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Autore: Marc25    11/01/2024    2 recensioni
Ispirato da una storia vera, purtroppo ciò che succederà nella stazione in tale storia è successo nella realtà.
Trama: Luca e Francesco sono due ragazzi innamorati. Un uomo, un tale Carlo è un omofobo e insulta i ragazzi, uno di loro però deve partire, così Carlo se la prende con l'altro. Caso vuole che lo stesso ragazzo che era stato insultato quella mattina lo rincontra la sera. Un incontro che cambierà in qualche modo la vita di tutti e 3 i protagonisti. E nulla sarà più come prima
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Cap. 1 – Sguardo innamorato
Il fumo uccide
Pavia – Giugno 2022
Il calore della mano nella sua, una sensazione piacevole. Niente che non avesse già provato, ma con Francesco era diverso. Erano innamorati, sapeva quanto era stato difficile per il suo amato quel gesto, finalmente in un posto pubblico come la stazione.
Per Luca era un gesto normale, era un ragazzo che aveva avuto le sue esperienze, ma per la prima volta era davvero innamorato. Lui non sapeva che sguardo avesse ma sua madre gli diceva sempre che quando guardava Francesco era innamorato. Uno sguardo innamorato.
 
Erano decisamente diversi, si erano conosciuti nella biblioteca dell’università di Milano. La prima cosa che avevano fatto era stato guardarsi male, un classico. Lui era con un’amica e a un certo punto raccontò una cosa che gli era successa il giorno prima, aveva dato un po’ di enfasi al racconto, quindi aveva alzato la voce suscitando la risata dell’amica. Subito Francesco che era al tavolo accanto, da solo, disse: << Shh, silenzio, è un luogo di studio questo. >>
Luca lo guardò male, ma si accorse che da allora, il ragazzo accanto più volte aveva soffermato lo sguardo su di lui per il tempo che erano rimasti in biblioteca. Appena vide che Francesco si alzò col suo libro per andarsene lo seguì e lo fermò, vide che il ragazzo si girò, un po’ sorpreso e un po’ imbarazzato. Luca duramente gli chiese: << Perché mi fissavi? >>
<< No..n ti fiss..avo >> rispose insicuro e balbettante.
<< E invece si, non mentire, perché mi stavi fissando? >>
<< P…per…>
<< P…perché? >> fece Luca prendendo in giro il suo balbettare.
<< Perché sei bello. >> disse tutto d’un fiato Francesco che poi se ne andò via correndo, quasi scappando.
 
Qualche giorno dopo Luca vide Francesco per caso vicino al bar e lo chiamò alzando un po’ la voce: << Ehi, tu. >>
Francesco si girò titubante, << Si, proprio tu >>
Francesco ebbe la tentazione di fuggire di nuovo ma Luca lo raggiunse raggiante, sembrava che la vita gli sorridesse sempre, anche se era solo la seconda volta che lo vedeva.
<< Senti, scusa per l’altra volta, sono stato scortese. Che dici? Lo prendiamo un caffè insieme? Dai, offro io che al bar dell’università costa poco. >>
<< Va..be..ne. >> disse Francesco.
Ben presto Luca capì che il balbettare di Francesco era solo per l’imbarazzo e l’emozione che gli suscitava avere lui vicino.
Erano diversi, molto diversi, Francesco vestiva sempre con la camicia e sopra metteva maglioni quando era inverno e grazie al cielo niente sopra durante l’estate, in generale aveva un vestiario classico, quasi da vecchio però gli donava. Luca invece aveva sempre un vestiario giovanile, era discretamente attento ai capelli, ma sempre mantenendo capigliature moderne.
 
