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Autore: Kikiletoway    13/01/2024    1 recensioni
“Provane uno,” Lucerys gli sventola davanti il dolcetto. “Tua figlia lo esige.”
 
Lucerys e le sue voglie, osservate da Aemond.
(questa one-shot fa parte della serie di "love resembles a misty dream").
Tags: Cibo usato come metafora d'amore, Fluff domestico, voglie durante la gravidanza.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aemond Targaryen, Lucerys Velaryon
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest, Mpreg
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Warning: c’è una piccola e breve scena di sesso nella fic, ma non è troppo esplicita, per questo il rating della storia è Arancione. Non la definirei nemmeno una vera e propria scena smut. Infatti anche Corviids aveva tenuto un rating più moderato per la storia, non l’aveva messa sotto il rating “Esplicito”.

Ecco il link alla storia originale in inglese: https://archiveofourown.org/works/48735892  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Aemond viene riaccolto nelle sue stanze nella Fortezza Rossa da dei servitori pallidi e da una guardia che trema come un vitellino appena nato, invece di atteggiarsi come un rispettabile cavaliere di Casa Targaryen. 
 
 
“Che significa che mio nipote è sparito?” Lui chiede, con la voce che vacilla sull’orlo sia della furia che della preoccupazione. “Il principe Lucerys porta in grembo un figlio — mio figlio. Come avete fatto a smarrirlo, idioti?”
 
 
Per la prima volta da mesi, Aemond aveva distolto lo sguardo dalla sua nuova sposa, finalmente attirato dalle colline fuori Approdo del Re per occuparsi di Vhagar, che era diventata sempre più agitata per via della mancanza di tempo passato in cielo. Anche se lui lasciava Lucerys per conto suo la maggior parte del tempo, rendeva Aemond molto più tranquillo tenere un occhio su di lui e sul bambino che portava in grembo — anche se il massimo che Lucerys poteva fare, vista la sua grossa stazza, era girovagare per i propri appartamenti e oziare sulla balconata che si affaccia sui giardini. Lucerys lascia a malapena le proprie stanze e, giunto ormai all’ottavo mese di gravidanza, passa la maggior parte del tempo a dormire, più che a fare qualsiasi altra cosa. 
 
 
Il ragazzo non è uno spirito irrequieto — più simile a un gatto pigro che apprezza molto più lo starsene sdraiato a prendere il sole rispetto al rincorrere i topi. Non c’è alcun motivo per cui dovrebbe andarsene in giro. Non quando poteva avere tutto ciò che desiderava con un semplice gesto della mano.
 
 
“Un paio d’ore fa ha richiesto un bagno caldo, Vostra Grazia, ma quando sono tornata a riprendere la vasca, lui non era nella stanza.” La domestica tiene la testa abbassata mentre parla. “L’acqua era ancora calda però, e c’erano delle impronte bagnate accanto al lavabo. Non può essere andato via da tanto tempo.”
 
 
Aemond si passa una mano tra i capelli e sbuffa col naso. “Perché siete ancora tutti qui?” Lui sbotta, facendo sobbalzare la servitù. “Trovatelo e riportatelo qui, prima che vi tagli la lingua per la vostra insolenza.” La servitù corre via senza un’altra parola, ma Aemond allunga di colpo una mano per afferrare la cosiddetta guardia di Lucerys dal braccio, strattonandolo più vicino. L’uomo barcolla, ma incontra l’occhio di Aemond in modo esitante. “Quel ragazzino porta in grembo il mio erede. Se anche un singolo capello sulla sua testa sarà fuori posto quando lo troverò, sarai tu a rispondere della tua negligenza.” Con quello, spinge via il cavaliere ed entra negli abbandonati appartamenti di Lucerys sbattendo la porta. 
 
 
Le stanze di suo nipote sono nello stesso stato che gli aveva descritto la domestica. Al centro del salottino c’è ancora una vasca d’acciaio piena d’acqua, disseminata di fiori e di oli dal profumo dolce, con del vapore che si solleva da essa. L’ampia vestaglia da giorno e la stola di Lucerys sono anch’esse ancora in un mucchio per terra accanto alla vasca. 
 
