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Autore: LadyOfMischief    03/01/2024    3 recensioni
Starsene con le mani in mano senza fare niente non era mai stato nella natura di Cal Kestis, neppure quando era soltanto un padawan riusciva a starsene fermo nelle occasioni in cui era troppo stanco o stava male, spinto dal suo senso del dovere come futuro Jedi.
[Opera realizzata per la challenge Advent Calendar 2023 del gruppo Hurt/Comfort Italia -Fanart and Fanfiction]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Parola Chiave: 193. Convalescenza



 
Starsene con le mani in mano senza fare niente non era mai stato nella natura di Cal Kestis, neppure quando era soltanto un padawan riusciva a starsene fermo nelle occasioni in cui era troppo stanco o stava male, spinto dal suo senso del dovere come futuro Jedi. Nonostante l’Ordine non ci fosse più e, probabilmente, lui e Cere erano gli unici sopravvissuti, Cal si sentiva ancora in dovere nei confronti della galassia e non sopportava l’idea di doversi fermare anche solo per qualche giorno quando lì fuori c’erano numerose persone che avevano bisogno di aiuto. Persino in quel momento, costretto a letto per riprendersi da una ferita che gli era quasi costata la vita, detestava l’idea di starsene lì senza poter fare nulla di concreto per contrastare l’Impero e la scia di oppressione, morte e distruzione che lasciava in ogni luogo sotto il proprio controllo.
Quando poche ore Cal prima si era risvegliato dal suo stato di incoscienza, la prima cosa che aveva fatto era stato alzarsi dalla brandina– ignorando l’acuto dolore all’addome – per accertarsi che anche Cere stesse bene e per rassicurare sia lei che Merrin che il peggio fosse passato. Il Jedi, però, non aveva potuto prevedere che la sua improbabile amica, presa dalla gioia di vederlo in piedi, l’avrebbe stritolato in un abbraccio così stretto da provocargli una fitta nel punto in cui era stato ferito, e per quanto lui si fosse sforzato di resistere – il tempo necessario di prendere una decisione e distruggere l’holocron che avevano recuperato – alla fine Cere l’aveva riaccompagnato personalmente nella sua stanza e gli aveva ordinato di restare a letto almeno per un paio di giorni per riprendersi completamente.
Cal non aveva osato protestare, in fondo Cere aveva ragione e, inoltre, sapeva che nulla le avrebbe mai fatto cambiare idea, da quel punto di vista era esattamente come il suo defunto maestro, che difficilmente faceva un passo indietro quando prendeva una decisione.
Era difficile determinare lo scorrere del tempo quando si era costretti a letto – e si era costantemente in viaggio – ma Cal aveva trascorso abbastanza tempo a bordo della Mantis da essere più che certo che la nave stesse atterrando da qualche parte. Non che Greez fosse un pessimo pilota, tuttavia negli ultimi giorni gli atterraggi erano sempre piuttosto turbolenti a causa dei diversi danni che aveva subito la Mantis nel corso delle loro recenti missioni e, che, non avevano ancora avuto il tempo di riparare.
Adesso che avevano portato a termine il proprio compito non avevano una meta precisa e, poco prima che Cere lo riaccompagnasse in camera, avevano concordato di prendersi qualche giorno di pausa da tutto, perciò non aveva alcuna idea di dove potessero trovarsi. Ormai erano pochi i luoghi in cui l’Impero non aveva ancora assunto il controllo totale – o parziale – e loro erano ricercati sia dall’Impero che dagli Haxion, perciò dovevano scegliere accuratamente le loro destinazione e accertarsi di non essere seguiti.
Ovunque fossero atterrati non faceva alcuna differenza per Cal, nelle sue condizioni non avrebbe fatto molta strada prima di soccombere nuovamente al dolore e, oltretutto, nessuno dei suoi amici gli avrebbe mai permesso di lasciare la sua stanza, se non per pura necessità. Se quando si era svegliato il dolore era sembrato piuttosto tollerabile era stato soltanto grazie all'effetto degli antidolorifici che gli avevano somministrato quando era ancora incosciente, a detta dei suoi compagni di viaggio aveva emesso lamenti più volte pur non essendo sveglio e l'unica cosa che riusciva a farlo smettere erano proprio gli antidolorifici, ma adesso quelle poche scorte mediche che avevano si erano esaurite.
Le opzioni a disposizione di Cal erano due: cercare di riposare ulteriormente, anche se non era affatto stanco, o rimuginare sugli eventi recenti, cosa a cui aveva evitato di pensare fino a quel momento perché sapeva che sarebbe stato investito dal senso di colpa per non essere riuscito a salvare l’ex padawan di Cere – ormai un’Inquisitrice – e uccisa per mano di Darth Vader in persona. Aveva messo al sicuro le vite della prossima generazione di potenziali Jedi, i cui nomi erano contenuti nell’holocron, ma Trilla aveva pagato con la propria vita affinché ciò fosse possibile e lui non riusciva fare a meno di sentirsi responsabile per la sua morte, se solo avesse agito più in fretta – o diversamente – forse le cose sarebbero andate diversamente.
Il lieve rumore di passi proveniente dallo stretto corridoio che conduceva alla sua stanza – che in realtà era la sala macchine – lo riscosse dai suoi pensieri cupi, riconoscendo la sua visitatrice ancor prima che entrasse nella sua stanza, nonostante Merrin fosse l'ultima arrivata, Cal aveva imparato fin da subito a distinguere i suoi passi leggeri.
“Cere e Greez stanno uscendo per fare rifornimento, io resto qui nel caso tu abbia bisogno di qualcosa” annunciò la Sorella della Notte senza troppi giri di parole, eppure Cal ebbe la sensazione che avesse qualcos’altro da dire “E mi dispiace per prima, non volvevo farti male” aggiunse con una nota d’imbarazzo.