Presto diventarono amici e il gruppo universitario di amici veri aumentò. Ma fu un giorno in cui gli buttò le ultime gocce di una sua bottiglietta d’acqua in faccia che si innamorò. Un semplice gesto di togliersi gli occhiali con la faccia un po’imbronciata bastò.
Una sera Luca glie lo confessò. Francesco, da tempo innamorato, rimase spiazzato, ma quando Luca stava per tornare a casa lo prese per un braccio e lo baciò.
Era il 2019, a Pavia, la città dove vivevano entrambi.
La relazione divenne subito ufficiale tra amici e per la madre di Luca, ma per Francesco era più difficile dirlo a i suoi. Sapevano che era gay e non la avevano presa bene, una relazione ufficiale non la potevano reggere.
Luca lo capiva, accettava la reticenza di Francesco.  
La madre di Luca adorava Francesco, lo invitava spesso a cena, a volte lo faceva dormire in casa, in camera di Luca a patto che non andassero oltre baci e carezze. Ma i due erano al settimo cielo già così. Anche guardarlo dormire per Luca era bellissimo, poteva rimanere a guardarlo per ore. Per il resto l’auto di Luca serviva anche a quello, anche se raramente.
 
Capirono che era amore vero quando anche se a pochi km, non si potevano vedere, a causa del maledetto coronavirus. Il loro rapporto si rafforzò e l’atto più coraggioso di Francesco fu presentarlo ai genitori a fine 2021. Non furono per nulla entusiasti, e volevano cacciarlo di casa o almeno così minacciavano ma Francesco si laureò in medicina pochi mesi dopo, forse anche per quello non andarono mai fino in fondo e l’astio verso Luca si edulcorò notevolmente.
 
Gli occhi azzurri di Luca erano la cosa che più piaceva a Francesco, ciò che lo aveva colpito per prima e da quando aveva lo sguardo pieno di amore nei suoi confronti faceva fatica a distoglierli. In quei 3 anni pieni di amore pensavano che niente sarebbe cambiato e sarebbe probabilmente stato così se non ci fosse stata quella persona.
 
Luca che al contrario di Francesco non era ancora laureato, stava prendendo il treno per andare a Milano e dare finalmente l’ultimo tostissimo esame, in modo da dedicarsi al tirocinio in laboratorio che aveva già iniziato e che gli stava piacendo tantissimo. Tra l’altro aveva fatto amicizia con il dottorando che lo seguiva, Luca era colpito da quanti composti pericolosi potevano esistere ed era incredibile di come alcuni potessero essere utilizzati inconsapevolmente nella vita quotidiana ma il lavoro era fatto nella sicurezza assoluta.
 
Francesco adorava scompigliare i capelli di Luca suscitando in lui una reazione tra il divertito e lo stufato, ma più la prima senza dubbio. Lo fece anche qual giorno. Un bacio a stampo prima di salutarsi, quello fu l’inizio della fine ma loro non potevano neanche lontanamente immaginarlo.
<< Ehi, froci di merda! >> gridava una voce lontana da loro. Tutti si girarono verso l’uomo che gridava verso di loro. E anche verso i due ragazzi ma nessuno disse niente.
<< Venite qua che vi ammazzo come cani! >>
Luca voleva rispondere e andargli contro ma era già salito sul treno, poco dopo fischiò il capotreno.
<< Vai, non ti preoccupare. Ci sentiamo dopo. >> disse Francesco.
<< Stai attento. Ti prego. >>
<< Certo, mi conosci no? >> rispose il ragazzo che non partiva.
 
Vide Luca salire sul treno, avrebbe voluto vederlo allontanarsi ma non poteva, l’uomo era molto più vicino, lui corse via ma l’uomo lo seguiva continuando a insultarlo pesantemente.
<< Ehi, checca, la prossima volta mettiti la minigonna, pervertito frocio di merda. >>
Francesco iniziò a riprenderlo mentre correva, stava uscendo dalla stazione, eppure il tizio continuava a correre, a inseguirlo. La situazione sembrò peggiorare.
<< Vieni qua, che ti spacco il cellulare in faccia merda! >>
Anche l’indifferenza generale lo colpì e lo mortificò.
<< Mi stai registrando perché vuoi vederlo, eh, frocio? Vuoi che te lo mostro checca? >>
Francesco arrivò ad una fermata del bus ben fuori dalla stazione, ma l’uomo continuava a minacciarlo di morte.
<< Se vedo ancora in giro te o il tuo amichetto prendo la mazza da baseball e vi spappolo la testa a voi pervertiti, guardatevi le spalle malati. >>
Detto questo sputò in sua direzione e finalmente si allontanò.
 
