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Autore: Florence    25/12/2023    8 recensioni
Piccola OS kagehina di buon Natale!
*
"Stavolta Tobio vuole godersi l'attimo dall'inizio. Salta nel momento in cui Hinata inizia la rincorsa, ecco la lingua rossa tra le labbra, tocca il pallone con tutte le dita, la lingua scorre su tutta la lunghezza della bocca, la palla si ferma, Hinata resta immobile a labbra socchiuse, il brillio, SBAM.
-Ancora una!-
-Sì anc-
-BASTA!!!- Ukai è irremovibile, Shouyo guarda Tobio di sguincio, inscena un broncio verso di lui, non dice altro.
Tobio gli va incontro, gli serra un braccio, gli parla vicino vicino, nell'orecchio.
-Dopo. Dopo te ne alzerò quante ne vuoi.-
Indugia con la mano sulla pelle sudata, lo trapassa con gli occhi di cobalto fuso, lo stende."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E vale tanto quanto vale

Comunque buon Natale”



 

Ancora

 

C'è un attimo di immobilità dentro una veloce, proprio quando la palla raggiunge il vertice della parabola e si ferma. Un minuscolo attimo prima che il suo occhio decida dove schiacciare, quando anche Shouyo sembra stare sospeso per aria.

Il tempo si ferma ed è in quell'attimo d'immenso che Tobio lo vede per la prima volta. 

Cioè, non che non l'abbia mai visto prima, che discorsi, ma quella volta è diverso.

Non stanno giocando una partita importante, non c'è in ballo una eliminazione né un avanzamento in uno dei tanti tornei che ormai contano sulle loro spalle. C'è soltanto l'afa di una noiosa giornata d'agosto che entra dalle finestre lasciate aperte e fa muovere i capelli di Yachi e Ukai, lì accanto.

È quando il vento lento e caldo lo abbraccia, appena dopo aver spinto la palla con tutte e dieci le dita, mentre ancora i suoi piedi non hanno toccato terra, che Tobio si accorge di un dettaglio di Hinata che non aveva mai notato prima e se ne innamora.

È una cosa sciocca, dovrebbe fargli schifo, piuttosto che accendere come un falò un bollore indicibile sul suo viso, eppure non riesce a staccare gli occhi da lì.

Mentre prende la rincorsa, Shouyo si lecca le labbra e quando salta, quando sta per schiacciare, tiene la bocca socchiusa e le sue labbra brillano per la saliva, che subito si asciuga. Nell'attimo dell'impatto, serra la bocca, lo scintillio si perde, svanisce quella voglia matta e improvvisa che ha fatto ardere come un fiammifero Tobio. Tutto torna alla normalità.

 

-Ottimo, ragazzi!- Il coach batte le mani, il primino che si è preso il ruolo di libero si morde i gomiti per non essere riuscito a ricevere, ma tanto è inutile, quella palla nemmeno Nishinoya l'avrebbe salvata.

 

-Ancora una!- Eccolo lì. Sono tre anni di “ancora una”, è ormai un riflesso pavloviano per Hinata. Gli alzi la palla, lui fa punto, si illumina e “ancora una”.

“Basta, boke” è il suo riflesso, ma stavolta non gli viene, non lo dice, la sua testa manca un passaggio ormai automatico.

-Sì, Hinata- gli scappa di bocca e nemmeno se ne accorge.

 

-No no no, buoni voi due! Fate schiacciare un po’ anche agli altri!- Dice Ukai, ma loro non lo ascoltano.

Shouyo non aspetta nemmeno che Yamaguchi lanci la palla a Kageyama, lo fa da solo, anzi, la lancia al soffitto, la ferma in bagher e gli fa un primo tocco perfetto, che lui alza.

 

Stavolta Tobio vuole godersi l'attimo dall'inizio. Salta nel momento in cui Hinata inizia la rincorsa, ecco la lingua rossa tra le labbra, tocca il pallone con tutte le dita, la lingua scorre su tutta la lunghezza della bocca, la palla si ferma, Hinata resta immobile a labbra socchiuse, il brillio, SBAM.

 

-Ancora una!-

 

-Sì anc-

 

-BASTA!!!- Ukai è irremovibile, Shouyo guarda Tobio di sguincio, inscena un broncio verso di lui, non dice altro.

Tobio gli va incontro, gli serra un braccio, gli parla vicino vicino, nell'orecchio.

-Dopo. Dopo te ne alzerò quante ne vuoi.-

Indugia con la mano sulla pelle sudata, lo trapassa con gli occhi di cobalto fuso, lo stende.

 

***

 

Shouyo invece se n'è già accorto da tempo immemore dell'effetto che Tobio suscita in lui a livello fisico, mentale, emotivo, ancestrale.

