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Autore: Shainareth    01/01/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] In ogni caso, per quanto Athrun amasse Cagalli e la sua risata, quella sera la sua pazienza stava venendo messa a dura prova. Ma non era colpa di lei, tutt’altro. Il vero responsabile era quello scimmione dai capelli biondi che, seduto al tavolo con loro, continuava a versarle da bere e a raccontarle gli aneddoti più disparati sulla loro convivenza all’accademia militare.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Dearka Elthman, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA BENE: Questa shot è ambientata subito dopo gli avvenimenti della precedente Travestimento. Se ne consiglia pertanto la lettura.





BEVUTA


Athrun amava la risata di Cagalli.
   Presa com’era lei nel vortice dei mille impegni lavorativi, negli ultimi tempi gli era capitato di sentirla di rado. Gli era mancata e quel suono a lui tanto caro aveva ricominciato a scaldargli il cuore non appena erano partiti per quell’impegno personale sulle colonie. Se sulle prime il giovane aveva avuto qualche riserbo circa quel viaggio per due, senza un’adeguata scorta per il primo ministro dell’Emirato di Orb, si era presto dovuto ricredere: ne stavano giovando entrambi e persino il loro rapporto sembrava essersi ulteriormente fortificato, nonostante tutto. A ben guardare, si era detto, non erano mai riusciti a staccare la spina in quel modo, prendendosi qualche giorno soltanto per loro. Soprattutto non dopo l’ultima guerra. Una luna di miele anticipata? Forse, benché non avessero ancora parlato di matrimonio - ma lui ci pensava, ci pensava eccome. Toccare quel tasto, tuttavia, gli sembrava osare troppo, visto quanto successo in passato...
   In ogni caso, per quanto Athrun amasse Cagalli e la sua risata, quella sera la sua pazienza stava venendo messa a dura prova. Ma non era colpa di lei, tutt’altro. Il vero responsabile era quello scimmione dai capelli biondi che, seduto al tavolo con loro, continuava a versarle da bere e a raccontarle gli aneddoti più disparati sulla loro convivenza all’accademia militare.
   «A quel punto lo vedemmo uscire da lì bagnato fradicio, con quel microscopico asciugamano attorno alla vita, intenzionato a prendersi una bronchite piuttosto che indossare l’allegro completino sexy che gli avevamo lasciato appena fuori dalla doccia.»
   Cagalli fu costretta a portarsi per l’ennesima volta la mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere in faccia ad Athrun, povera e innocente vittima di quello scherzo avvenuto anni prima. «Mai prendersi gioco della sua virilità», commentò la ragazza, pronta in qualche contorto modo a difenderlo. «Sa essere piuttosto permaloso.»
   «Questo non è vero», protestò il diretto interessato, piccato. Seduto accanto a lui, Yzak si lasciò andare a un verso sprezzante e derisorio. Athrun gli scoccò un’occhiataccia. «Non penso tu sia nella posizione di poter parlare.»
   «Non ho parlato, difatti», rispose serafico il Comandante Joule, chiamando distrattamente qualcuno del personale di quella bettola scelta dal suo braccio destro. «Fra tanti posti, dovevi optare giusto per questo tugurio?» domandò poi, rivolgendosi proprio a lui.
   «È curioso come questi due principini siano tanto schizzinosi riguardo a questo posto, non trovi?» lo ignorò il biondo, continuando a parlare con la loro illustre ospite. «Cagalli-sama non si sta lamentando, mi pare.»
   «Ti pare?» ribatté la ragazza. «Ho girato il mondo con mezzi di fortuna, ho dormito spesso all’addiaccio e mangiato quello che capitava, quasi sempre in compagnia di persone che conoscevo appena. A cominciare da questo individuo accanto a me», osservò poi, additando con il pollice il suo amante.
   Athrun quasi si imbronciò come un bambino. «Sono commosso per questa definizione...» Subito lei lo rabbonì passando una mano attorno al suo braccio e regalandogli un sorriso, come a rimarcare, senza l’ausilio delle parole, quanto in realtà fosse stato prezioso quel loro incontro fortuito.
