Nda: il titolo è un riferimento a un passo della "Canzone di Achille", di Margaret Miller.
È una primavera che tarda ad arrivare.
Lo sta osservano da almeno mezza clessidra.
Chiunque, ma non Merlin.
Sa perfettamente che il Re è sveglio. Lo sa, come sa ogni cosa di lui.
Merlin riconosce il passo di Arthur dal modo in cui l’aria si muove intorno a lui, da come il terreno vibra sotto i suoi piedi.
Può anticipare ogni sua mossa.
Respira a fondo e tende appena una mano in direzione del Sovrano.
rompe il silenzio lo stregone, pronto al suo sbuffo di disappunto.“Se proprio volevi unirti a noi, avresti dovuto darmi il tempo di preparare la tenda, invece di deciderti quando già eravamo alle porte del castello”,
la voce di Arthur accarezza e spinge fuori il suo nome - in quel modo che non manca mai di irritarlo e stringergli il cuore allo stesso tempo.“Dormo all’adiaccio da quando ero un bambino, Merlin",
Il Re non si volta, tuttavia.
“Beh, spero di averti aiutato, almeno a scaldarti un po'”
fa, semplicemente aspettando.
Ci sono cose di Arthur che non cambieranno mai, nemmeno ora che il loro rapporto si è trasformato radicalmente.
“Come lo sapevi? Che non dormivo”,
Merlin curva le labbra in una sorta di sorriso a sé stesso.
perché sei mio, sei una parte di me, non dice.“So tutto di te. Non mi serve vedere”,
Allunga un braccio verso il Re, senza toccarlo. Le dita restano aperte, il dorso a lambire il terreno brumoso.
Dopo un po’, l’inconfondibile calore della pelle di Arthur si posa sul suo palmo. Le dita combaciano e si intrecciano.
lo sente ordinare – ma la voce traballa, ingoia emozione.“Vieni vicino”,
“Lo sono già”.
“Più vicino. Accanto a me”,
insiste.
“Arthur”,
il mago si irrigidisce.
“Siamo circondati dai Cavalieri”.
La stretta del Re si intensifica.
sentenzia, e Merlin in fondo sa che non sta mentendo.“Nulla di ciò che vedrebbero li sconvolgerebbe”
Il Sovrano inala per la seconda volta un respiro lungo e sofferto.
“Non troveremo nulla a Caerleon che io non possa sistemare con la magia, Arthur. Morgana non è così stupida da fronteggiarci in queste circostanze. Non ha ancora abbastanza alleati”,
il mago inizia, il tentativo di tranquillizzarlo non è altro che la strada indiretta per giungere al suo reale malessere.
“Non è per questo che sono qui. Mi fido ciecamente di te, non ho bisogno di controllarti”.
incalza.“Allora dimmi perché. So che si tratta di Gweneviere”,
Sente il suo corpo scosso da un leggero brivido, un tremito che preannuncia una ferita già aperta e infetta.
“È sempre lo stesso argomento. Il bambino che non concepiamo”.
La mano libera raschia l’erba quasi a scavare un solco nel terreno sottostante.
“Non siete i primi a incontrare difficoltà. Ma siete giovani, sani. Succederà”,
replica.
Ma Arthur sta scuotendo la testa, sul viso appare un sorriso amaro.
inspira, in un fascio di nervi,“No. Io… Noi…”
“Non posso. Non posso stare con lei mentre ho te in testa. Mi sembra di esserti infedele”.
la voce di Merlin sibila e taglia, come il più pericoloso e mortale dei serpenti,“Tu non sai cosa stai dicendo”,
“lei è la tua legittima moglie. È a lei che sei infedele, è lei che tradiamo, da mesi”.
La sua magia non cede alle emozioni. La sua magia è un dono per Arthur.
Il potere riconosce il suo padrone e si doma, docile, ma le iridi di Merlin faticano a ritrovare il profondo blu zaffiro in mezzo al magma.
Bruciano tormento mentre incontrano quelle del Sovrano.
