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Autore: OmegaHolmes    26/11/2023    5 recensioni
Quando un angelo ama il Natale ed un demone lo odia, si finisce per passare la vigilia di Natale insieme, nonostante le epoche ed i secoli.
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Crowley passa la sua prima vigilia senza Aziraphale sulla Terra.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Per chi mi segue in altre storie, non sono morta! Sono state settimane molto intense e scrivere è stato molto difficile. A rilento, riuscirò anche ad aggiornare l'altra storia. Ora, mie cari amici, ecco un piccolo dono in vista del Natale!
Buona lettura <3



1850

La neve cadeva copiosa sulle strade buie di Londra illuminate timidamente dai lampioni a gas che a fatica riuscivano a combattere l’aria fredda attorno a loro, mentre uomini e donne s’incamminavano frettolosamente verso le loro abitazioni.

Era la vigilia di Natale.

In lontananza un paio di campane tuonavano gli ultimi rintocchi prima della messa, cori di bambini echeggiavano nelle strade secondarie.

Un uomo dal lungo cappotto cammello s’incamminava svelto ed infreddolito verso la propria libreria, con in mano un paio di libri.

Appena la porta della sua dimora si aprì, emise un sospiro di sollievo accompagnato da un lieve brivido.

“Bontà divina, che freddo!” esclamò, andando ad appendere il proprio cappotto, prima di avvolgersi in una spessa giacca di lana sopra al proprio panciotto.

Fu però sorpreso di notare il camino acceso al fondo dell’imponente libreria a due piani: era abbastanza certo di averlo spento prima di uscire.

Mosse qualche passo in quella direzione, scorgendo da dietro il sontuoso albero che aveva addobbato in centro alla stanza, una sagoma scura e longilinea, affondata in una delle sue poltrone.

“Scusa angelo se mi sono auto invitato, ma faceva troppo freddo là fuori.” proferì la voce dell’uomo seduto di fronte al calore scoppiettante, con in mano un bicchiere di Brandy.

Il libraio sorrise appena: “Vedo anche che ti sei servito. Che piacere vederti, Crowley! E’ da così tanto che noi--”

“Non parliamo? Già… forse è meglio che vada…”

“Oh no, per favore resta! Fa così freddo là fuori ed è la vigilia di Natale! Nessuno dovrebbe stare solo in una notte come questa.” disse andando a sedersi sull’altra poltrona vicino al fuoco.

“E chi ti dice che io sia solo?” chiese il fulvo, da sotto un paio di occhiali sottili e scuri.

Le guance arrossate del libraio si contrassero in un timido sorriso: “Beh, io e te siamo gli unici due immortali qui a Londra… a meno che tu…”

“Nah, nessuno a cui affezionarsi troppo…” sbuffò, buttando giù un lungo sorso dal bicchiere spesso: “Allora…” iniziò indicando i pacchetti sotto l’albero: “Sei tu il misterioso Saint Nicholas degli orfanotrofi di Londra, non è così?”

Il viso paffuto dell’angelo si fece ancora più cremisi: “N-non so davvero di cosa tu stia parlando…”

“Andiamo… la voce gira da settimane e so quanto tu ti impegni in questo periodo dell’anno.”

Il biondo sospirò rassegnato: “E va bene… lo ammetto, sono io, ma… cos’altro avrei potuto fare? Tutti quei poveri bambini…” un lampo di emozione gli trafisse lo sguardo: “Soli ed infreddoliti la notte di Natale… non meritano anche loro qualche dono?” disse sporgendosi in avanti, in cerca dell’approvazione del demone che invece sospirò, guardando altrove: “Sai bene che non è a me che devi chiedere. Non ti hanno fatto storie con i miracoli?”

“Non ne ho usati molti… alcuni doni li ho creati con le mie mani… dovevi vedere i loro visetti! Oh che periodo meraviglioso è il Natale, non credi? C’è così tanto amore, così tanta bontà, la riesco a percepire...ah! Che notte meravigliosa! Non lo senti anche tu?”

Il fulvo, con aria torva, sprofondò nella propria poltrona: “Sono un demone, angelo… non posso percepire nemmeno un briciolo d’amore… sento solo molta malinconia e tristezza… c’è così tanta gente sola e povera là fuori.”

Aziraphale si fece un po’ guardingo: “Non è che ti sei divertito un po’ troppo con i tuoi miracoli demoniaci?”

