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Autore: Tynuccia    07/12/2023    1 recensioni
[Gundam SEED] Ammetterlo, però, gli sembrava dannatamente sbagliato, quasi al pari di un tradimento degli ideali dei Coordinator.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva sentito il bisogno di allontanarsi, e respirare un po’ di aria fresca. Dopo aver passato tanto tempo in un sottomarino, la possibilità di poter uscire e sgranchirsi le gambe gli sembrava un privilegio, e si chiese se non stesse diventando claustrofobico. Gli mancava solo quello, per coronare un periodo da incubo. 
 
Salì all’ultimo piano della base di ZAFT, permettendosi addirittura il lusso di slacciarsi il colletto della divisa e godersi un po’ di meritata pace, ma una volta uscito sul tetto si stupì di non ritrovarcisi da solo. 
 
Strinse le labbra, posando lo sguardo sulla sua sottoposta, e si domandò dove diavolo fosse finito il fastidio che aveva provato inizialmente nei suoi confronti. Gli era bastato ben poco per passare da furioso curioso, e non aveva idea del motivo. 
 
Il Comandante Le Klueze, dopo la battaglia di Orb in cui ZAFT non aveva potuto prendere parte per non interferire con i delicati equilibri geopolitici, gli aveva ordinato di andare alla stazione spaziale di Boaz per recuperare i tre nuovi membri della squadra e condurli a Carpentaria. Come sempre, le ragioni dietro quel gesto gli erano estranee, ma non aveva potuto fare altrimenti, e si era limitato ad obbedire. 
Aveva potuto conoscere dal vivo il soldato Hahnenfuss, comprendendo che la sua condotta brillante ed integerrima, tanto lodata dalle risorse umane nel suo dossier, si applicava esclusivamente alla vita accademica. Era una ragazza quieta, di poche parole, e terribilmente rispettosa, oltre che vagamente maldestra, tanto che si era persa un floppy disk contenente dei dati interessanti, corredati da scarabocchi deliranti che sottolineavano la dualità della giovane alle sue dipendenze. Quando gliel’aveva riconsegnato, si era dimostrata mortificata, e in lui era sorto il bisogno di tranquillizzarla circa il lavoro da lei svolto. 
 
La cosa che, però, aveva davvero lasciato Yzak Joule basito, era stata la sensazione che gli aveva attorcigliato lo stomaco e portato un tiepido sorriso sulle sue labbra sottili quando, sullo shuttle che li aveva portati a destinazione, l’aveva scoperta profondamente addormentata sul suo sedile, la testa appoggiata al finestrino ed un’espressione pacifica sul bel volto. E già il fatto che lo avesse giudicato grazioso era una novità che non sapeva esattamente come digerire. 
 
“A quanto pare abbiamo avuto la medesima idea”, disse, raggiungendola. La vide sobbalzare e scattare sull’attenti. “A riposo, Hahnenfuss”.
 
Shiho obbedì e tornò ad appoggiare le braccia alla ringhiera, spiando il suo superiore. “Questo posto è splendido”, sospirò. “Completamente diverso da PLANT”.
 
“Non eri mai stata sulla Terra?”, si incuriosì Yzak, sollevando un sopracciglio. 
 
Lei scosse il capo. “No. Non ho mai viaggiato molto, se non tra Quintilis e Aprilius”, spiegò con una scrollata di spalle. “Qui è tutto più autentico, a cominciare dall’odore del mare”.
 
L’albino socchiuse gli occhi, restio a darle ragione. Quel maledetto pianeta, casa dei loro nemici, aveva un fascino selvaggio che gli era entrato sotto la pelle fin da quando lui e Dearka avevano dovuto atterrare a Gibilterra. Ammetterlo, però, gli sembrava dannatamente sbagliato, quasi al pari di un tradimento degli ideali dei Coordinator. “Spero non sia bello al punto da farti disertare”, borbottò, e la sentì ridere. 
 
