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Autore: Barby_Ettelenie_91    30/12/2023    2 recensioni
Christie prova un'evocazione per richiamare dall'Inferno il suo fidanzato demone ma qualcosa durante il rito va storto. Ne seguiranno guai a non finire
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era da tempo che avevo in mente questo piccolo progetto ( e diciamo che qualcuna me lo ricordava in ogni occasione possibile!) ma nessuno sapeva che lo avevo in cantiere… dopo mesi di vicissitudini è riuscito finalmente a vedere la luce, giusto in tempo per diventare un bel regalo di Natale (in ritardo di solo qualche giorno, ma dettagli!) Yurippe, AlbAM tantissimi auguri! <3 I personaggi ovviamente fanno sempre il cavolo che gli pare, quindi io comunque non rispondo delle loro azioni! Ahah :)

 

Note iniziali

Crossover Good omens/Un diavolo a Roma di AlbAM/personaggi delle storie di Yurippe

La storia non tiene conto della seconda stagione di Good omens e di Un diavolo a Roma parte 2.

Per esigenze di trama anche Christie abita a Roma, invece che a Firenze.

 

I personaggi originali di Christie Bloom, Abbadon e Azazeal sono di proprietà di Yurippe

Michele, Azaele, Alba, Razel, Kafresh, Akenet, Ysrafael (gli ultimi due soltanto nominati) sono invece personaggi originali di AlbAM.

 

Nessun angelo o demone è stato maltrattato in questa storia… più o meno! xD

 

Buona lettura!

 

Una nuova disavventura

 

Era un tranquillo pomeriggio d’inverno, la pioggia cadeva fitta sulla città di Londra, mentre Azraphel e Crowley si trovavano al caldo, nel salotto sul retro della libreria dell’angelo. Seduti sul divano, stavano sorseggiando del buon vino. Quando finirono la bottiglia, Azraphel un po’ alticcio sospirò dispiaciuto. Crowley scosse la testa facendogli cenno di lasciar perdere. Un attimo dopo lo inchiodò con uno sguardo lascivo da cui l’angelo non riusciva a staccarsi. Ne seguì un bacio desideroso e spontaneo, mentre le mani di Crowley scivolavano sotto la giacca color crema che Azraphel indossava.

All’improvviso però una forza misteriosa strattonò il demone che fu costretto a lasciare le braccia del compagno. Azraphel notò con orrore che stava scomparendo, così istintivamente gli afferrò una mano cercando di trattenerlo, ma la forza misteriosa trascinò via anche lui. Un attimo dopo tutto fu buio intorno a loro.

 

*

 

Christie cominciava a essere preoccupata, era più di una settimana che non aveva notizie del fidanzato Abbadon. Certo, avere una relazione con un demone infernale non era affatto una cosa semplice, ma da quando stavano insieme non era mai capitato che passasse tanto tempo dall’ultima volta che si erano sentiti.

Provò a chiamarlo per l’ennesima volta, ma il cellulare continuava a risultare irraggiungibile, segno che molto probabilmente si trovava ancora all’Inferno.

A quel punto fu tentata di richiamarlo tramite un’evocazione spiritica, ma poteva essere rischioso. Già un’altra volta aveva provato a farlo ma qualcosa era andato storto e al posto del gemello di Abbadon, Azazeal, che doveva aiutarla a ritrovarlo sulla Terra, aveva richiamato Azaele, altro demone infernale. Per sua fortuna Azaele era solo un dispettoso combina guai, con cui poi aveva stretto amicizia, ma poteva andare molto peggio. [1]

Abbadon stesso l’aveva pregata di non fare mai più una cosa del genere, a meno che non si trattasse davvero di un’emergenza.

“Beh questa è davvero un’emergenza!” rifletté Christie. “Abbadon è sparito da più di una settimana, dev’essere per forza successo qualcosa!”

Christie a quel punto chiuse tutte le tende del salotto facendo cadere la stanza nella penombra. Dopo aver tolto il grande tappeto disegnò un cerchio di sale per terra, al suo interno una stella a cinque punte, e accese con cautela le candele, accertandosi di non dare fuoco all’appartamento. Impacciata com’era, era un rischio più che plausibile.

Chiuse gli occhi, prese un bel respiro cercando di concentrarsi e recitò l’antica formula che apriva il portale con i regni dell’Aldilà.

Quando li riaprì, vide una sagoma cominciare a materializzarsi davanti a lei, ma non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che ne vide apparire un’altra.  

Un alto demone dai capelli rossi si guardò attorno perplesso. A un primo sguardo poteva sembrare Abbadon vista la grande somiglianza, ma non si trattava di lui. L’altra figura invece era più bassa e in carne, ricci capelli biondi e occhi azzurri, con un bizzarro completo di tartan piuttosto fuori moda. Dall’aspetto non sembrava affatto un demone.

Il ragazzo biondo, sempre se era umano, cacciò un piccolo strillo appena incrociò lo sguardo di Christie.

“No, non ti agitare! Non voglio farti del male! Io ehm…”

Prima che potesse finire la frase, il demone si frappose tra i due, in un atteggiamento quasi protettivo verso l’altra creatura che era apparsa con lui.

“Si può sapere chi sei? E per quale motivo mi hai evocato? Io e il mio angelo avevamo cose ben più importanti da fare, quando sono stato costretto a rispondere alla tua chiamata, trascinando per sbaglio lui insieme con me! E non venirmi a dire che non volevi fare niente di male, perché è proprio quello il motivo per cui si richiamano i demoni dall’Inferno!”