“Naaah, lo sai che faccio il minimo sforzo. La cattiveria che dilaga a Natale è lì senza che io faccia molto… magari spacco qualche albero qua e là, induco a rubare qualche tacchino o a fare lo sgambetto a qualche signora anziana, ma nulla di così terribile… anche se Belzebù non è molto contenta di me ultimamente…”

Gli occhi del biondo si addolcirono: “Mi dispiace molto mio caro… sono certo che ben presto si ricrederà, sei un buon demone…”

“Anche perché se non mi impegno con le tentazioni, finisce che mi richiamano al piano di sotto e qui mandano qualcun altro.” disse serio, terminando il suo brandy.

Il cuore di Aziraphale ebbe un tuffo, ritrovandosi avvolto da un’emozione terribile: se Crowley se ne fosse andato, con chi avrebbe parlato? Con chi sarebbe andato a teatro clandestinamente, con chi avrebbe pranzato!

Certo, Crowley era un demone e come tale era malvagio, eppure… era il migliore del suo genere.

“Spero proprio che ciò non accada.” disse serio l’angelo: “Renderebbe il mio lavoro più difficile.”

Crowley soffiò una risata: “Pigro d’un angelo… beh, vorrà dire che andrò a fare qualche lavoro demoniaco qua e là… grazie per il fuoco, ci vediamo in giro.”

Aziraphale lo seguì con lo sguardo, d’un tratto rattristato all’idea di restare solo così presto: “A-aspetta!” e così dicendo balzò in piedi, andando a cercare qualcosa sotto l’albero.

Crowley lo osservò confuso, fino a quando non lo vide ricomparire con un piccolo pacchetto rosso.

“Cos’è?” chiese il demone, torvo.

“Beh…” ridacchio l’angelo: “Buon Natale, mio caro.”

“Da… da quando ci facciamo i regali?”

“Oh beh, tu mi hai regalato dei cioccolatini quando ho aperto la libreria, ho pensato… ho pensato potesse piacerti avere anche tu il tuo regalo di Natale.”

Con titubanza, le dita esili del fulvo andarono a cingere quel pacchetto soffice: “Devo…?”

Aziraphale annuì, trattenendo appena l’entusiasmo.

Quando le dita affusolate spacchettarono la carta, Crowley fu sorpreso di trovarsi tra le mani un paio di eleganti guanti neri: “Sono… molto belli.”

“Così, non avrai più le mani fredde.” sorrise luminoso l’angelo.

Crowley ringraziò in cuor suo di avere gli occhiali, altrimenti avrebbe mostrato quando profondamente era commosso.

 

***

 

1915

 

Aziraphale aveva passato un altro dicembre indaffarato ad aiutare i più bisognosi, donando a chi non aveva nulla ed aiutando le mense dei poveri ogni mercoledì e venerdì sera.

La settimana prima di Natale era sempre dedicata agli orfani, facendo piccoli miracoli qua e là per aiutarli ad avere fiducia nei loro sogni e in Dio, esaudendo le loro preghiere quando possibile.

Stava terminando di addobbare il sontuoso albero della propria libreria, ascoltando un paio di vinili natalizi, quando la porta della libreria si spalancò, mostrando Crowley nei suoi abiti scuri nella moda dell’epoca.

“Crowley!” esultò vedendolo entrare tramite i suoi occhiali tondi, che si sfilò scendendo dalla scaletta: “Qual buon vento?”

“Vigilia di Natale, ricordi? Credo sia ormai tradizione che ci incontriamo… ti ho portato dell’ottimo Sherry e… un piccolo pensierino.” e così dicendo gli porse un pacco di medie dimensioni.

Con fare affabile ed il sorriso stampato in volto, Aziraphale prese il pacco: “Oh Crowley, non so davvero che dire!”

“Beh, aprilo e poi mi dici…” disse, andando a sedersi sulla solita poltrona accanto al fuoco.

Con precisione le mani morbide dell’angelo spacchettarono la carta, trattenendo il fiato nel…

“No!” quasi urlò: “Le prime edizioni di… Oscar Wilde?! Crowley, ma come-”

Il demone alzò le spalle: “Un tizio mi doveva un favore… e so quanto mi hai fatto diventare matto con questo maledetto tizio…”.

“Oh mio caro ragazzo, questo è davvero un dono a cui non so come…posso offriti la cena?” chiese quasi febbrile.

“Credo che un po’ di alcool mi basterà…”

Aziraphale, dunque scomparve andando a prendere del vino e un piccolo pacchetto che porse con entusiasmo: “Buon Natale mio caro.” sorrise dolcemente.

Crowley alzò le sopracciglia, chiedendosi cosa potesse contenere un pacchetto così piccolo.

Lo aprì con cautela e fu sorpreso di trovarci un meraviglioso orologio da taschino.

“Ha anche la bussola!” esultò il biondo, sporgendosi in avanti: “Dato che tendi a non sapere mai che ora è…”

“Grazie angelo… è davvero molto bello.” e così dicendo se lo appuntò all’abito: “Come mi sta?”

