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Autore: PiscesNoAphrodite    08/12/2023    0 recensioni
"La Dodicesima Casa non mi era mai sembrata così tetra – col suo perimetro regolare e incastonata come un diamante tra le pareti verticali del monte – benché non la ricordassi come un luogo ridente, se non per la presenza dei fiori i quali però aulivano, anch'essi, di un sentore di morte."
***
In un ipotetico post-Ade Misty è riuscito a conquistare le Sacre Vestigia di Libra, a dispetto di trascorsi poco brillanti; ma è possibile che nel raggiungimento di uno status ambito ed elevato non risieda la felicità? Dove cercarla, dunque? In bilico tra la vita e la morte? In gesta eroiche o in qualcosa di più ordinario?
(Narrazione a punti di vista alternati)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Apollo, Lizard Misty, Perseus Algol, Pisces Aphrodite
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I prati di asfodelo, capitolo XIX

 

XXXVIX

 

L’entrata in scena mia e di Camus aveva messo a tacere i convenuti, ma Dohko fu rapido a dissipare stupore, sgomento, e forse imbarazzo. 

Non mi spiegavo il perché eppure avevo percepito qualcosa di insolito, soprattutto nel linguaggio del corpo e nell’espressione della giovane dea… ma era lecito. Non si aspettavano di vedermi e, di sicuro, mi avevano già dato per spacciato. Lo stesso Camus, vedendomi, aveva reagito come se gli fosse comparso un fantasma davanti agli occhi. Approfittai del momento di esitazione per scrutare a fondo i presenti; avvolto in una spessa coperta di lana e seduto su uno scranno con una tazza di tè fumante tra le mani.

 

“Che cosa è successo dopo la nostra visita a Delfi, mia signora? Non vedo il Santo di Libra allineato insieme con gli altri, è stato trattenuto laggiù, è perito nello scontro o, più semplicemente, non lo avete convocato?” Chiesi dopo essermi guardato intorno con attenzione.

 

“Troppe domande in una volta sola, Pisces. Dovresti prima pensare a ristabilirti” esordì Dohko, elusivo.

 

Captai mormorii di insoddisfazione in aula, vidi Milo e Athena adombrarsi in volto. La dea intervenne: “No, Sommo Sacerdote, il Santo di Pisces avrà modo di riposare e riguardarsi ma è giusto che sappia la verità —visto come sono andate le cose — e sarebbe opportuno foste voi a dargli delucidazioni. Dopotutto ne stavamo discutendo, ed è il motivo della riunione a porte chiuse di quest’oggi alla quale sta assistendo con un tempismo perfetto...” Dopo la schietta affermazione, Saori Kido abbassò gli occhi e si abbandonò sullo scranno con l’aria di essere esausta. Non la ricordavo così determinata. “Però, prima, Aphrodite, devi sapere che io e il Santo di Libra — dopo la tregua decretata da Apollo — ti abbiamo riportato al Santuario privo di sensi. Ti credevamo morto, invece abbiamo appurato di esserci sbagliati.”

 

Sospirai, afferrando con la mano libera il bracciolo del seggio, e studiai con attenzione i volti degli altri: c’era chi languiva con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto e chi come Aiolos, Death Mask e qualche Santo d’Argento, era insofferente ma stando alle regole era impossibilitato a esprimersi. E, a proposito di Santi d’Argento, notai l’assenza di colui che di solito spiccava sugli altri: Algol di Perseus, mancava proprio lui…

 

Gli unici assenti sono loro due: Misty e Algol.

 

“Al ritorno dalla delegazione alcuni sospetti sono ricaduti sul tuo allievo, e fratello” iniziò Dohko.

 

Mi premurai di interromperlo: “E perché, eccellenza? Quali sospetti se è stato costretto a ingaggiare un duello per dimostrare la sua lealtà ad Athena?”

