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Autore: Shainareth    24/11/2023    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] «Non ne dubitavo», le garantì Cagalli, senza aver bisogno di mentire. C’era una ragione per cui aveva affidato loro quel compito: Meyrin era un asso nell’usare il computer e nell’elaborazione dei dati da remoto, mentre Athrun non aveva bisogno di presentazioni. «Lui dov’è?»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Meyrin Hawke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CADUTA


Quando vide l’espressione di Meyrin, comprese immediatamente cos’era accaduto. Strinse le labbra e, non appena le fu possibile liberarsi dai suoi collaboratori, si allontanò insieme a lei. «È andato tutto bene», la informò anzitutto la ragazza, procedendo lungo il corridoio che le avrebbe portate all’ufficio del Delegato. «La missione è stata un successo.»
   «Non ne dubitavo», le garantì Cagalli, senza aver bisogno di mentire. C’era una ragione per cui aveva affidato loro quel compito: Meyrin era un asso nell’usare il computer e nell’elaborazione dei dati da remoto, mentre Athrun non aveva bisogno di presentazioni. «Lui dov’è?»
   «Nel tuo ufficio.»
   «Quanto gli urlerò contro?»
   Meyrin ridacchiò. «Meno di quanto credi.»
   Il che stava a significare che sì, quel disgraziato si era fatto male, ma non in modo preoccupante. «Questo lascialo decidere a me», stabilì, oltrepassando l’anticamera del suo ufficio e spalancando la porta.
   Seduto sul divano con il capo reclinato all’indietro a sottolineare la stanchezza che doveva provare dopo quell’assenza di due settimane, il giovane si mosse e si voltò verso l’uscio. Sospirò nel vedere il cipiglio battagliero della sua innamorata, prevedendo già come sarebbe andata a finire. «Sono tornato», azzardò, a mo’ di saluto, con un sorriso incerto sulle labbra.
   «Non so quanto ti sia convenuto farlo», rispose invece il Delegato, notando la fasciatura che, suo malgrado, Athrun sfoggiava al braccio destro. Mentre alle sue spalle Meyrin si affrettava a chiudere la porta, Cagalli si apprestò a marciare nella direzione del giovane. Si arrestò quando qualcuno le mise sotto al naso una cassetta del pronto soccorso. Fissandola da sotto in su con gli intelligenti occhi azzurri, Toya anticipò la sua sfuriata e salvò consapevolmente i timpani di tutti.
   «Non è nulla di grave», le fece sapere, atono.
   «Non azzardarti a diventare suo complice», lo avvertì Cagalli, afferrando con malagrazia ciò che lui le porgeva e tornando a dirigersi verso il divano. «Quel sorriso è fuori luogo», disse poi al giovane, prima di accomodarsi accanto a lui.
   «Anch’io sono contento di rivederti», rispose Athrun, rassegnato ai modi spicci e spigolosi che era solita usare quando era nervosa.
   «Fa’ poco lo spiritoso e dimmi che diavolo ti è successo.»
   «Solo una contusione», le garantì. «Quella roba è inutile.»
   «Non parlavo del braccio», sospirò Cagalli, avvicinandosi e scostandogli di lato i capelli per rivelare un’escoriazione non medicata sulla nuca, poco dietro l’orecchio.
   Stupito, a lui venne spontaneo domandare: «Come diavolo l’hai vista, quella?» Persino lui se n’era a malapena accorto e, ritenendola una cosa superficiale, non si era neanche preso il disturbo di preoccuparsene.
   «Conosco a memoria ogni centimetro del tuo corpo», rispose lei, sovrappensiero, iniziando a medicarlo.
   Cercando di ignorare il rossore che aveva colorato le guance di Meyrin, Athrun borbottò: «Ti rendi conto di quanto sia imbarazzante ciò che hai appena detto? Oltre che patologico.»
   «Non sei tu quello che ha chiamato Cagalli il proprio criceto?» fu la spontanea curiosità che sovvenne a Toya. Meyrin soffocò una risatina.
   L’altro inalberò un’espressione infastidita. «Ruffiano.»