Aziraphale battè le mani: “Meravigliosamente, mio caro.”

“Beh… credo che sia ciò che si addice ad un demone dopo una promozione.” sorrise mostrando i denti bianchi, alzandosi ed appoggiandosi al caminetto.

“Promozione! E per cosa?”

“Per aver fatto scoppiare la prima guerra mondiale!”

Il naso di Aziraphale si contrasse: “Oh ma che cattivo gusto… è stata opera tua?”

“Certo che no, angelo...ma sai come sono là sotto… insomma, ho fatto finta di essere stato io e voilà, il gioco è fatto. Potrò starmene a riposare per un po’ dopo questa.”

Il libraio si fece pensieroso: “Non lo so… c’è così tanta sofferenza là fuori… e lo spirito del Natale lo sento molto di meno quest’anno…” sospirò tristemente: “Ma dopo tutto non possiamo farci molto, non è così?”

La voce di Crowley si fece carezzevole, guardando con premura l’angelo: “Sono uomini, Aziraphale… purtroppo sono destinati a morire.”

 

***

 

1950

 

Aziraphale stava fissando da una decina di minuti una vetrina d’un negozio in centro a Londra, rapito dalle magnifiche statuine in movimento al suo interno.

In modo particolare, rimase attratto da una coppia a braccetto intenta a pattinare sul ghiaccio.

Più la osservava, più il suo cuor si dilatava e maggiormente desiderava di poterlo fare a sua volta… Chissà, magari a Crowley sarebbe piaciuto accompagnarlo un giorno.

Consapevole del pensiero, trasalì, notando dall’orologio nel taschino che erano passate le cinque e lui doveva assolutamente tornare alla libreria per i suoi ultimi preparativi.

Per quella vigilia aveva deciso di lasciare il negozio aperto al pubblico fino a mezzanotte (ovviamente mettendo in vendita solo un paio di libri che non erano più di suo grande interesse).

Aveva addobbato l’albero con colori allegri e sgargianti, coprendolo di un lieve strato di neve per renderlo più suggestivo.

D’un lato aveva preparato un tavolo con un piccolo rinfresco per scaldare gli animi più infreddoliti, insomma, era molto fiero del suo operato.

Per sua fortuna, non vendette molti libri, ma accolse molti poveri abbattuti dal freddo, affascinati di fronte alla magnificenza di quella libreria.

A mezzanotte in punto, stanco, chiuse le porte, restando sorpreso nell’udire bussare poco dopo:

“Siamo chiusi!” disse ad alta voce.

Dall’altra parte arrivarono ancora un paio di colpi, portandolo ad osservare da dietro la tenda.

Nello scorgere Crowley s’illuminò, aprendo frettolosamente all’amico: “Caro! Prego, accomodati!”

“Sono passato prima, ma ho visto che avevi dato una festa…”

“Oh, non era di certo una festa! Più… un piccolo dono di Natale.” sorrise, sorpreso di notare il cappotto innevato del fulvo: “Sei in giro da tanto?”

Crowley cercò di evitare il discorso, non voleva di certo ammettere di aver passato le ultime ore ad osservare il viso sorridente di Aziraphale parlare con i bambini dall’altra parte della vetrina.

“Hai qualcosa da bere? Alcool?”

“Certamente! Vino?”

“Meraviglioso!” e così dicendo si aprì la giacca e si sedette sul divano: “Hai davvero venduto dei libri?”

“Grazie al cielo, non troppi. Ho solo… liberato qualche scaffale.” sospirò, porgendogli un bicchiere di vino rosso: “Allora, compiuto tanti miracoli demoniaci?”

Crowley contrasse il viso in una smorfia: “Non immagini quanti, questi anni mi portano un sacco di fortuna. E credo che fra qualche anno andrà ancora meglio.” disse alzando il bicchiere per bere.

“Ah sì? E come?” chiese incuriosito.

“Ho sentito che gira voce che fra qualche anno la radio si potrà vedere… e lì… ci sarà molto da divertirsi!”

Gli occhi dell’angelo si ingrandirono: “Una radio… visibile… sarebbe suggestivo…” sorrise entusiasta: “Ah gli uomini! Non smettono mai di sbalordirmi!” ridacchiò, sorseggiando il suo bicchiere.

“Già, se ne inventano una ogni notte… ad ogni modo…” e così dicendo estrasse da una tasca, come un prestigiatore, una palla di cristallo con raffigurati al centro una coppia di pattinatori sorridenti nell’osservare la neve cadere attorno a loro: “… Buon Natale, angelo.”

