiuse la copertina nera, per poi adagiarlo sulla superficie metallica al proprio fianco.
Si strinse le gambe al petto e poggiò il mento sulle ginocchia, guardando con un’espressione assorta il ‘panorama’ che aveva davanti.
A chilometri e chilometri di distanza, in avanti e verso il basso dove precipitava lo strapiombo, s’innalzavano cupole, monoliti, impalcature e gigantesche torri metalliche. Una landa desolata gelida e cromata, avvolta da nuvoloni di condensa candida grandi quanto isole, che rifletteva la luminescenza delle Luci Artificiali che, come delle specie di giganteschi frutti sferici e gialli, pendevano dalla superficie d’ossidiana e solcata da ideogrammi incomprensibili della Cupola, collegate ad essa tramite bizzarri agglomerati di cavi scuri che, ne era sicuro, dovevano essere lunghi e larghi come autostrade.
Ed esattamente al centro di ogni cosa, unico idolo inespressivo e impietoso, così tanto immenso che, nonostante si trovasse ad una distanza che avrebbe visto il consumarsi di dozzine di intere vite ‘umane’ prima del suo raggiungimento, risultava comunque abbastanza grande da risultare appena dietro l’angolo. L’Ultrastruttura.
Una torre cilindrica, solcata a sua volta da linee che si spezzavano e che correvano verso l’alto, come serpi che facevano a gara tra loro per chi raggiungeva per prima la cima, simile all’immenso tronco di un albero secolare, la cui chioma era composta da una fitta rete di inconcepibilmente immensi cavi, Luci Artificiali poste le une sopra le altre scompostamente come grappoli d’uva e tubature che avrebbero potuto ospitare un’intera metropoli. Intorno alla radice della costruzione, s’innalzavano spesse lastre di metallo nero, tutte alte uguali, rettangolari e che svettavano verso l’alto come silenziosi guardiani.
Nel vederla, immensa e sinistra, come a volerlo sfidare, il giovane Cyborg tornò a sentirsi spaventosamente inadatto per il compito che gli era stato affidato.
Ci avevano messo poco più di un paio di secoli di cammino, prima che l’Ultrastruttura diventasse visibile.
Sperò che ce ne avrebbero messo almeno la metà per raggiungerla.
E una volta lì… una volta lì tutto sarebbe finito.
In un qualche modo verso la quale non aveva la certezza, ma che lo terrorizzava comunque.
Quanto malati e sadici erano, i suoi creatori, per averlo esposto ad una simile tribolazione?
Perché creare una macchina in grado di provare paura, meraviglia, tristezza ed inadeguatezza, se il suo scopo ultimo sarebbe stato comunque quello di autodistruggersi?
Mentre pensieri sempre più oscuri affollavano la sua mente, 9S sospirò, nascondendo la bocca tra le braccia.
E forse lo fece un po’ troppo rumorosamente, visto che avvertì un lieve movimento alle sue spalle.
“… non riesci ancora a riposare?”
Sentire la sua voce gli fece per un attimo dimenticare il suo mal di vivere.
Con un sorriso triste, il giovane si voltò verso 2B che, da sotto una coperta stracciata e sporca che avevano trovato per la strada, si era alzata a sedere. Vederla con quell’espressione un po’ contrita e assonnata, 9S avrebbe potuto definirla carina.
Ma non ci riuscì, poiché ogni cosa che quella donna facesse la rendeva sempre e comunque bellissima ai suoi occhi.
“Stavo…” tornò a voltarsi verso l’Ultrastruttura, perché preferiva avere di fronte l’immagine di quella che sarebbe potuta essere la sua tomba, piuttosto che farsi scoprire mentre la fissava troppo a lungo “Stavo solo pensando…”
“… pensando a cosa?” si chiese se la lieve preoccupazione nel tono della sua voce non se la fosse solo immaginata.
“Niente in particolare, solo a…” chiuse gli occhi. Non voleva renderla partecipe alle sue angosce. 2B aveva sicuramente cose più importanti a cui pensare, come l’evitare un loro prossimo scontro con qualche Parassita troppo pericoloso una volta ripreso il viaggio. Scosse debolmente la testa e mosse la mano, come per scacciare una mosca “… lascia perdere, davvero. Non ti devi preoccupare anche di questo.”