Gli era bastato perdersi la prima volta nel suo sguardo attento, concentrato solo su di lui e sui suoi movimenti, per sentirsi radiografato, preso di mira come da un cecchino, completamente nudo. Per questo aveva chiuso gli occhi. E quel cecchino non aveva sbagliato mira, Shouyo lo aveva sentito subito il cuoio del pallone sul suo palmo, aveva perso un battito, ne aveva accavallati altri cento tutti insieme.

Era anche per questo che aveva scelto di schiacciare a occhi aperti, dopo un po’. Voleva riempire il suo campo visivo da quel tutt'uno che erano la palla che arrivava e lo sguardo di Kageyama che lo seguiva. Si era accorto che, nel momento in cui le sue dita battevano sul pallone, strizzava appena gli occhi e quel blu infinito che aveva dentro diventava come un plasma liquido e vischioso, sensuale, eccitante. Era adrenalina allo stato puro iniettata in ogni cellula del suo corpo.

Però durava solo per quell'attimo, poi tornava il blu penetrante di sempre, sì, ma non quel blu.

 

“Ancora”, gli voleva dire ogni volta, ma si ricordava di aggiungere “una”, perché non ci fossero fraintendimenti.

Certo, non è che fosse lì a schiacciare solo per la fregola di quei momenti, no, però…

 

È un pomeriggio di fine luglio caldo come la merda, appiccicoso come solo ai piedi di una montagna può essere, dove l'umidità ristagna e gli appiccica le labbra e i capelli sul collo, quando Tobio cambia il suo solito modo di rispondergli, quando lo agguanta per un braccio e gli dice “Dopo, dopo te ne alzerò quante ne vuoi”.

Ora, il Tobio Kageyama del primo anno, alto, bello e sempre incazzato era una cosa, il ragazzo in cui si era trasformato in terza, ancora più alto, ancora più bello e un po’ meno incazzato col mondo intero, con i muscoli che facevano capolino sotto le maniche della divisa e il bordo dei pantaloni, quel Tobio che lo guarda con il cobalto liquido e gli mormora quelle parole nell'orecchio, invece è qualcosa a cui Shouyo non è preparato. Non ha difese contro quella versione di Kageyama, la definirebbe Sexy-Yama, se non lo avesse già sprecato in passato per altri atteggiamenti che lo avevano mandato in iperventilazione.

Questo Kageyama, quello che non gli molla il braccio finché lui non annuisce e si perde nel cobalto, non è solo sexy: è pericoloso. Shouyo non ha alcuna strategia da mettere in atto contro di lui, non sa come resistergli.

 

-Abbiamo finito-, strilla Ukai e Hitoka sprona tutti a mettere in ordine la palestra, dando per prima l'esempio e riempiendosi le braccia di palloni raccolti qua e là.

Sono tutti molto svelti e silenziosi, hanno voglia di correre a casa e farsi una doccia fredda, piazzarsi sotto l'aria condizionata o infilare in un centro commerciale finché il caldo non li liberi.

-Non dimenticate lo stretching!- Comanda Ukai prima di andar via. Anche lui, evidentemente, ha fretta di scappare da quel forno che è la palestra.

 

-Yama, noi restiamo un altro po’-, prende l'iniziativa Kageyama e si accorda con il capitano sul fatto che ci penseranno lui e Hinata a chiudere le finestre e togliere di mezzo la rete.

-D'accordo, ma fate stretching, dopo-, ripete Yamaguchi. Si piazza dietro Tsukishima e gli affonda un ginocchio in mezzo alle scapole. Il biondo non fiata e si fa piegare fino a diventare tutto rosso in viso. Shouyo si scambia un'occhiata involontaria con Tobio, nessuno parla o cambia espressione, ma sanno entrambi che stanno pensando la stessa cosa.

-Vado a darmi una sciacquata-, annuncia Kageyama e sparisce fuori della palestra.

Shouyo resta a guardare i compagni che si allungano come gatti sul pavimento, è rapito da come il capitano e il quattrocchi continuino a tirarsi e flettersi in silenzio, in un gioco quasi sadomaso che cambia improvvisamente di scenario, nella testa arancione in ebollizione. Tsukishima gli scaglia un'occhiata insolente, Shouyo si scuote, valuta che sia meglio togliersi da lì, esce anche lui e cade dalla padella nella brace.

Certo, non che la brace sia un problema, se si traduce in Kageyama a torso nudo con la testa infilata sotto il getto del rubinetto, lì nel cortile davanti alla palestra, non che bruciarsi mentre divora con gli occhi i muscoli della schiena curva e poi osserva la parabola dei capelli che lui butta indietro lanciando schizzi ovunque, lo metta a disagio o gli faccia paura, anzi.

