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Autore: Carmaux_95    10/01/2024    1 recensioni
[UkaTake HogwartsAU per Pampa♥]
Ci aveva provato.
Senza successo.
Una, due, venti volte.
Si era sentito frustrato, decisamente, ma almeno era rimasto tutto d’un pezzo.
Letteralmente.
Dopo l’ennesimo tentativo fallito aveva sbuffato e si era grattato la testa con fare nervoso. In quel momento si era reso conto che qualcosa non andava. Era corso in bagno e lo specchio aveva restituito un’immagine decisamente bizzarra.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ittetsu Takeda, Keishin Ukai
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA DIFFICILE ARTE DELLA METAMORFOSI
 

Per Pampa ♥
 
 
Ci aveva provato.
Senza successo.
Una, due, venti volte.
Si era sentito frustrato, decisamente, ma almeno era rimasto tutto d’un pezzo.
Letteralmente.
Dopo l’ennesimo tentativo fallito aveva sbuffato e si era grattato la testa con fare nervoso. In quel momento si era reso conto che qualcosa non andava. Era corso in bagno e lo specchio aveva restituito un’immagine decisamente bizzarra: la sua testa aveva l’aspetto di un raffazzonato nido d’uccello, con ciocche di capelli biondi e penne sparate in tutte le direzioni.
Fosse stato solo quello il problema gli sarebbe anche andato bene e ci avrebbe riso su. Ma, abbassando lo sguardo, si era accorto di un altro non trascurabile dettaglio: al posto del naso, una protuberanza – non avrebbe saputo in quale altro modo definirla – che solo lontanamente ricordava un becco faceva capolino al centro del suo viso.
Quella era stata una giornata particolarmente lunga e pesante. Prima di tutto aveva dovuto disdire l’appuntamento con Takeda. Come avrebbe potuto presentarsi in quelle condizioni? Certo, solitamente si incontravano o nella camera di Ittetsu o nella sezione di topografia magica della biblioteca, dove non c’era mai nessuno… ma il suo aspetto era talmente raccapricciante che non aveva avuto il coraggio di farsi vedere dal proprio compagno.
Così, prima di uscire dal dormitorio, si era infilato un berretto facendo ben attenzione a nascondere ogni penna e si era avvolto attorno al collo la sua sciarpa di Grifondoro, allargandola e imbacuccandosi fin sotto gli occhi.
Non faceva neanche così freddo, fuori. Certo, era autunno inoltrato ma il clima era stato fin troppo clemente: qualora avesse incontrato Shimada o Takinoue probabilmente non sarebbe passato inosservato e, se interpellato, non sarebbe riuscito a fare finta di niente. Per cui aveva affrettato il passo, aveva attraversato cortili e corridoi ed era entrato nell’ufficio della professoressa di trasfigurazione senza nemmeno bussare.
La strega era trasalita per la sorpresa e lo avrebbe rimproverato della mancanza d’educazione se non fosse stato per lo sguardo imbarazzato di Ukai che, senza dire niente, si era sfilato cappello e sciarpa.
Aveva trascorso la notte in infermeria e quando la mattina dopo i suoi amici erano venuti a trovarlo, fortunatamente non era rimasto che un livido violaceo sul naso a muta testimonianza di quell’incidente.
Aveva aspettato qualche giorno prima di provarci nuovamente: giusto il tempo perché il livido guarisse del tutto per poi procurarsene uno nuovo nel medesimo punto.
La professoressa aveva incrociato le braccia sul petto e scosso la testa prima di rimetterlo in sesto.
«Perché non ti fai aiutare dal professor Takeda? È giovane ma molto preparato».
«Non è la sua materia», aveva divagato Ukai fingendo disinteresse. Sapeva bene quanto “il professor Takeda” fosse preparato ma raramente, quando si incontravano, parlavano davvero della scuola. Certo, ogni tanto Keishin aveva provato a corromperlo con moine e baci più audaci per farsi rivelare qualche trucchetto o il contenuto delle verifiche dei suoi colleghi ma Ittetsu si era sempre dimostrato integerrimo e pronto a nascondere eventuali conseguenze violacee – di cui mai si dispiaceva – con maglioni a collo alto o con le sue vecchie sciarpe nere e gialle di quando era studente.
«Lo so, ma potrebbe darti qualche consiglio. Si è diplomato solo l’anno scorso e penso ti sentiresti meno in imbarazzo: immagina se la volta prossima dovessi farti sparire una bella coda piumata».
Fortunatamente, nonostante gli imperterriti e fallimentari tentativi, uno scenario del genere non si era mai presentato.
Era trascorso un mese dall’ultima volta che aveva elemosinato aiuto alla professoressa di trasfigurazione quando aveva finalmente deciso di rivelare ai suoi amici che stava studiando per diventare animagus.
Aveva impiegato quasi un altro mese prima di riuscire a trasformarsi per intero: per un attimo aveva sentito l’ossatura leggera e aveva visto un paio di zampe al posto delle gambe ma aveva fatto in tempo solo ad aprire le braccia, ora ali, prima di tornare in forma umana.
Fortunatamente senza effetti collaterali.
La nuova sfida, a quel punto, era stata imparare a mantenere la forma animale per il tempo desiderato.
Il suo primo volo non era stato un granché. Quando Takinoue, dalla comodità del proprio letto, lo aveva visto trasformarsi e mettersi in posizione aveva ammesso di nutrire poche speranze… ma non avrebbe immaginato di vedere precipitare a terra la sagoma di Ukai, tornata umana nel momento stesso in cui aveva staccato le zampe dal baldacchino.
«Beh… è stato un successone!».
«Sta zitto!». Keishin, la faccia spiaccicata contro le assi del pavimento, aveva decretato la propria sconfitta e dichiarato che per il momento bastava così.
 