“Caro, ma noi eravamo nel nostro salotto, mica all’Inferno!” esclamò l’angelo a quelle parole.

Il demone sbuffò alzando gli occhi al cielo. L’ingenuità del compagno era a dir poco imbarazzante.

“Scusate tanto se vi ho disturbato! Il mio nome è Christie, e lo so che vi sembrerà stranissimo, ma sono la ragazza di un demone. Il suo nome è Abbadon, ed è da una settimana che il suo telefono risulta spento, quindi di sicuro è tornato all’Inferno. Cominciavo a essere molto preoccupata, per quello ho tentato un’evocazione. Ma qualcosa dev’essere andato storto e siete arrivati voi. Io non volevo… sono davvero un disastro!” sospirò demoralizzata.

L’angelo si avvicinò per consolarla, in fin dei conti non aveva fatto niente di male, anzi, si stava preoccupando per una persona a cui voleva bene.

“No dai, non fare così… vedrai che al tuo fidanzato non sarà successo niente! E poi noi non stavamo facendo… ehm, niente di importante!” si sentì arrossire al pensiero delle mani del compagno che lo stavano accarezzando prima di essere evocati, ma cercò di ignorarlo. “Comunque io sono Azraphel e lui è Crowley! Piacere di conoscerti!”

“Il piacere sarà tuo, mio no di certo!” borbottò Crowley infastidito.

Christie strinse la mano dell’angelo e fece un timido sorriso di scuse al demone che però non ricambiò.

Andò ad aprire le tende illuminando di nuovo la stanza, e tolse dal pavimento le candele che si erano spente durante il rito.

“Se volete accomodarvi sul divano, potrei prepararvi un caffè. Poi cerchiamo di capire come farvi tornare indietro… a proposito, dove dovete andare?”

Crowley si stravaccò subito, mentre Azraphel si sedette composto guardandolo con rimprovero, prima di rivolgersi di nuovo a Christie.

“Oh ma che gentile! Comunque casa nostra si trova a Londra. E oltre a quello potremmo anche capire dove si trova il tuo fidanzato… se è all’Inferno Crowley potrebbe ritrovarlo!”

Il demone a quel punto cominciò ad arrabbiarsi.

“Riportarci a casa sarebbe il minimo! Quanto al resto, scordatevelo! Di certo non mi scomodo per uno sconosciuto… e poi, angelo, vorrei anche ricordarti che lì sotto non sono più il benvenuto!”

“Ma questo che cosa c’entra! Se i tuoi superiori non capiscono che l’hai fatto per il bene di tutti…”

“E perché, i tuoi? Non mi pare si siano comportati meglio!”

Christie, ormai ignorata dai due che stavano litigando, afferrò il cellulare rimasto sul tavolo corse in camera. Aveva combinato l’ennesimo guaio, ma conosceva un paio di persone che di sicuro potevano aiutarla a risistemare le cose. E, riflettendoci in quel momento, si diede mentalmente della stupida. Se avesse chiamato loro subito avrebbe potuto ritrovare Abbadon senza creare tutto quell’inutile putiferio.

“Il cliente chiamato non è al momento raggiungibile.”

Visto che Azaele era irreperibile, provò a chiamare Michele, angelo e suo migliore amico da prima della Caduta. Il demone lo aveva presentato a Christie quando l’aveva aiutata a ritrovare Abbadon, dopo la prima evocazione andata storta.

Il suo telefono suonava ma l’angelo non si decideva a rispondere.

Christie stava davvero cominciando a preoccuparsi, se non riusciva a parlare nemmeno con lui allora sì che sarebbero stati guai.

“Ciao Christie! Scusa se non ho risposto subito… come stai?”

“Micky ho fatto un casino! Azaele ha il telefono staccato e non sapevo chi altri chiamare… ho bisogno di aiuto! Non è che puoi venire subito a casa mia?”

“Spero non sia niente di grave… massimo mezz’ora e arrivo!”

Christie dopo aver ringraziato e salutato Michele diede una sbirciata in salotto, e vide che Azraphel e Crowley avevano smesso di litigare. Appena entrò, il demone si alzò dal divano.

“Si può sapere dov’eri finita? Hai intenzione di aiutarci o no?”

Christie si rabbuiò a quell’aggressione verbale, in fin dei conti mentre loro litigavano lei si era subito attivata per trovare una soluzione.

Azraphel si alzò a sua volta dal divano e guardò malissimo il compagno.

“Non dargli ascolto! Prenditi pure tutto il tempo di cui hai bisogno, non abbiamo fretta!”

Christie, rincuorata dal suo sorriso incoraggiante, spiegò che a breve sarebbe arrivata una persona che poteva aiutarli, nel frattempo lei avrebbe preparato il caffè.

 

*

 

Poco più di mezz’ora dopo, come promesso, Michele si presentò a casa di Christie. Per quanto la ragazza fosse ormai abituata a trovarsi in situazioni strane, fece le presentazioni con un certo imbarazzo.

“Azraphel, il tuo nome non mi è nuovo…” borbottò Michele soprappensiero, quando poi gli venne l’illuminazione. “Un momento. Non dirmi che tu… voi… siete quei pazzi che avete fermato l’Apocalisse!” esclamò senza trattenere una certa ammirazione.

Azraphel annuì arrossendo.

“Ho sentito tanto parlare di voi, ma non pensavo che vi avrei mai incontrati! Ma se avete sventato l’Armageddon e siete pure riusciti a sopravvivere alla condanna vuol dire che avete dei poteri enormi… per quale motivo avreste bisogno di aiuto per tornare indietro?”