Forse un po' di paura ce l'ha, invece, perché adesso si sente bruciare e scoppiare e, anche se cerca di mantenere un certo contegno, no, via, proprio non gli riesce.

Si sfila la maglietta anche lui, mentre i compagni escono dalla palestra sudati e sfatti e li salutano, ignorando il fatto che i due senpai siamo mezzi nudi in cortile; ne fa un rullo e se la annoda in vita, stando ben attento a fermare il nodo davanti, in qualche modo qualcosa coprirà.

 

-Bene, boke, siamo finalmente da soli…-

Kageyama ha finito di sciacquare anche la maglia sotto l'acqua e di strizzarla alla morte, poi la indossa di nuovo, lo guarda come una pantera e Shouyo stramazza.

O meglio, Shouyo è certo di essere sul punto di avere un infarto o un orgasmo, a scelta, lo capirà dalla prossima mossa o frase che quel diavolo di Kageyama concepirà. Intanto sta zitto e si scosta per farlo passare. Gli pare che abbia le idee molto più chiare di lui, meglio lasciargli condurre il gioco, di qualunque gioco si tratti. 

Sì, perché c'è un'atmosfera strana, forse perché gli strati più bassi dell'aria si muovono ondeggiando a causa dell'asfalto rovente o forse perché tutto quel bollore, in effetti, non si limita alla meteorologia, ma gli entrato nelle viscere e Shouyo si sente ‘risuonare’ con Kageyama. Lui si comporta diversamente, dice frasi strane, fa cose strane, diverse rispetto a sempre. Possibile che davvero, per una volta, non si stia riferendo soltanto alla pallavolo?

Ma mentre è lì che Shouyo lo guarda sfilare davanti a sé, attonito, si perde il movimento fulmineo della sua mano che di nuovo gli agguanta il braccio e lo trascina dentro la palestra.

Shouyo si sente un po’ come il sole, come quando, d'improvviso, WAAHM, prende e lancia una fiammata nel cosmo. 

È ancora giorno pieno, non c'è modo di sfruttare le zone d'ombra per nascondere il rossore del viso, Shouyo si arrende.

 

Fai di me ciò che vuoi.

 

***

 

Appena rimette piede dentro la palestra, l'odore di sudore, plastica e disinfettante schiaffeggia Tobio con strafottenza, e le luci familiari lo riportano coi piedi per terra.

 

Ma che diavolo gli prende???

Che ci fa con una maglietta fradicia appiccicata addosso tipo miss aprile e una mano stretta attorno al gomito di Hinata? E perché cazzo lui non ce l'ha proprio, la maglietta e se la tiene arrotolata sui fianchi!?

È troppo individualista, Tobio, per comprendere che Shouyo non ha fatto altro che imitarlo: se l'era tolta lui, l'ha seguito senza batter ciglio.

Si ferma in mezzo al campo, lo molla lì, prende una palla e va nel campo opposto.

 

-Ricordi la ricezione che hai fatto contro l’Inarizaki al primo anno? Quella altissima e lenta?-

Hinata si infiamma.

-Quella che tu non hai visto?- Gli sputa in faccia.

Kageyama scuote la mano davanti a sé, come a scacciare una mosca. È acqua passata, non puntualizziamo…

-Io batto, tu la blocchi così, io torno di qua e te la alzo. Tu schiacci. Punto.-

Hinata alza le sopracciglia.

-Se volevi fare questo show, era meglio che chiedessi a qualcuno di rimanere con noi-, protesta e incrocia le braccia al petto.

 

Allora accade una cosa che, a posteriori, nessuno dei due avrebbe saputo dire se fosse stata reale o meno, perché di assurdo aveva davvero tanto. Kageyama si toglie la maglia e la getta a terra, alza la palla sulla sua testa, prende la rincorsa e fa un servizio killer dei suoi, senza avvertire.

Hinata spalanca gli occhi, sente il bolide che punta dritto su di sé, si bilancia, si concentra, ecco la punta di lingua rossa che gli bagna le labbra!, si posiziona meglio e riceve la palla come un novello Nishinoya, ma con la calma che ha appreso in un momento ormai lontano nel tempo. E poi è tutto confuso e perfetto: una scheggia mezza nuda, una radiografia di muscoli che guizzano, un fulmine nero e blu che scarta la rete e salta nell'attimo in cui anche la scintilla arancione salta. 

Labbra bagnate, cobalto fuso, una parabola perfetta, SBAM. Hanno fatto un due quello che avrebbero potuto fare solo in quattro giocatori.