 
La vestaglia preferita di Lucerys — una morbida veste ondeggiante fatta di un tessuto d’oro massiccio e dettagli costosi — però manca. E c’è una serie di piccole impronte bagnate che portano a un arazzo sul muro più distante dalla porta. È un semplice ricamo di due draghi intrecciati l’uno con l’altro, ben lontano dall’essere sontuoso, ma era l’opera d’arte più modesta che Aemond era stato in grado di recuperare da dove i vecchi cimeli Targaryen erano riposti in una stanza inutilizzata, nelle profondità della Fortezza. Quando all’inizio Lucerys si era trasferito nelle sue stanze, si era lamentato che gli appartamenti erano troppo freddi e privi di vita. Il piccolo maritino di Aemond è davvero molto viziato, e si aspettava di essere alloggiato allo stesso modo in cui lo era stato quando viveva a Roccia del Drago.
 
 
Nonostante l’iniziale disagio della loro convivenza, Lucerys aveva provato di essere facile da gestire. Lui è tranquillo e si fa vedere poco, più assorto nel bambino che gli sta crescendo in grembo che nell’assecondare Aegon, quando lui riusciva a sgattaiolare negli appartamenti, senza che Aemond se ne accorgesse, per andare ad infastidire il loro nipote in comune. 
 
 
Lucerys è una presenza passiva, e quindi la sua sparizione improvvisa è una valida causa di preoccupazione. Se si aggiunge il fatto che suo nipote è in stato avanzato di gravidanza, Aemond è sull’orlo di una crisi di panico come mai prima d’ora. 
 
 
Tira via l’arazzo dal muro, gettandolo sul pavimento senza tante cerimonie, e si ritrova faccia a faccia con quella che sembra una porta chiusa. 
 
 
In un castello massiccio e misterioso quanto la Fortezza Rossa, è proprio degno della solita fortuna di Aemond il fatto che al suo irrequieto marito siano state date delle stanze che includono l’entrata a uno dei tanti passaggi segreti che collegano il palazzo. Almeno Lucerys ha avuto la lungimiranza di incastrare una pantofola tra la porta e lo stipite, per evitare di restare chiuso fuori. Ma il pensiero di suo nipote, nello stato più vulnerabile possibile, che vagava per le strade di Approdo del Re da solo, gli fa sprofondare lo stomaco. Lucerys è una piccola bestia infuriante, ma è poco più che un bambino lui stesso — un ragazzino attraente di alto lignaggio, nonostante le sue discutibili vere origini. 
 
 
Potrebbe essersi perso o potrebbe essere ferito. O qualcosa di molto molto peggio, il cui solo pensiero è abbastanza da far accapponare la pelle di Aemond. 
 
 
Aprendo la porta, si ritrova faccia a faccia con un passaggio non più ampio delle proprie spalle. Aemond è un uomo alto e grosso, ma Lucerys è in stato avanzato di gravidanza. È un miracolo che quel ragazzo sia riuscito a infilarsi tra quelle mura di pietra. 
 
 
Con una mano sul muro, Aemond si fa strada con sforzo nell’oscuro tunnel che ha davanti. L’unica luce che illumina il passaggio è quella che filtra dalla stanza di Lucerys alle sue spalle, ma Aemond riesce a sentire dei lievi rumori ovattati provenire da un punto avanti a lui, in lontananza. Essendo stato cresciuto dentro queste stesse mura, Aemond credeva di conoscere quasi ogni tunnel e passaggio segreto che collegava la Fortezza Rossa. Non c’è alcun motivo per cui le stanze di Lucerys, che si trovano su un piano superiore, siano collegate con l’esterno del palazzo, quindi può solo presumere che sia un altro finto passaggio segreto creato dalla mente tormentata di Maegor. 
 