Crowley s’inserì nel discorso con tono polemico.

“Vallo a dire a lei!” esclamò indicando Christie, che sarebbe voluta scomparire per la vergogna.

“Per colpa della sua stupida evocazione maldestra non riusciamo a tornare indietro!”

Christie provò timidamente a proporre di prenotare online il primo volo per Londra, che sarebbe stata anche disposta a pagarlo.

Michele e Azraphel dovettero fermare Crowley prima che in un momento di collera distruggesse l’intero salotto.

Una volta calmato, cercarono di mettersi tutti a ragionare per capire come risolvere la situazione.

L’unico modo per rimandare indietro un demone era esaudire la richiesta per cui era stato evocato, quindi Crowley in qualche modo doveva ritrovare Abbadon, solo che nessuno dei presenti aveva idea di dove fosse, e se si fosse trovato all’Inferno sarebbe stato un problema raggiungerlo.

“Dove sarebbe il problema, torni sottoterra e indaghi!” esclamò Michele con ovvietà.

“Dopo il casino dell’Apocalisse non sono più il benvenuto all’Inferno!”

“Ma scusa, sei sopravvissuto alla condanna all’estinzione, se anche fosse, cosa mai potrebbero farti!”

Crowley sbuffò. Tutti sapevano che lui e Azraphel erano gli unici sopravvissuti rispettivamente all’acqua santa e al fuoco infernale, ma nessuno sapeva come.

E lui non avrebbe mai permesso che il suo angelo tornasse sottoterra per aiutare quella rimbambita che li aveva evocati per ritrovare il fidanzato. Infatti, com’era prevedibile, Azraphel provò a farsi avanti, ma Crowley bloccò la sua proposta sul nascere, impedendogli anche con uno sguardo di ammonimento di raccontare cosa era davvero successo ai loro processi. Nessuno eccetto loro doveva sapere la verità. Ormai aveva imparato che fra angeli e demoni non ci si poteva fidare di nessuno.

A quel punto Michele cominciò a spazientirsi.

“Visto che non riesco a contattare Azaele e io là sotto di certo non ci posso andare, se voi non vi decidete a collaborare siamo sempre a un punto morto!”

Crowley lo guardò storto ma poi cercò di riflettere su cosa davvero potessero fare. Stare seduti nel salotto di quella ragazza a battibeccare di certo non li avrebbe magicamente riportati a casa.

Azraphel gli strinse la mano per tranquillizzarlo mentre a sua volta si guardava intorno. L’idea arrivò all’improvviso quando notò l’impianto stereo vicino al televisore.

“Crowley! La radio!” esclamò entusiasta, mentre tutti lo guardavano senza capire, compreso il demone.

“Una volta mi ricordo che eravamo in macchina quando ti hanno contattato da sotto attraverso l’autoradio! Come si chiamava quella… Dagon forse? Puoi provare a contattarla e chiedere dove sono finiti Abbadon e Azaele!”

Crowley non si mostrò altrettanto entusiasta alla spiegazione.

“Si può provare a fare un tentativo, ma non sono certo che funzionerà… e poi, se anche dovessi riuscire a parlare con qualcuno, dubito mi daranno le notizie che cerchiamo. Insomma, sono demoni! Perché mai dovrebbero aiutarci!”

Azraphel tentò di protestare, deluso dalla sua reazione, ma Crowley lo interruppe. Anche lui voleva tornare a casa, ma voleva anche evitare una scenata melodrammatica del suo angelo davanti a tutti, sarebbe stato a dir poco imbarazzante.

Si decise così ad accendere lo stereo, cercando di ignorare gli sguardi carichi di aspettativa dei presenti.

“Amici bentornati, adesso ci andiamo ad ascoltare la canzone vincitrice dell’ultimo festival di Sanremo, per voi…”

La radio gracchiò per qualche secondo come se avesse perso il segnale, poi riprese.

“… come stavo dicendo, ora ascoltiamo un intramontabile successo dei Queen, per voi, Bohemian Rhapsody!”

Mentre la potente voce di Freddie Mercury invadeva il salotto Christie e Michele fissarono Crowley perplessi.

Azraphel invece perse la pazienza.

“Ti ho chiesto di contattare l’Inferno, non di condividere la tua fissa per i Queen con questi poverini! Pace all’anima del povero Freddie, ma qua abbiamo cose più importanti da fare!”

Prima che Crowley potesse rispondergli storto la radio gracchiò di nuovo, la musica s’interruppe e una voce annoiata parlò attraverso le casse come se fossero un telefono.

“Sono Dagon, signora degli schedari, con chi parlo?”

Crowley fece a tutti cenno di tacere.

“Sono Crowley, ho bisogno di informazioni.” Rispose il demone cercando di sembrare il più freddo e autoritario possibile.

“Traditore! Tu non hai alcun diritto parlare con noi!”

“Molto bene. Allora vorrà dire che verrò di persona a trovare quello che cerco.”

“No, non puoi! Lord Belzebù ha detto…”

Crowley sorrise sentendo la demone cominciare a innervosirsi.

“So benissimo quello che ha detto, visto che c’ero anch’io al mio processo! E comunque hai visto anche tu che l’acqua santa non ha alcun effetto su si me, quindi tu ora mi dici quello che voglio sapere o verrò di persona, senza che voi possiate fermarmi!”

“No, non oserai! Tu non…”

La radio gracchiò di nuovo interrompendo la frase, poi la musica dei Queen tornò a riempire la stanza, segno che la comunicazione si era definitivamente conclusa.

“Allora cosa facciamo?” chiese Christie preoccupata.