 

Si guardano increduli, trattenendo il respiro, si corrono incontro, ma, ehi, non capita mai!, si buttano uno tra le braccia dell'altro urlando “E vai!” “Sì!!!” “Siamo grandi!” “Ti amo”.

 

Shouyo trema, appiccicato nudo alla pelle nuda del petto di Tobio, che si alza e si abbassa. Distoglie lo sguardo, avvampa, poi si domanda se l'abbia detto davvero lui o se sia stato Kageyama a dire…

 

-Ti amo…- Sente ripetere in un sussurro che gli fa vibrare il petto. Una mano grande si posa sulla sua testa, la tiene stretta, si insinua tra i capelli sudati, arruffati, bagnati ed è in questo momento che parte il rallenty.

Cioè, Hinata vede il mondo al rallentatore, come se lo guardasse da fuori, un po’ come è fuori dal suo petto il cuore, deve essere schizzato via al secondo “ti amo”. Fatica a mettere a fuoco il momento, l'ambiente, il fatto che qualcosa che sogna da anni si stia realizzando senza alcun preavviso, non si capacita. Sente soltanto la pelle ardere attaccata alla pelle di Kageyama, quella mano sulla nuca che lo spinge in avanti, indugia, si allontana, torna ad affondare tra i capelli. Vede soltanto due falci di blu che crepitano incredule, ora spaventate, ora determinate e la bocca che si socchiude, si serra, maledice quel che ha detto, spera, attende.

Shouyo sa di stare fissando Tobio a labbra socchiuse, indeciso, sorpreso, sa di non opporre alcuna resistenza alla mano che lo spinge verso di lui, ma non sta facendo altro e allora realizza che c'è una cosa che è una vita che vorrebbe fare e se non la fa adesso difficilmente ne avrà altre occasioni.

Apre il palmo sul petto di Tobio, all'altezza del cuore, freme per il contatto con la sua pelle, sente sotto i polpastrelli quella consistenza liscia e voluttuosa, percepisce un fiume in piena sotto i muscoli, che picchia forte forte pronto a straripare.

È troppo alto, Tobio, vorrebbe chiuderla lì e baciarlo, ma, cazzo, è troppo alto e non ci arriva. Se nell'alzarsi sulle punte lui si facesse indietro? Se non avesse capito nulla e frainteso la situazione, quelle parole? Apre un po’ la bocca e inspira l'aria, trattenendola, scivola con lo sguardo sulla bocca sottile di Tobio, torna sugli occhi, spalanca i suoi, lo vede sussultare appena, per un attimo sembra spaventato.

 

-Ah…al diavolo…- borbotta Kageyama e strattona Shouyo verso di sé e non è che si ferma, chiede il permesso, macché. Un po’ come a volte gli prende in campo, che forza la mano e vuole comandare sugli altri, quando alza più in alto senza avvertire, quando ti sceglie per schiacciare, anche se non sei pronto. Non dà a Shouyo nessuna opzione, semplicemente lo bacia, con tutta la voglia che ringhia in pancia, con l'emozione che straborda dagli occhi, con il librare d’ali che sente nel petto, come di un corvo che finalmente ha deciso di volare.

 

Non è vero che si è innamorato di Hinata solo poco prima, notando le labbra umide mentre schiaccia. Quello è stato il culmine di qualcosa che sentiva formicolare da tanto tempo a fior di pelle. Perché ogni volta che litigava, sentiva il bisogno di farsi sotto, ogni volta che lo offendeva, aveva la chiara sensazione che la voce uscisse distorta, che non stesse davvero usando insulti, perché… perché non ne aveva motivo, anzi si era scoperto pazzo di quel mistero fatto di energia allo stato grezzo. Ogni volta che lo guardava e vedeva come fosse più sicuro di sé, come stesse crescendo in altezza e muscoli, ogni volta che gli ronzava accanto si sentiva troppo irritato, troppo elettrico, troppo su di giri, per essere qualcosa di semplice intesa in campo. Soprattutto perché a volte capitava sulla strada di casa o se lo incontrava per i corridoi a scuola e lo liquidava con un “Ohy”, ma avrebbe voluto strattonarlo e urlargli in faccia “Perché???”

Perché mi fai questo effetto…

 

Ma adesso è tutto vero. Quella bocca che ha aggredito con tutti gli arretrati, le labbra morbide e viscide, che rispondono al bacio e cercano le sue, la mano sul petto che scivola e si aggrappa al collo e lo tira più giù. È tutto vero e Tobio non ci crede.

 

“Ancora!” 