 
Alla fine, dopo aver camminato per alcuni minuti nel buio totale, Aemond avvista una piccola quantità di luce che si riversa nel passaggio da una pendenza nel muro. Quando ci si avvicina e passa la mano lungo i solchi nel muro, la pietra al di sotto cede leggermente. Proprio lì dietro, Aemond sente dei sussurri ovattati, e il suono di un familiare basso gemito è tutto ciò di cui ha bisogno per spingere tutto il proprio peso contro il muro, finendo per incespicare dall’altra parte.
 
 
Aemond non è sicuro di cosa si aspettasse di vedere nella stanza in cui si è ritrovato. La sua mente va subito a pensieri di Lucerys ferito, o che il bambino sia arrivato improvvisamente prima del previsto. 
 
 
Quello che non si aspettava era di vedere un gruppo di domestici, sia giovani che anziani, rintanati in un angolo di quelle che sembrano essere le cucine. Le loro teste si rialzano di scatto ma, nel vedere Aemond, la maggior parte di loro si piega a fargli degli inchini affrettati. Ma anche mentre lo fanno, i loro occhi continuano a sfrecciare verso qualcosa dall’altra parte della stanza.  
 
 
Al centro della stanza, seduto sopra a un basso sgabello, c’è Lucerys — chinato su un tavolo disseminato di un assortimento di piatti, beatamente incurante del mondo che lo circonda, mentre si prendeva cucchiaiate di una spessa crema da un’ampia scodella, spalmandola poi su delle piccole tortine dolci. I suoi capelli sono ancora bagnati e gli si arricciano sotto le orecchie, piccole goccioline d’acqua costellano il colletto della vestaglia che ha addosso. Dentro una delle tante scialbe cucine per domestici della Fortezza Rossa, Lucerys si distingue come una stella cometa, nella sua lunga vestaglia dorata. Non presta attenzione ad Aemond o ai domestici, mentre si infila in bocca un’altra tortina alla crema, gemendo soddisfatto in modo peccaminoso.
 
 
Aemond osserva con incredulità. Non importa quanto lui creda che Lucerys abbia un aspetto stranamente affascinante e sereno, nulla riesce a razionalizzare nella sua mente il perché suo nipote abbia sentito il bisogno di fuggire dalle proprie stanze, come un ladro di notte, per via di alcuni dolcetti che avrebbe potuto farsi facilmente portare in camera. Helaena lo aveva avvertito che la gravidanza può fare in modo che una madre in attesa si comporti in modo strano, ma non era questo che lui si aspettava. Aemond non si era aspettato qualcosa di così… infantile. Dopo essere rimasto in dolce attesa, Lucerys era diventato silenzioso e facilmente irritabile, quindi dà ad Aemond un po’ di sollievo vederlo agire con un po' del suo solito spirito.
 
 
Non cambia il fatto che il ragazzo lo avesse fatto andare nel panico più totale. Aemond era stato pronto a bruciare tutta Approdo del Re al fine di ritrovarlo, solo per poi scoprire che suo nipote si era rintanato come un topolino che rosicchiava degli avanzi di cucina.
 
 
“Per tutti i Sette Inferi, che stai facendo?” Aemond chiede incredulo. 
 
 
I domestici dall’altra parte della stanza sobbalzano tutti al suono della sua voce, ma un servitore coraggioso — o forse stupido — parla. “È apparso all’improvviso, Mio Principe. Ha richiesto del cibo, ma ha rifiutato di permettere che glielo portassimo nelle sue stanze.”
 
 
“Hanno un sapore migliore quando sono appena sfornate.” Lucerys finalmente parla dal suo posto intorno al tavolo. Della spumosa crema biancastra gli è spalmata lungo la bocca e le guance, e lui fa schioccare le labbra in un modo piuttosto sgraziato mentre assapora un’altra tortina, con gli occhi fissi su Aemond mentre lo fa. È immensamente inappropriato; sembra che, con ogni giorno che passa, Lucerys dia sempre più prova del fatto che Rhaenyra non si era minimamente scomodata a tentare di allevare dei figli decenti e decorosi. Jacaerys è un primogenito maschio fin troppo zelante, Lucerys e l’altro ragazzo Strong non sono molti diversi da un branco selvaggio di cuccioli di lupo — completamente privi di buone maniere. 
 