“Smettila di assillarmi! Se non la pianti è difficile che riesca a farmi venire qualche idea!” sbraitò Crowley uscendo a grandi falcate dalla stanza.

 

*

 

Azraphel raggiunse il demone nell’ingresso, altrettanto arrabbiato.

“Si può sapere che intenzioni hai? Ti sembra il modo di comportarsi in casa d’altri?”

Crowley non si può preoccupò nemmeno di rispondere alla sua predica ma si limitò a sospirare.

“Penso che tu abbia ragione, non riesco a trovare nessun’altra idea per risolvere questo problema.”

“Oh. Vuoi dire… come l’altra volta?” chiese conferma Azraphel preoccupato.

Il demone si limitò ad annuire, poi per afferrare una sua mano e stringerlo a sé.

 

*

 

“Allora?” chiese Michele impaziente una volta che i due rientrarono in salotto. “Vi siete dati una calmata? Se voi non sapete cosa fare, mi sa che ci toccherà chiedere aiuto anche a qualcun altro. C’è un demone che conosco, che forse…”

“Ehi, frena la lingua angioletto! Il problema è mio e io decido come risolverlo!”

Azraphel fissò il demone sorpreso. Incredibile come ci sapesse davvero fare! Nessuno avrebbe mai notato la differenza…

“Crowley non essere maleducato, stava solo cercando di aiutarci! Comunque lui di certo non può andare da solo, nonostante i suoi grandi poteri. E visto che gli unici che possiamo aiutarlo siamo noi, dovremmo mimetizzarci per non dare nell’occhio, se vogliamo andare con lui!”

Michele scambiò uno sguardo perplesso con Christie prima di tornare a fissarli.

“Intendi… fingere di essere dei demoni? Ma dai, non saranno così stupidi, nessuno ci cascherebbe mai!”

 

*

 

Christie insieme ad Alba, la ragazza di Azaele, raggiunse una piccola uscita di servizio nel retro del centro commerciale vicino a casa sua. Insieme a loro, ma invisibili a tutte le altre persone, si trovavano tre demoni.

“Oh regazzina vedi di nun fa’ artri danni mentre noi nun ce siamo, ok?” chiese con voce severa e sguardo truce un grosso demone con l’aspetto di un buttafuori perennemente incazzato.

“Micky, lo sai che sei un po’ inquietante, vero?” gli rispose Christie, mentre Alba annuiva.

“Regà, chiamatemi Razel per favore! Cerchiamo di nun far salta’ la copertura! Comunque avete ragione, sto accento burino nun se po’ senti’, però fa parte del personaggio, Razel parla proprio così…”

Crowley cominciò a dare segni d’impazienza, mentre Eric, un giovane demone che sembrava un ragazzino con le corna, cercava di calmarlo.

“Insomma, la piantate con tutti questi discorsi inutili?! Prima andiamo, prima risolviamo tutta questa faccenda e potremo tornare a casa! Ragazze, cercate davvero di non fare altri casini nel frattempo, sennò quando torno scoprirete com’è avere a che fare con un demone incazzato!” sbraitò Crowley allontanandosi insofferente dall’altro demone.

Le ragazze annuirono contrite.

Eric fece un cenno di scuse e poi spalancò la porta di servizio con un miracolo.

 

****

 

I tre demoni si ritrovano in un atrio anonimo, che pareva l’ingresso di una grande palazzina di uffici, dal quale partivano due scale mobili, una che saliva verso il Paradiso, e l’altra che scendeva verso l’Inferno. In quel momento intravidero da lontano un paio di angeli in completo gessato dall’aria snob che salivano al piano di sopra, mentre invece verso il basso per fortuna non videro nessuno.

Finalmente arrivati sottoterra dovettero poi aspettare anche l’ascensore, vicino al quale c’era parecchio viavai di gente.

Un demone con lunghi capelli corvini salutò Razel che rispose a malapena con un cenno, ma all’altro non bastò.

“Bello vederti ogni tanto da ste parti! Lassù com’è? Ysrafael continua ad assillarti?”

“Me cojoni! Appena può insieme alla sua squadra de angioletti sta sempre a rompe’ er cazzo!”

L’altro soddisfatto dalla risposta gli disse di continuare a farsi valere e dargli il tormento, prima di andarsene con una risata sguaiata.

Gli altri fissarono allibiti la versione demoniaca di Michele, che abbassò lo sguardo con aria colpevole.

“Ysrafael è il mio supervisore sulla Terra e quando ci si mette è veramente un gran rompi coglioni!”

Crowley sogghignò mentre Eric represse un rimprovero per evitare inutili discussioni.

 

*

 

Quando l’ascensore arrivò al loro piano, molti demoni uscirono fuori in modo disordinato. Crowley e Eric riconobbero con un certo nervosismo Hastur così cercarono di mimetizzarsi ma senza successo. Hastur appena vide Crowley cominciò a inveire alla presenza del traditore, e a sproloquiare sulla mancata Apocalisse, sulla morte di Ligur e sulla condanna non riuscita.

Molti richiamati dalle sue urla si avvicinarono, così Crowley e gli altri furono costretti a scappare a gambe levate, prima che quel putiferio richiamasse le attenzioni di Belzebù. Se il Principe dell’Inferno li avesse trovati allora sì che sarebbero stati guai.

 

*

 

Correndo a perdifiato, senza guardare dove andavano, Eric piombò addosso a un altro demone appena sbucato da un angolo.

“Ehi, ma guarda dove vai!” esclamò stizzito il malcapitato.

Eric stava per scusarsi ma un’occhiataccia di Crowley bastò a zittirlo.

