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Autore: Melisanna    06/01/2024    1 recensioni
Nella metà superiore della finestra, i rami del platano sono neri, le foglie di un verde asfittico, tinto di scarlatto violento e sbiadito nell’ocra dal tocco dell’autunno, spiccano contro il cielo scolorito e incerto, in cui si avvicendano nubi veloci. Nella metà inferiore, oltre il vetro opaco si trasformano in bidimensionali, opachi, geometrici ricami. Ondeggiano lievemente nella brezza. L’albero oltre il viale, invece, esposto agli elementi dalla lontananza dall’edificio, si agita nel vento.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per l'Advent Calendar della pagina Facebook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO
 
Forse un giorno

 
Nella metà superiore della finestra, i rami del platano sono neri, le foglie di un verde asfittico, tinto di scarlatto violento e sbiadito nell’ocra dal tocco dell’autunno, spiccano contro il cielo scolorito e incerto, in cui si avvicendano nubi veloci. Nella metà inferiore, oltre il vetro opaco si trasformano in bidimensionali, opachi, geometrici ricami. Ondeggiano lievemente nella brezza. L’albero oltre il viale, invece, esposto agli elementi dalla lontananza dall’edificio, si agita nel vento. Più lontano ancora, Bucky vede lo stabile che ha superato per arrivare in quello in cui si trova, gemello a quello, con gli sbiaditi mattoni rossi e le cornici delle porte e delle finestre in marmo bianco.
 
La stanza è stretta e lunga. La parete opposta a Bucky è quasi interamente occupata dalla finestra. Bucky fissa un po’ il platano, un po’ il cielo, oltre il vetro, imprimendosi negli occhi quelle forme fluide e irrazionali. Non c’è molto altro da guardare.
 
Il medico l’ha lasciato per andare a consultarsi con qualcun’altro dei suoi colleghi. Come sempre i risultati delle analisi del sangue sono inaspettati, i farmaci non danno i risultati sperati. Il dottore si è sfregato il mento leggendo i fogli che Bucky gli ha consegnato e lo ha ispezionato pensieroso attraverso le lenti squadrate dei suoi occhiali di metallo sottile. Bucky ha letto nei suoi occhi e nei suoi gesti la confusione e la curiosità e l’eccitazione, perché Bucky è un caso così difficile e interessante. Una mente straordinaria come quella di Bucky, lo psichiatra non l’ha mai vista prima e non avrà mai più l’occasione di vederla. Una mente così frammentata e spezzata, perduta nell’ansia e nel senso di colpa, sconvolta da traumi di ricordi che emergono dal mare di nebbia dell’amnesia. Una mente straordinaria in un corpo straordinario da super-soldato, resistente alle droghe e ai veleni quanto ai farmaci.
 
Le pareti della stanza sono scrostate, la cornice di legno imbiancato della finestra, ingiallita, il computer sulla scrivania, un modello ingombrante con un case ronzante e un monitor catodico con uno schermo ridicolmente piccolo rispetto alla sua massa. È un vecchio ospedale. Un ospedale pubblico con tutte le magagne degli ospedali pubblici. Wilson gli ha proposto più di una volta di andare da un privato, di evitarsi le attese in quelle sale deprimenti, piene di matti, matti veri – Ma Bucky è forse un matto meno vero di loro? –, quelli che trovi a fare l’elemosina agli angoli delle strade, che ti guardano con gli occhi vuoti e vomitano borbottii e ingiurie. Anche Steve si è sentito in dovere di fargli un discorso imbarazzato su quanto denaro abbia adesso a disposizione e in ogni caso può sempre chiedere a Tony. Ma a Bucky spendere tutti quei soldi per le cure sembra immorale – e Stark non gli piace, non vuole debiti con lui e non vuole ne abbia Steve – e i medici privati lo mettono a disagio, già ha dovuto accettare uno psicanalista, un uomo anziano e sorridente e ben vestito, con un’aria da gnomo e uno studio arredato per essere accogliente, ma in un modo così costruito da metterlo solo più a disagio. Perciò Bucky continua ad andare in quel vecchio ospedale pubblico per la terapia farmacologica, con i suoi muri scrostati e le attrezzature sorpassate.
I dottori sono gentili, anche se hanno sempre l’aria stanca e a volte sopraffatta, come se tutti quei matti, matti veri con gli occhi vuoti e il borbottio incoerente travolgessero anche loro. Anche il dottore di Bucky, che lo guarda attraverso le lenti squadrate dei suoi occhiali dalla montature di metallo sottile, è gentile e stanco e a volte sopraffatto. È via da un pezzo ormai. Bucky intuisce, più che sentire, brandelli di conversazioni accalorate e urgenti oltre la porta alla sue spalle.
 
Va meglio. L’ha detto al dottore stanco e gentile, con i suoi cordiali occhi azzurri e i capelli così corti da essere quasi rasati e l’accento di Brooklyn che emerge ogni volta che si lascia andare e prende sempre Bucky di sorpresa. Va meglio, davvero. Non si è più svegliato nel cuore della notte con la gola stretta in una morsa spietata e il cuore che esplodeva nel petto. Non così spesso, almeno. Non ogni notte. Non più di una volta a notte. Sobbalza sempre ai rumori improvvisi, soprattutto se forti, ma non reagisce più. Non violentemente. Non ha più sparato. Non ha più pensato brutte cose, non va più a letto sperando di non svegliarsi e non si chiede se tutti i farmaci che ha in casa basterebbero se li prendesse tutti insieme. Non tutte le sere almeno.
 