 
Suo nipote stende un braccio, porgendogli una tortina, con le dita appiccicate dallo zucchero, e Aemond si ritrova a pensare a un altro gruppetto di nipoti che ha. C’è qualcosa di così innocente nel modo in cui Lucerys lo sta guardando, tendendogli una tortina allo stesso modo in cui Jaehaera gli porgeva una bambola così che Aemond potesse prenderla in mano, quando la piccola era solita giocargli davanti ai piedi, sul pavimento. 
 
 
“Provane uno,” Lucerys gli sventola davanti il dolcetto. “Tua figlia lo esige.” 
 
 
Aemond aggrotta le sopracciglia con confusione, e Lucerys alza gli occhi al cielo, voltandosi da dov’è seduto, così da poter poggiare la schiena all’indietro, facendo sporgere il proprio pancione. Ci posa una mano sopra e lo accarezza. 
 
 
“Lei è stata molto attiva fin da quando mi sono svegliato. Solo la sua voglia di tortine alla crema è stata abbastanza da salvarmi dal dovermene stare intrappolato in bagno tutto il giorno.” Lucerys si massaggia lo stomaco dall’alto in basso con un sorriso affettuoso. “Tua figlia ha scelto di essere clemente.” 
 
 
Lucerys è convinto che avranno una figlia femmina. Anche se la maggior parte dei lord preferirebbe avere prima di tutto un figlio maschio, Aemond si è ritrovato ad affezionarsi all’idea di una piccola bimba che gli somiglia. 
 
 
“Tieni.” Suo nipote gli prende la mano e ci posa sopra la tortina al centro del palmo. È piccola e la crema ci è stata spalmata sopra in modo irregolare, ma Lucerys non sembra importarsene. “Mangiare un dolcetto non ti ucciderà, Zio.” 
 
 
A quel punto, Lucerys prende in mano un’altra tortina per sé, prendendo un grosso morso, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Aemond, mentre la sua lingua rosa sfreccia a leccarsi la crema zuccherosa dalle labbra. 
 
 
Alle loro spalle, Aemond riesce a sentire gli sguardi dei domestici su di loro, ma Lucerys continua a banchettare col suo bottino, senza curarsene. Nel momento in cui quei servitori avrebbero lasciato questa stanza, si sarebbero sparsi dei pettegolezzi sull’avventura improvvisata di suo nipote, e lui finirà per ricevere una ramanzina da sua madre o Ser Criston sul non tenere sua ‘moglie’ abbastanza al guinzaglio. La stabilità della loro casata fa affidamento esclusivamente sulla salute e sulla sicurezza di Lucerys. Ma non rientrava forse nei doveri di Aemond come suo marito assicurarsi che lui fosse, come minimo, contento? E se la felicità attuale di Lucerys è dettata da se le sue tortine alla crema siano appena sfornate oppure no, ricade quindi sotto la responsabilità di Aemond assicurarsi che lui le riceva. 
 
 
Quando si erano sposati, Aemond non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbero state delle tortine alla crema a causare un tale conflitto interiore. 
 
 
Con gli occhi di Lucerys ancora fissi su di lui, Aemond prende un piccolo morso. È orribilmente dolce, ma la tortina è piacevolmente soffice. Anche se non è qualcosa che di solito mangerebbe, riesce a capire perché suo nipote ha un’affinità per quei dolcetti.
 
 
Si pulisce la bocca. “Adesso ce ne torniamo nelle tue stanze.” Aemond porge un braccio a Lucerys, così che possa appoggiarcisi. “Farò in modo che un domestico ti porti altre tortine, se è ciò che desideri, ma la tua condizione è troppo delicata per permetterti di vagare in giro senza supervisione.” 
 
 
Suo nipote continua a mangiucchiare la tortina, mentre lo fa i denti gli sbucano fuori come quelli di un coniglio. Quando anche l’ultimo pezzo di tortina viene divorato, Lucerys allunga il braccio e prende la mano di Aemond. Facendo attenzione, Aemond lo aiuta ad alzarsi, intrecciando il braccio del ragazzo col proprio. 
 