La legge negli occhi infuocati quella muta richiesta e lo accontenta. Lo stringe di più a sé, sente brividi e fiamme su tutta la pelle, il calore di quel corpo ancora molto più piccolo di lui è troppo, troppo per la sua mente, per quella sensazione che era stata sempre incerta e acerba per sfociare in una cosa così… così…

 

Shouyo apre appena le labbra, una punta di lingua si fa strada e lecca le sue e i brividi gli impongono di fare altrettanto e sentire il suo sapore e allora anche lui apre la bocca, sfiora indeciso quella lingua con la sua, ma poi, cazzo, è così calda e morbida e bagnata che non resiste e ci affonda piano i denti.

 

Shouyo sussulta, si ritrae appena, ecco, lo ha spaventato, forse gli ha fatto male.

-Scusa… non… non dovevo…- mormora e lo lascia andare di scatto. Tobio non sa come si baci, non ha mai baciato nessuno. A dirla tutta non ha mai sentito premere dentro di sé quella necessità primordiale di farlo, di sentirsi tutt'uno con un'altra persona, non si è mai lasciato andare a quelle pulsioni. Che ne sa di quello che vuole Shouyo, se gli fa schifo il fatto che sia un maschio, se non si sia sentito violato.

 

Ma la reazione è così veloce che quei pensieri annegano in un batter d'occhio in una nuova sensazione che sa di urgenza, di gravità attaccata al suo collo che lo trascina verso il basso, di labbra morbide e lingua ruvida sulla sua, stanata senza ritegno, senza permesso, con la stessa veemenza che ha usato lui. Se la sente tutta in bocca, la lingua di Shouyo e capisce che non ha violato un bel niente, semmai è lui quello che è violato in quel momento e gli piace, cazzo se gli piace. Torna con una mano alla nuca di quel diabolico boke del cazzo che gli ha fatto perdere la testa mentre gli regalava alcune delle soddisfazioni più grandi mai provate in campo, si ricorda di quella volta che hanno fatto a botte, tanto tempo prima, e lo aveva accusato di essere un egoista.

Sì: egoista! Mordimi, toccami, fatti toccare, fatti mangiare tutto, e vaffanculo a quello che succederà dopo! Faranno di nuovo a cazzotti? Si accuseranno a vicenda di essere soltanto dei finocchi senza pudore? Finiranno per strapparsi i capelli a mani nude e interromperanno anzitempo quel sodalizio che ha fatto di loro una coppia assassina in campo?

Ma chi se ne frega…

In quel momento il vento bollente sta entrando in palestra, la temperatura sale ancora, il sudore gli appiccica le mani sulla schiena di Shouyo che sta premendo a palmi aperti contro di sé, porta la febbre nel suo corpo, strilla di cose appena pensate, mai davvero concepite. Ora reali. Fa scendere la mano fino al sedere di Shouyo, mentre gli morde ancora la lingua, mentre si struscia con la bocca sul viso imberbe e poi torna a leccare le sue labbra. 

 

Al diavolo. Al diavolo ogni cosa. In quel momento conta soltanto che sta per schizzare in alto tra le stelle, con le mani affondate nei suoi glutei sodi e freddi e spinge verso di sé, perché è pazzo e vuole chiudere ogni distanza anche tra i loro bacini.

 

Shouyo è sicuro che non ci sia più un neurone funzionante nella sua testa. L'ultimo ha salutato la curva quando Kageyama ha insinuato le mani come artigli sotto la stoffa dei pantaloni e delle mutande e, a palmi aperti, gli ha strizzato il sedere. Lo ha fatto fare, adesso è stretto contro il suo corpo, sente all'altezza della pancia l'effetto che gli fa tutta quella situazione anomala. Sente premere dura su di sé tutta l'eccitazione di Tobio, non si capacita che sia dovuta alla sua presenza, a quel bacio grondante e sudato che ancora va avanti, senza riuscire a riprendere fiato. Cosa c'è che non va? Erano tre anni che sognava quel momento, no? Tre anni di nascondino tra loro e con il dubbio che fosse una pessima, pessima idea. Doveva cadere nel cliché che in tanti avevano insinuato, per capire che fosse la cosa più ovvia, per loro due? Doveva succedere in modo così inatteso, in una giornata di afa che offuscava i pensieri e le azioni? 

Cosa c'è che non va, allora? Era quello che voleva, eppure… 

 

-Basta-, lo spinge con forza sul petto, si allontana da lui, lo guarda. Kageyama è quanto di più erotico, perfetto possa esistere, con gli occhi opachi e le labbra rosse, le spalle basse e i capelli che penzolano ancora umidi sulla sua fronte.

Non ha nemmeno la lucidità di chiedersi il perché di quello stop, è perso anche lui, non si sa dove.