Il viso di Aziraphale si dipinse di sorpresa, arrossendo incredulo: “Crowley! Ma- ma come!” non riusciva a capacitarsi che l’altro gli avesse regalato proprio la statuina che aveva contemplato per giorni!

“Se giri la chiavetta sotto… si muovono anche.” disse non curante il demone, continuando ad evitare di soffermarsi troppo sul viso dell’altro.

“Crowley, io non… io non so davvero che dire, è… meravigliosa. E’ così bella…come hai…?”

Il fulvo emise qualche verso indecifrabile, cercando di soppesare tra realtà e bugia; avrebbe dovuto dirgli che sapeva quanto gli piacesse quell’oggetto per averlo osservato molte volte nelle ultime settimane a fissare quella vetrina, oppure che con un lieve miracolo gli aveva letto la mente, ma decise di mentire come sempre: “Era in sconto… e non sapevo cosa regalarti.”

Le labbra di Aziraphale si contrassero, fiutando la bugia: “Ti ringrazio, mio caro. Temo sia giunto il mio momento allora…” così dicendo si alzò, andando a cercare qualcosa nella stanza accanto, ritornando con una scatola di medie dimensioni in mano.

Crowley la fissò, sorpreso: “Angelo…”

“So quanto ami le piante e credo proprio che sia ora che tu ne abbia di tue nel tuo appartamento, non credi?”

Con delicatezza, le dita affusolate andarono ad accarezzare le foglie larghe delle piante scure: “...sono….molto…”

“Non devi dirlo, va bene così.” lo fermò con comprensione il biondo che tornò a sedersi nella sua poltrona, con un improvviso guizzo nello sguardo: “Che ne dici di andare a vedere “A Christmas Carol” a teatro domani?”

 

***

 

1977

 

L’aria soffiava fredda per le strade di Londra, in una Soho sempre più notturna e a luci rosse, cosa che non rendeva Aziraphale troppo felice, ma come sempre ne restava indifferente.

In quegli ultimi anni il Natale sembrava essere sceso in secondo piano, la dura vita nelle fabbriche, le rivolte, la rivoluzione pacifista, tutta quella musica rock e la guerra!

L’angelo si sentiva esausto, facendo sempre più fatica a convincere gli uomini a fare del bene e…

Non vedeva Crowley da 10 anni, dopo avergli consegnato il thermos contenente l’acqua benedetta.

Certo, sapeva che era vivo, ne percepiva l’aura e di tanto in tanto l’aveva anche intravisto con la sua Bentley fuori dalla sua libreria, ma non si erano più parlati da allora.

Continuava a chiedersi se con quel gesto non avesse espresso troppo, mostrandogli realmente quanto gli fosse affezionato, quanto-

I rintocchi dell’imponente orologio del suo salotto lo portarono alla realtà: era la vigilia di Natale e probabilmente senza Crowley. Un sospiro sfuggi dalle labbra, scuotendosi leggermente prima di tornare a catalogare altri libri che aveva acquistato.

Stava salendo le scale con una pila di libri, quando lo vide, alto ed avvolto in abiti scuri attillati, entrare con timore nella sua libreria.

“...angelo?” chiese piano.

“Crowley!” quasi gridò, riscendendo le scale: “C-cosa ci fai qui?”

“Forse è meglio che vada…” disse indietreggiando.

“No!” lo fermò camminando svelto verso di lui: “Resta! Entra, prego!”

Come sempre, l’angelo era incuriosito e divertito dagli incredibili cambi di moda di Crowley, ora con i capelli più lunghi e ribelli, gli occhiali tondi come quelli di John Lennon, i pantaloni a zampa d’elefante con un cappotto e una camicia così attillati da mostrare ogni centimetro della sua forma longilinea.

Era una boccata d’aria fresca che il biondo non ricordava di desiderare.

“Posso offrirti qualcosa da bere?” chiese cordialmente l’angelo, sorridendo luminoso.

“Qualsiasi cosa alcoolica andrà bene.” rispose, incamminandosi lentamente ad osservare la libreria, in cerca di qualche cambiamento.

Aziraphale tornò poco dopo con due bicchieri e del vino: “Come stai? Qualche nuovo traguardo?”

Crowley sbuffò, andando a sedersi sul divano: “Pensano che abbia aiutato con la Guerra in Vietnam… quindi…”

Il volto dell’angelo si contrasse di commozione: “Che guerra terribile… quelle povere persone…”

“Già…” rispose stancamente il fulvo, perdendosi nei suoi pensieri.

Restarono in silenzio per qualche istante e poi Aziraphale non si trattenne: “Credevo di non rivederti mai più…”

“Ngh…” deglutì il demone: “Io non… non volevo esserti d’intralcio.”