   Trovandoli molto teneri, ma deciso comunque a dare fastidio al suo ex compagno, Dearka le rivolse un sorriso da capogiro, che tuttavia lei trovò buffo perché, complice non soltanto l’alcol, del tutto insensibile al suo fascino malandrino. Yzak se ne accorse e non si curò di nascondere un ghigno dietro al calice che un cameriere si era appena premurato di servirgli. «Non sarà schizzinosa su tante cose, ma di certo lo è con gli uomini», commentò lasciando decantare il vino nel bicchiere. Stupito per quel complimento implicito, Athrun inarcò un sopracciglio.
   «Tu in compenso sembri essere uscito da una grottesca commedia degli orrori», ritorse Dearka al migliore amico. «Come diavolo si fa a ordinare vino in un posto del genere?»
   «Infatti è all’altezza delle aspettative: fa schifo», rispose l’altro dopo averlo assaggiato, una smorfia di disgusto in volto. Spostò lo sguardo sulla ragazza seduta al tavolo con loro. «Cagalli-sama, la prossima volta mi premurerò di scegliere personalmente il locale.»
   Lei si strinse nelle spalle, lasciando intendere che l’uno valeva l’altro. «Considerato il fatto che sarò comunque costretta ad andarmene in giro conciata in questo modo...» Per uscire indisturbata e godersi quella serata in totale relax, aveva difatti dovuto nuovamente indossare una parrucca rosa di dubbio gusto, che oltretutto non le stava neanche troppo bene. Perlomeno si era risparmiata l’abbigliamento appariscente con cui si era presentata sulle PLANT, anche perché Athrun lo aveva fatto sparire non appena lei si era concessa una doccia.
   «Inoltre sarebbe meglio evitare luoghi con gente troppo colta e altolocata», convenne il giovane Zala, suo malgrado. «Qualcuno potrebbe comunque riconoscerla.»
   «Ed è proprio per questo che vi ho portati qui, stasera», affermò Dearka, cogliendo la palla al balzo per far capire a quei due caproni che non era così idiota come pensavano. «Vi pare che avrei esposto Cagalli all’opinione pubblica, altrimenti?»
   Alle sue spalle volò un insulto colorito e subito dopo un boccale di birra lo imitò, attraversando parte della stanza e andando a schiantarsi contro una delle pareti. Yzak serrò i denti. «Hai ragione, meglio esporla al pericolo.»
   «Suvvia, è solo una rissa da bar», minimizzò l’altro, facendo ridere la bionda. «Sei abituata anche a queste, scommetto.» Lei ghignò enigmatica, ma non rispose e lui sgranò gli occhi. «Giurami che non ne hai iniziata neanche una...»
   «No, quello no», li tranquillizzò Cagalli, notando come anche Athrun avesse iniziato ad agitarsi a quella prospettiva. Inutilmente, dato che lei era comunque sopravvissuta alle più svariate avventure avute prima che diventassero inseparabili. «Ma ammetto di essermici trovata in mezzo.»
   «E com’è andata a finire?» volle sapere Dearka, sconvolto quanto gli altri due per quella rivelazione.
   Ma che diamine, pensò la ragazza, credevano davvero di avere a che fare con una principessina indifesa? «Ho rotto il naso a un tale che mi aveva chiamata stupido moccioso», rivelò infastidita. «Poi Kisaka mi ha trascinata via prima che potessi prenderle a mia volta.»
   Il Capitano Elthman scoppiò a ridere. Non aspettandosi minimamente quel genere di confessioni da parte del Delegato Athha, invece, Yzak la fissò sconcertato.
   «Sono sempre più convinto che tu sia stata fortunata a incontrare me, quel giorno, piuttosto che un qualsivoglia altro individuo», borbottò Athrun, scimmiottandola e preferendo scolare in un sorso soltanto il proprio boccale di birra per scacciare ogni tipo di pensiero riguardo al passato avventuroso - e pericoloso - dell’amata. Cagalli gli sorrise comprensiva, perché ormai, col senno di poi, si rendeva perfettamente conto di quanto fosse stata imprudente durante quel mirabolante periodo a spasso per il mondo.
