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Autore: Aliseia    11/12/2023    2 recensioni
[The Adventurer - Il mistero dello scrigno di Mida]
Phileas si riscosse alla gomitata di Abigail. Arrossì. Forse aveva dedicato allo sconosciuto un’attenzione degna di migliore causa. Doveva essere certamente così, perché quello si alzò e puntò nella loro direzione.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Around The Midas Box'
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Fandom: The Adventurer (movie) – Around The Wolrld in 80 days (serie TV 2021) – Good Omens Extended Universe (ispirazione)
Genere: Avventura, Romantico
Rating: Per Tutti
Personaggi: Will Charity, Phileas Fogg, Abigail Fix, Jean Passpartout
Note alla storia: Sono dunque arrivata al crossover. L’idea non è mia, ma dei fenomenali autori e autrici del Good Omens Extended Universe. Ho inventato però il seguito per i personaggi della serie Tv, anche se l’accenno al mostro marino è nel finale della serie e apre ovviamente ai personaggi di Ventimila leghe sotto i mari (ma non saranno trattati nella mia breve serie). E, prima che me lo chiediate, Will Charity si diletta sul serio di illusionismo e spettacoli di magia, è nel film. Lo so, è un adorabile buffone e lo amiamo per questo
A Miky: una seconda possibilità, perché forever will never end.
A Abby: è una comfort ship ma uno dei due è nell’angst più totale, Mentre io mi diverto da matti
 
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa e nelle future storie in gran parte non appartengono a me ma a G. P. Taylor, a Jules Verne e agli altri autori del Good Omens Extended Universe


 
 Rabbit Heart
 
The looking glass, so shiny and new
How quickly the glamour fades
I start spinning, slipping out of time
Was that the wrong pill to take? (Raise it up)

You made a deal, and now it seems you have to offer up
But will it ever be enough? (Raise it up, raise it up)
It's not enough (Raise it up, raise it up)

Here I am, a rabbit hearted girl
Frozen in the headlights

This is a gift, it comes with a price
Who is the lamb and who is the knife?
Midas is king and he holds me so tight
And turns me to gold in the sunlight