Il demone raccolse una grossa borsa di attrezzi da idraulico che gli era caduta nello scontro e stava per andarsene quando riconobbe Razel.

“Razel, da quanto non ci si vede! Cosa facevi tanto di corsa con i tuoi amici qua?”

Michele per un attimo fu preso dal panico. Non conosceva affatto quel demone e non aveva la più pallida idea di che cosa dire per non tradirsi.

Per fortuna ci pensò Crowley a toglierlo dall’impiccio, visto che l’altro non dava segni di averlo riconosciuto.

“Dobbiamo recapitare un messaggio urgente a Abbadon, anche lui spesso lavora sulla Terra ed è richiesta la sua presenza, visto che è ormai da una settimana che non si fa vedere in giro. Solo che non sappiamo dove possa trovarsi.”

“Al Demon Bar.”

“Cioè” aggiunse poi davanti ai loro sguardi allibiti “di solito chi ha del tempo libero va lì a sbronzarsi e far casino, giocare a carte, o a trombarsi qualche schianto di demonietta nei cessi sul retro… oppure tutte queste cose! Ma è anche un ottimo centro informazioni, sapete? Qualsiasi notizia o pettegolezzo passa sempre di lì! Se cercate qualcuno basta chiedere al banco, tranquilli che troverete il vostro amico scansafatiche in men che non si dica!”

I demoni, rincuorati di aver trovato involontariamente una pista, lo ringraziarono e ne approfittarono anche per chiedergli indicazioni di come raggiungere questo locale.

Kafresh, questo il nome del demone idraulico scritto sulla sua giacca da lavoro, li invitò a seguirlo.

“Certo che è strano che non lo conosciate, è famoso da queste parti! Comunque venite con me, tanto si trova lungo la strada che devo fare anch’io. Purtroppo devo correre da Akenet che ha la fogna intasata da spurgare sennò ci avrei fatto un salto anch’io per un goccetto, fanno dei drink da paura!”

“Oh anche sopra ci so’ dei localetti niente male, me so’ preso certe sbronze che nun reconoscevo più er Colosseo da a’ Fontana de Trevi!” rispose Razel in tono animato, per cercare di rimanere nella parte e non sembrare troppo sospetto.

Kafresh non capì i riferimenti terreni ma annuì, di sicuro Razel incuteva un certo timore e lui di certo non voleva inimicarselo.

Proseguirono in silenzio per un po’ lungo la strada, poi deviarono a destra e infine salirono su un altro ascensore, per fortuna vuoto in quel momento.

“Allora, io devo andare al nono girone, mentre voi per il Demon Bar scendete all’ottavo, con tutto il casino che fanno capirete subito dove si trova, anche senza indicazioni!”

Arrivati al loro piano salutarono Kafresh con un cenno mentre le porte si richiudevano davanti a lui.

 

*

 

Una musica rock stonata ma ad alto tasso di decibel si propagava nell’aria, il locale non doveva essere molto lontano.  Azraphel Crowley e Michele, abituati ormai da tempo immemore alla musica terrestre, che se non tranquilla per lo meno era piacevole, storsero il naso e si ripararono le orecchie, ma proseguirono il cammino fino a trovarne la fonte.

Il locale aveva un grande bancone, dietro il quale si trovava uno scaffale contenente le bottiglie di alcolici più disparati, una sala piena di tavoli dove la gente beveva avidamente o giocava a carte, e un piccolo palco dove una rock band demoniaca, del tutto incapace di suonare gli strumenti, cercava di dare spettacolo, sotto gli occhi di alcune demoni che però sembravano molto interessate ai musicisti.

Razel dopo una rapida occhiata in giro chiamò con voce autoritaria il barista che era impegnato a servire altri clienti.

Appena lo vide, il barista corse da lui scusandosi di averlo fatto attendere.

“Dacce tre bicchieri della roba più forte che c'hai, io e gli amici qua stamo in giro da parecchio!”

Gli altri annuirono e, dopo uno sguardo d'intesa, Crowley continuò il discorso.

“Stiamo cercando Abbadon, uno scansafatiche che dovrebbe stare sulla Terra a fare il suo lavoro, invece da giorni si è volatilizzato… vabbè lasciamo perdere sennò mi viene il nervoso! Adesso una bella sbronza è quello che ci vuole!”

Il barista non rispose ma si allontanò alcuni minuti per andare a prendere una bottiglia sul retro.

“Parlavate di Abbadon… ditemi, chi lo sta cercando?” riprese poi la conversazione mentre gli serviva da bere.

Nonostante la pochissima convinzione degli altri, Crowley non ebbe problemi a presentarsi. Insomma, era sopravvissuto alla condanna definitiva per la sventata Apocalisse, perché mai avrebbe dovuto nascondersi in quel momento?

Il barista appena sentì il nome capì con non poca sorpresa chi aveva davanti ma non fece commenti. Si limitò solo a invitare lui e gli altri a seguirlo nella sala sul retro.

La sala era in realtà una bisca, e come in ogni bisca che si rispetti i demoni erano seduti in piccoli gruppi a giocare d’azzardo, bevendo e fumando, spesso accompagnati da qualche giovane demonietta sexy che gli faceva compagnia mentre puntavano grosse somme di denaro. In alcuni tavoli c’era quasi un tifo da stadio mentre i giocatori si sfidavano a dadi, in altri invece regnava il silenzio tra i giocatori che fissavano le proprie carte cercando di fregare i propri avversari nascondendo qualche bluff.