La risata cristallina del biondo echeggiò nella stanza: “D’intralcio! Mio caro… abbiamo un accordo, no?”

“Sì, beh… ma… dopo… sai, era meglio non dare nell’occhio.”

“Oh, certo… certo sì!”

“Beh… sempre un librario?” chiese indicando gli scaffali.

Aziraphale sorrise appena: “Sempre un vecchio libraio eremita.”

“Beh, non è poi così male, no?”

“No, per niente… a cosa devo la visita?”

“E’ la vigilia di Natale e… non meritavi di passarla da solo.” deglutì, cercando di non mostrarsi troppo fragile.

“E non immagini quanto questo mi riempa di gioia!” esultò l’angelo, alzandosi a prendere un paio di biscotti: “Purtroppo… non ho un regalo per te quest’anno… mi dispiace.”

“Nemmeno io…” ammise il demone: “Ma festeggiamo comunque, ti va?”

“Non aspettavo altro!”

 

***

 

2011

 

Con un sospiro affranto, il vecchio libraio si lasciò cadere sulla sedia: era esausto.

Gli indumenti rossi da Babbo Natale stavano iniziando a prudere insieme alla barba finta, che fece scomparire con un sonoro schiocco: “Bontà divina…” sospirò, ringraziando che fosse finita.

Un cigolio sordo lo mise in allerta, alzando gli occhi al cielo nello scorgere il sorriso malizioso di Crowley scivolare ridendo di fronte a sé: “Oh oh oh! Qui qualcuno si è divertito! Adesso sei passato ai giochi di ruolo, angelo?”

Il biondo si portò una mano alla tempia: “Non sono davvero dell’umore, Crowley… non dopo quella festa… quel ragazzino è davvero un demonio!”

“Ooooh andiamo angelo! Non poteva di certo essere la Tata a vestirsi da Babbo Natale… che poi lui ti abbia obbligato a salire sul tetto e a mostrare come scendevi dal camino, beh… l’hai voluto tu.” disse infine, appoggiandosi con una spalla ad uno scaffale.

Il viso dell’angelo si contrasse di disperazione: “Volevo essere il dolce, simpatico e amabile Babbo Natale! La figura che amano tutti i bambini! Non essere preso a calci ed insulti!” esclamò stizzito, guardando altrove.

“Mio caro angelo, devi imparare a fidarti di me quando ti dico che Warlock è una vera peste… anche se… è troppo normale.” sbuffò infine.

“A me invece sembra proprio un bel diavolo! Ecco cosa! Basta…” lamentò, gemendo: “Ho bisogno di bere qualcosa di forte…”

Crowley si diresse al mobiletto degli alcolici ed aprì un piccolo armadietto estraendo una bottiglia di Sherry; versato il contenuto in un bicchierino, lo porse al suo amico: “E’ finita angelo… niente più costumi… anche se tra poco dovresti andare a lavoro, Babbo Natale” lo stuzzicò, sibilando con la lingua biforcuta.

“Io spero davvero che non riceverà regali quest’anno… e forse…” con un movimento delle dita e un espressione compiaciuta: “Il desiderio è stato avverato. Aaaah, adoro lo sherry!”

Crowley rise gracchiante: “Sei proprio un bastardo lo sai?”

Aziraphale arrossì: “Non dirlo troppo in giro.”

“Oh tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me.” e così dicendo gli porse un occhiolino.

 

***

 

2019

 

Camminavano pigramente per le strade di Londra, in ritorno da una cena al Ritz, verso Soho.

L’aria pungente creava delle piccole nuvolette di condensa ad ogni loro respiro, portando le guance ed il naso del biondo ad essere dipinti di un bel cremisi.

Crowley lo osservava di sottecchi da sotto le lenti scure, con un senso di pace nel cuore: era finita, erano liberi ed ora potevano starsene in giro a zonzo la vigilia di Natale.

Le ciglia lunghe del biondo sbattevano morbide, mentre l’angelo osservava le decorazioni natalizie, le vetrine sfavillanti, udiva i cori di ragazzini nelle strade.

“Che festa meravigliosa è il Natale…” iniziò, stringendo le mani davanti al proprio stomaco: “Anche se entrambi sappiamo che Gesù non è nato il 25 dicembre… il che è un vero peccato.”

Crowley sospirò: “Angelo, gli uomini hanno sempre cercato una scusa per festeggiare qualcosa che già c’era e gli piaceva… ma non è così male. Anche se fatico a capirlo.”

Gli occhi cerulei si alzarono incuriositi ad osservare il profilo aquilino: “Cosa non capisci, caro?”