“Devi smetterla. So cosa stai facendo, cercando di addossarti tutta la colpa. Non è così: io sono responsabile delle mie azioni, io ho bisogno di stare lontano da lei ora e sono io che voglio te. Sono io, Merlin. Maledizione, non ho bisogno di assoluzione”.
Merlin si abbandona, trattenendo con forza le lacrime che non lascerà cadere. Lotta invano, alla ricerca di qualcosa da dire.
Nessuna parola, nessuna frase di quelle che gli soffocano in gola può spiegare.
Hanno intrapreso un percorso spinato dal quale nemmeno il destino – nemmeno il Fato scritto dalla notte dei tempi – riuscirà a tenerli lontani.
Lo stregone non è in grado di confortarlo come vorrebbe, non adesso.
Arthur accoglie il suo silenzio come un balsamo.
chiede infine il Re.“Cosa pensi?”,
“Che, se fossi cieco, ti riconoscerei dal tuo profumo”.
Coglie il suo sorriso tra le pieghe del buio che li abbraccia. Del fuoco oramai restano soltanto le braci.
“E quale sarebbe, sentiamo?”
“Profumo di caldo. Di giornate assolate e torride, che ti accecano e ti sfiancano. Ma che nutrono la terra, la rigenerano”,
inizia.
Le dita risalgono, si immergono nella chioma bionda.
“Di oli di lavanda e salvia, che si trasformano in seta, qui”
e accarezza piano quasi a volergli rubare quella morbidezza dai capelli.
Arthur deglutisce una, due volte. I suoi occhi si chiudono, beandosi di quel contatto.
Le mani dello stregone si spostano sui polsi del Re e li stringono.
“Di cuoio e lame. Acre, forte, intenso. Pericoloso. Di lotta, di fatica”,
continua, sfiorandogli i palmi nei punti in cui la pelle è spessa, segnata dall’elsa di Excalibur.
“Di passione. Leale, generosa. Travolgente. Una passione che arde e brucia ma non lascia cenere. Solo pace”,
e appoggia le dita sul cuore, che ora corre come impazzito.
Lo sguardo di Merlin si posa sulle sue labbra. Arthur sobbalza e sgrana gli occhi quando sente il suo indice tracciarne la curva morbida e piena.
“Di miele e vino. Dolce e inebriante, una droga di cui potrei morire, senza accorgermene”,
appena un sussurro roco che va a spegnersi sulle loro bocche, sigillandole insieme.
“Arthur…”
“Fa’ qualcosa. Perché non ci sentano, qualsiasi cosa”,
balbetta il re, le sue mani abili e impazienti già strattonano gli abiti.
“Arthur”
protesta lo stregone,
“non… posso usare la magia per …”.
“È un ordine, non una richiesta. Lei è mia, uhm? Allora fa’ come ti dico”
ansima, ma è così autorevole che Merlin non può che capitolare.
È tutto troppo eccitante e proibito per durare a lungo.
L’orgasmo arriva come un’ onda impetuosa, devastante che li fa precipitare entrambi, lasciandoli tremanti e a pezzi, completamente senza fiato.
Ancora cullato dai sensi, Merlin percepisce il respiro del re tra la sua chioma corvina.
“Anche io imprimerò il tuo profumo nella mia memoria, per sempre”,
mormora.
Lo stregone sorride.
“E quale sarebbe, sentiamo?”
“Di fuoco. Di terra, di tutti gli elementi, potenti e inesorabili. Di blu, come l’abisso nei tuoi occhi. Di gentilezza”,
elenca lentamente il Sovrano, senza staccarsi dai suoi capelli.
“E poi?”
“Della tua pelle, pallida e divorante quando facciamo l’amore”,
sussurra, le labbra che lambiscono la curva delicata del suo collo, facendolo rabbrividire.
“Arthur…”,
Merlin tenta un’inutile protesta.
“Accadrà quello che deve, Merlin. Così sia. Voglio regnare, espandere i confini di Camelot con te. Litigare e fare l’amore. Sempre”.
Poi, abbracciato dal velo della notte e dall’inconfondibile profumo del suo Sovrano, scivola nel sonno che tutto zittisce.