-Basta…- Sussurra ancora, e crede di miagolare. Preme con le mani dall'alto sulle spalle dell'altro e lui cede. Shouyo è stanco di guardare il mondo dal basso. Kageyama piega le gambe, va giù in ginocchio, Shouyo lo sostiene dalla nuca e lo spinge indietro aprendogli la mano sul petto. Lo fa stendere sul parquet della palestra, gli monta a cavalcioni sopra, ignora le scintille che scoppiano dal suo inguine gonfio quando sente ancora che anche Tobio è eccitato quanto lui e si china sul suo viso.

Adesso comanda lui. 

Gli blocca la testa tra le mani e lo guarda. Non ha mai visto niente di più meraviglioso da quando è nato, non c'è storia. Ecco cosa c'è che non va…

-Ti amo-, confessa a sua volta e lo bacia una, due volte, lo bacia sulla bocca, sul naso, sugli occhi che vibrano come uccellini appena usciti dal guscio sotto le sue labbra. 

Ti amo, finalmente lo ha detto. Erano tre anni che se lo teneva incastrato sulla lingua. 

Lo bacia ancora, lo guarda di nuovo e si ferma. Appoggia l'orecchio sul petto e si sgonfia, come un sacco svuotato. È lì che vuole stare, è quello l'unico suono che in quel momento ha bisogno di sentire. Un battito accelerato per lui, grazie a lui, per colpa sua. Lo abbraccia.

 

Passa un momento di immobilità, prima che Kageyama allunghi le sue braccia e gliele avvolga alla schiena, stringendolo quasi potesse volare via. Va bene così. 

 

Fa caldo, il vento bollente non dà tregua, il parquet è fresco, la pelle nuda trema di emozione.

 

Va bene così.

 

Cosa succederà adesso? Quando rialzerà la testa, quando guarderà negli occhi Tobio, cosa vi leggerà?

Rimorso? Rabbia? Follia? Desiderio di ricominciare da capo? 

E nei suoi, di occhi, cosa lascerà che ci legga Kageyama? Dolore? Senso di smarrimento per la decisione che ha preso e che ancora non ha avuto il coraggio di confessargli? Pentimento?

Come farà a portare a compimento il suo piano, adesso? Se non è stata tutta una follia passeggera, se quelle cinque lettere che si sono detti hanno davvero un significato per entrambi, se quel bacio, quella centrifuga che è appena passata su di loro non è stata un caso, come farà a dire a Tobio che gli manca poco, lì con lui, e che presto partirà per l'altro capo del mondo?

 

Intanto aspetta. Ci sta che Kageyama inizi a urlare e insultarlo e allora tutto tornerà come prima. Forse, un po’, lo spera, perché in quell'equilibrio delle parti che avevano costruito in tre anni di simbiosi, in fondo ci si trovava bene.

 

Ma Tobio lo stupisce ancora. Si solleva sui gomiti e adesso gli occhi sono alla stessa altezza. Lo tiene seduto sulle sue gambe, con una mano gli scosta i ciuffi dal viso e non stacca gli occhi dai suoi.

 

-Ancora uno-, gli domanda senza vacillare. 

-Tobio io… devi dirti…-

-Ancora uno, per favore…- Gli occhi languidi parlano per lui: “so già tutto, ma finché sei qua, dammi ancora un bacio. Ancora uno.”

 

Ma sì… Shouyo ha fame e finché sarà lì, si ingozzerà dei desideri realizzati, di quel gonfiore che preme sotto di sé, di qualunque cosa abbia mai pensato di fare, ma che non vedeva una sola possibilità per farla.

-Sei sicuro di quello che è successo?- Gli domanda però.

Tobio annuisce a labbra socchiuse, come un bambino ubbidiente, come un malato con la febbre a quaranta.

Lo bacia ancora, lo stringe, si lascia stringere e trascinare via da quella dimensione, perché i desideri che si realizzano non vivono nel nostro stesso mondo: si concretizzano in modo effimero sul confine tra la realtà e i ricordi, nel punto esatto dove inizia a battere il cuore.

 

Sono esausti.

Le bocche si sono consumate a forza di baci, le mani avide hanno esplorato ogni centimetro scoperto dei loro corpi, non andando oltre e sentendo male per quello che non hanno lasciato che accadesse ancora.

Hanno il fiatone, stanno ancora aggrappati l'un l'altro nonostante il caldo da bagno turco. Lasciano che, nell'assenza di parole, parlino per loro i battiti che si acquietano, i respiri che rallentano. Poi si alzano e restano fermi uno davanti all'altro, guardandosi negli occhi.