Rimasero in silenzio per un attimo.
“Vuoi parlarne?”
Sentiva quasi gli occhi che gli uscivano dalle orbite.
2B.
La fredda, terrificante e letale 2B, che voleva provare a iniziare una conversazione con lui?
La cosa lo faceva ridere, terrorizzava e lo rasserenava al tempo stesso.
“Non ti senti troppo… poco, a volte?” eppure non riuscì a trattenersi. Come quando buttava giù pensieri sconclusionati sulla sua agenda, che adesso era diventata la sua migliore amica, si sentì abbastanza a proprio agio da parlare a ruota libera, voltandosi addirittura a guardarla “Che il compito che ti è stato affidato, qualunque esso sia, sia totalmente al di fuori della tua portata? Non hai mai provato una sensazione d’inezia, o di paura, quando affronti un avversario che pensi di non poter sconfiggere?”
La spadaccina sbatté un paio di volte la palpebra sull’occhio visibile, poi distolse lo sguardo da quello speranzoso del compagno. Sembrava a disagio.
“Sono stata programmata per essere al massimo della mia efficienza in battaglia.” lo disse come se stesse ripetendo un mantra “la mia sconfitta non è mai stata pervenuta. Per il bene della sopravvivenza di entrambi, non posso permettermi pensieri simili.”
Gelida, marziale e priva di qualsiasi tipo di empatia.
A volte si chiedeva, 9S, se quegli strani sprazzi di emozioni fossero solo frutto della sua immaginazione.
E ti pareva…
Fece per congedarla educatamente dicendole di tornare pure a riposarsi.
“Sta di fatto…” riprese 2B all’improvviso, con tono quasi imbarazzato, suscitando in lui la sorpresa “… che sono momenti come questo quelli in cui mi rendo conto di non essere portata per stare al tuo fianco.”
Il più giovane si voltò a guardarla con l’espressione di chi si era appena accorto adesso di aver condiviso il suo cammino con un coccodrillo parlante.
“Che intendi…?”
“Io non sono brava con le emozioni, 9S. Posso comprenderle, ma non credo di essere in grado né di esprimerle, né di comportarmi di conseguenza davanti a d esse.” voltò lo sguardo triste verso di lui, facendolo sentire un mostro senza nemmeno sapere esattamente perché “per esempio… adesso so che sei turbato. Ma non ho idea di come fare per poterti consolare. Non è… piacevole vederti così.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo, trovando la lamiera sulla quale era seduto, improvvisamente, estremamente interessante.
Per tutto questo tempo…
Trattenne a stento un risolino.
“…9S?”
“Scusami, è che…” voltò nuovamente lo sguardo verso di lei. Questa volta, un sorriso affettuoso e sincero sulle labbra “Se può farti sentire meglio, il semplice parlarti assieme mi ha già consolato abbastanza.”
2B sbatté la palpebra. Pareva stupita “… oh.”
E calò uno strano silenzio su entrambi.
Un silenzio imbarazzante che costrinse il più giovane a prendere coscienza di ciò che era appena accaduto e farlo voltare di scatto verso l’Ultrastruttura, nel mentre che la sua temperatura corporea raggiungeva livelli troppo alti per essere considerati confortevoli.  
“A-AD OGNI MODO!” aveva parlato a voce un po’ troppo alta, forse “T-torna pure a riposare! Ti raggiungo subito… i-il tempo di godermi almeno un po’ il paesaggio. Sai, poi alla fine di questo viaggio sarà tutto distrutto… eccetera eccetera…”
Ma cosa stava dicendo, esattamente?
2B, dal canto suo, non rispose. Ma 9S sentì comunque altri movimenti dietro di se.
Doveva essersi ricoricata, e meno male. Il ragazzo si prese tutto il tempo che occorreva per regolarizzare il respiro e calmarsi, i suoi oscuri pensieri annientati dall’imbarazzo provato ripensando a ciò che era accaduto poco prima. Era stato forse un po’ troppo audace, con quell’ultima affermazione?