E riesce a guardare Steve negli occhi. Il dottore stanco e gentile non capisce – e Bucky non vuole che lui capisca – quanto sia importante per Bucky riuscire a guardare Steve negli occhi e quanto sia difficile, quanto sia spaventoso, ogni volta, incontrare il suo sguardo limpido e affettuoso e sentirsi sopraffatto dal senso di colpa, sporco, inadeguato, sbagliato, sbagliato, sbagliato.
 
Tutto quello che ha fatto Bucky non lo ricorda, ma non lo può dimenticare. Ogni secondo passato come Soldato d’Inverno è macchia indelebile sulla sua coscienza, una condanna da cui non può fuggire. Anzi no, questo è quello che credono gli altri, ha iniziato ad accumulare macchie da quando è partito per la guerra, da quando ha visto con i suoi occhi cosa gli uomini possono fare ad altri uomini e ha scoperto di poterlo fare anche lui.
 
Anche questa è una bugia però, ma questo non l’ha detto al dottore, la sua coscienza è lurida da molto, molto prima. Da quando, per la prima volta, ha immaginato di appoggiare le labbra sul collo sottile di Steve e di stringere il suo torace, schiacciando la sua schiena ossuta contro il proprio petto. Questo non l’ha detto al dottore, non l’ha detto neppure al costoso analista privato che assomiglia a uno gnomo, non l’ha detto a nessuno. Non lo dirà mai. Neppure a Steve, anche se a volte lo sguardo limpido e affettuoso di Steve, quando lo guarda, si fa così penetrante e caldo e terribile che Bucky dimentica tutto e spera, spera cose spaventose.
 
Steve è fuori e lo aspetta. Bucky ogni volta gli dice di non venire, che non ha bisogno della scorta e Steve ogni volta insiste. Dall’analista è riuscito a convincerlo a non accompagnarlo, due volte a settimana è troppo, Steve, hai altro da fare, non sono un bambino, non voglio che tu venga, ma all’ospedale, no, non c’è riuscito. Non è che non voglia lasciarti andare da solo, non è che non voglia Buck, anche se non mi piace, sai – e quando lo dice i suoi occhi tracimano di un affetto che per Bucky è insostenibile – proprio non mi piace che tu esca di lì e non ci sia nessuno a prenderti – e non lo dice, ma Bucky sa che lo sta pensando, non ci sia nessuno a prenderti dopo che sei stato in quella sala d’aspetto deprimente, in mezzo ai matti veri e i dottori hanno scosso la testa con disapprovazione e ti hanno studiato e giudicato, gentili sempre, ma spietati ed eccitati, come se fossi una cavia e ti hanno dato nuove cure che non funzioneranno, come non hanno funzionato le precedenti – non mi piace Buck, ma non è per questo, è che voglio andare a pranzo in quel diner vicino all’ospedale, quello dove fanno quegli hamburger che quasi sanno di carne.
È una bugia patetica, a nessuno di loro due piace mangiare fuori, il cibo del nuovo millennio ha un sapore strano, non sa di cibo vero, soprattutto quello che si mangia nei ristoranti, soprattutto nei fast-food. E in questo nuovo millennio si mangia una quantità di carne che entrambi trovano assurda e ridicola. Da ragazzi se capitava di mangiare carne più di una volta ogni due settimane si sentivano dei ricchi debosciati. E al fronte era così rara che Bucky più di una volta ha saccheggiato pollai per non sentire i morsi della fame.
 
È una bugia patetica, ma fingono entrambi di crederci.
 
Bucky si appoggia allo schienale della sedia, quasi si rilassa, potrebbe dover aspettare ancora molto. Oltre il vetro non smettono di ondeggiare al vento i rami neri e le foglie di un verde asfittico tinte di scarlatto e sbiadite nell’ocra, di scuotersi l’albero oltre il viale, lontano dalla protezione dell’edificio, ma nel cielo non si avvicendano più nubi. Steve è la fuori, sotto il platano. Lo aspetta in piedi e sorride a tutti quelli che lo salutano, rispondendo con un lieve cenno del capo e apre la porta alle persone anziane e alle donne incinta. Bucky lo sa, perché ogni volta si attarda a osservarlo nella penombra del corridoio dell’ospedale, finché Steve non si accorge di lui e il suo bel viso onesto si apre in un sorriso luminoso e stordente.
 
Dovrà aspettare. Forse ancora molto, ma il dottore gentile e stanco e a volte sopraffatto dalle pareti scrostate e le attrezzature obsolete e da tutti quei matti, tornerà e gli indicherà nuove cure, con il loro carico di speranza e dolore e gli fisserà un nuovo appuntamento. Bucky lo saluterà e lo ringrazierà perché sa che fa davvero tutto il possibile per lui e non è colpa sua, se il suo corpo rifiuta i farmaci come farebbe con droghe e veleni, poi uscirà dallo studio e percorrerà i corridoi dell’ospedale fino a vedere Steve oltre le vetrate delle porte scorrevoli e si attarderà a osservarlo nella penombra, finché Steve non si accorgerà di lui e il suo bel viso si aprirà in un sorriso luminoso e stordente, che ogni volta lascia Bucky senza fiato.
 
E Bucky gli si farà incontro e uscirà nella luce.
 
E forse, forse, un giorno glielo dirà.
  
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