 

-Tobio, io…-

-Dobbiamo togliere la rete e mettere a posto la palestra.-

Kageyama non è pronto per parlare, non sa nemmeno lui cosa sta provando, figuriamoci se riuscirebbe a metterlo in parole.

-Sì…- Hinata ubbidisce, si domanda se quello che è successo sia un inizio, una fine o un incidente su cui far calare il silenzio. Stacca le coperture imbottite, inizia a girare le manovelle che tendono la rete, questa inizia a piegarsi.

-Dovremmo rifarlo-, dice Tobio, fissando un pallone che tiene tra le mani.

Lo scambio miracoloso che è iniziato con la sua battuta killer e si è infranto sul parquet con una veloce in minus tempo? Oppure baciarsi fino a perdere il respiro?

Ma che importa, in fondo… sono due diversi modi di amarsi tra loro, no?

-Decisamente!-

Si guardano di nuovo e sorridono entrambi, le punte delle labbra piegate un po’ storte.

 

Chiudono i finestroni, lucidano il pavimento, riprendono le loro borse e le maglie che ormai si sono asciugate da sole e le indossano, chiudendo a chiave dietro di sé.

Camminano affiancati come ogni santo giorno da tre anni a quella parte, la bicicletta azzurra che crea una sorta di barriera fisica tra loro e sferraglia a ogni buca dell'asfalto. 

Sono arrivati al bivio dove le loro strade si separano.

Si fermano e restano a fronteggiarsi per un lungo tempo, senza parlare.

 

-Quando partirai?- Domanda Kageyama dal nulla. Quindi è vero: lui sa.

-Non subito, ma per allora tu sarai già lontano con la nuova squadra.-

-Quando?-

-Tra un anno. Prima non posso. Devo guadagnare i soldi per il biglietto aereo e sistemare alcune questioni. Non so cosa farò in questo tempo.-

Tobio annuisce, come se avesse chiaro di fronte a sé il percorso che li aspetterà.

Non hanno detto una sola parola su quello che è successo tra loro.

 

-Allora abbiamo un anno per recuperare quello che abbiamo buttato via finora-, dice Kageyama con tutto il candore e la serietà di cui è capace, come uno studente modello che pianifichi i suoi studi.

-Cosa succederà poi?- Shouyo non riesce a essere così ottimista, ma intanto non crede alle sue orecchie: si aspettava una negazione, ha appena avuto una conferma che quel che è accaduto non sia stato solo un sogno assurdo e bellissimo.

-Chi può saperlo. Non mi importa adesso.-

Gli prende una mano, quella che non regge la bicicletta e lo guarda.

-Tu vuoi?- Domanda e Hinata si apre in un sorriso.

-Lo voglio da quando ho schiacciato la prima volta a occhi chiusi-, ammette finalmente e intreccia le dita con quelle di Tobio.

-Vieni a cena da me?- Gli domanda subito dopo, percependo per primo la sciocchezza di quella proposta. È un genio nell'affrettare i tempi e mandare tutto alle ortiche, lo sa, accidenti, ma la sua lingua si è dissociata dalla ragione.

 

-Vieni tu a cena da me: Miwa non c'è stasera…- Gli risponde. Lo strattona e lo tira a sé, poco importa se gli si conficca il manubrio della bici in un fianco.

Appoggia le labbra sulle sue, un bacio veloce, gli sorride.

-Mi piace questa versione del re-, dice Shouyo, -Volitivo, passionale, fantastico…- E non aspetta replica, torna a divorare le sue labbra salate, si aggrappa alla maglia e tocca i muscoli sotto la stoffa. Gli piace eccome quella versione di Tobio e ha già un'idea di come sfruttare quella serata. Avranno un anno per recuperare, ma ogni minuto andrà vissuto al massimo, perché non tornerà più.

-Ancora.-

-Cosa?- Shouyo non capisce.

-Dillo ancora.-

-Mi pia…-

-No. Quello che hai urlato per primo in palestra e che mi ha fermato il cuore.-

 

Ti amo.

 

-Non sono stato io… Lo hai…-

Kageyama piega le sopracciglia, scuote il capo. Certo che lo ha urlato Shouyo per primo, mica se lo è inventato! Altrimenti non avrebbe mai risposto ammettendo pure lui che…

Anche Shouyo piega le sopracciglia: è sicuro che sia stato Tobio a farlo.

-Io non…- 

 

Ah, ma che importa chi è arrivato primo?

Per una volta non importa vincere o perdere.