   «Penso tu abbia fatto bene a suonargliele», disse inaspettatamente Dearka, riempendole per l’ennesima volta il bicchiere, che in realtà lei non aveva ancora vuotato del tutto. «Come ha fatto a scambiarti per un maschio?»
   «Oh!» si lasciò sfuggire la ragazza, alla quale l’argomento stava particolarmente a cuore. Per tanto, troppo tempo la gente aveva ferito il suo orgoglio pensando che lei fosse un uomo anziché una donna. A cominciare da suo fratello e dal suo innamorato. «Vero che è stato indelicato?»
   «Se ti metti a menare le mani...» provò a difendersi Athrun, sottolineando senza volerlo di avere anche lui la sua bella coda di paglia. Cagalli si volse a fissarlo accigliata e offesa. «Ehi. Direi che mi sono fatto perdonare alla grande», le fece notare poi, togliendole di mano il boccale per timore potesse spaccarglielo in testa in memoria dei vecchi tempi.
   «Sei pessimo», commentò con distacco Yzak, che aveva conosciuto di persona la Principessa solo quando ormai aveva già superato la parte più scatenata e ribelle della sua vita.
   Dearka scosse il capo. «Vergognati», disse all’indirizzo dell’ex soldato di ZAFT. «Come tu abbia fatto a scambiare una bella ragazza per un maschio, rimane un mistero.» Cagalli sorrise, impettendosi. Athrun fece ciò che gli riusciva meglio, quando si trovava in difficoltà: lo ignorò. «Un vero uomo dovrebbe avere un radar per le donne. Soprattutto quando sono così carine.»
   «L’avevo vista solo da lontano, mentre cercavo di sfuggire ai suoi proiettili», spiegò allora il colpevole, tornando a bere. Per la seconda volta, come fece anche il suo migliore amico, il Capitano Elthman sbarrò gli occhi per la sorpresa. Si volsero entrambi a guardare la bionda che, con espressione contrita, si strinse nelle spalle.
   «Athrun, ho sempre pensato fossi masochista, ma non fino a questo punto», si lasciò scappare Yzak, che ormai aveva lasciato perdere il vino per concentrarsi anche lui sulla birra. Probabilmente, per via dello stomaco vuoto e del mix di alcolici, doveva sentirsi abbastanza coraggioso da esternare quel pensiero sulla massima carica di uno stato alleato.
   Cagalli assottigliò le labbra, evitando di far notare loro che la vera masochista era lei, che continuava a stare con un uomo che aveva combinato un gran casino agli albori - e per una buona metà - della seconda guerra a cui avevano preso parte insieme. D’altra parte, anche lei aveva le proprie colpe, pertanto era inutile rivangare il passato. Molto meglio concentrarsi sul futuro. «La prossima volta, venite voi a trovarci», buttò lì, rivolta ai due amici di vecchia data del suo innamorato.
   «Anche noi vestiti da battone?» scherzò Dearka, lieto per quell’invito. Al suo collega andò di traverso la birra e iniziò a tossire e a imprecare al contempo. «Potresti portarti dietro Shiho», gli suggerì il biondo, battendogli un paio di pacche sulla schiena. Notando lo sguardo curioso degli altri due, aggiunse sornione: «Yzak s’è fatto la ragazza, finalmente.»
   Un verso strozzato e oltraggiato arrivò dalle viscere della gola del poveretto, che avrebbe voluto evitare quella confessione tanto imbarazzante. «Davvero ti vergogni di qualcuno che ti ha visto ballare nudo al chiaro di luna?» domandò con estrema nonchalance Athrun, che per tutta la serata aveva aspettato il momento buono per tirare fuori l’argomento. «Aveva perso una scommessa con Miguel», spiegò tranquillo a Cagalli, che lo fissava curiosa, mentre Dearka si piegava in due dal ridere al ricordo e Yzak balzava in piedi, pronto finalmente a menare le mani contro quel disgraziato del suo ex rivale.