Il fulvo restò a fissare di fronte a sé una vetrina addobbata di alberi, regali ed un trenino sfrecciante: “Tutto questo desiderio di amore, tutto questo volersi bene improvvisamente… non lo percepisco, non riesco a vederlo… vedo solo un mucchio di soldi e regali inutili.”

D’un tratto trasalì nel percepire due mani gentili avvolgergli il braccio, stringendolo leggermente con calore: “Mio caro, è proprio questo l’obbiettiva del Natale… far sentire amato anche chi crede di non meritarlo.”

Crowley restò sorpreso di quel gesto, irrigidendosi: “...beh è una cazzata.” ringhiò, stringendosi nelle spalle.

L’angelo non fece una piega, sorridendo appena: “Meriti anche tu di essere felice a Natale, mio caro. Cosa ne dici di andare a pattinare?”

Le sopracciglia del fulvo di incupirono: “...pattinare?”

Nell’arrossire, Aziraphale sorrise: “E’ dal 1950 che volevo chiedertelo…”

Il cuore del demone s’intenerì: “Allora va bene.”

“Davvero?”

“Sì.”

“Oh Crowley mi rendi così felice!” e così dicendo sorrise, prendendolo per mano e trascinandolo alla pista di pattinaggio in Saint James Park.

E dopo secoli, a Crowley parve di volare, stretto in quella mano, rapito dal sorriso estasiato ed elettrico del biondo.

Forse era quello il senso del Natale, pensò, desiderare di fare qualcun altro felice, vederlo sorridere e desiderare di proteggerlo fino alla fine del tempo.

Quando si ritrovarono con i pattini nei piedi, il demone si maledì per avere accettato, decidendo di usare un miracolo demoniaco per riuscire a stare in equilibrio. Se lui imprecava a denti stretti ogni qual volta che stava per scivolare, Aziraphale rideva e urlava di gioia, con tanta elettricità tale da poter illuminare tutta Londra, mentre faceva giri per la pista da solo.

Crowley se ne stava aggrappato ai bordi, cercando di non cadere direttamente sulle natiche: “Che idea di m-”

Ma quando la mano gentile dell’angelo andò a cingergli la propria per aiutarlo a stare in equilibrio, nuovamente gli parve di librarsi in cielo, scivolando con leggiadria al suo fianco, leggero come una piuma.

Era quello il segreto degli angeli o era semplicemente Aziraphale?

Quando entrambi trovarono il giusto ritmo, continuarono a girare così per la pista:

“Tutto bene, caro?” chiese l’angelo dolcemente.

“Beh… preferisco stare con i piedi a terra, ma non c’è male.”

“Sei davvero molto bravo… grazie per questo regalo di Natale, Crowley. Grazie di-”

“Sssssssh angelo!” sibilò arrossendo fino alla punta delle orecchie: “Lo sai che non devi farlo!”

Con una lieve risata Aziraphale gli cinse i fianchi con un braccio, tirandolo a sé: “Grazie Crowley.” e così dicendo gli posò un bacio sulla guancia, prima di scivolare via e lasciarlo lì solo a fissarlo, fumante e paonazzo, fino a che il ghiaccio attorno a lui non si sciolse completamente.

 

***

 

2023

 

Una scia di bottiglie di vino vuote mostravano il luogo in cui il corpo esausto del demone si era coricato a terra, sul pavimento freddo, a fissare all’infinito il soffitto grigio.

Di tanto in tanto un lieve sospiro fuoriusciva dalle sue labbra, desiderando solo di bere più alcool per poter annegare maggiormente il proprio dolore, quel dolore bruciante che continuava a dilagarsi nel petto ogni qualvolta che ripensava a tutti i momenti passati insieme ad Aziraphale.

Non aveva mai avuto un amico prima di lui, non aveva mai legato con nessuno come con lui e non aveva mai amato nessuno come lui.

Sapeva che doveva lasciarlo andare, è ciò che fanno le persone che amano, no?

Avere il coraggio di allontanarsi, sapere quanto si è ormai di troppo, quando l’altro non desidera più le stesse cose…

Ma quel bacio…

Si portò entrambe le mani per nascondere il volto in un ringhio disperato: Aziraphale aveva ricambiato il bacio, l’aveva guardato come se fosse sul punto di rompersi, ma alla fine non era bastato e… quella era la prima vigilia di Natale da anni senza di lui.

Ora mancava proprio a lui, che aveva sempre odiato il Natale, rimpiangendo tutte quelle cose strane ed eccentriche che l’angelo organizzava, quel suo modo buffo di raccontargli i suoi miracoli, con così tanto orgoglio ed ingenuità da renderlo un bambino.