 

“Abbiamo dubitato di lui pensando che non fosse in buona fede. Il dio del Sole ha desistito troppo in fretta, inoltre il tuo discepolo aveva lasciato il Santuario per recarsi a Delfi senza consultare le autorità. Ha agito di sua iniziativa, come al solito.”

 

No. Non mi sorprende il fatto che Apollo sia stato così condiscendente con Misty: il dio ha un debole per lui; nelle loro vene scorre il medesimo sangue e non sarei affatto sorpreso se se ne fosse infatuato.

 

Non aveva senso confutare le accuse di Dohko, in quel momento, nonostante quello che avevo dedotto in pochi istanti. “Quindi?” Mi limitai a domandare con impazienza.

 

“Malgrado tutto non ci sono state ripercussioni da parte nostra nei suoi confronti: al suo ritorno, la vita al Santuario è continuata a scorrere come se nulla fosse accaduto, sebbene tra il Santo di Libra e Saori Kido siano sorte delle incomprensioni.” Dohko si scambiò uno sguardo con la dea e con alcuni dei presenti quali Aiolia e Marin, che sembravano voler prendere parte al dibattito. Li aveva messi a tacere con un gesto. “Si è reso protagonista di uno screzio — ormai chiarito — con la Sacerdotessa dell’Aquila, ma il fatto più grave è stato di aver negato a chiare lettere la propria fedeltà ad Athena.”

 

Perché è arrivato a tanto? Mi interrogai incredulo.

 

“Immagino tu ti stia facendo tante domande, Aphrodite. Ed è naturale. Misty, in un primo tempo, si è scusato con Saori.”

 

“Sarebbe tornato sui suoi passi?”

 

“Purtroppo è ricaduto nell’errore e il rapporto con Athena si è ormai incrinato: si è dimostrato incapace di relazionarsi con la dea o si è trattato di un mero fraintendimento. Mi auguro che in futuro entrambi abbiano la possibilità di chiarirsi. Dopo aver scoperto l’incidente con Marin, la dea lo ha rispedito nelle segrete del Santuario.”

 

Provai un forte imbarazzo che cercai di dissimulare sorseggiando la mia bevanda ormai fredda. Scostai la tazza dalle labbra, disgustato, deponendola in grembo. “Mi scuso per lui” dissi di rimando. “Immagino che sia ancora lì, confinato nei sotterranei.”

Vidi il Sommo scambiarsi un gesto di intesa con Athena per poi rivolgermi uno sguardo che avrei definito compassionevole, carico di umana comprensione.

 

Che diavolo sta succedendo?! 

 

“Forse lo sarebbe ancora se non gli avessi dato una dispensa particolare all’insaputa di tutti.” Il Sommo corrugò la fronte e sospirò come dopo essersi liberato da un peso.

Tutti gli sguardi ricaddero su di lui, con certezza aveva già discusso con gli altri Santi perché non sembravano affatto sorpresi. Alcuni erano contrariati, avrebbero espresso il loro disappunto se non fossero stati dapprima indotti al silenzio, e conoscevo abbastanza bene i miei pari da non equivocare il loro atteggiamento.

 

“Avevo parlato, tempo addietro, con Misty e dalla nostra conversazione è emerso il suo desiderio di scendere negli Inferi per incontrarti. Aveva qualche speranza di riportarti indietro, nel mondo dei vivi, sapendoti ancora in bilico tra la vita e la morte.”

 

Il silenzio fu infranto dal fragore dei cocci della tazza che era sgusciata via da dove l’avevo riposta. Non mi scomposi ma intervenni esternando quanto fossi in disaccordo: “E voi avete assecondato il capriccio di un ragazzino viziato!? Non gliel’avete impedito! E come avrebbe fatto a varcare la soglia dell’aldilà, privo dell’ottavo senso?”

 

“Apparentemente sì,  il Sommo avrebbe assecondato un capriccio” soggiunse Milo di Scorpio dando man forte, “anteponendo gli interessi personali di un singolo individuo all’incolumità di Athena e alla sicurezza del Santuario.”