Il barista accompagnò Crowley e gli altri fino a un tavolo abbastanza tranquillo, lontano dal casino, dove quattro giocatori stavano continuando a rilanciare grosse somme durante un’accesa partita di poker.

Quando notarono i visitatori però scoppiò il putiferio. Dagon, di solito indolente al punto da sembrare perennemente annoiata, sbraitò contro il traditore, dicendo che avrebbe chiamato Belzebù, che acqua santa o meno Crowley sarebbe stato benissimo a fare compagnia a Giuda. Michele, nei panni di Razel, iniziò a urlare contro Azaele che invece di occuparsi dei suoi doveri stava a cazzeggiare al bar e meritava una bella punizione dal suo supervisore. Abbadon e Azazeal invece ridevano scommettendo su quando sarebbe scoppiata la rissa. Eric in un primo momento cercò di calmare gli animi senza successo, poi si rese conto che il demone dai capelli rosso fuoco stravaccato sulla sedia, che tanto assomigliava a Crowley, era proprio il demone che stavano cercando.

“Ehi tu! Devi con noi, per quale caspita di motivo sei qua?”

“Mi pare evidente!” ghignò sarcastico indicando le carte e i soldi ormai sparpagliati sul tavolo. “Ma poi perché mai dovrei venire con voi?”

Prima che rispondesse, Razel s’intromise.

“Perché una persona te cerca! E già che semo qua verrà con noi anche sto regazzetto scansafatiche!”

Aggiunse strattonando Azaele per un braccio.

“Ehi, mollami, ho capito!” mugugnò il diretto interessato.

Azazeal rise a osservare come si stavano mettendo le cose, senza muovere un dito. Dagon, furiosa, continuò a sbraitare chiedendo al demone di fermarli, senza che lui le desse retta.

“Visto che ci siamo tutti direi che possiamo andare!” disse Crowley ignorandola, invitando poi la sua squadra, che aveva convinto Abbadon e Azaele a seguirli, ad andarsene dal locale.

Erano usciti di buon passo e avevano già messo una certa distanza dal bar quando si trovarono davanti Belzebù in persona, probabilmente avvisata da Dagon. D’istinto il gruppo di demoni provò a scappare ma il principe dell’Inferno fu più veloce e li raggiunse poco dopo.

Crowley a quel punto si fece avanti, sfacciato come sempre.

“Io non ho paura di te! Torna a scopare con quell’altro arcangelo da strapazzo mentre noi ce ne torniamo a casa, così siamo tutti più contenti!”

Molto probabilmente aveva colto nel segno, perché Belzebù parve irritarsi ancora di più.

“Come osi… io non sono come te, non fraternizzo il nemico! Ora qui non c’è nessuno, e non ho bisogno di un processo per liberarmi di te!”

Il principe dell’Inferno tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un’ampolla piena di acqua santa, probabilmente conservata dai tempi del processo, tolse il tappo e poi lanciò il contenuto verso Crowley. 

Ancora prima che si spostasse, Razel d’istinto si buttò davanti a lui, così l’acqua schizzò e colpì entrambi. Solo che non successe nulla.

Belzebù li guardò sconvolta.

“Per l’amor di Satana, non è possibile… ci dev’essere un trucco! Non uno, ma due demoni che immuni all’acqua santa… dove andremo a finire!”

Tutti i demoni rimasero a osservarla sorpresi senza dare cenno di muoversi.

“Ahò  capo, se non c’hai altro da dirci noi ce ne annamo eh!”

Il principe dell’Inferno si riscosse e stava per attaccarli di nuovo, quando all’improvviso con un sonoro ding! si aprirono le porte di un ascensore nel muro accanto a dove si trovavano Crowley e gli altri.

“Oh salve! Ci si rivede! Allora, trovato il Demon Bar?” chiese Kafresh uscendo.

I demoni lo travolsero mentre si fiondarono dentro la cabina, trascinandolo con loro per sbaglio.

Le urla di Belzebù rimbombarono in lontananza mentre l’ascensore cominciava a salire. Per fortuna erano salvi.

“Ma che cosa è successo? Potrei capire Akenet che è molto suscettibile” disse lanciando uno sguardo vagamente sconfortato alla tuta bagnaticcia e maleodorante “ma Belzebù non è solita incazzarsi facilmente…”

Crowley sorrise strafottente.

“Diciamo che è ancora incazzata con me per una vecchia storia, e non gli va per niente giù che mi faccia rivedere da queste parti!”

“Certo, cosa vuoi che sia fermare l’Apocalisse! Giusto impedire a qualche milione di angeli e demoni di prendersi a mazzate…” aggiunse Eric con nonchalance.

Kafresh li guardò sconvolto.

“Tu sei Crowley! Il traditore di cui parlano tutti!”

“Ebbene sì, il solo e l’unico!” rise l’altro in risposta.

Prima che Kafrersh potesse fare qualcosa di stupido Razel s’intromise.

“Guarda se non era per lui e il fidanzato suo che impedivano sta stronzata de l’Armageddon ora forse potevi esse’ un mucchietto de cenere invece de continua’ a fa’ er lavoro tuo e spalare a merda dar cesso di Akenet! Non capisco perché tutti quanti pensate che sia un’idea furba… spero che Satana la smetta con sta fissa de distrugge’ e comanda’ tutto… la prima volta che ci ha provato guarda come ce siamo ridotti a dargli retta…”

Michele non aveva provato in prima persona la Caduta e non sapeva quanto male potesse fare, ma lo aveva letto nella malinconia che a volte velava gli occhi di Azaele e negli incubi del suo fidanzato Sael, che spesso doveva consolare nel cuore della notte.

