Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lina Lee    16/12/2023    0 recensioni
Storia partecipante al Calendario dell'avvento 2023 indetto da Sia e Cora sul forum Ferisce la penna.
Storia ambientata dopo la fine dell'anime/manga, ricostruzione ormai avviata con successo.
Jean si ritrova a dover rispondere a una lettera della madre, Reiner gli fornisce qualche consiglio.
[coppia JeanRei] [post fine anime/manga, possibilità di spoiler per chi non ha visto l'ultimo episodio o non ha concluso il manga]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Reiner Braun
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Another life, another chance'
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Prompt giorno 16 Dicembre: Lettere di Dicembre


Erano i primi giorni di Dicembre. Armin li aveva chiamati perché avevano ricevuto una lettera da parte di Historia, dove la regina li informava degli ultimi sviluppi riguardanti gli Jeageristi e ne approfittava per far loro gli auguri per la festa che avevano conosciuto e imparato ad apprezzare grazie al mondo esterno, il Natale. Assieme alla lettera della loro vecchia amica erano arrivati altri fogli: due erano stati consegnati a Jean e due a Connie. Vedendo come Jean si fosse allontanato per restare un pochino da solo, Reiner, dopo un cenno del capo da parte di Armin, lo aveva seguito più o meno discretamente. Oltre a Pieck, anche Armin, infatti, aveva compreso il legame che si era creato tra lui e Jean, ma non ne aveva fatto parola con altri. Si era reso conto di quanto per loro fosse ancora difficile gestirsi e aveva rispettato la volontà di mantenere la cosa ancora segreta. I due lo avevano ringraziato più volte per la comprensione.
E ora Reiner aveva quasi raggiunto il luogo dove si era rifugiato Jean, ovvero il solito caseggiato che spesso utilizzavano quando avevano bisogno di staccare da tutto e tutti, o semplicemente di non vedere e sentire nessuno. Vero che Jean aveva anche il suo alloggio, ma spesso finiva per rintanarsi in quella stanza, dove si erano scontrati, compresi e dichiarati.

