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Autore: Nao Yoshikawa    23/12/2023    5 recensioni
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Crowley non sopportava l’allegria eccessiva di Muriel. Era lei che si occupava della libreria da quando Aziraphale non c’era più. Ed era goffa, chiacchierona e petulante, tuttavia era una delle poche presenze che riuscisse a tollerare. Stando lì, con lei, aveva ancora l’impressione di avere un qualche legame, seppur flebile, con Aziraphale.
«Saprebbe di acqua bruciata» borbottò Crowley. Aziraphale era sempre stato bravo a preparare il tè, per lui era quasi un rito. Conservava miscele anche molto pregiate e profumate, che tirava fuori solo per occasioni speciali. Crowley non ne beveva quasi mai, eppure ricordava nitidamente il profumo di certi tè che l’angelo beveva. Bergamotto. Menta. Frutti di bosco.
Storia partecipante alla Secret Santa Challenge del forum Ferisce la Penna
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amaro di lacrime
 
Quanti bicchieri di vino aveva mandato giù nella speranza di dimenticare?
Dieci, venti, cinquanta. O cento. Che importanza poteva avere? Questo non lo avrebbe ucciso, nulla potevo farlo. O quasi.
Trentaduesimo giorno senza Aziraphale. Poco più di un mese da quando lo aveva perso, da quanto si erano perduti forse in modo inesorabile.
Erano tante le domande che il demone si poneva, mentre si perdeva tra la polvere e i libri. Aziraphale se n’era andato, era tornato in Paradiso (Per un Bene Superiore? Pensava davvero di poter cambiare le cose?) e lui non aveva avuto il coraggio di lasciare la libreria tanto amata dal suo angelo. E dunque, si chiedeva forse avrei fatto meglio a non espormi. A fingere, come ho fatto per molti anni. Dannato, stupido demone sentimentale! E dannato, stupido e meraviglioso angelo, perché non hai scelto noi, per una volta?
Crowley non odiava Aziraphale. Lo conosceva e sapeva che una scelta del genere era perfettamente in linea con i suoi ideali. L’angelo era stato mosso da buone intenzioni: cambiare le cose, magari restituirgli anche il suo status di angelo, vivere insieme, felici e in Paradiso.
Ma non era ciò che Crowley voleva. Non gli importava di avere nuovamente le ali o un ruolo di prestigio, adorava la sua vita sulla terra assieme ad Aziraphale. Si era illuso che per lui fosse lo stesso, ma forse c’era qualcosa che non sapeva. Doveva essere così.
Hai mai pensato, idiota, che forse Aziraphale non ti ama in quel senso?
Non tutti sono fortunati come Gabriel e Belzebù, non tutti possono trovare l’amore. Non siamo tutti gli stessi.
«Maledizione, Aziraphale. Ho troppe domande, ma tu non ci sei. Non ci sei! Che cosa dovrei fare ora? Guarda come mi hai ridotto!»
Non riusciva a stordirsi in alcun modo. A dimenticare. Tranne quando dormiva. Sarebbe stato così facile dormire per sempre.
Se solo ci fosse stato un modo per porre fine alle sue sofferenze.
Beh. In effetti una c’era.
«Signor Crowley, non ha una bella cera. Posso prepararle una tazza di tè?»
Crowley non sopportava l’allegria eccessiva di Muriel. Era lei che si occupava della libreria da quando Aziraphale non c’era più. Ed era goffa, chiacchierona e petulante, tuttavia era una delle poche presenze che riuscisse a tollerare. Stando lì, con lei, aveva ancora l’impressione di avere un qualche legame, seppur flebile, con Aziraphale.
«Saprebbe di acqua bruciata» borbottò Crowley. Aziraphale era sempre stato bravo a preparare il tè, per lui era quasi un rito. Conservava miscele anche molto pregiate e profumate, che tirava fuori solo per occasioni speciali. Crowley non ne beveva quasi mai, eppure ricordava nitidamente il profumo di certi tè che l’angelo beveva. Bergamotto. Menta. Frutti di bosco.