“Sarebbe impensabile”, negò lei, con fermezza. “Non ho motivi per andarmene, ma ne ho a sufficienza per rimanere”. Guardò il giovane, apprezzandone le fattezze, rese meno spigolose dalla luce aranciata del tramonto, e sentì il proprio viso accaldato. “Si sente bene, Capitano?”, chiese dopo un attimo di silenzio. “Durante la riunione mi è parso agitato”. 
 
Yzak soffocò un’imprecazione. “Sono stato fuori luogo a mettere in dubbio le convinzioni del Comandante, e a dubitare delle parole del Presidente Zala”, disse, sperando di rendersene conto davvero. 
 
Shiho strinse le labbra in una linea sottile. “Non credo”, si oppose, sorridendogli con trasporto. “Siamo cresciuti con il mito di Lacus Clyne come pinnacolo della perfezione e della bontà, anche io fatico a digerire l’immagine dipinta dai media negli ultimi giorni”. 
 
“Forse è meglio tenere certe convinzioni per sé”, ragionò mestamente Yzak, lieto che fossero soli sul tetto e nessuno oltre a lui avesse udito quel discorso. “E forse il Comandante ha ragione, la fazione di Clyne sta tentando di farci il lavaggio del cervello”. 
 
La ragazza esalò un sospiro e si portò una mano al volto, trattenendo i capelli svolazzanti nella brezza proveniente dal mare. “Gli ordini vanno eseguiti, ma sono dell’idea che ognuno debba costruirsi il proprio percorso ed i propri obiettivi”. Fece una pausa, comprendendo che l’albino avesse un tumulto interiore che difficilmente avrebbe sbrogliato con delle semplici parole. “Io so bene perché mi sono arruolata, ed è quello che mi dà la forza di continuare”.
 
Yzak abbassò il capo, invidiandole quella risolutezza. Se ci pensava, lui non riusciva a distinguere la motivazione dall’obbligo. Era il figlio di Ezalia Joule, entrare in ZAFT dopo l’incidente di Junius Seven era stato il naturale ordine delle cose, quasi quanto respirare, ma aveva visto troppo, negli ultimi mesi, perché la sua convinzione vacillasse pericolosamente. Continuava, lui, per inerzia; per non doversi svegliare al mattino con la consapevolezza che aveva sbagliato tutto. Strinse i pugni tremanti, sentendosi completamente perso, quando Shiho gli posò una mano sull’avambraccio. 
 
“Sono certa che andrà tutto per il meglio”, affermò lei, il tono di voce morbido e conciliante. “Cerchi di non impazzire, Capitano. Non possiamo fare altro che andare avanti”. 
 
L’albino si raddrizzò, sentendo il punto in cui erano posate le sue dita incandescente. “Forse hai ragione tu”, concesse. “Grazie”. 
 
Shiho annuì, lasciando cadere la mano. “Dovrebbe sbrigarsi, piuttosto. Il vostro shuttle non parte stasera?”. 
 
“Ho già tutto pronto”, disse lui, apprezzando comunque le sue buone intenzioni. “Mi è parso di capire che voi starete a Carpentaria ancora per un po’ di tempo”.
 
“Solo qualche giorno”, rispose Shiho, annuendo. “Il Comandante è stato fermo nella sua decisione di farci provare degli esercizi tattici in un ambiente in cui la gravità svolge un ruolo fondamentale”. 
 
“Fidati, ha ragione”, mormorò Yzak. “Quando ho dovuto combattere nel deserto ho rischiato di più per via della sabbia, che non dei nemici”. 
 
La giovane rise leggermente. “Lei ha proprio un sacco di storie nel suo repertorio”, valutò. “Spero che potrà raccontarmele tutte, quando tornerò sulla Vesalius”. 
 
Impossibilitato a mantenere la facciata rognosa per cui era famoso, Yzak si limitò a stendere di poco le labbra. “Certo”, assicurò, e per un attimo la guerra gli sembrò, straordinariamente, soltanto un ricordo lontano.
  
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