Forse, ma mai quanto 2B che, dopo essersi avvicinata e accomodata silenziosamente al suo fianco, lo aveva avvolto con la sua coperta lurida e piena di spifferi, avvolgendo il braccio – privo di corazza – attorno al corpo e attirandolo a sé, senza alcun preavviso.
Come non finì di sotto per la sorpresa, non ne ebbe la minima idea.
“2B! m-ma…”
“Pensavo che avessi freddo…” disse la donna, con una voce che probabilmente era solo stanca ma che il più giovane trovò spaventosamente suadente.
“S-siamo Cyborg, in realtà…” balbettò 9S, non sapendo dove puntare lo sguardo mentre il proprio corpo veniva premuto contro quello della compagna “non dovremmo provare freddo, in realtà…”
Caldo sì, però.
Quello anche troppo.
“Fa lo stesso.” Disse dolcemente 2B, appoggiando poi la testa sulla spalla del compagno, che si sentì quasi svenire.
“N-non ti da fastidio? Starmi così vicino, intendo.” Domandò poi lui, trovando il coraggio di guardarla.
Quella rivolse lo sguardo verso di lui a sua volta “Come posso proteggerti, se non ti sto accanto in questo modo?”
9S distolse nuovamente lo sguardo.
Era decisamente troppo “O-ok. Ho capito…”
Dopo qualche secondo di staticità, passato dal giovane a fare ordine tra le sue emozioni, egli ritrovò il coraggio di voltarsi a guardarla. Era tornata con la testa appoggiata contro di lui, l’occhio chiuso e il respiro regolare. Si era addormentata.
“… grazie. Per ogni cosa. non so cosa farei senza di te.” Mormorò poi 9S, sperando che non lo sentisse.
Ci mise molto più tempo, lui, a calmare i circuiti del suo cervello per riposare.
Quantomeno, la fatica che ebbe nell’addormentarsi non fu dovuta ai terribili pensieri sulla sua futura – forse – esplosione.

 
[…]
 
“2B!” 9S, il viso distorto dall’angoscia, si gettò verso la compagna inginocchiata a terra, intenta a digrignare i denti per far fronte al dolore mentre puntava lo sguardo fiammeggiante in avanti.
Fottuto bastardo…” portò la mano al moncherino scintillante e fumante che era diventato il braccio destro, con la giuntura metallica circolare dell’endoscheletro che sfrigolava allegramente “fanculo…
Ancora con le dita strette attorno all’elsa della katana, lasciandosi dietro una lieve scia di vermiglio, la mano recisa si trovava alle spalle dell’orrido carnefice, che ancora li assordava entrambi con la sua terribile e stridula risata.
Dopo essersi resi conto che la zona che stavano attraversando era sondata di Parassiti volanti, per evitare di farsi intercettare i due viaggiatori avevano optato per l’attraversamento di un tunnel segreto che si apriva sul fianco di una megastruttura a forma d’uovo, che pareva quasi emergere dal suolo metallico dopo averlo sfondato dal basso con un violento impatto..
Accompagnati solo dalle spesse tubature che si stritolavano a vicenda sopra le loro teste, dalle occasionali e minuscole Luci Artificiali che spuntavano sul muro e dai vari condotti d’areazione che, come grassi monaci raccolti in preghiera, s’ergevano ai loro lati in una silenziosa e gelida riverenza, ignorantemente avevano pensato che sarebbero stati al sicuro, là sotto.
Anche perché non era la prima volta che si addentravano in luoghi simili, durante il loro peregrinare, e per qualche motivo sembrava che i Parassiti preferissero starsene ‘all’aperto’.
Capirono con le cattive che, fino a quel momento, erano solo stati spaventosamente fortunati.
La loro assaltatrice era saltata fuori all’improvviso, sfondando una parete composta da cavi elettrici e strutture cilindriche, muovendo la larga falce a quattro lame incandescenti che aveva al posto della mano sull’oblungo e deforme braccio destro, accompagnata da una risata demente.
9S aveva lanciato un urlo terrorizzato e si era lasciato cadere seduto all’indietro, mentre 2B, con i propri riflessi sempre all’erta, era subito passata alla controffensiva, scambiandosi colpi furiosi con l’avversaria, le cui esplosioni di scintille avevano illuminato l’ambiente circostante..