Muriel era arrossita.
«Questa volta dovrei esserci. Si fidi di me!»
Crowley alzò gli occhi al cielo. Tanto valeva arrendersi di fronte le insistenze di Muriel. E poi, in effetti, iniziava a essere stanco dell’alcol. Peccato che l’ultima volta che aveva accettato, si era ritrovato ad assaggiare una strana miscela insapore. Forse era stata la temperatura o Muriel aveva mischiato qualche miscela. Volente o no, si era fatto anche lui una cultura. Era sempre stato attento a tutto ciò che Aziraphale diceva, anche se non gli piaceva darlo a vedere. Prese in mano la tazzina. Quanto si sentiva sciocco e sentimentale. Crowley non piangeva mai, era solito a esprimere la tristezza e sfogarsi attraverso scatti d’ira. Eppure gli era successo, di recente. Soprattutto la notte, quando la solitudine diveniva insopportabile. Mando giù quel liquido scuro, avvertendo una vaga nota floreale, ma non sgradevole. Fece una smorfia. Non era male, ma Crowley mal sopportava il tè.
«È amaro» constatò. Muriel sgranò gli occhi.
«Ma non è possibile, cosa ho sbagliato questa volta?»
In genere Crowley prediligeva i sapori amari e forti. Ma quello, quello sapeva di lacrime. Sue. Versate, trattenute, maledette, cariche d’amore, odio e rimpianto.
«Forse non riesco ad apprezzare una bevanda del genere, dopotutto. Aziraphale ne avrebbe capito di più» disse posando la tazza. Muriel aveva assunto un’espressione curiosa.
«Ah. Finalmente è riuscito a nominare il signor Aziraphale. Questo è un passo avanti.»
Il demone si corrucciò. Non aveva certo intenzione di stare lì a farsi psicanalizzare da quell’angelo.
«Ti prego, almeno questo risparmiamelo.»
«Mi dispiace, è solo che la vedo sempre così triste, si aggira qui tutto solo e pensieroso e allora io credevo che-»
«Solo e pensieroso? Credimi, non lo sono affatto. Aziraphale ha preso la sua decisione» disse duramente.
Non voleva parlarne. Perché doveva? Non aveva voglia di tirare fuori il dolore.
«Oh, ma sono sicura che se provasse a parlare con lui, potreste riappacificarvi!» disse Muriel. Com’era ingenua. Sarebbe stato bello avere quell’approccio gioioso alla vita, ma Crowley ne aveva passate troppe. E quel rifiuto da parte di Aziraphale aveva fatto più male della caduta e di quando gli avevano strappato le ali.
«Stammi bene a sentire, ragazzina: io e Aziraphale non abbiamo più niente da dirci. Lui è stato chiaro, ha scelto di diventare l’Arcangelo supremo e io ho scelto di rimanere qui. Questa roba, i sentimenti, è roba da umani, si vede che mi sono fatto influenzare troppo. Si vede che non ho mai capito niente… ma cosa mi è preso quando ho deciso di aprire il mio cuore?»
«Io la trovo una cosa molto romantica. Un po’ di ottimismo, signor Crowley! Due anime gemelle sono sempre destinate a rincontrarsi, anche se devono affrontare tante difficoltà. Che cosa farebbe se il signor Aziraphale fosse qui?»
Crowley ci pensò qualche istante.
«Penso che gli darei un pugno, anche due, per la sua stupidaggine. Ma poi non lo lascerei più andare. E passerei il resto dell’eternità a farlo sentire in colpa. La sofferenza fa schifo. Fa schifo avere il cuore spezzato. So che non mi fa onore, ma ho anche pensato di farla finita. Sai, no? Sarebbe facile. Un bagno nell’acqua santa e poof, ecco che ogni sofferenza è finita. Ah, se mi sentisse Aziraphale, sono certo che-ma stai piangendo?»