“Non devi scusarti” la rassicurò Cal “E se sono ancora vivo è soltanto grazie a te”

“Non potevo lasciar morire il mio unico amico” replicò la giovane strega, le cui guance assunsero una tenue sfumatura di verde, probabilmente l’equivalente di un essere umano che arrossiva, anche se Cal non aveva molta familiarità con le Sorelle della Notte di Dathomir né ne aveva mai conosciuta una prima di Merrin perciò non era sicuro a cosa fosse dovuto quel colore insolito.

“Che strano, mi sembra di ricordare che tu volessi uccidermi quando ci siamo conosciuti un paio di giorni fa” sdrammatizzò il Jedi rammentando il loro primo incontro, che non era stato dei migliori.

“Non so di cosa tu stia parlando” replicò Merrin con serietà mentre si sedeva sul bordo della sua brandina “Forse il dolore ti ha dato alla testa”

Cal si sforzò di non ridere per la serietà con cui la sua amica stesse fingendo di negare quanto era accaduto soltanto qualche giorno prima, ma fallì miseramente e scoppiò a ridere. Il Jedi se ne pentì all’istante poiché anche quel minimo movimento gli provocò un’ulteriore fitta di dolore, cosa che non sfuggì a Merrin.

“Cerca di non agitarti troppo, non sono molto pratica con gli incantesimi di guarigione e non sono riuscita a far rimarginare completamente la tua ferita” spiegò la strega “Ma, forse, posso fare qualcosa per attenuare il tuo dolore” detto ciò si alzò di scatto dalla brandina e lasciò la stanza senza neppure dargli il tempo di formulare una risposta.
Per quanto potesse risultare strano, o folle, Cal aveva cominciato a fidarsi di Merrin ancor prima che lei gli salvasse la vita – per ben due volte – e se credeva di poterlo aiutare a sentirsi meglio, allora si fidava di lei. Al contrario, sia Greez che Cere erano stati piuttosto titubanti quando era tornato alla Mantis con lei e aveva annunciato che si sarebbe unita a loro, ma adesso si augurava che i suoi due amici avessero cambiato idea.
Qualche istante dopo, Cal udì un trambusto provenire dall’altra parte della nave, seguito da uno strano odore che, però, gli sembrava familiare anche se al momento non riusciva ad associarlo a qualcosa di specifico; qualunque cosa stesse facendo Merrin era chiaro che si trovasse nella piccola cucina di cui era dotata la Mantis e Cal sapeva che se Greez l’avesse scoperto al suo ritorno non l’avrebbe apprezzato, poiché non permetteva a nessuno di avvicinarsi ai fornelli. Come se ciò non bastasse, nell’aria aleggiava anche una nebbiolina rossastra e il Jedi si augurò che la Sorella della Notte sapesse cosa stesse facendo, l’ultima cosa di cui avevano bisogno in quel preciso momento era un incidente correlato all’uso sconsiderato della magia.
Sembravano essere trascorsi infiniti minuti da quando Merrin l’aveva lasciato da solo e l’unico altro membro dell’equipaggio rimasto a bordo era BD-1, che, però, era in ricarica nel suo solito angolino ai piedi della brandina di Cal, perciò quell’attesa era piuttosto estenuante. Forse si era abituato troppo in fretta a uno stile di vita in costante movimento, dove c’era a malapena il tempo di riposare tra un viaggio e l’altro, o forse era semplicemente ancora troppo impaziente come quando era soltanto un ragazzino.