Nessuno dei due, però, si aspettava che quell’avversario fosse estremamente più ostico del previsto..
E 2B era stata mutilata.
E 9S, in preda al panico, altro non poteva fare se non restare inginocchiato al suo fianco al suo fianco.
Uhuhuhuhu” erano rarissimi i Parassiti che possedevano abbastanza funzioni cerebrali per comunicare.
Molti si limitavano a sibili e versi bestiali, altri a risate dementi o pianti isterici.
Questo tipo doveva essere la seconda versione.
Con lo sguardo velato dal pianto, 9S si voltò verso la loro aguzzina, tanto alta da sfiorare di pochissimo il soffitto con le scure tubature ricurve che, partendo da dietro il cranio, scendevano in basso infilandosi nella schiena, pompando una strana sostanza verde scuro al suo interno.
Avanzava ancheggiando, longilinea e sensuale, rivestita in un materiale scuro e lucido che metteva in risalto le curve femminili prosperose, su lunghissime gambe umanoidi che terminavano con un aculeo ricurvo e acuminato, simile alla zampa di un insetto.
Le risate folli provenivano da dietro una specie di museruola rettangolare, che copriva il naso e la bocca di un volto pallido e solcato da venature violacee su cui erano incastonati un paio di occhi dalla sclera sanguigna e le pupille nero pece che saettavano ad intervalli irregolari da una parte all’altra.
E mentre si beava di questa visione d’incubo, il Parassita sbatté al suolo la sua micidiale arma, ancora sporca di sangue sintetico, allungando il passo e strisciando le arse lame al suolo, lasciandosi dietro un solco luminoso e fumante.
Merda. Merda. MERDA.
La distanza che li separava si stava riducendo a battito di ciglia.
9S guardò prima la sua futura carnefice, poi 2B, con cui si scambiò uno sguardo carico di apprensione.
Poi… sentì solo il rumore del suo cuore che pompava sangue negli altri organi sintetici.
E vide la protezione da battaglia della sua compagna disattivarsi, permettendogli di leggere sulle bellissime labbra rosee una parola.
Scappa.
Non seppe quale impulso prese il sopravvento su di lui, seppe solo che si piazzò esattamente in mezzo a lei e alla Parassita, ancora più vicina rispetto a prima.
Ogni singolo briciolo di paura sembrava essersi sopito all’improvviso.
“9S?” mormorò la ragazza alle sue spalle, preoccupata.
Cosa sto facendo?
Perché l’ho fatto?
So di non avere speranza.
Morirò sicuramente.
Il viaggio è finito.
Ma la prospettiva di vedere 2B morire prima che lo facesse lui, in quel momento, lo terrorizzò più di ogni singolo pensiero sul cosa gli sarebbe successo tra le grinfie di quel mostro.
Si morse il labbro inferiore, facendolo sanguinare, cercando di assumere l’espressione più furente e coraggiosa che la paura gli permettesse.
Il Parassita, a pochissimi centimetri, sollevò le lame ricurve sopra la testa, distruggendo alcune tubature e tendendole come fossero giganteschi artigli.
“Se vuoi farle del male…” il ragazzo mosse un fendente verso destra con il braccio, rivolgendosi alla nemica ostentando un coraggio che credeva di non avere nemmeno, fino a quel momento. Un minuscolo serpente di energia rossa strisciò lungo la manica della giacca. Un bagliore sanguigno balenò infondo agli occhi azzurri. Nessuno ci fece caso “… DOVRAI PRIMA FAR FUORI ME, SCHIFOSO!”
L’arma infuocata calò su di lui.
2B gridò il suo nome.
La lama più lunga sfioro i capelli bianchissimi.
Ma non raggiunse la sua testa.
Uno degli enormi condotti che costeggiavano il corridoio, avvolto a sua volta da innumerevoli scariche di energia rosse, si staccò dal suo giaciglio scagliandosi come un immenso proiettile verso la Parassita, centrandola violentemente in pieno e distruggendo metà del suo corpo, mandando il resto a spiaccicarsi contro il muro destro del largo corridoio tracciando una larga chiazza di sangue scuro e budella sintetiche.