Rivedeva costantemente il suo sorriso, luminoso e dolce come la prima volta che si erano conosciuti in quella costellazione infinita che lui aveva creato…

Allungò il braccio lungo in cerca di un’altra bottiglia, di altro alcool, di altro veleno per le sue ossa…

Un rumore però lo fece fermare, ascoltando dei passi in lontananza, chiedendosi se fosse così ubriaco da star sognando.

Decise di mettersi in piedi, a fatica, e dirigersi minacciosamente verso quei rumori.

Era il suo appartamento, nessuno aveva le chiavi e tanto meno nessun demone sarebbe più venuto a cercarlo.

Si diresse al buio, verso il salotto, assottigliando lo sguardo nello scorgere una sagoma: " ...chi sei?”

Uno schiocco di dita della sagoma e la stanza si illuminò: un volto commosso e gentile, abiti candidi e capelli dorati, l’uomo gli sorrise: “Ciao caro…”

Per alcuni istanti il demone restò immobile, certo di star sognando, strofinandosi gli occhi con forza, balbettando suoni gutturali: “Cazzo… ho esagerato…”

Iniziò a camminare per la stanza, ignorando la figura, schioccando le dita per scacciare quella visione, ma non stava funzionando.

“C-Crowley…” l’uomo si arrovellava le mani, lo seguiva con sguardo preoccupato, era ansioso fino alla punta delle scarpe.

“No… nonononononono… tu non sei reale, tu non esisti, tu non sei qui, perché se tu fossi qui io-” si fermò, posando le mani sui fianchi, abbassando il capo in cerca di fiato: “...satana, sto per avere un collasso.”

La figura camminò verso di lui, andando a sfiorargli un braccio: “Crowely… sono io.”

Nel concepire quanto fosse reale dal tocco, gli occhi dorati si accesero come due fanali nella notte, saltando all’indietro per la consapevolezza di quel gesto.

Il petto esile iniziò ad alzarsi ed abbassarsi nervoso, le lacrime pungenti agli angoli degli occhi, la rabbia via via più forte si dilagava nel petto…

“No… tu… come… cosa cazzo ci fai qui?”

Lo sguardo di Aziraphale non era cambiato, restava quella carezzevole distesa di cielo primaverile: “Se mi lasci spiegare, ecco io sono-”

“Se sei venuto a chiedermi scusa, non so che cazzo farmene. Cristo santo, Aziraphale! Perchè adesso, perché oggi! Sono passati...mesi!”

L’arcangelo deglutì: “In Paradiso… sono passati due anni in realtà…”

Le sopracciglia scure del fulvo si alzarono sorprese: “Oh… due anni? Ci sono voluti due anni perchè ti ricordassi della mia esistenza? Oooh, ma grazie sommo arcangelo supremo! Grazie per la tua visita, ORA TE NE PUOI ANCHE TORNARE DA DOVE SEI VENUTO RAGGIO DI SOLE!” urlò, con le vene del collo gonfie per lo sforzo e la bocca colma di saliva.

Una sfumatura di dolore s’insinuò nello sguardo angelico, ma restò comunque immobile.

“Crowley… non aspetto che tu mi perdoni, non sono venuto per questo… sono…” deglutì, scostando lo sguardo per alcuni istanti prima di continuare: “Sono scappato. Loro… mi hanno fatto arcangelo solo per usarmi. Mi hanno tenuto imprigionato fino ad oggi e… no, non mi sono scordato della tua esistenza, anzi… sei stata l’unico pensiero a farmi andare avanti.”

Il demone lo fissava sorpreso, ancora confuso, ma Aziraphale venne contratto da un moto colmo di disperazione: “Oh Crowley, avevi ragione! Avevi ragione e io sono stato stupido a non restare qui con te, ma… io volevo proteggerti, lo capisci? Loro non ci avrebbero lasciato in pace, non saremmo stati liberi e io volevo solo-” aveva iniziato a lacrimare e di riflesso una mano del demone era andata a posarsi sul suo viso, lasciandolo senza parole.

“…sei davvero qui?” soffiò il fulvo, accarezzandogli uno zigomo: “o te ne andrai di nuovo…?”

Con entrambe le mani l’angelo prese quella mano, stringendosela forte contro il proprio viso addolorato: “Oh caro…quanto mi è mancato il tuo calore… il tuo profumo…”

“Rispondi…”

“Voglio restare, sono venuto per scappare insieme a te… almeno per stanotte.”

Come se fosse rimasto ustionato, Crowley allontanò la mano con uno strattone: “Dovevo immaginarlo… e poi te ne andrai… e io?! Io resterò qui a-a-ad ubriacarmi e ad aspettare quando forse ti rivedrò? No… vattene!” ringhiò, voltando le spalle per iniziare a raccogliere le varie bottiglie vuote sul pavimento.