 

L’osservazione di Milo non faceva una piega perché l’intrusione da parte di un Santo di Athena nel mondo sotterraneo —seppur in tempo di pace, ma senza previo invito — avrebbe potuto scatenare una rappresaglia. Mi meravigliavo di Dohko — e, a prima vista, sembrava non fossi il solo — per una scelta del tutto sconsiderata. Eppure il Sommo Sacerdote era saggio e assennato… Indugiai, osservando la voluta di fumo che si esalava dalla fiamma tremula di un braciere, fino al momento in cui Dohko non mi indusse a destarmi dai miei pensieri.

 

“Lo state sottovalutando” disse con aria di rimprovero. “Sminuendo oltremodo l’autorevolezza della mia decisione.”

 

“È lungi da me biasimarvi, Sommo Sacerdote, ma sono esterrefatto” osai insistere, dopo aver visto Kanon fare spallucce con un sorrisetto abbozzato sulle labbra.

 

“Non sei l’unico. Lo è stata dapprima Athena e, poco prima del tuo ingresso in sala, lo sono stati tutti gli altri”, riprese Dohko e, al suo chiarimento, parte del consesso assentì con un mormorio.

 

“Le nostre perplessità sono più che legittime e non potrebbe essere altrimenti” convenne Shaka di Virgo rilassando la postura impettita. “Ma si tratta di una decisione del Sommo Sacerdote avallata da Athena, non spetta a noi sentenziare, e dobbiamo rispettarla” disse, rivolgendo un’occhiata di biasimo prima a me e dopo a Milo e a Kanon.

 

“Pisces…” esordì Death Mask facendomi trasalire.

 

Cosa avrà da aggiungere alla nostra discussione?

 

“In teoria non ci sarebbe bisogno dell’ottavo senso per varcare la soglia dell’oltretomba, o giungere in altre dimensioni, utilizzando un oggetto apposito. Ti sovviene?” sottolineò quasi con voluto sarcasmo, e Dohko confermò la veridicità della sua insinuazione con un cenno del capo. Gli era piuttosto chiaro il concetto che stava esponendo il mio compagno d’armi. “Ho dato io lo specchio a tuo fratello” sintetizzò quest’ultimo rivolgendosi a me.

 

“Come ti sei permesso!?” 

 

“Rilassati, custode della dodicesima Casa. Avrete modo di chiarirvi in privato. In merito allo specchio: Misty mi aveva confidato di volerlo usare per raggiungere il suo obiettivo di riportarti al Santuario.” Il Sommo Sacerdote era riuscito a indurmi al silenzio con garbo. 

 

Era tutto molto semplice, cristallino, lampante. D’un tratto mi resi conto di sudare e le mie labbra si serrarono, ammutolii come privato della capacità di argomentare. Forse ero solo ostinato e realizzai, dall’alto della mia saccenza, di essere stato talmente accecato dall’orgoglio da non riconoscere che Misty sarebbe stato in grado di fregiarsi di un atto di altruismo privo di altre velleità. Tuttavia mi stupivo di Dohko, il saggio mentore di Shiryu non poteva essere così avventato. Era, doveva essere, responsabile delle proprie azioni…

“Dunque, se io sono qui, suppongo che Misty si trovi nel regno delle ombre.”

 

“Lo sono entrambi: Misty e Algol” confermò Dohko.

 

“Torneranno?” Domandai senza più nascondere la mia apprensione.

 

“Non si sa” replicò il Sommo Sacerdote con franchezza, e Athena annuì di rimando alle sue parole.

 

“Ma perché? Perché gli avete dato il permesso?” 