La testa, con gli occhi strabici bloccati, rotolò fino a fermarsi davanti alle ginocchia di un 9S completamente sconvolto. Sbatté le palpebre, poi si osservò la mano destra, spalancata.
Un paio di minuscoli vermiciattoli di energia rossa danzavano intorno alle dita guantate.
Girò la testa verso 2B, perplessa almeno quanto lo era lui, se non anche di più.
“S-sono… sono stato io?”
Quell’alta sbatté l’occhio, poi scosse la testa facendo danzare i capelli vigorosamente.
Abbassò il capo, sembrando quasi affranta.
“… dovrei essere io a proteggere te, non il contrario.” Mormorò, ignorando totalmente il fatto che il suo compagno avesse involontariamente staccato un pezzo di metallo pesante qualche centinaio di chili con la forza del pensiero.
“Uhm… suppongo che…” nemmeno il più giovane non realizzò ciò che era appena accaduto e distolse lo sguardo, passandosi una mano dietro la nuca “anche ai piccoli Cyborg inutili non piace sentirsi lasciati in disparte, non trovi?” disse passandosi una mano dietro la nuca e sorridendo nervosamente, come un bambino che cerca di sdrammatizzare dopo aver combinato una qualche marachella.
2B fece per ribattere, probabilmente con un insulto.
Ma venne scossa da un tremito, stringendo con un’espressione contrita l’arto ferito.
Con un’imprecazione, 9S fu subito in piedi, scattando verso la mano recisa e recuperandola.
Lasciò lì la spada. Non c’erano ragioni di credere che sarebbe stato in grado di sollevarla, da solo.
S’inginocchio nuovamente davanti a 2B, guardando affranto la ferita “… è un bel danno.”
“Tu dici?”
“la ferita si è anche già cauterizzata. È come se fossi stata progettata così fin dall’inizio.”
“Non mi stai migliorando la situazione, sai?” lo guardò con l’espressione di chi si sta trattenendo davvero molto per non prenderti a sberle.
Il ragazzo sussultò e abbassò lo sguardo, imbarazzato e colpevole “S-scusa. Hai ragione” posò gli occhi sulla mano tagliata “Il fatto è che non so come-”
“…9S?”
Ma 9S non era più lì.
Quando il suo sguardo era calato sull’arto reciso, davanti ai suoi occhi si era verificata un’esplosione in miniatura. Probabilmente invisibile, agli occhi dell’altra Cyborg. Aveva visto quella mano ricoprirsi di numeri e codici binari, da cui partivano linee che si collegavano a schemi in diagramma contenenti miriadi e miriadi d’informazioni su ogni singolo componente che formava quel piccolo pezzo di metallo e parti sintetiche.
Puntando gli occhi sul moncherino, vide la stessa cosa.
Probabilmente, se avesse anche guardato 2B direttamente, avrebbe visto anche di più.
Il come non fece ad impazzire, di fronte ad una mole così enorme d’informazioni riguardante un unico essere sintetico, fu forse causato da una piccola nozione che ricevette a piè di pagina nel suo magazzino d’informazioni mentale: ci sono 30493049 modi diversi per riparare questa giuntura.
“2B” il tono uscì gelido come quello di un terminale d’intelligenza artificiale privo d’emozioni, in contrasto con il classico tono di voce alla quale la donna era abituata. Si sentì un po’ a disagio, soprattutto quando il suo compagno sollevò lo sguardo velato di rosso brillante su di lei, serio come non lo aveva mai visto “mostrami la ferita.”
Titubante, abbandonò il moncherino con la mano sana e lo sollevò verso di lui.
Il contatto con il guanto crespo e ruvido del più giovane non seppe se le fece piacere o se al imbarazzò ulteriormente. Con movimenti lenti e calcolati, 9S avvicinò la mano mozzata. Le due estremità dell’endoscheletro danneggiato si sfiorarono. Sussultò, vedendo una piccola scintilla rossa saettare da quel contatto “Non muoverti. E perdonami dovesse fare un po’ male.”
Dopo quelle parole, il ragazzino chiuse gli occhi.
Poi, i capelli di entrambi si sollevarono e presero a danzare a mezz’aria, mentre i loro corpi venivano avvolti da scariche di energia rossa che si estendevano verso le pareti del corridoio e si concentravano dove l’endoscheletro, miracolosamente, pareva ricostruirsi da solo. 2B osservò la scena boccheggiando, senza sapere nemmeno cosa pensare di tutto questo.