 

-E va bene: io ti amo, Bakayama.-

-E io amo te, boke.-

 

-Avverti tua mamma che ti fermi da me. Anzi… scrivile che non torni proprio a casa, stanotte.-

-Hai intenzioni serie…- 

-Tu no?-

-Oh, sì…-

-Potremmo ordinare qualcosa per cena.-

-Io devo farmi una doccia…-

-Di sicuro! Puzzi!-

-Ma senti questo!? Neanche tu profumi, sai, maestà!-

-È la tensione…-

-È che sei sudato come un muflone!-

-Muflone sarai tu, boke!-

-Insomma, me la fai fare una doccia?-

-Te la faccio io la doccia.-

-Cos…? Allora io la faccio a te!-

-La facciamo insieme e poi si cena, però, ché ho fame.-

-Prendiamo una pizza?-

-Cinese.-

-Messicano?-

-Ramen.-

-Con sto caldo?-

-Sushi?-

-Aggiudicato.-

-Ce l'hai il gelato?-

-Va comprato.-

-Prendiamo la panna spray!-

-Per farci cosa?-

Hinata di colpo arrossisce e non risponde. Non osa alzare gli occhi su Kageyama. Sono tre anni che aspetta questo momento, ha una discreta lista di fantasie da mettere in pratica, ma non può essere così spudorato, sebbene si senta come un geyser pronto a esplodere.

-A cosa ti serve la panna spray?- Ripete Tobio, non è possibile che dopo la pizza e il gelato quel demonio di Shouyo abbia ancora voglia di-

-Oh…- Dice soltanto, mentre una moltitudine di pensieri poco casti e molto accesi si manifestano alla sua mente. Dolci e piccanti, tutto insieme.

 

-Prendiamo la panna spray, sì!- E poi non ci riesce a stare fermo, di nuovo il manubrio della bici gli si ficca in un fianco e con la bocca è su quella di Hinata, la bacia, la lecca, la succhia.

La bicicletta viene scaraventata a terra. Hinata è plasma fuso tra le sue mani, si lascia baciare, stringere, toccare come una bambola fatta apposta per essere strapazzata e presa, anche lì in mezzo alla strada. Tiene gli occhi socchiusi, è ebbro per le scintille che lo infiammano dentro la pancia, nella carne, gli offuscano i sensi, per quella sensazione di fuoco ed elettricità che sente sulle labbra, sulla lingua, sulla pelle del viso, sul collo, fin sotto il bordo della maglia, dove le mani perfette che ha sognato da anni lo stanno sfiorando fino a farlo tremare dai brividi, anche se è sempre un caldo asfissiante.

 

-A… andiamo a casa tua… ti prego…- Riesce a sussurrare all'orecchio di Tobio e si sente su un altro pianeta, sollevato da terra, ormai con le gambe ridotte a un puro orpello appeso alla supernova che gli esplode dentro.

 

Tobio lo bacia ancora una volta, uno schiocco sulle labbra gonfie e carnose e lo guarda negli occhi velati. Vorrebbe continuare a baciarlo lì, perché hanno già perso troppo tempo, perché ne hanno ancora poco e vuole che ogni attimo diventi eterno. 

Quando saranno a casa sua, quando chiuderanno la porta alle loro spalle, lo sa: ricominceranno da dove si sono interrotti e andranno avanti fino a perdersi l'uno nell'altro.

Lui non sa come si faccia, un po’ è preoccupato. Lo chiederebbe a Hinata, se non provasse vergogna, ma è certo che gli direbbe di improvvisare, come quando hanno imbastito la prima bislacca e allora non importa crucciarsi, perché se c'è una cosa che a loro due viene bene, è lavorare in sintonia. 

 

Shouyo alza una mano al suo viso, lo sfiora, l'espressione è incredula e seria lo sguardo appannato, le labbra socchiuse, i capelli arruffati. -Ti amo-, gli dice in un sospiro.

È quanto di più conturbante Tobio abbia mai potuto lontanamente immaginare, quando era in campo e sentiva i lombi in fiamme e non capiva perché a uno come lui potesse succedere qualcosa di così potente. Lui, che non era interessato a nessuna o nessuno, se non a fare alzate su alzate per quell'enigma di Hinata. Ancora una.

 

-Ti amo, boke- e lo stringe forte forte al suo petto, con il cuore che batte in gola e un'emozione che non si acquieterà. 

Non per un anno, almeno, poi si vedrà.



 

***

 

Voglio dedicare questa fanfic alle mie adorate Giorgi_b e musa07, che mi hanno tenuto compagnia negli ultimi giorni e che sono delle persone fantastiche, a orikunie, che è un amore e si è sciroppata una lunga lettura di un mio pippone informe, a drisinil, che è un genio di bravura e fonte di ispirazione, e a tutte le altre scrittrici che mi stanno deliziando con le loro FF su Haikyuu!!

Un caro augurio di Buon Natale, bellezze! 

 
   
 
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