Muriel aveva gli occhi gonfi e lucidi.
«Sì, sto piangendo eccome! Signor Crowley, deve trovare il signor Aziraphale e dirgli tutto ciò che prova. Sono sicura che capirebbe. Non sopporto i finali tragici, per favore!»
Proprio l’ultima cosa di cui aveva bisogno: una ragazzina piagnucolante che faceva da tifoseria.
«Finiscila con questo piagnisteo, non c’è niente che posso fare oramai.»
Ma Muriel gli si era avvicinata un po’ troppo.
«Ma deve almeno provarci! Anche se vi conosco da poco, vi ho visti e sentiti, siete fatti l’uno per l’altra. Se non vuole farlo per lei… lo faccia almeno per me!»
Questo era a dir poco assurdo. Oh, non voleva dirle che in realtà aveva sempre avuto, sin dal primo istante, la voglia di cercarlo, riafferrarlo, riportarlo a sé. Non era l’orgoglio a impedirglielo, ma la paura. E alla paura si rispondeva sempre con una reazione.
«Non sai di quello che parli! Lui ha fatto la sua scelta!»
«Ma magari c’è dell’altro! Come fa a esserne sicuro? Eppure dovrebbe conoscerlo bene. Se adesso non fa nulla… potrebbe pentirsene per il resto della sua vita… cioè tanto tempo…!»
Crowley aveva perso improvvisamente la voglia di fare una sfuriata. Anzi, si era sgonfiato, accasciato. Muriel non aveva fatto altro che dare voce a tutti i suoi pensieri, ai suoi desideri. Fece una smorfia, riprese la tazza con il tè oramai tiepido e ne mando giù diversi sorsi. Era ancora amaro, ma sentì che gli stava facendo bene. Aziraphale gli mancava. Certo, lo aveva anche ferito. E lo feriva ancora di più il pensiero che dovesse finire tutto così. Ci aveva impiegato un’eternità per dichiarargli i suoi sentimenti, davvero doveva lasciar perdere?
Che cosa ho da perdere oramai? Un rifiuto l’ho già avuto, l’ho già perso.
«Signor Crowley… perché si è zittito all’improvviso?» domandò Muriel un po’ spaventata. La calma improvvisa di quel demone era più inquietante di un possibile scatto d’ira.
«Sto solo pensando che mi scoccia darti ragione, ma che devo farlo. Stavo giusto dicendo, un attimo fa, che se Aziraphale mi vedesse ora, probabilmente mi rimbrotterebbe con quel solito modo da perfettino. Per tutti i diavoli, quanto lo detesto!»
Muriel sorrise.
«Oh, è proprio innamorato!»
Già. Palese, evidente, da sempre. Tranne che per il diretto interessato. Forse. Crowley era stanco, svuotato di ogni energia. Rimuginare e pensare troppo non erano mai state cose da lui. Era sempre stato uno che preferiva agire.
«Allora, tu pensi che dovrei andare da lui? E se non vuole più vedermi?» domandò in un sussurro. Si sentì umanamente fragile.
«Non credo succederà. E poi, almeno saprà che è finita per davvero e potrà andare avanti. Ma sono positiva!»
Crowley e la positività non andavano molto d’accordo in quel periodo. Beh, quasi mai. Si alzò.
«Devi ancora migliorare a preparare il tè. Almeno credo, io non ne capisco niente. Comunque hai chiacchierato talmente tanto che, forse, mi hai un po’ convinto. Se deve essere una morte, che sia veloce, anche se dubito indolore.»
Muriel si alzò.
«Si ma-»
Crowley era scomparso. La tazzina però l’aveva svuotata, nonostante tutto e si sentì ad un tratto più serena. Era sicura che tutto si sarebbe risolto.
Intanto, avrebbe continuato a preparare del tè.
 
   
 
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