Dava un leggero fastidio, ma era incomprensibilmente piacevole.
Dal canto suo, 9S strinse palpebre e denti, concentrandosi più che poteva sulla riparazione.
Ci fu un bagliore rosso ed una mediamente forte esplosione di energia, che spense tutte le Luci Artificiali del corridoio sotterraneo, salvo poi riaccendersi tutte dopo pochi secondi.
2B alzò la mano che credeva di aver perso per sempre.
La candida pelle bianca era annerita sul punto in cui era stata tagliata, ma si era riformata del tutto, come se la ferita non fosse mai esistita.
Si voltò verso 9S, stralunata.
“T-ti prego… non chiedere…” era seduto a terra e respirava a fatica, esausto e con una mano sulla fronte. I suoi occhi e il suo tono erano tornati quelli di sempre “non credo di avere la forza mentale per analizzare ciò che è successo, adesso. Quantomeno, posso solo dire che non è male sentirsi utile una volta ta-”
La mano, quella che era stata recisa dal Parassita e che aveva appena riattaccato tramite un qualche dono ingegneristico che non sapeva di avere, s’appoggiò sulla sua guancia con una dolcezza che non avrebbe dimenticato per il resto della sua vita.
Alzò lo sguardo verso la compagna.
Il suo dolce sorriso era, forse, una delle cose più belle che avesse mai visto, e ringraziò qualche Dio Sintetico per avergli dato l’occasione di avercelo di fronte agli occhi “… sei straordinario.
E si alzò, andando a recuperare la katana abbandonata a se stessa, lasciandolo lì a chiedersi se ciò che era appena accaduto non fosse semplicemente una qualche specie di sogno.
Ma i Cyborg non sognano.

 
2B mi ha fatto un complimento.
Onestamente mi sento abbastanza patetico a cominciare questi appunti dicendo questo, considerando che sicuramente esprimere il mio parere sull’essere una specie di macchina di saldatura vivente con poteri telecinetici dovrebbe essere più importante.
Ma non riesco a togliermelo dalla testa.
Inoltre, avrei potuto capire qualsiasi altro tipo di commento. Insomma, un po’ di gratitudine ce la si aspetta da chiunque dopo aver riparato una menomazione in maniera così esemplare un po’ troppo superbo, forse? Ma da lei mi aspettavo più un ‘buon lavoro’ o un ‘ti ringrazio’ detto nella maniera più monotona possibile ed immaginabile… COSA VUOL DIRE CHE SONO STRAORDINARIO?!
Ma poi come diavolo mi hai guardato!? Non puoi sottopormi a questo stress emotivo, maledizione!
Non credo smetterò di divagare, al momento.
La mia testa è un concentrato di pensieri ed emozioni contrastanti che mi stanno facendo uscire di testa.
E ciò che ancor meno riesco a spiegarmi, è il come mai tutto questo sia così maledettamente piacevole.
Ne voglio ancora. Voglio altri complimenti. Voglio sentire complimenti da lei finché non dovrò farmi esplodere.
E mi sento anche così sporco.
Dire che sono straordinario si carica dietro un peso considerevole. Io… io non mi sento affatto straordinario. Mi sono limitato a vederla in difficoltà e ho aiutato. Non credo nemmeno che fossi in me, durante la riparazione. E come se stessi prendendo il merito per qualcun altro che non sono io.
Inoltre, se questo potere non si fosse rivelato, probabilmente saremmo morti entrambi, e la nostra missione sarebbe fallita ancora prima di raggiungere l’Ultrastruttura.
Non so nemmeno come descriverla, questa sensazione.
Eppure… tutto questo mi fa sentire così dannatamente in colpa e felice allo stesso tempo.
Odio e amo questa sensazione.
Prima di accamparci, io e 2B non abbiamo spiccicato nemmeno una parola. Non che sia esattamente fuori dal comune, per noi – dopo tutto il tempo che viaggiamo insieme, anzi, è praticamente la norma – ma questa volta il silenzio tra me e lei era ancora più carico di tensione del solito. Anche di più di quando la faccio arrabbiare con le mie uscite di testa.