 
“Possiamo richiedere che la donna che ha preparato le tortine venga con noi a Summerhall? Mi sono piaciute.” 
 
 
Certo che ti sono piaciute, Aemond vorrebbe dire. Te ne sei mangiato un intero vassoio tutto da solo. 
 
 
“Vedrò quello che posso fare.” Risponde. 
 
 
Lucerys fa un verso d’assenso, facendosi più vicino al braccio di Aemond. Quando suo nipote gli si preme contro, Aemond riesce a sbirciare il petto del ragazzo da sotto la sua vestaglia. I capezzoli rosei di Lucerys si strofinano contro il tessuto, e Aemond si costringe a distogliere lo sguardo. 
 
 
“Hai intenzione di finirla quella?” Lucerys chiede mentre iniziano ad incamminarsi verso l’entrata del passaggio segreto. Suo nipote indica la tortina dimenticata sul palmo di Aemond, alzando lo sguardo su di lui con aspettativa. 
 
 
Da qualche parte alle loro spalle, un domestico prova a nascondere una risata con un colpo di tosse, e Aemond sospira. 
 
 
“Prendila e torna nella tua stanza, taoba (ragazzo).” 
 
 
Lucerys afferra il dolcetto e se lo infila in bocca con un ampio sorriso. Mentre osserva suo nipote correre allegramente per tornare nel tunnel, Aemond decide di non soffermarsi sul perché il suo cuore abbia stranamente iniziato a battere più forte a quella vista. 
 
 
 

 
 
 
Aemond preferisce di gran lunga il cortile d’addestramento di Summerhall rispetto a quello della Fortezza Rossa. Qui, lui poteva allenarsi nelle sue tecniche con la spada senza la presenza deconcentrante dei lord e le lady di corte che cercavano di attirare la sua attenzione. 
 
 
Anche se Ser Medrick Manderly non è abile quanto Ser Criston, l’uomo del nord prova di essere un compagno d’allenamento adeguato, quando Aemond decide di passare un pomeriggio nel cortile d’addestramento. I due uomini si danzano intorno, le loro lame d’acciaio sferzano l’aria e sferragliano l’una contro l’altra mentre entrambi tirano dei fendenti. 
 
 
Il clima di Summerhall è mite, una leggera brezza e una fitta nebbia provenienti dal grosso lago e dal suo fossato circondano sempre la fortezza supportata dalle montagne. Ciononostante, Aemond si ritrova con la sua tunica bianca a maniche lunghe fradicia di sudore, attaccandosi al suo petto. 
 
 
In questi cortili c’è dell’indispensabile privacy. Summerhall ha un presidio crescente — cavalieri itineranti e terzogeniti che cercano servizio presso il nuovo ramo della famiglia reale in un tentativo di farsi un nome — ma a parte quello, non ci sono cortigiani invadenti che lo fissano inebetiti, che spettegolano o che lo distraggono. Le uniche persone a Summerhall sono Aemond e i domestici. 
 
 
E suo marito e i bambini, ovviamente. 
 
 
La costante presenza di Lucerys è strana ma non indesiderata. Invece di starsene seduto sui bastioni, suo nipote ha scelto di accomodarsi su una poltroncina sotto un piccolo baldacchino direttamente sull’altro lato del cortile, osservando con affetto i loro gemelli e il loro protetto giocare con dei pupazzi e dei blocchi di legno ai suoi piedi. 
 
 
O almeno, di solito lui presta la sua totale attenzione ai bambini. Dal loro ritorno da una visita a Driftmark, e da quando i maestri avevano confermato che il giovane uomo aspetta un bambino, lo sguardo di Lucerys adesso sembra non lasciare mai Aemond. Gli appetiti di suo nipote sono cambiati drasticamente. Ora, lui non brama solo le più dolci prugne dorniane con dei biscotti caldi, ma è alla ricerca costante dell’attenzione e del tocco di Aemond. 
 
