Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: PerseoeAndromeda    26/11/2023    0 recensioni
"Furono ancora risate e restarono fino a sera in quell’angolo di mondo tutto loro, dove giganti e terrore non esistevano e il sogno li trasportava al di là delle mura."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fanfic scritta per il writober indetto da Fanwriter.it.
Lista: Pumpink
Prompt: 10. Libreria
Titolo: Al di là
Fandom: Attack on titan
Personaggi: Eren e Armin, ship Eremin
Rating: verde
Genere: introspettivo, sentimentale, romantico, fluff, un po’ di angst sul finale se si sa quello che accadrà dopo.
Avvertimenti: In fondo si trova una premonizione del futuro, che compare molto innocentemente e inconsapevolmente sulla bocca di Eren. Se non sapete nulla del post time skip potrebbe essere spoiler.
 
 
 
AL DI LÀ


In alcuni momenti, Eren era convinto di avere più bisogno di Armin di quanto Armin ne avesse di lui.
Sapeva che non era vero, Armin gli voleva bene, ne era certo. La differenza tra loro era che Armin aveva una mente fervida, sempre in movimento, una testolina mai ferma, avida di conoscenza e di imparare cose nuove, quindi sapeva come riempirla quella mente, come tenerla occupata, anche quando non erano insieme.
“Io mi annoio se non sono con lui” pensò.
No, annoiarsi non era la parola giusta: se Armin non c’era, lui era vuoto, un contenitore che aspettava di venire riempito dai racconti del suo compagno… riempito dalla sua presenza.
Così non poteva fare a meno di mettersi alla sua ricerca quando non lo vedeva da troppo tempo: diventava un bisogno fisico e mentale, una necessità di sopravvivenza.
Armin era ossigeno, dava senso ad ogni suo respiro.
Aveva convinto Mikasa a non seguirlo: le voleva bene, lei e Armin erano le persone per lui più importanti al mondo, ma c’erano momenti che desiderava solo per sé ed Armin, momenti in cui qualunque altra presenza, per quanto amata, sarebbe stata di troppo.
Era difficile da spiegare, si sentiva crudele a pensarlo, Armin lo avrebbe rimproverato se lo avesse saputo, non sopportava quando mancava di rispetto a Mikasa.
“Non è mia intenzione” sbuffò tra sé. “Ma ci sono cose che non so spiegarmi nemmeno io”.
Si diresse a passo sicuro verso una meta: da quando Armin era entrato nelle grazie del comandante Smith, questi gli aveva concesso libero accesso alla sua vasta libreria e lui non si era fatto scappare l’occasione, ogni suo momento libero lo passava là dentro.
“Non a cercare me” mugugnò mentalmente Eren.
Era dura ammetterlo, ma la cosa lo infastidiva parecchio.
Nessuno provò a fermarlo, era implicito per tutti che i luoghi concessi al cadetto Arlert erano concessi anche al cadetto Yeager, tenerli separati più del necessario era fuori discussione.
Varcò la soglia della stanza e si immerse nel silenzio.
Sembrava un altro universo rispetto a quello esterno, una dimensione alternativa che isolava da tutto e trasportava nella pace.
Probabilmente, era uno dei motivi per cui Armin amava tanto quel luogo: aveva scelto lui di unirsi alla squadra di ricerca, ma lo aveva fatto per senso del dovere, perché sentiva di non potersi sottrarre e perché, come sempre, Armin non scappava. Ma il suo ideale era un altro, lo sapevano tutti, ormai.
Eren lo aveva sempre saputo.
Fermò i propri passi.
Eccolo lì, seduto a terra, a gambe incrociate, ai piedi di un mobile stracolmo di libri e il suo buffo naso immerso tra le pagine di uno di quei volumi.
Si trovava in uno di quei momenti in cui, intorno, non esisteva nient’altro per lui: se gli era concesso di leggere, qualunque altra cosa veniva cancellata dai suoi pensieri.
Eren arricciò il naso in un broncio.
Ricominciò a camminare e non tentò di rendersi silenzioso.
Eppure, l’amico non diede segno di udirlo.
“Potrebbero anche aggredirlo, in questo momento, e non se ne accorgerebbe”.
Si portò alle sue spalle e gli posò le mani sugli occhi, senza dire una parola, strappando ad Armin un sussulto e un urletto acuto.
“Bentornato tra noi” ridacchiò Eren.
Le dita di Armin gli afferrarono i polsi e, con uno strattone stizzito, fece precipitare l’amico incollandolo alle proprie spalle.
Eren rise ancora, avvolgendogli le braccia intorno al collo, provocando ulteriori parole e gesti di stizza da parte di Armin.
Il bisticcio giocoso finì con loro due sdraiati sul pavimento, Eren addosso ad Armin, il primo con un ghigno divertito sul volto, l’altro con un ringhio rabbioso e quel nasino arricciato che ad Eren veniva voglia di mordere.
“Mi hai fatto prendere un colpo!”.
“La responsabilità è tua, lo sai che non devi mai abbassare la guardia!”.
“Ma smettila!”.
Armin accompagnò la protesta con uno spintone che fece cadere Eren all’indietro, si ritrovò con il sedere a terra e le mani sul pavimento per sorreggersi, nel pieno di un nuovo accesso di ilarità.