Azaele rimase colpito da quelle parole e si aggregò dandogli calorosamente ragione. Non avrebbe mai potuto immaginare che non si trattasse del vero Razel, tanto era accorato su un argomento simile.

 Abbadon invece non era molto convinto che l’Apocalisse fosse una cazzata, ma quando gli nominarono Christie tacque. Aveva già sofferto abbastanza in passato, non voleva perdere anche l’unica persona che lo amasse davvero.   

“Certo che voi siete tutti matti!” esclamò Kafresh allibito dalla strana piega che aveva preso la conversazione. “Ma ognuno la pensa come vuole eh!” aggiunse per timore di una reazione irosa da parte di Razel. Gli era bastata quella  di Akenet, che l’aveva punito facendogli scrostare tutti gli scarichi del nono girone, oltre a quello di casa sua, perché aveva osato mostrare qualche apprezzamento di troppo verso una demone, che non sapeva fosse in realtà una sua cara amica con cui scopava di frequente.

“Oh se tu speri di farti incenerire da qualche angelo, sei libero di farlo!” gli rispose Crowley. “Tanto noi non abbiamo di che preoccuparci, siamo immuni!” alludendo alla miracolosa resistenza all’acqua santa. 

Il demone idraulico, che non ne era a conoscenza, preferì tacere. Era sempre più convinto che quelli fossero un branco di pazzi, ma a quanto pare potevano essere pericolosi, se erano pure riusciti a provocare Belzebù. Meglio non averceli come nemici.

L’ascensore poco dopo si fermò, e Kafresh fu ben felice di scendere. Gli altri demoni lo salutarono mentre porte si chiudevano.

Rimasero tutti in silenzio, fin quando l’ascensore arrivò a destinazione e tutti poterono scendere con un sospiro di sollievo.

Azaele notò la pubblicità della nuova collezione di mobili dell’Ikea infernale nell’atrio che portava alle scale mobili per tornare sulla Terra e stava per proporre entusiasta una gita, visto che a breve sarebbe andato a vivere con Alba, quando Razel lo strattonò.

“Oh regazzì ma sei scemo? Già ultimamente passi troppo tempo con la regazzetta tua, ora stavi da ‘na vita al Demon Bar, trascurando i tuoi doveri, e pretendi de andare a fare spese? Poi i mobili di qua mica li puoi portare Su!”

“Ops, hai ragione!” esclamò Azaele imbarazzato spostandosi a distanza di sicurezza.

“Ora se avete finito di perdere tempo in cose inutili, io vorrei tornare a casa!” brontolò Crowley avviandosi verso le scale mobili.

Pochi minuti dopo erano di nuovo davanti all’uscita di servizio del centro commerciale.

 

****

 

Arrivati a casa di Christie non trovarono nessuno, così decisero di provare ad andare da Alba.

Le ragazze erano in effetti in casa, impegnate a guardare una serie tv. Quando il campanello suonò erano nel momento di maggior tensione della scena così sobbalzarono per lo spavento, tanto che Alba diede per sbaglio uno spintone a Christie, che cadde dal divano.

Una volta rimesse in sesto andarono ad aprire e si trovarono davanti Crowley e Razel che spinsero dentro Abbadon e Azaele, seguiti poi da Eric che chiudeva la fila.  

“Meno male che state tutti bene!” esclamò Christie andando ad abbracciare il suo fidanzato.

“Io fossi in te non sarei così contenta… aspetta prima di sapere come sono andate le cose!” disse Crowley seccato.

Le ragazze guardarono i demoni perplesse, invitando tutti a sedersi in salotto.

“Oh, dacce quarcosa de forte già che ce sei!” aggiunse Razel, rivolgendosi alla padrona di casa. “È sempre una bona occasione per bere!”

Alba sorrise sotto i baffi sapendo che non stava dicendo sul serio.

Quando tutti si furono accomodati, Crowley non perse tempo in inutili giri di parole.

“Quei cretini dei vostri fidanzati stavano al Demon Bar! Io ho perso un sacco di tempo dietro a questa stupida evocazione sbagliata per cercare sti tizi che stavano bellamente a cazzeggiare!”

Le ragazze guardarono prima lui poi i fidanzati.

“C’ha ragione! Sti due furboni stavano a gioca’ a poker con Azzazeal e Dagon invece di occuparse dei loro doveri!” aggiunse Razel truce fissando Azaele.

Il giovane demone cercò di farsi piccolo piccolo per la vergogna.

“Che cosa?!”esclamarono in coro Alba e Christie allibite e incavolate.

Abbadon provò ad abbozzare minimizzando l’accaduto, seguito da Azaele, ma le ragazze non ne vollero sapere.

Christie dopo tante preoccupazioni divenne un fiume in piena.

“Siete spariti per giorni e giorni, noi pensavamo che potesse esservi successo qualcosa di grave, e invece voi stavate in una bisca infernale! Ho richiamato Crowley per sbaglio insieme ad Azraphel, ho fatto una figura di merda, sti due poveri cristi insieme a Michele sono venuti a cercarvi, per cosa! Una stupida partita a carte!”

Al nome di Michele, Azaele sussultò.

“Che cosa vuol dire che Michele è venuto a cercarci? E Azraphel? Loro non possono venire all’Inferno! Gli è mica successo qualcosa? Cavolo, è tutta colpa mia!”

“Succede che sti angeli si so’ rotti i cojoni de risolvere i casini tuoi!” rispose Michele con la voce di Razel, sciogliendo il miracolo con cui si era trasformato, ritornando poi finalmente nei suoi veri panni angelici. A loro volta anche il falso Crowley ritornò Azraphel ed Eric tornò Crowley.