 
Aemond mentirebbe se dicesse che non gli piace quel cambiamento.
 
 
Anche se si sta leccando del succo di arance rosse dalle dite, gli occhi di Lucerys si rifiutano di staccarsi da Aemond mentre lui combatte con Ser Medrick. Il cavaliere si approfitta di quella distrazione momentanea, facendogli passare un piede sotto le gambe, e facendo in modo che il principe Targaryen cada nel terreno sudicio.
 
 
“Distratto, Mio Principe?” Medrick ride, infilzando la propria spada nel terreno proprio accanto a lui. Gli offre una mano, ma Aemond la scaccia via con uno sbuffo, costringendosi a rialzarsi da terra e facendo tornare One-Eye nel suo fodero. Medrick si limita meramente a scrollare le spalle a quel rifiuto. “Vuoi fare un altro duello o ne hai avuto abbastanza per oggi?” 
 
 
“I bambini devono fare un pisolino.” Lucerys si alza dalla sua postazione e si incammina verso i due uomini con un’espressione neutrale. Le sue mani sono conserte sotto il piccolo rigonfiamento del suo pancione, a malapena visibile sotto l’allentata tunica lunga che indossa. Nonostante il suo viso composto, c’è uno sguardo negli occhi di Lucerys che allerta Aemond del fatto che c’è qualcosa di molto più perverso nei pensieri dell’uomo più giovane. 
 
 
Aemond si passa una mano tra i suoi capelli recentemente tagliati. “Scorta i bambini fino alle loro stanze e staziona le giuste guardie a vegliare su di loro mentre riposano.” Medrick rivolge a entrambi un’occhiata che Aemond sceglie di ignorare, prima di inchinarsi e di allontanarsi per unirsi ai bambini e alle loro balie. 
 
 
Dall’altra parte del cortile, sua figlia lo saluta con la mano con entusiasmo, e Aemond ricambia quel gesto con un proprio piccolo saluto con la mano. Saera è un concentrato di energia con cui è difficile stare al passo, e di sicuro lei diventerà sempre più irrequieta nei prossimi anni. Ma lei è il più grande tesoro che Aemond abbia mai avuto il piacere di chiamare suo. Summerhall è spesso un posto tedioso, ma Saera e Aenys continuano a riempirlo con una luce di cui aveva disperatamente bisogno, anche se lui non se n’era reso conto. 
 
 
Mentre i bambini vengono scortati di nuovo nel castello, Lucerys scivola accanto ad Aemond, prendendolo a braccetto. La sua maglia gli è ancora appiccicata addosso dal sudore, ma a Lucerys non sembra importare mentre inizia a guidare entrambi fuori dal cortile e verso i giardini. 
 
 
“La bambina si è mossa oggi.” Lucerys dice con un sorriso. Mettono piede nel vasto giardino collegato al parco degli dèi, e suo nipote lo trascina sempre più in profondità in quei luoghi, fino a quando non sono sotto l’ombrosa chioma di alcuni alberi. “Lei è molto gentile. Magari questa qui sarà molto più calma di Saera.” Lucerys lascia andare il suo braccio e praticamente saltella verso uno dei tanti cespugli in fiore che decorano il giardino. Il rumore dei suoi piedi in pantofole riecheggia contro il sentiero lastricato, fino a quando non raggiunge un cespuglio di fiori viola chiaro, entrando nel morbido terreno che li circonda. 
 
 
Aemond osserva mentre Lucerys coglie una manciata di fiori, raccogliendoseli sul palmo e ispezionandoli con attenzione, fino a quando non fa un verso soddisfatto, iniziando a tornare verso di lui, sempre saltellando, con la sua aperta vestaglia blu chiara che gli svolazza alle spalle. 
 
 
“Anche se lei ha reso i miei appetiti… strani.'' Lucerys prende una delle mani di Aemond e ci posa sopra un fiore. Lui non può fare altro se non guardare suo nipote con aspettativa, perché questo non è per niente quello che lui supponeva stesse per accadere. Forse c’è una qualche metafora in quel fiore che al momento gli sfugge, ma di solito quando Lucerys lo guardava in modo così voglioso, subito dopo il giovane uomo finiva per gettarsi addosso ad Aemond. 
 