   «Impara in fretta», se ne compiacque invece il Delegato, che si stava prendendo cura di quel ragazzino con molto impegno.
   Per il suo ultimo compleanno, Cagalli aveva deciso di prendere in giro Athrun regalandogli una cricetina, che lui, per pura vendetta, aveva deciso di chiamare come lei. «Va bene», si arrese il giovane, consapevole di essere vittima di un complotto. «Allora, come sta la mia piccola Cagalli
   Un insulto più che meritato gli ferì l’orecchio, mentre il viso della ragazza diventava deliziosamente paonazzo. «Molto bene», rispose Meyrin, cercando ancora una volta di non ridere, nonostante la situazione. «Ce ne siamo presi molta cura mentre eri via», gli fece sapere, rivolgendo uno sguardo a Toya, con il quale aveva deciso di dividersi il compito. «Temo però che soffra la mancanza di un compagno», fu la sfacciata osservazione che si azzardò a esternare.
   Pur imbarazzato a sua volta, Athrun provò una certa soddisfazione per quelle parole. Con la coda dell’occhio cercò lo sguardo dell’amata, che tuttavia era in una posizione assai favorevole per nascondersi alla sua vista. «Non avevi del lavoro da svolgere al computer, tu?» pretese di sapere lei, rivolgendosi con finta amabilità all’altra ragazza.
   Meyrin scrollò le spalle. «Attendo istruzioni.» Vide Cagalli serrare la mascella e decise di darle tregua. «Vogliamo attenderle fuori insieme?» chiese allora a Toya, che sollevò gli occhi al cielo con infinita pazienza. Fra i quattro si presumeva che il ragazzino fosse lui, eppure non gli pareva affatto. Si arrese allora a seguire l’agente di Terminal fuori dalla stanza, lasciando soli la propria mentore e il suo amante.
   «Non siamo troppo bravi a nascondere la nostra relazione», constatò Athrun, vagamente impensierito per la cosa.
   «A chi dovremmo nasconderla, di preciso?» ribatté Cagalli, trovando inutili le sue preoccupazioni. «Meyrin sa di noi da parecchio tempo e Toya è fin troppo sveglio.» Anche questo era vero, considerò il giovane, mentre lei ultimava la medicazione applicando un semplice cerotto. «Ora me lo dici come diavolo sei riuscito a farti male?» gli domandò, mentre rimetteva a posto il materiale nella cassetta. «Era una missione tutt’altro che pericolosa.»
   Athrun esitò. Lei alzò lo sguardo, ma lui fu rapido a rifuggirlo. Cagalli risolse la faccenda agguantandolo per la cravatta rossa e strattonandolo verso di sé. «Parla», gli ordinò in tono minaccioso.
   «Non è stato niente di che...» annaspò il giovane, prendendola per il polso nella speranza che lei allentasse la presa.
   «Sto aspettando.»
   Sospirò e, suo malgrado, fu costretto a confessare. «Sono caduto.»
   Colta alla sprovvista, lei ci mise qualche attimo per domandare: «Dove?»
   «Dalle scale», fu la risposta che la spiazzò ulteriormente. «Tre gradini, in realtà», aggiunse Athrun, vergognandosi di quella sua assurda e patetica prova di coraggio nell’ammettere di poter essere anche imbranato, qualche volta.
   Vide Cagalli portarsi una mano davanti alla bocca per nascondere l’accenno di una risata, ma fu perfettamente in grado di cogliere il lampo divertito nei suoi occhi ambrati. «Sì, lo so, sono stupido», l’anticipò lui, imbronciato come un bambino.
   «È vero», confermò la ragazza, decidendo di non infierire. «Ma se non lo fossi, dubito che mi piaceresti tanto», lo rassicurò, sporgendosi per dargli finalmente un bacio di bentornato.












Ovviamente qui ho lavorato molto di fantasia, perdonatemi. Però le informazioni uscite ieri mi hanno ispirata non poco, perciò... abbiate pazienza. Spero solo di non essere andata eccessivamente OOC (sicuramente lo avrò fatto con Toya, che comunque è un nuovo personaggio, quindi l'ho inventato di sana pianta).
Shainareth


 
  
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