 

“Perché non è consigliabile mettersi contro il destino, assodato che il destino è già definito a prescindere dalla volontà di uomini e dei. Qualcosa mi ha suggerito che questo era il sentiero giusto da percorrere” replicò, lapidario, Dohko e vidi Athena accigliarsi dopo aver udito la sua affermazione. “Se il Santo di Libra e Perseus si atterranno alle mie raccomandazioni non assisteremo a nessuna ritorsione da parte di chi presiede attualmente il Regno e dei suoi sottoposti.”

 

“La mia liberazione presuppone vi sia un prezzo da pagare” ribattei, in palese contraddizione con quanto appena affermato da Dohko.

 

“Sei perspicace. Sappi che ho previsto anche questo” osservò.

 

Non dovevate permetterlo, non dovevate lasciarli andare! Mi ero detto, esasperato. Un tempo non l’avrei fatto e sarei rimasto indifferente, ma ora mi stavo preoccupando per Misty, ero seriamente angosciato per lui benché mi fossi imposto di reprimere i miei sentimenti negandoli persino a me stesso. Non avrei mai rinunciato alla mia fedeltà ad Athena ma era disumano il fatto che la devozione ci annullasse come individui, concorrendo a reprimere ogni interesse per quanto concerne la sfera personale e affettiva. Misty invece aveva anteposto un suo desiderio a tutto questo, era degno di biasimo eppure ebbi un sussulto di ammirazione nei suoi confronti. Celai il volto tra le mani trattenendo il respiro.

 

Alzai gli occhi cercando di darmi un contegno, azzardai a decifrare l’espressione di Athena e a un tratto la vidi impallidire, erano impalliditi entrambi: lei e Dohko. Osservai il resto dei convenuti, i quali all’improvviso volsero l’attenzione al portale d’ingresso. Sbirciai alle mie spalle a mia volta, incuriosito.

 

Algol… quello è Algol di Perseus!

 

Per un istante avevo sperato di vedere Misty insieme a lui, ma realizzai che non c’era nessun altro ad accompagnare quel Santo d’Argento. Algol era solo e apparentemente incolume ma l’armatura era in pessime condizioni. 

Prestai attenzione: il suo incedere era risoluto, privo di qualsiasi sorta di esitazione. Perseus si approssimò ai due seggi autorevoli, sotto gli sguardi attoniti dei presenti - nessuno escluso - aveva deposto l’armatura ai piedi della dea dopo essersene liberato con molta calma, elemento dopo elemento.

“È compito vostro riportarla al suo antico splendore” disse a testa alta e con la solita tracotanza. “Il Santo di Libra ha voluto assicurarsi che provvediate voi stessa a farlo.”

 

Quindi si voltò per guardarmi, probabilmente aveva notato da subito la mia presenza, fissandomi con un’aria sibillina che tradiva un connubio contrastante di soddisfazione e mestizia. “La missione è stata portata a termine con successo, vedo…” aveva esordito senza esternare alcuna emozione.

 

Al che tacque, seguito da un pesante silenzio sceso a un tratto come se nessuno osasse interrogarlo. Io stesso avevo paura di sapere… 

 

“Bene, siamo lieti di rivederti qui, Santo di Perseus.” Dohko aveva finalmente deciso di ovviare all’imbarazzo generale con poche, scontate, parole e soprassedendo al contegno arrogante con cui il Santo si era rapportato. “Sì, Pisces è qui con noi, come tu stesso hai osservato.”

 

“Voi presupponevate, immagino…” rispose Algol. “E ho dedotto a mia volta a cosa avrebbe portato compiacere il desiderio del Santo di Libra, infatti mi sono offerto di mia sponte ad accompagnarlo. Sebbene avessi sperato, fino all’ultimo, in una conclusione differente della nostra avventura.”

 

“Cos’è successo?” Athena inarcò un sopracciglio, si era riscossa dalla postura impietrita palesando un qualche sentimento.

 

Perseus si voltò di nuovo verso di me sfoggiando la solita parvenza di sorriso privo di allegria che conoscevo: “Il Santo di Libra ha preso il tuo posto nel famigerato prato degli asfodeli. Adesso l’incanto della sua bellezza è preservato per sempre nella pietra.”