   «Sta’ buono o Cagalli romperà il naso anche a te», gli consigliò il Capitano Elthman, fra una risata e l’altra, spingendolo giù a sedere.
   «Ci puoi scommettere», assicurò lei, che per difendere il proprio uomo avrebbe fatto di tutto. Si portò la mano sinistra sul bicipite destro, un’espressione agguerrita in volto. «Tocca Athrun e ti faccio diventare calvo, come minimo.»
   Il giovane Joule ingoiò un insulto e si rimise a sedere, ben consapevole di non poter inveire troppo contro una donna - per di più così importante. «Ti fai difendere dalle femmine, adesso?» non mancò però di accusare all’indirizzo del soldato di Orb.
   Cagalli batté il pugno sul tavolo. «Come mi hai chiamata?!»
   A salvare il grugno del Comandante ci pensò l’arrivo di una cameriera procace, la cui generosa scollatura distrasse tutti e quattro. «Non hai freddo?» venne spontaneo domandare alla Principessa.
   L’altra, che era giunta lì con aria annoiata e depressa, parve scuotersi e la fissò stupita per quella genuina curiosità. «Ma lo sai che sei la prima che si interessa alla mia salute, qui dentro?» rispose, coprendosi il petto con il vassoio con il quale avrebbe dovuto ritirare almeno parte delle bottiglie vuote.
   «Dovresti avere più considerazione di te stessa.»
   «Hai ragione», convenne dopo qualche istante, rendendosi improvvisamente conto di quanto fossero degradanti le uniformi femminili di quel locale frequentato perlopiù da uomini. «Forse dovrei far valere i miei diritti.»
   «O magari cercare lavoro in un ambito più vicino alle tue capacità e ai tuoi desideri», le mostrò ancora il proprio appoggio Cagalli, che ormai aveva preso a cuore la situazione. «Sono sicura che riusciresti ad avere successo, se solo avessi più fiducia in te stessa. Noi donne siamo molto più che un bel corpo.»
   La cameriera annuì energicamente. «Ora vado dal capo e gliene dico quattro.» Prima di avviarsi, tuttavia, rivolse un grazioso sorriso alla sua nuova alleata. «Grazie. Avevo davvero bisogno di essere spronata a riprendere in mano i miei sogni.»
   «Metticela tutta!» le gridò dietro il Delegato, mentre lei correva a licenziarsi.
   Calò il silenzio. Poi, sotto lo sguardo confuso di Yzak, che stentava a credere a ciò che era appena successo, Dearka scoppiò in un’animata protesta. «Hai appena privato questo locale della cameriera più bella e tettona mai esistita!»
   «Ma almeno adesso sarà felice», ribatté Cagalli, accigliata.
   «E alla mia, di felicità, non ci pensi?!»
   «Sei più ciucco di me», notò il Comandante Joule, togliendo all’amico il boccale ancora pieno per metà.
   La ragazza fu sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma il tocco del braccio che Athrun le passò attorno alle spalle la indusse a voltarsi nella sua direzione. Il giovane la stava guardando con fare orgoglioso e lei arrossì, non riuscendo a capire cosa avesse fatto di tanto speciale nel dare un semplice consiglio a quella cameriera.
   «Sicura di volerli ancora a Orb, questi due?» le domandò lui, attirandosi un paio di insulti da parte loro.
   Lei ridacchiò, facendo cenno di assenso. «A patto che Yzak si porti davvero dietro la sua ragazza. Sono curiosa come una scimmia.» Quello bofonchiò imbarazzato, incrociando le braccia al petto e volgendo lo sguardo altrove. «Com’è, lei?»
   «Bellissima», rispose Dearka per lui, ancora immusonito per il grave torto appena subito. «Anche lei molto tett...»
   «Dillo e ti ammazzo!» starnazzò l’altro, dando prova di essere innamorato sul serio.
   Il biondo sorrise, dispettoso. «Guarda che non mi salterebbe mai in testa di provarci con lei: è troppo malata. Per stare con te...»
   «Pensa a te e a tutte le oche con cui ti vai trastullando», rimbeccò Yzak, offeso.