Rabbit Heart – Florence + Machine
 
 
Dopo gli eventi che avevano portato all’arresto di Lord Charles Mundi, il Capitano Will Charity si trovava in Scozia, inviato dal Bureau of Antiquites per certe segnalazioni riguardanti un fantomatico mostro marino. L’ordine a dire il vero era partito dal Bureau ma l’idea di cominciare da Loch Ness era stata del Capitano. La leggenda del mostro di Loch Ness aveva infatti origini antiche ed era nota a molti, mentre le segnalazioni erano recenti e riguardavano luoghi esotici e lontani. Will Charity, sempre desideroso di sperimentare le vie meno frequentate, aveva ritenuto però che la leggenda non potesse riferirsi a un caso isolato e che ben difficilmente potesse trattarsi della stessa creatura da un migliaio di anni. Se c’erano mostri marini a Loch Ness essi potevano aver trovato uno sbocco nel Mare del Nord e da lì aver colonizzato gli oceani. Certo la ricerca sarebbe stata più semplice partendo da un luogo circoscritto come il misterioso lago scozzese… così pensava Will, e le voci che lo volevano in Scozia per il desiderio di non allontanarsi troppo dall’amante prigioniero non lo turbavano più di tanto.
E in quanto alla prigionia di Charles… nemmeno lui sapeva come si sentiva. Delusione non era la parola giusta, aveva sempre saputo com’era quell’uomo impossibile. Egoista, sconsiderato, ambizioso fino alla follia. Sapeva che per Charles il mondo non era abbastanza e dunque come poteva bastare lui, un militare che per ragioni di sicurezza nazionale non aveva mai fatto carriera, che sarebbe morto pur di non venire meno ai propri principi e che il mondo non voleva possederlo ma molto più semplicemente… salvarlo. Frustrazione, forse era quella la parola. Dolore, sempre. Ma lontano dall’influenza dell’altro Will si era sentito più libero e leggero. Chi lo conosceva avrebbe detto che sembrava quello di un tempo: scanzonato, elusivo, sempre affidabile. Un uomo che in poche settimane aveva fatto amicizia con i locali, arrivando addirittura a mettere in scena uno spettacolo di magia che andava in scena al Lovat Hotel ogni venerdì sera. Un modo per raccogliere voci e confidenze, per dimenticare i giorni in cui era straziato tra dovere e desiderio… e, ma sì, per trovare compagnia che la simpatica padrona dell’hotel fingeva di non vedere. Quel bel tipo dall’affascinante sorriso era una brava persona e da quando si era stabilito lì tutti si sentivano più tranquilli e protetti. La signora Berry non intendeva disquisire sui gusti dell’uomo tra le lenzuola, sui giovanotti che a volte salivano nella sua stanza a tarda sera, tanto più che i suoi modi giocosi e l’eloquio vivace affascinavano anche parecchie signore. Tutti si sentivano più che indulgenti nei confronti del Capitano Will Charity.
*
Gli ultimi dieci anni erano stati per Phileas Fogg come i precedenti venti: ininfluenti. Inutili, tranne che per quegli incredibili ottanta giorni. Una sola parentesi brillante negli ultimi trent’anni, ma tale da illuminare una vita intera: la scommessa vinta nel compiere il giro del mondo in poco meno di tre mesi. Ricordava ancora l’entusiasmo, l’eccitazione, l’orgoglio. Ricordava il legame profondo con quei due ragazzi che ormai amava come figli. Non provava una complicità così profonda dai tempi in cui, giovanissimo, frequentava Estella. E anche allora aveva rovinato tutto, abbandonando la ragazza alla vigilia di un viaggio che avrebbe potuto cambiargli la vita.* Abigail e Jean lo avevano accompagnato nell’impresa che era stata la sua seconda occasione. Ora i due vivevano ormai a Parigi e si erano sposati in segreto. Solo la Francia, con la sua libertà di costumi, avrebbe consentito una vita tranquilla a una coppia mista che a Londra avrebbe scatenato le più perfide malelingue. Lei giornalista di successo, figlia di un uomo noto e stimato come Fortescue. Lui un valletto – tuttofare – avventuriero. E per di più di colore. Nemmeno il rispettabile e un po’ ipocrita Fortescue era particolarmente felice della scelta della figlia, anche se, come Phileas, moriva dalla voglia di conoscere i due nipotini.** L’occasione si era presentata proprio grazie a Fogg, che alla vigilia delle nozze con una bella ereditiera aveva pensato bene di farsi lasciare… per imbarcarsi finalmente in una nuova avventura. E così aveva inviato un telegramma ai suoi compagni di viaggio e ora i nipotini erano con un orgoglioso, ancorché preoccupato, nonno Fortescue. Mentre Abigail e Jean, i più cari amici di Phileas, erano in Scozia per sfidare la sorte e scoprire la vera natura del mostro marino che da mesi ispirava i sogni (o gli incubi) di ogni avventuriero che si rispettasse.