«Cosa sono?»
Reiner osservava incuriosito i due fogli che Jean teneva tra le mani.
«Dovevi proprio seguirmi?» ribatté Jean, tenendo la sigaretta a lato della bocca per evitare che cadesse, e lanciando uno sguardo infastidito al suo interlocutore. Reiner, che ormai stava imparando a comprendere certi suoi modi di fare, si limitò ad avvicinarsi al più piccolo e abbracciarlo da dietro, poggiandogli il viso sulla spalla ma senza chiedere nulla, attendendo che fosse Jean a decidere se e quando metterlo al corrente di ciò che stava accadendo.
«È una lettera di mia madre» rispose infine il castano.
«A quanto pare Historia, al momento di scriverci, ha chiesto alla mia famiglia e a quella di Connie se volessero comunicare direttamente con noi, soprattutto visto l'avvicinarsi di quella festa che unisce le famiglie, quella che abbiamo conosciuto dal mondo esterno».
«Il Natale».
«Esatto, il Natale. E loro ovviamente non se lo sono fatti ripetere due volte».
Reiner comprese quindi come mai quei fogli fossero stati dati solo a Jean e a Connie: Historia stava facendo di tutto per permettere loro di poter comunicare ancora con le rispettive famiglie, di poterle sentire vicine nonostante la distanza che li separava da loro.
«Come sta tua madre?» chiese pacatamente, cercando di essere il più delicato possibile. Il castano sospirò, liberandosi dall'abbraccio per avvicinarsi al posacenere poggiato sul tavolo e spegnerci la sigaretta. Non aveva risposto, e Reiner, che lo aveva lasciato andare senza opposizione alcuna, aveva finito per sedersi sul piccolo letto presente nella stanza, le spalle poggiate alla spalliera, le scarpe abbandonate vicino al letto e le gambe appena piegate. Sperava con tutto il cuore che non ci fossero stati problemi; Historia aveva garantito la sua protezione sia alla famiglia di Jean che a quella di Connie, ma loro conoscevano bene gli Jeageristi, sapevano quanto potessero essere pericolosi e invasati. E però non voleva mettere fretta al più piccolo, voleva rispettare i suoi tempi, anche se sentiva l'ansia crescergli dentro mano a mano che i minuti passavano.
«In soldoni sta bene» rispose Jean, decidendosi finalmente a parlare mentre si avvicinava anche lui al letto e si accomodava tra le gambe del più grande, le spalle poggiate al suo petto. Reiner lo lasciò fare, cingendogli la vita con le mani e lasciandogli abbastanza spazio per stare comodo, ben sapendo quanto quel letto fosse troppo piccolo per entrambi.
Rimase invece stranito quando Jean gli porse i fogli, affinché potesse leggerli anche lui.
«Sei sicuro? Mi sembra di invadere qualcosa di troppo privato».
«Mi pare che abbia invaso ben altro di più privato» rispose Jean piccato, le guance imporporate, esattamente come quelle di Reiner che, biascicando un “Come si ti fosse dispiaciuto”, aveva preso i fogli e iniziato a leggere la lettera.
«Historia la sta proteggendo nel miglior modo possibile, nessuno si è permesso di farle del male» riprese Jean, dopo qualche attimo di silenzio.
«Ma è ovvio che, se da un lato è felice che sia ancora vivo, dall'altro è preoccupata per me. E non vede l'ora di riabbracciarmi».
Reiner annuiva di tanto in tanto, cercando sia di seguire le parole di Jean, sia di seguire la lettera.
«E poi Historia le ha raccontato di questa festività, il Natale, e allora mi ha ricordato di cercare di pensare anche a me stesso e non solo agli altri, di farmi qualche regalo, di cercare qualche attimo di tranquillità almeno in quei giorni deputati alla festa».
Mentre terminava di leggere la lettera, Reiner si rese conto del tono di voce di Jean, colmo di amarezza mano a mano che proseguiva nel parlare; gli mancava sua madre e, Reiner ne era sicuro, Jean avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare da lei, ma anche per farle conoscere il mondo esterno, le diverse usanze che a Paradis erano sconosciute, e il Natale, invece di lasciare che conoscesse tutto solo attraverso i racconti degli altri.
«Ti chiama ancora “piccolo Jean”» gli fece notare, cercando di distrarlo, ricevendo un grugnito come risposta, ma nient'altro.
«Jean?» lo chiamò Reiner, cercando di capire a cosa l'altro stesse pensando, in cosa la mente si fosse persa in quei momenti. Il più piccolo, che aveva chiuso gli occhi e poggiato meglio la testa sulla spalla dell'altro, si lasciò andare a un sospiro, decidendosi finalmente a mettere a conoscenza anche il biondo di ciò che gli era venuto in mente dopo aver letto la lettera della madre.
«Mentre ci consegnava i fogli Armin ci ha detto che possiamo scrivere a nostra volta una lettera per la nostra famiglia» principiò il castano; Reiner rimase in silenzio, attendendo che l'altro continuasse a parlare.
«Ecco... Stavo pensando di dirle di noi... di te, di me... E delle feste...». Si vedeva che per Jean era ancora difficile parlare apertamente dei loro sentimenti, ma li considerava talmente importanti da volerne mettere a conoscenza anche la madre.
«Oh... È un bel gesto, davvero, e a me può solo fare piacere, ma sei sicuro che ne sarà felice?» Reiner non sapeva quali fossero state, in passato, le aspettative della famiglia di Jean nei confronti del figlio, ne cosa la madre potesse pensare di un legame tra due uomini, ma Jean sembrava ora molto più sicuro di prima, come se non ci fossero dubbi sulla risposta a quella domanda.
«Per lei basta che sia felice e che stia bene, tutto qui» rispose semplicemente.
«Per me, da parte tua, sarebbe davvero un bel regalo di Natale, perché se ne parli con tua madre vuol dire che questo legame, per te, è molto importante» affermò Reiner, non senza imbarazzo; anche lui non si era ancora abituato a parlare apertamente dei suoi sentimenti nei riguardi di Jean, ma ci stava provando.
Il più piccolo avvampò nell'udire quelle parole così sentite e sincere.
«E tu? Hai intenzione di parlarne con tua madre? Vuoi scriverle anche tu una lettera e lasciargliela sotto l'albero con gli altri regali?» lo incalzò, voltando appena il viso per osservare l'espressione del più grande. Dopo la fine della guerra Jean aveva notato come il rapporto di Reiner con la madre fosse complicato: lo aveva visto addirittura tremare davanti a lei quando le aveva detto di non possedere più il potere del Corazzato. Ma con l'andare dei mesi gli era parso che la situazione fosse migliorata, per quanto il passato non potesse essere cambiato, e l'affetto di cui Reiner avrebbe avuto bisogno da bambino non lo avrebbe mai più avuto.
Di rimando, il biondo abbassò il viso imbarazzato.
«Credo che abbia intuito qualcosa. Le madri riescono sempre a capire in anticipo ciò che riguarda i figli» rispose, venendo subito interrotto da Jean.
«Non dirmi che potrebbe prendersela perché frequenti un altro uomo?! Non le basta quanto ti ha condizionato in passato?»
«Jean, per favore...».
«Scusa, non volevo esagerare». Jean abbassò il tono della voce, scusandosi, ben sapendo quanto la famiglia fosse, per Reiner, un argomento piuttosto delicato.
«Credo che ora come ora non avrebbe nulla da ridire, se questo può rendermi felice» spiegò ancora il biondo, proseguendo subito.
«In ogni caso va bene, gliene parlerò per Natale, proprio come farai tu con tua madre» concluse, mentre Jean annuiva e concentrava la sua attenzione nuovamente sulla lettera alla madre.
«Sai, mi piacerebbe che potesse vedere da vicino l'albero di Natale e le decorazioni, e come la gente cerca di cambiare in questo periodo dell'anno... E vorrei anche mandarle dei regali, ma so bene come sia già tanto poterle far giungere una lettera».
Il tono di voce del castano si era nuovamente velato di tristezza, era indubbio che gli sarebbe piaciuto far vivere a sua madre “l'aria natalizia”.
«Beh, l'albero di Natale può essere trasportato su una nave, ma dubito che a Paradis apprezzerebbero il gesto» osservò Reiner, cercando di alleviare un pochino la tristezza dell'altro.
«Però insieme alla lettera puoi mandarle delle foto. Se non ricordo male Historia ha spiegato loro cosa sono».
A quell'idea il viso di Jean si illuminò.
«Sì, non solo ha spiegato loro cosa sono, ma ha mostrato alcune nostre foto per far vedere loro come stessimo!» ricordò il castano, per poi rivolgersi al suo interlocutore con un sorrisino canzonatorio.
«Per essere uno scimmione pervertito ogni tanto hai delle buone idee» lo punzecchiò divertito.
«Non ci vuole molto per avere delle idee migliori rispetto a un cavallo» gli rispose Reiner prontamente, grato che l'umore di Jean sembrasse essere migliorato.
«Inoltre, non puoi mandare dei regali ma puoi comprarli e metterli da parte, e darglieli quando potremo tornare a Paradis. Perché vedrai che riusciremo a tornarci, e tu potrai finalmente riabbracciare tua madre» gli assicurò con voce stranamente ferma e sicura, e questo scaldò il cuore di Jean e pose fine a qualsiasi discussione o presa in giro.
 