*
 

Aprì la finestra della camera, incurante degli spifferi gelidi che si insinuarono immediatamente nel dormitorio.
«Ma che fai!? Chiudi: fa freddo!». Shimada gli tirò addosso un cuscino e tornò a nascondersi sotto il piumino. «E comunque è troppo presto! Che ci fai già in piedi? È Natale!»
Ukai non lo ascoltò. Indietreggiò di diversi passi e prese la rincorsa. Si tuffò fuori dalla finestra e spiegò le braccia che si tramutarono immediatamente.
Quel primo vero volo, per quanto breve, fu parecchio sfiancante ma, un battito d’ali alla volta, non si diede per vinto. La sua mente non riuscì a delineare la sensazione della fredda brezza mattutina che si insinuava fra le penne nere, sostenendolo e librandolo in aria: era così diversa rispetto a quella che provava quando giocava a Quiddich e per un attimo lo lasciò senza fiato… e per poco non lo fece andare a sbattere contro uno dei torrioni del castello. Ritrovata la concentrazione, aggiustò la traiettoria e, qualche minuto dopo, raggiunse la sua destinazione.
Si era allenato duramente, impegnandosi come mai prima d’ora in una materia scolastica. Credeva di aver pensato a tutto. Lo continuò a credere fino a quando la sagoma della finestra chiusa non gli si delineò davanti. Solo allora si rese conto che sì, forse aveva imparato come volare, ma non aveva ancora la minima idea di come atterrare. Fosse stato a cavallo della sua scopa sarebbe riuscito a virare e anche ad inchiodare sul posto.
Ma volare – volare per davvero – era qualcosa di completamente diverso.
Batté le ali alla rinfusa nella speranza di rallentare la propria andatura ma non riuscì comunque ad impedirsi di andare a sbattere contro il vetro.
Si perse l’espressione sorpresa del suo professorino che, seduto alla propria scrivania, sobbalzò e quasi si rovesciò addosso la tazza di tè fumante che si era appena preparato.
Si stava ancora scuotendo per far cadere la neve che lo aveva seppellito nel momento in cui, stordito dalla botta, si era accasciato sul davanzale quando si sentì afferrare delicatamente.
Takeda lo prese in braccio e gli accarezzò la testa tonda, grattandogli con l’indice il piumaggio nero sotto il becco: «Sapevo che ce l’avresti fatta, Ukai-kun».
Il corvo, soddisfatto e appagato, si infilò fra le pieghe della vestaglia di Ittetsu e si accoccolò contro il suo petto.
Quell’anno rimase a Hogwarts, per Natale, ma non per questo non si sentì a casa.
 

 


 
 
Angolino autrice:
Buona sera!
Eccomi di ritorno con i miei preziosi Ukai e Takeda! Con questa piccola shottina faccio riferimento ad una minilong di tre capitoli pubblicata l’anno scorso ma credo (spero!) di averla resa leggibile anche a chi non la avesse letta ^^
Per chi fosse interessato o volesse recuperare la minilong, si intitola Paper Planes ^^
Non sono così ferrata in ambito potteriano per cui non ho la più pallida idea se diventare animagus sia così difficile o se ci sia la possibilità di incorrere in incidenti come quelli descritti ‘^^
Pampa, spero che questo piccolo pensierino sia di tuo gradimento! ♥
Anche se ormai il periodo delle feste è finito, dato che questo – almeno tecnicamente – è un regalo di Natale rinnovo gli auguri a tutti voi che siete arrivati fin qui!
A presto!
Bea
  
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