“H-ho bisogno di te…” balbettò l’angelo: “C-crowley… Crowley ti prego… è la vigilia di Natale!”

“Al diavolo la vigilia di Natale! Sono un demone! Ho sempre odiato questo fottutissimo Natale! L’unico motivo per cui lo festeggiavo era per stare con te!” alzò di nuovo la voce, sentendosi ardere i polmoni dalla rabbia: “Io ti amavo, Aziraphale!” disse battendosi il petto con entrambi i pugni: “Ti ho dato il mio cuore, la mia vita, la mia lealtà! E tu l’hai gettata via! Che cosa ti aspetti ora! Io sono un demone e tu sei un angelo… anzi, un arcangelo! E se non ti è bastato cosa ti ho dato, ora non posso più darti nulla….”

Gli occhi cerulei del biondo brillavano come un lago lucente al sole, camminando svelto verso il profilo dell’altro: “Se allora mi hai amato… sai che io ti ho amato e ti amo altrettanto! Possibile che tu non lo capisca? Che sia così ottuso da non vedere che… che ciò che io e te siamo è ineffabile?”

Crowley ringhiò di frustrazione: “Ooooh, non ci provare…” sbuffò cercando di allontanarsi, ma l’altro lo fermò: “Dimmi che mi sbaglio? Dimmi che puoi quantificare quanto è grande il nostro sentimento? Dimmi che sai dirmi il giorno esatto in cui ti sei innamorato… se non ci riesci allora ho ragione io. Non puoi… è così immenso che la sola distanza che ci separa ci logora giorno dopo giorno. E sì, ho sbagliato, sì sono stato un idiota, ma io so quanto profondo è il mio sentimento per te… e che tu voglia stare con me o meno questa notte, non mi interessa… io ti amo e so che è inneff---”

Desideroso di farlo tacere, le mani del fulvo andarono a cingergli i lembi della giacca, tirandolo a sé in un altro bacio disperato, dove entrambi si premettero con forza, in un legame più simile ad una lotta che ad amore.

Lentamente, però, la rabbia iniziò a dissiparsi, diventando via via più profondo, più umido, più audace, più passionale…

Le mani di Aziraphale si aggrapparono ai fianchi nervosi del fulvo, mentre le dita di Crowley si allargavano sul petto dell’angelo, in cerca di lembi di corpo da esplorare.

Il rumore dei tessuti che si scontrano e dei loro gemiti iniziò a riempire la stanza fredda, incapaci di allontanarsi da quel contatto se non per prendere fiato.

“Crowley…” sussurrò l’angelo, appoggiando la fronte contro quella dell’altro.

“Andiamo su Alpha Centaury.” disse serio.

“Sì… sì va bene.” annuì, allungando le braccia per affondare il proprio corpo in un abbraccio caloroso, inabissando il proprio viso nella spalla dell’altro, respirandolo a pieni polmoni.

“Resta con me… non andartene domani…” chiese il demone, accarezzandogli la schiena.

“Lo vorrei così tanto… ma se lo facessi… ti- ti—ucciderebbero.” la voce gli si ruppe al solo pensiero.

“Dimmi che c’è un modo, angelo… dimmi che potremo essere liberi prima o poi…”

“Te lo prometto, mio caro… riuscirò a farlo… ma per ora… viviamo questo momento.”

Una folata di vento fece rabbrividire l’angelo che nell’udire il rumore d’un battito d’ali aprì lo sguardo: Crowley aveva spiegato le sue ali nere, per avvolgerle intorno ad Aziraphale con fare protettivo: “Potrei fermare il tempo, se me lo chiedessi. Potrei bruciare il paradiso, l’inferno, il mondo intero se tu lo volessi… farei qualsiasi cosa per te, se solo mi permettessi di proteggerti…”

L’arcangelo sorrise, accarezzando quel viso scavato dalla depressione: “Mio dolce Crowley… sai che non è ciò che voglio. Portami a vedere le tue amate stelle, portami a vedere il posto dove ci siamo incontrati…”

Le braccia di Crowley lo avvolsero e con un lampo di luce scomparirono.

Fuori, su Londra cadeva la neve, le campane rintoccarono la mezzanotte ed un coro di voci angeliche si alzarono dalla Cattedrale lodando gli angeli del cielo.

Quando Aziraphale riaprì gli occhi, centinaia di stelle brillarono di fronte a sé, travolto dalla meraviglia: Crowley gli cingeva la mano ed in quel momento capì che no, non l’avrebbe più lasciato nemmeno per un secondo.

Quello era il suo miracolo di Natale.

  
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