E a tale proposito… Chi era quell’uomo dai modi arroganti che li aveva avvicinati appena giunti in albergo? Con la sua aria eccentrica, il cilindro da cui sfuggivano ingovernabili riccioli e, se Phileas non vedeva male, c’era persino un orecchino da pirata al lobo del suo orecchio sinistro… E come si guardava intorno con i grandi occhi vivaci e come otteneva ciò che voleva, con quel seducente sorriso, che fosse un’ultima birra dalla procace cameriera o un indefinibile cenno d’intesa da parte di quell’aitante giovanotto… Phileas si riscosse alla gomitata di Abigail. Arrossì. Forse aveva dedicato allo sconosciuto un’attenzione degna di migliore causa. Doveva essere certamente così, perché quello si alzò e puntò nella loro direzione.
Giunto di fronte a loro l’uomo tese la mano. “William Charity – si presentò – permette Mr Fogg?” e senza attendere l’invito si sedette al loro tavolo. Abigail sembrava divertita, Jean un po’ meno. Ma il meno divertito era Phileas che restava con la mano a mezz’aria. “Lei mi conosce?” bofonchiò.
“Oh sì, Lei è una celebrità. E questa dev’essere Miss Fix” Charity si sollevo di scatto e accennò un baciamano “Mi perdoni, Miss Fix. Ero assorbito da Mister Fogg… Ma devo dirle che ammiro molto il suo coraggio e lo stile brillante dei suoi articoli!”
Jean si sollevò a sua volta. “Tutto giusto, tranne una cosa. Lei sta parlando con Madame Passpartout, mia moglie” Abigail, lusingata dai complimenti di Charity, rivolse al marito un’occhiata severa. Se l’intenzione era di tenere segreto il loro matrimonio, cominciavano male… Il sorriso di Charity si allargò. “Oh… congratulazioni! Lei dunque è Jean Passpartout, l’insostituibile socio di Mister Fogg!” Una vigorosa stretta di mano e anche Jean fu conquistato. L’unico imbronciato restava Fogg, ancora con la mano a mezz’aria e con un’aria tra il mesto e l’indignato. Charity se ne accorse e si rivolse di nuovo a lui, gli occhi che brillavano. “Dicevamo di Lei, Mister Fogg… Come mai un avventuriero così attento e geniale non è già a bordo di un sottomarino? Insomma, immagino abbia sentito le notizie del mostro… e non mi sfugge che questo piccolo villaggio scozzese abbia una tradizione al riguardo… Ma il fascino di questo oscuro lago è niente in confronto a quello degli oceani!”
“Potrei chiederLe la stessa cosa… - Phileas si schiarì la gola – ma permetta che io La appelli con il suo grado… Lei è certamente un uomo d’armi. C’è una pistola sotto la sua giacca. E un uomo che gira armato è un poliziotto o un criminale.”
“O un militare – Will smise di sorridere, lo sguardo attento su Fogg – Capitano. Capitano William Charity. Ma Lei può chiamarmi Will” Finalmente Phileas accettò la mano tesa, stringendo appena e ricavandone uno strano brivido. Non ricordava niente del genere dai tempi in cui Bellamy… Ecco, appunto: Bellamy. L’uomo che gli aveva rovinato la vita. L’uomo che lo aveva separato da Estella, che lo aveva deriso e umiliato per tanti anni. Che, soprattutto, aveva sabotato l’impresa di Phileas intorno al mondo. Qualunque cosa Phileas avesse provato per lui in passato, ora non gli restava che una cocente delusione. “Phileas Fogg” rispose seccamente alla presentazione dell’altro. Niente diminutivi, niente disponibilità né sorrisi. Phileas era nervoso. “Permette, Capitano? Avrei un po’ di fretta” aggiunse sollevandosi in modo repentino. “Voglia scusarci” Abigail abbozzò un sorriso alzandosi in sincrono con Jean. Will piegò la testa in un nuovo baciamano, che evidentemente non piacque a Jean, ma ignorando entrambi gli uomini continuò: “Spero di incontrarla ancora, Madame Passpartout” Abigail sorrise di nuovo e i due uomini fissarono Will con malcelato fastidio, ma, ancora, egli non badò a loro: “Dopo cena terrò il mio spettacolo di magia. Verrà?” “Io non credo che avremo tempo. Ci perdoni, Capitano”. Mister Fogg sembrava davvero sui carboni ardenti, ansioso di sfuggire alla strana malia che gli scatenava quell’uomo. Ma fu Jean che, prendendo per