Merrin fece ritorno nella sua stanza tenendo una tazza fumante tra le mani, persino il fumo aveva una sfumatura leggermente rossastra e l’odore era persino più pungente di prima, soltanto allora Cal realizzò che se gli era sembrato familiare era perché apparteneva a una delle piante che aveva riportato da Dathomir per piantarle nel terrario di Greez. Lentamente Cal cercò di mettersi seduto per poter bere quel misterioso intruglio, Merrin poggiò la tazza sul tavolo da lavoro, dove ancora giacevano dei componenti per la sua spada laser, e lo aiutò ad assumere una posizione semi-seduta, sistemandogli persino il cuscino dietro la schiena.
“Ti riesce proprio difficile chiedere aiuto, eh, Jedi?” commentò sarcastica la ragazza “Coraggio, adesso bevi questo, ti aiuterà a placare il dolore per un paio d'ore” aggiunse passandogli la tazza.
 
“Ehm…sei sicura che sia adatto anche per gli umani?” il contenuto della tazza era un liquido rosso scuro grumoso con alcune foglioline viola scuro a galla, il che non era molto invitante, persino per uno come lui, che di solito mangiava o beveva di tutto senza farsi troppe domande.

“A dire il vero…no” questa volta Merrin sembrava dire sul serio e non come quando aveva scherzato poco prima, ma Cal sapeva anche che talvolta il suo umorismo era piuttosto cupo, perciò non era certo se stesse scherzando o meno.

“Mi prendi in giro, vero?”

“Dovresti vedere la tua espressione in questo momento” fu la risposta di Merrin, che non riuscì a trattenersi dal ridere.

“Davvero divertente” replicò Cal con finto sarcasmo, in realtà apprezzava molto il suo senso dell’umorismo – persino quando era cupo – e la sua voglia di scherzare nonostante le circostanze.

Rassicurato dal fatto che l’infuso preparato da Merrin non fosse letale per un umano, il Jedi ne bevve un sorso aspettandosi un sapore tremendo, tuttavia non era affatto così e, sorprendentemente, il sapore era piuttosto dolce e gradevole. Non ci volle molto prima che finisse di svuotare la tazza e la restituisse a Merrin, che nel frattempo si era seduta nuovamente sul bordo della sua brandina e l’aveva osservato in silenzio.

“Grazie per essere rimasta qui con me”

“Non c’è bisogno che mi ringrazi” replicò lei “E poi, qualcuno doveva pur tenerti d’occhio o ti saresti alzato di nuovo dal letto” aggiunse con il suo solito sarcasmo.




Spazio Autrice:

Quale modo migliore per inaugurare l'anno se non con una nuova one-shot? E, a tal proposito, colgo l'occasione per augurarvi buon anno!
Tecnicamente questa one-shot può essere considerata sia come standalone sia come sequel di "Don't Leave Me" poiché l'ho ambientata subito la scena finale di Jedi Fallen Order, insomma sta a voi decidere come volete interpretarla.




 
 
   
 
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