   Cagalli sollevò le sopracciglia. «Credevo ti piacessero le ragazze carine e discrete come Miriallia.»
   Fu come pronunciare una formula magica, perché l’espressione di Dearka si trasformò all’istante e lui abbassò gli occhi sul nuovo boccale di birra che era riuscito a procurarsi. Soprattutto, cosa strana, rimase in silenzio.
   «Mi sa che l’hai rotto», osservò Athrun, provando una vaga tenerezza per l’amico. Ricordava ancora come, ai tempi della prima guerra, il giovane avesse passato molto tempo a girare attorno all’addetta alle comunicazioni dell’Archangel. Invano.
   «Almeno possiamo riposare le orecchie», se ne compiacque invece Yzak, che non aveva mai capito per quale motivo quello scemo di Elthman continuasse a sospirare per quella ragazza natural. Se lei non gli aveva dato spago, in passato, perché insistere su un qualcosa che non poteva essere?
   «Rimarrà sempre il mio più grande rimpianto...» mormorò il biondo, afferrando la birra e fissandone la superficie chiara con fare malinconico, gli occhi lucidi.
   «Ero convinto che tu fossi tipo da sbornia molesta», considerò Athrun, fissando la scena con un sopracciglio inarcato.
   Dearka tirò su col naso, mettendo a disagio sia lui che l’altro giovane della compagnia. Fu allora che Cagalli si allungò nella sua direzione e gli prese le mani. «Posso provare a organizzare un incontro, per quando verrete da noi.» Gli occhi del biondo si illuminarono e lei continuò: «Ma solo se prometti di raccontarmi della scommessa fra Yzak e Miguel.»
   Il Comandante Joule scattò di nuovo in segno di protesta, ma le sue urla furono surclassate dall’esclamazione gioiosa del suo collega. «Te l’avrei raccontato a prescindere!»
   «Non azzardarti o giuro che te la farò pagare cara, sul lavoro e nella vita privata!» minacciò l’albino, pronto a menare le mani, ormai rosso in viso non soltanto per via dell’alcol.
   «Vorrà dire che ti racconterò tutto io», affermò allora Athrun, sorseggiando serafico la sua birra e decidendo di assecondare la sua innamorata esclusivamente per dare fastidio all’ex rivale di un tempo.
   Yzak piantò un piede sul bordo del tavolo col preciso intento di planare a volo d’angelo su quel maledetto bastardo, ma Dearka, riacquistato ormai il buon umore, lo trattenne saldamente per la giacca e tentò di rabbonirlo con parole sconclusionate.
   Davanti a quella scena, Cagalli tornò a rivolgere la propria attenzione all’amante. «Perché non mi hai mai detto che Yzak è così divertente?»
   Le spalle di Athrun furono scosse dall’accenno di una risata. «Ti assicuro che, anni fa, l’unica reazione che riusciva a suscitare era quella di prenderlo a ceffoni.»
   «Non me lo lascio dire proprio da te!» gli urlò contro l’altro, mentre intorno a loro si stava formando un discreto pubblico che aveva iniziato ad auspicare che il tutto finisse in una rissa.
   «Vaaa beeene», intervenne a quel punto Dearka, afferrando per le spalle il più esagitato di loro. «Che ne dite di uscire di qui prima che la situazione degeneri?» La sua proposta fu approvata quasi all’unanimità, ma mentre trascinava l’amico fuori dal locale, non poté trattenersi dal dire: «Principino Joule, non pensavo che le sarebbe bastato un po’ di birra per trasformarsi in un rissoso teppista da taverna...»
   «Taci», si risentì lui, barcollando verso l’uscita.
   «Ti eri anche dato le arie col calice di vino...»
   «Sta’ zitto, ho detto!»
   «Coglione.»
   «Che scena patetica», rincarò la dose Athrun, più indietro, seguendoli insieme a Cagalli, che continuava a ridere di cuore.
   «Vi ammazzo, bastardi!»









Shot scritta durante gli ultimi giorni dell'anno e postata oggi con l'intento di augurare ai lettori un sereno 2024.
Shainareth


 
  
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