un braccio la moglie e movendosi brusco, senza volerlo urtò un robusto giovanotto che si era alzato per ordinare al bancone. “Stai attento, nero.” Sibilò quello. Fogg strinse i pugni. “Chieda scusa al mio amico!” Abigail impallidì mentre Will si metteva tra Phileas e il giovanotto. “Tu chiedi subito scusa e voi venite fuori con me!” ordinò. Una rapida occhiata gli aveva rivelato parecchi giovinastri in procinto di sollevarsi per dare manforte al provocatore. Il giovane fissò Will, con un sorrisetto sembrò valutarne la stazza non irresistibile. C’era però qualcosa nel suo sguardo che lo persuase a farsi da parte. La presenza di Abigail sembrò convincere Will a lasciar perdere le scuse ma non si mosse finché non ricevette un segno di Jean. Uscirono in silenzio dal locale. Phileas però non tacque a lungo. “Io non capisco Capitano come abbiate potuto cedere così facilmente sull’argomento delle scuse!” “Perché, Mister Fogg… - Will, che usciva per ultimo, serrò le labbra e senza voltarsi diede un colpo violento di gomito alla persona che senza preavviso era piombata alle sue spalle – Ora i signori verranno a portarci le loro scuse fuori di qui!” Jean spostò Abigail di lato e si affiancò a Charity. Tre, quattro giovanotti uscirono dal buio, evidentemente li stavano aspettando. Phileas strinse di nuovo i pugni, ma sembrò perdere il momento giusto per buttarsi nella mischia. Al contrario Will menava colpi a destra e a manca. “Mister Fogg, accompagni Madame in albergo!” Phileas lo guardò senza capire. Come si permetteva di congedarlo così? Non che ci fosse bisogno del suo aiuto, in pochi istanti i loro avversari caddero sotto i colpi del bastone da passeggio di Will e sotto i pugni di Jean. Phileas continuava inutilmente ad agitare le braccia, come in un comizio particolarmente agitato. “Ogni suddito di sua maestà è un uomo libero! – urlò – E ogni uomo libero e onesto è meritevole di rispetto! Io sono originario della Scozia e ho sempre apprezzato l’ospitalità ruvida e sincera dei miei connazionali! Ma non vi permetterò di fare del male ai miei amici… e se il dono dell’accoglienza non è in voi innato ve lo insegnerò con le buone o con le cattive!” Will assestò un paio di pugni al loro primo assalitore, quando lo ebbe costretto a terra gli altri scapparono. Jean si strinse ad Abigail che gli esaminò il viso. Will allora trascinò l’uomo tirandolo per il colletto, costringendolo in ginocchio davanti a Jean. “Le tue scuse…” ansimò. L’uomo borbottò qualcosa e pur senza capire cosa aveva detto Jean lo congedò con un gesto sprezzante. “Non fatevi più vedere. E non osate avvicinarvi a questi ospiti – scandì Will – Sono sotto la mia protezione!”
Il giovane rise sguaiatamente mentre barcollava lontano da loro “Altrimenti?” rantolò senza fermarsi. “Ve l’ha spiegato Mister Fogg con il suo notevole eloquio.” Affermò Charity fissando Fogg, che lo fulminò con lo sguardo. “Ora noi dobbiamo andare… Ma avrete modo di spiegarmi.” sibilò Fogg.
“Sì, ho capito, è tardi – Will sembrò perdere la pazienza per la prima volta – sembrate il coniglietto bianco di quella storia!”
Phileas avvampò. “Signore, mi state dando del coniglio? Credete che io non sia abbastanza uomo da affrontare un gruppo di malintenzionati?”
Will sussultò, sinceramente stupito. “Ma no, che dite? È una storia per bambini…”
“La conosco” rispose Fogg con freddezza.
Will sorrise stancamente. “Mister Fogg, essere uomini non c’entra nulla… ma non agitate più i vostri pugni contro un avversario tanto più grosso di voi. Vi fareste male… o almeno proteggete la faccia! Ve la spaccherebbero, e sarebbe sinceramente un peccato” Will inclinò il capo con un sorrisetto, poi con un cenno di congedo salutò i presenti e girò i tacchi. Jean era sollevato, Abigail sorrideva con una strana aria allusiva. Solo Phileas era ancora furioso, e allibito e chissà che altro. “Bianconiglio – mormorò risentito – Non coniglietto bianco. Si chiama il Bianconiglio.”


   
*ho ringiovanito un po' Phileas, perché tra le due vicende (quella del film e quella della serie) corrono dieci anni. Non che abbia importanza, in una storia di elisir di lunga vita, avventurieri e alchimisti
** I due nipotini, un bimbo e una bimba, sono una mia invenzione per rendere felice Phileas

 
 
 
  
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