Cara mamma,
grazie all'influenza di Historia posso farti avere questa lettera. Sono felice che stia bene, e non passa giorno che io non speri che la situazione migliori e possa tornare a Paradis e riabbracciarti.
A quanto pare Historia ti ha raccontato di questa strana festa che ha sempre coinvolto molte persone di diversi Paesi del mondo esterno. È una cosa strana, ma sembra quasi che in questo periodo le persone cerchino di cambiare e migliorare, siano prese dal desiderio di comprare regali per chi sta loro più a cuore, e trasformino le strade e le case per renderle più luminose e gioiose. La chiamano “aria natalizia”.
Con la lettera ti ho inviato delle foto per mostrarti l'albero di Natale; usano un albero chiamato abete e lo riempiono di palline decorate e fili colorati.

 

La madre di Jean interruppe la lettura per osservare le foto cui faceva riferimento il figlio. Nella prima si vedeva Jean con alcuni suoi compagni d'arme, vicino a quello che veniva chiamato “albero di Natale”: era davvero grande e tutto decorato, e solo guardarlo metteva allegria. Le altre foto, invece, ritraevano le vie Marley, ormai ricostruite. Sulle porte delle case erano appese delle ghirlande, e nei balconi e nelle finestre vi erano lanterne e candele accese, palline e fili colorati. E piccoli pupazzi di neve che i bambini si divertivano a creare con l'aiuto dei più grandi: quelle foto avevano la capacità di scaldarle il cuore.


 
Ti ho anche comprato dei regali. Mi hanno spiegato che va bene anche acquistarli e metterli da parte, e così ho fatto. Te li porterò non appena potrò tornare a Paradis, promesso!
Cambiando argomento, ho bisogno di parlarti di qualcosa che mi riguarda da vicino. Vedi quel ragazzo che mi sta accanto nella foto? Quello biondo con la barbetta... Si chiama Reiner, è anche lui uno del 104° reggimento e poi del Corpo di Ricerca, proprio come me. Con lui siamo stati amici, nemici e poi di nuovo amici, e vedi, ora ci siamo accorti che...



Historia le aveva spiegato che anche le foto potevano essere incorniciate, proprio come i dipinti, e la Signora Kirschtein aveva deciso di farsi creare una cornice per quella foto che ritraeva suo figlio coi suoi amici, sistemandola poi nel piccolo soggiorno di casa. In questo modo aveva l'impressione di sentirsi meno sola, di poter sopportare meglio l'attesa del momento in cui avrebbe potuto riabbracciare il suo “piccolo Jean”... e conoscere il suo compagno.


Note dell'autrice: Buon pomeriggio! Torno su questo fandom con questo prompt un pò particolare, che mi ha fatto riflettere sul fatto che a Paradis non conoscessero il Natale. E allora ho riflettuto sul fatto che avrebbero potuto averne notizia dal mondo esterno, in questo caso attraverso Historia. Spero che questa idea non suoni troppo assurda o impossibile. >.<
Un ultimo appunto: non ho trovato alcuna notizia sul padre di Jean, per cui ho preferito far riferimento solo alla madre.
Spero che questa storia possa essere di vostro gradimento.
Un abbraccio <3
Lina.

 
  
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