Era una tensione diversa, che non so se definire come più pesante o meno.
Ho proseguito alle sue spalle, a sguardo basso, ma sono sicuro al centodieci per cento che, più di una volta, si sia voltata a guardarmi, senza dirmi nulla, per poi tornare a fissare in avanti per scorgere qualsiasi possibile minaccia.
Cazzo.
E se si stesse aspettando un complimento anche da parte mia?
Oh merda… avrei dovuto dirle anche io che la trovo straordinaria?
Dal primo momento in cui l’ho vista uscire dalla capsula? Che l’unico motivo per cui questo viaggio è quantomeno sopportabile, oltre che il poter riportare i miei pensieri su questo diario, è la sua compagnia?
Maledizione! Sono un macello: CERTO che avrei dovuto dirlo!
Ora penserà che sono un ingrato!
Merda! Merda!
Sono davvero uno stupido… ed un codardo, visto che ora non ho il minimo coraggio di guardarla negli occhi e dirle tutte queste cose. Temo di aver perso il treno con quello. Dovessi uscirmene così all’improvviso, mi guarderebbe sicuramente storto.
N-non me la sento di proseguire ad aggiornare il taccuino, oggi.
Mi scuso per questi vaneggiamenti completamente inutili ed infruttuosi per l’economia della missione, ma ho dovuto in qualche modo esternare questi pensieri che mi stanno uccidendo… forse è meglio se mi do una mossa e mi metto a riposare, per quanto temo sarà estremamente difficile…
 
Spero che questo viaggio non si concluda con la mia esplosione.
Voglio provare questo tipo d’emozioni assieme a lei per il resto dell’eternità.

la fatica nel pubblicare sta roba me la ricorderò per ere a venire. E manca ancora un capitolo. *ride mentre si dondola sulla seggiola di legno trovata nella casa abbandonata di paese 'probabilmente mi sono tirato dietro una maledizione'. Detto questo, ehilà! Dai, suvvia, non ci ho messo poi così tanto tempo a ripassare a scrivere! Non mi sembra di aver oziato così tanto-oh. *ultima pubblicazione ad agosto* oh boy.
Spero vivamente che quest'attesa ne sia valsa la pena per voi, altrimenti sento già il gelido fiato dello Shinigami sul collo. Dunque, per non tergiversare troppo, l'idea mi è arrivata passando da 'come si comporterebbero due personaggi di Elden Ring nell'Universo di Blame' a 'come si comporterebbero l'unica ragione per cui non ho dato forfeit alla vita nell'Universo di Blame' ed è... nata questa storia. La vera premessa è che, se devo essere sincero, cercare di trasporre a parole un universo simil Blame è un po' come... qual'era l'esempio? Ah, sì: Prendere a pugni un neonato a mani nude. Sul serio, a chiunque sia interessato, non posso che consigliare di prendere in mano qualche opera del Maestro Nihei, perché per quanto io possa impegnarmi al massimo, non posso rendere lo scalo di quanto sia figo il suo worldbuilding e i suoi landscape sono... una delle cose per cui considero il suo stile di disegno uno dei miei preferiti in assoluto.
Detto ciò, altro motivo per cui ci ho messo a pubblicare sta storia in molto più tempo del previsto - senza contare il cambio dei main actors che ho messo in pericolo - è che... cazzo, voglio troppo bene a questi due bastardi. A livelli che, probabilmente, dovessi anche scrivere su di loro la fanfiction migliore in assoluto - non succederà mai - mi sentirei comunque in colpa a non averli resi come meritano. Però... è veramente tanto che voglio usarli per una mia storia (ovvero, sfruttarli per soddisfare il mio fetish di mettere personaggi che amo più della mia stessa vita in situazioni dove potrebbero uscirne scarnificati sia mentalmente che fisicamente).
Concludo col dire, Teony cara, dedico a te questa situazione - prendere questa cosa come bella o brutta sta solo a te - scusandomi ancora del non aver utilizzato i due bubini che popolano attualmente le tue ossessioni, ma sperando che i due bubini che non hanno ancora smesso di farlo ti soddisfino comunque :3 
   
 
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