 

Una statua, l’ha trasformato in una statua di pietra…

 

Emisi un sospiro di rassegnazione, in silenzio. Quella rivelazione aveva inibito la volontà di esprimermi e tacqui. Turbato ma non sconvolto; realista come se, tutto sommato, mi aspettavo di ricevere brutte notizie.

 

“Il… hanno preteso un equo scambio. Questo è tutto” soggiunse Algol.

 

Che mi piacesse o meno quella era stata la volontà di mio fratello… e non solo.

 

Dohko abbassò gli occhi e Athena rimase inerte, persa nei suoi pensieri.

 

“Perdonatemi, eccellenza. Ma quale sarebbe stato il beneficio della vostra scelta se recuperato un Santo ne abbiamo perso un altro?!” Esordì Milo, con evidente vena polemica.

 

Dohko parve riscuotersi da qualche sua probabile elucubrazione mentale: “È stata, sì, una mia scelta ma condizionata da altri fattori. Il primo è stato quello di concedere a un vostro compagno la possibilità di mettersi alla prova; il secondo movente invece è di trovare la risposta allo strano comportamento del simulacro di Libra, in apparente contrasto con la volontà di Athena.”

 

Shiryu si distaccò dai suoi pari: “Il maestro ha ragione: l’armatura di Libra non ha voluto accettarmi, nonostante l’ordine della dea” confermò quasi indispettito.

 

“Mi riferivo proprio a questo” rispose Dohko. “Adesso, con la dipartita definitiva del Santo di Libra, l’armatura dovrebbe riconoscere un nuovo possessore” soggiunse con evidente tristezza e forse rammarico.

 

Strinsi i pugni, in cuor mio non riuscivo ad accettarlo, non capivo perché Athena avesse voluto privare mio fratello del suo status, potevo comprendere i dissapori ma sembrava un provvedimento troppo drastico. Però era pur vero che l’apparenza fragile della giovane donna era solo un involucro e la fama di Athena non si smentiva, come quella delle altre divinità olimpiche tra l’altro. Guardai Algol, desideravo parlargli con tranquillità e dovevo solo aspettare l’occasione giusta per farlo, fuori da qui…

Il Santo di Perseus, come se avesse intuito il mio pensiero, mi guardò negli occhi e quel suo sguardo insondabile quasi mi disorientava. Avevo la netta sensazione che desiderasse chiedere qualche chiarimento a Dohko e ad Athena, eppure risolse di tenere a freno la lingua e persistette in silenzio con una freddezza invidiabile.

E, dopo, la mia attenzione si spostò agli scranni presieduti dalle due autorità. Athena si levò in piedi con la solita grazia e sussurrò qualcosa a Dohko, il quale fece un breve cenno affermativo.

Interpellò un valletto che accorse al suo cospetto. Vi fu qualche minuto di silenzio cui seguì una breve attesa. Il servitore, quindi, si allontanò e poi giunse portando con sé una piccola cassetta decorata che porse al Sommo Sacerdote. 

Dohko estrasse la daga riposta all’interno dello scrigno e la consegnò nelle mani della giovane dea. Fu facile intuire il gesto che stava per compiere, un’azione che avrebbe potuto delegare a Mu di Aries ma che, forse, aveva risolto di compiere lei stessa malgrado il risentimento coltivato nei confronti di mio fratello. Avrebbe potuto sorvolare su una pretesa dalla quale si evinceva la solita presunzione di Misty, ma assecondare la sua volontà sarebbe stato un segno di tregua da parte della dea; avrebbe rappresentato il perdono definitivo e, di lui, ne avrebbe anche onorato il coraggio e la memoria.

Con un rapido movimento Athena si tagliò i polsi, e lasciò scorrere il sangue in modo da bagnare direttamente le sacre Vestigia di Perseus.