Le ragazze sorrisero davanti alle facce scioccate degli altri demoni, che mai si sarebbero aspettati una rivelazione del genere.

Di contro anche Michele guardò pensieroso Azraphel e Crowley. Alla fine non avevano nessun super potere per sopravvivere rispettivamente al fuoco infernale e l’acqua santa, semplicemente avevano giocato d’astuzia. Se da una parte questa scoperta lo aveva un po’ deluso, dall’altra continuava ad ammirarli per il loro coraggio a perseguire la scelta giusta, senza farsi condizionare da nessuno. Decise allora di far finta di niente, così come anche Alba e Christie, che non sapevano del secondo scambio.

“Beh però è stata una bella avventura, non trovate?” esclamò Azraphel per rompere lo strano clima che si era creato.

Crowley sbuffò, quando ci si metteva, il suo fidanzato era impossibile!

“Io ne avrei fatto volentieri a meno! Sono secoli che devo sempre cercare di sistemare i guai che questo disastro ambulante combina!” rispose Michele polemico indicando Azaele, che taceva imbarazzato, sapendo che aveva ragione.

“Ehi, ma noi siamo demoni, è giusto che ci comportiamo male!” s’intromise Abbadon sottolineando quella che per lui era un’ovvietà.

Christie lo guardò male.

“Allora torna a divertirti con tuo fratello e i vostri compari, sparite tutti quanti!”

Alba annuì dando ragione all’amica.

Nel giro di pochi minuti quello che doveva essere un incontro felice divenne una baraonda di persone, angeli e demoni che bisticciavano.

Un energico bussare alla finestra però all’improvviso mise tutti quanti a tacere. Razel, stavolta quello vero, entrò nella stanza.

“Che state a combina’ qui?”

Tutti si scambiarono sguardi imbarazzati e colpevoli.

“No, niente… erano venuti tutti a casa di Alba, ehm… per un caffè!” rispose Azaele cercando di sembrare convincente.

Gli altri annuirono alle sue parole ma Razel ovviamente non se la bevve.

“Certo e io sono qua per mangiare biscotti! Regazzì chi vuoi pijare per il culo? Comunque non m’interessa cosa stavate facendo, ma devi smetterla di perdere tempo in cazzate e tornare al lavoro! Ai piani bassi stanno cominciando a lamentarsi, rischi un richiamo ufficiale. A me qui sulla Terra serve gente sveglia, che lavori in modo decente e non intralci il mio di lavoro! Senza contare che non sarebbe per niente piacevole, per te, subire un richiamo, se capisci cosa intendo…”

Christie d’istinto s’intromise addossandosi le colpe per difendere l’amico seguita poi da tutti gli altri, che si contraddicevano a vicenda, pur di evitare agli amici una sfuriata del demone.

Razel sbuffò seccato da tutto quel vociare.

“Me state a far veni’ er mal di testa!”

Spostando poi l’attenzione sul salotto notò una bottiglia di whiskey conservato in una vetrinetta insieme a un altro paio di liquori. Senza fare complimenti l’afferrò e ne bevve un lungo sorso.

A quel punto decise di sequestrarla, prima di lasciare la casa continuando a mugugnare, ma di fatto senza fare nulla ad Azaele o agli altri.

Azraphel guardò Michele preoccupato.

“Se te eri un po’ inquietante l’originale è peggio!”

L’altro angelo ridacchiò.

“Nah… certo, non bisogna farlo incazzare, come fa spesso il signorino qui” disse indicando Azaele “ma alla fine è uno a posto! Fa tanto la voce grossa ma di fatto non ha mai seriamente torturato nessuno!”

Azraphel sbiancò.

Crowley gli strinse protettivo le spalle fissando truce Michele.

“Ma ti pare il caso di spaventare inutilmente la gente?”

Michele stava per rispondere ma Alba si frappose subito fra i due, prima che la lite degenerasse di nuovo.

“Visto che alla fine abbiamo risolto tutto, cosa ne dite di smetterla con queste stupide discussioni e rimandassimo Crowley e Azraphel a casa?”

Christie annuì, chiuse le tende del salotto, poi con l’aiuto dell’amica spostò il tavolo e il tappeto. Alba avrebbe voluto occuparsi del rito, ma purtroppo solo chi aveva evocato il demone poteva liberarlo. Si limitò allora a far ripetere a Christie più volte la formula prima di iniziare per accertarsi che non facesse di nuovo pasticci.

Quando finalmente era pronta, Christie disegnò con il sale un cerchio attorno ad Azraphel e Crowley abbracciati al centro del salotto e cominciò ad accendere le candele. Con lentezza e precisione, questa volta, ripeté la formula che aprì il portale. Pochi istanti dopo, mentre Azraphel stava ancora salutando, angelo e demone sparirono in un fascio di luce.

Alba si complimentò con l’amica e poi riaprì le tende.

“Oh tutto è bene quel che finisce bene!” esclamò Abbadon congratulandosi a sua volta con la fidanzata.

“Tutto bene un bel niente, questo casino è successo per colpa tua che sei sparito per andare a divertirti!”

Azaele cercò di prendere le difese dell’amico ma anche Alba partì in quarta a cazziarlo.

Michele seduto sul divano intanto osservava la scena sconsolato. In quel momento rimpianse che Razel si era portato via il whiskey, in quel momento ne avrebbe avuto davvero bisogno.

 


[1] Accade in L’amuleto di Azazeal di AlbAM

   
 
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