Gli piaceva vedere Armin energico ed arrabbiato, quel mettersi a nudo tra loro era parte integrante di un rapporto che non aveva nulla da nascondere.
Si mise carponi e si riavvicinò all’amico, i loro nasi si sfiorarono:
“Cosa leggevi di bello?”.
Il naso di Armin si arricciò di più:
“Prima chiedimi scusa”.
Eren si imbronciò di riflesso e sbuffò:
“Quanto la fai lunga”.
Non si accorse del movimento di Armin e del libro che gli sventolò davanti, sentì solo la botta del volume che gli colpì il capo, non troppo forte, ma comunque abbastanza incisivo da strappargli un’esclamazione di sorpresa.
“Sei vendicativo e violento” protestò, massaggiandosi la testa laddove l’attacco di Armin aveva lasciato il segno.
“Ho imparato da qualcuno”.
Si fissarono, sforzandosi entrambi di mantenere integro il loro cipiglio, ma bastarono pochi istanti perché Eren notasse il rossore che, dal naso schiacciato dell’amico, prese a diffondersi, velocemente, alle guance. A quel punto, resistere gli fu impossibile e scoppiò in una risata, gettandogli al contempo le braccia al collo.
“Sei uno stupido” sussurrò la vocina di Armin al suo orecchio, mentre il piccolo ricambiava l’abbraccio.
Eren si staccò e gli puntò il dito indice sulla fronte:
“Adesso me lo dici costa stavi leggendo?”.
Lo sguardo di Armin si illuminò…
Quel medesimo sguardo che un giorno, a Shiganshina, aveva risvegliato Eren dal suo torpore.
Forse, era da quel momento che si era innamorato, anche se era troppo piccolo, allora, per rendersene conto.
Forse, addirittura da prima, da quando l’aveva visto subire l’aggressione dei bulli senza scappare, combattendo solo con la forza delle proprie parole tanto mature per un bambino così piccolo, che di non scappare dal dolore faceva il proprio vanto.
Probabilmente, fin da quel momento in cui lo aveva scelto come unico amico, si era sentito inferiore a lui: non solo Armin era degno della sua considerazione e della sua amicizia…
Eren era convinto di essere lui stesso a non meritare le attenzioni di una persona come Armin.
“È un libro illustrato, come il mio” la vocetta acuta di Armin fece più rumore dei pensieri di Eren, costringendolo a seguire la direzione dei due grandi occhi azzurri e a posare anche i propri sulle pagine che il ragazzino gli stava mostrando. “Ma qui non ci sono luoghi. Ci sono animali!”.
Eren sbatté le palpebre, incuriosito, mentre guardava una strana creatura dal collo lunghissimo disegnata con tratti un po’ stilizzati.
“Questa si chiama giraffa c’è scritto”.
“Ma esiste?”.
“Certo, come il mare!”.
Gli occhi di Eren tornarono su quelli di Armin, per lui molto più interessanti di qualunque cosa si trovasse su qualunque libro esistente. Era passato tanto tempo da quando avevano cominciato a fantasticare sul mondo esterno e a condividere un sogno che, in loro, assumeva sfumature diverse.
Eren considerava le cose solo dal punto di vista dell’uccidere i giganti e abbattere quelle mura che opprimevano la loro libertà. Non si era mai chiesto cosa potesse trovarsi al di là di esse.
Era Armin quello interessato al mondo esterno in quanto tale, era lui che gli aveva spalancato le porte del sogno e sognare insieme a lui ad Eren piaceva, neanche gli importava che quei racconti fossero veri: Armin ci credeva ed era fondamentale che Armin realizzasse il suo sogno.
“Il sogno di Armin…” pensò Eren. “È il mio sogno perché è il suo, il mio sogno è che lui lo realizzi e farò in modo che accada”.
Armin interruppe di colpo la propria descrizione:
“Ma mi stai ascoltando?”.
I loro occhi si incontrarono e il rossore era di nuovo lì, al posto della stizza si dipinse un moto di stupore generato da quella che era l’espressione di Eren.
“Sì” borbottò quest’ultimo, rendendosi conto che, in effetti, era strano il modo in cui stava fissando l’amico.
Non che fosse la prima volta.
Sospirò, strisciò verso di lui e si gettò a terra, supino, la testa sulle gambe di Armin che, colto alla sprovvista, sollevò il libro perché non ci si sdraiasse sopra.
“Eren” esclamò, sorpreso.
Eren intrecciò le mani sul ventre e gli sorrise, dal basso.
“Non temere, Armin” sentenziò con tono solenne e un’espressione sicura. “Tu vedrai tutte quelle cose dal vivo, ti porterò a vederle, a costo di radere al suolo ogni cosa”.
“E come faremmo a vederle se raderai al suolo ogni cosa?”.
Eren sollevò una mano e gli afferrò il naso tra due dita:
“È un modo di dire, scemo!”.
Furono ancora risate e restarono fino a sera in quell’angolo di mondo tutto loro, dove giganti e terrore non esistevano e il sogno li trasportava al di là delle mura.
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: PerseoeAndromeda