 

***

XL

 

“Dannato, maledetto idiota…” avevo sbottato all’indirizzo di Death Mask. “Non dovevi permetterti di appropriarti di un mio oggetto personale e fare quello che hai fatto! Non saremmo in questa situazione.”

Avevo smarrito il mio abituale autocontrollo ma non sarei arrivato al punto di piantargli una rosa nel petto, conservavo ancora un briciolo di razionalità nonostante tutto.

 

“Sta’ calmo pesciolino, Misty voleva solo rimediare al suo danno, perché impedirglielo?” rispose Cancer per poi sedersi al mio fianco. “Ho compiuto un gesto caritatevole.”

 

“Mi stai prendendo in giro sapendo che non potrei infierire, se non con le parole” replicai alzandomi in piedi per raggiungere la terrazza che si affacciava sul mare. Il calore della tarda primavera mi infondeva conforto e sapevo che Cancer non era stupido come si stava atteggiando in quel momento; buttare tutto sullo scherzo era solo un pretesto per sdrammatizzare. Era possibile che fosse dispiaciuto allo stesso modo perché ero riuscito a leggergli la tristezza negli occhi. Mi voltai di tre quarti per osservarlo e lui si limitò a sbuffare il fumo della sigaretta con nonchalance.

 

“Tanto, quella testolina, avrebbe fatto lo stesso a modo suo, lo sai meglio di me” esordì con l’aria di voler concludere la discussione e giustificarsi, pur essendo consapevole di non poter minimizzare la questione con faciloneria. 

 

Dal canto mio non ero dell’umore adatto e non avevo neanche energia a sufficienza per sostenere la conversazione e, forse, nemmeno lui, appurata la facilità con cui lo avevo visto arrendersi. Dovevo ancora metabolizzare il tutto, accettare l’esito e le conseguenze degli avvenimenti che mi avevano travolto…

 

“Parlerai con Dohko?” Death Mask aveva infranto di nuovo il silenzio.

 

“Per dirgli cosa?”

 

“Immagino che non ti sia piaciuto quello che ha detto l’ultima volta, in conclusione” soggiunse lui.

 

“A proposito dell’ armatura di Libra?” Domandai senza pensarci su neanche un attimo. “Non credo che affronterò l’argomento, il Sommo mi è parso abbastanza chiaro seppur abbia sbagliato il contesto.”

 

“Sei del mio stesso avviso allora” aveva esordito Death Mask con un’affermazione del tutto inaspettata. 

 

Non lo avevo mai ritenuto dotato di eccessiva empatia per le vicissitudini altrui. Mi sorprendeva ogni volta sebbene fossi certo di conoscerlo a sufficienza.

 

“Mi è sembrato fuori luogo parlare di un nuovo possessore dato che non ci sarà nemmeno una tomba per compiangere mio fratello…” Gli confidai una mia considerazione, senza farmi remore, tornando a sedere accanto a lui. Smarrii lo sguardo oltre la distesa scarlatta delle mie rose che ricopriva la scalinata verso il Tredicesimo Tempio.

 

“Non siamo avvezzi a certi sentimentalismi, tanto meno lo è il venerabile maestro. Tuttavia poteva risparmiarsi lo scivolone sulla buccia di banana, o perlomeno affrontare l’argomento in un secondo tempo” detto questo, il mio compagno d’armi risolse di alzarsi in piedi e si stiracchiò. “Dovrei tornare alla Quarta Casa, anche se non ne ho nessuna voglia.”

 

“Ti accompagno.” Gli dissi. “Ho intenzione di scendere a valle.”

 

“Se devi parlare con qualcuno non faresti prima a convocare il diretto interessato tramite un messo?”

 

“Sarebbe l’opzione più comoda ma, essendo in tempo di pace, gli obblighi che mi vincolano a presidiare il tempio di Pisces non sono poi così stringenti. Voglio distrarmi e sgranchirmi le gambe.”



   
 
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