Francesco per tutto il tragitto dell’autobus verso casa tremava e ogni volta che si girava gli pareva di vedere quell’uomo. Insulti omofobi così pesanti e gratuiti non li aveva mai subiti neanche a scuola da quei pochi che lo avevano intuito.
Tremante arrivò in casa, salutò in fretta e furia i suoi genitori e si chiuse in camera, aprì la finestra e cominciò a fumare, una delle peggiori abitudini del ragazzo. Ma la nicotina lo calmò. Verso le 18 ebbe notizie del suo amato, esame superato con un ottimo 28.
Gli scrisse: << Esame superato, 28!!! Ti amo. >>
<< Anche io. Congratulazioni, domani festeggiamo. >> rispose Francesco.
Si scrissero ancora per messaggio, ma Francesco non disse niente di ciò che gli era successo, alla domanda di Luca gli rispose che era finita là, quando il treno era partito.
Qualche ora dopo notò che erano finite le sigarette, perciò decise di uscire per comprarle. Il suo problema era, comprare le Winston o le Marlboro? Decise di optare per le seconde.
Scese di casa, fece ben tre isolati prima di trovare un distributore per le sigarette.
Vide in lontananza una macchina che si fermò di colpo. Da quella vettura gli parve che uscisse quell’uomo ma non poteva essere. Ma quando pian piano si avvicinò e quando un lampione illuminò la sua figura inconfondibile, lui iniziò a correre per tornare a casa.
<< Dove vai frocetto? >>  
Il pazzo aveva una mazza da baseball in mano, forse voleva davvero aprirgli la testa in due.
Era sempre più vicino.
<< Ehi, ricchione, questo è un segno del destino, vieni qua merdina! Se ti fai pestare, magari te lo faccio vedere prima di ucciderti. >>
Il destino lo aveva davvero messo sulla strada del suo assassino? Era ad un isolato da casa quando l’uomo che lo inseguiva vide un gruppo di ragazzi di 16-17 anni.
L’uomo gridò: << Ehi, ragazzi, quel frocio si avvicina a voi, fermatelo. >>
Pensava che i ragazzi che erano a pochi metri da lui avrebbero ignorato l’incitare dell’uomo, invece non lo fecero ma gli diedero retta. Loro si avvicinavano minacciosi da una parte, mentre l’uomo che lo inseguiva con la mazza veniva dall’ altra. L’unica cosa che poteva fare era attraversare la strada per andare al marciapiede opposto, ma poi dove sarebbe andato? Non ci pensò e per la prima e ultima volta nella sua vita non passò per le strisce pedonali né vide se stava passando una automobile, non aveva il tempo, lo avrebbero preso.
Una automobile a sostenuta velocità frenò troppo tardi e lo prese in pieno. Fece un volo di mezzo metro morendo sul colpo.
I ragazzi si dileguarono subito. La donna che lo aveva investito scese sconvolta dalla vettura, cercava di scuoterlo ma niente. Non vide che un uomo si allontanava soddisfatto per il risultato che aveva ottenuto.
 
La mattina seguente Luca si sentiva stranamente male, come se avesse perso qualcosa. Non aveva nessun sintomo di niente, a parte mancargli il respiro. La fatidica chiamata arrivò alle 8:12 di mattina, un orario che Luca non avrebbe più dimenticato. Sentì sua madre piangere, lui subito disse: << Cosa hai? Stai male? Vengo subito. >>
La madre gli disse solo la parola Francesco e a Luca cadde il telefono dalle mani. Si inginocchiò e i suoi occhi diventarono spenti, vuoti. Rimase in quella posizione per un’ora intera.
   
 
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