 
Aemond solleva il fiore. “E questo è uno di quegli appetiti?” Timidamente, Lucerys regge uno dei petali del fiore.
 
 
“Peonie.” Suo nipote fa ruotare quella flora e i suoi petali accarezzano i petali delle labbra di Lucerys. “Stavo conversando con Maestro Anson e lui mi ha spiegato che ci sono molti fiori commestibili — alcuni dei quali sono in questo stesso giardino. Ma le peonie sono le mie preferite.” Con quello, Lucerys si poggia il fiore al centro della lingua e chiude la bocca. Aemond osserva mentre suo marito mastica il fiore e lo ingoia come se non fosse per niente inusuale. 
 
 
Lucerys si mette un altro fiore in bocca, alzando lo sguardo su Aemond con aspettativa. 
 
 
“Di recente hai banchettato di questa roba?” Aemond tiene alzato il fiore tenendolo tra il pollice e l’indice. “Lucerys, tu sei un principe non una cavalla.”  
 
 
Gli angoli della bocca di suo marito si piegano verso il basso in un piccolo cipiglio. La tristezza inonda il viso del ragazzo e ad Aemond viene ricordato che, oltre alle sue strane voglie, il portare in grembo un figlio rendeva Lucerys piuttosto sensibile — in ogni senso della parola. 
 
 
“Volevo solo,” La voce di Lucerys vacilla. “Volevo solo condividere la mia scoperta con te. Tu leggi sempre quei vecchi libri, e credevo che la cosa ti avrebbe interessato come ha interessato me.” 
 
 
Aemond odia il fatto che il senso di colpa e il desiderio di accontentare Lucerys riescano a sopraffarlo così facilmente. Normalmente è facile ignorare gli enormi occhi ammalianti di suo nipote, ma la consapevolezza che Lucerys sta portando in grembo e sta accudendo il loro bambino, rende Aemond debole in modo umiliante ai suoi capricci. 
 
 
Il ragazzo chiede ad Aemond di unirsi a lui nello sgranocchiare dei fiori, e Aemond si ritrova a farlo esclusivamente per eliminare quell’espressione pietosa dal volto di Lucerys. 
 
 
Ha proprio lo stesso sapore che Aemond si aspettava. La consistenza è simile a quella delle verdure servite insieme ai pasti che consumano a pranzo e a cena, ma ha un sapore che gli ricorda gli oli che Lucerys usa nei suoi bagni. Non è spiacevole. Se c’è qualcosa di spiacevole è il fatto che Aemond sia stato disposto a mangiare qualcosa di così bizzarro solo per compiacere suo marito. 
 
 
L’espressione triste di Lucerys si trasforma in un’espressione di felicità. “Sono buone, vero?” Non c’è più flora tra le sue mani, perché a quanto pare è riuscito a mangiarsela tutta. Aemond riesce solo a fare un verso evasivo, ma è abbastanza per Lucerys. Suo nipote alza le mani sui lacci della tunica di Aemond e inizia a giocherellarci. “Avevi un aspetto… hai combattuto bene oggi. Nel cortile.” Si morde il labbro inferiore coi denti davanti. “Io non sono mai stato troppo bravo con una lama in mano.” 
 
 
Aemond fa un verso, appoggiandosi con la schiena contro l’albero alle sue spalle. “Mi permetto di dissentire.” Con un dito inarca verso l’alto il mento di Lucerys, osservando il ragazzo arrossire dall’imbarazzo. 
 
 
“Devi proprio prendermi in giro? Stavo cercando di farti un complimento.” Aemond snoda un braccio intorno alla vita di Lucerys, tirandosi suo nipote più vicino fino a quando non riesce a sentire il respiro del ragazzo sul proprio viso. Senza chiedere, Aemond preme un bacio sulle labbra di Lucerys e sorride quando il più giovane si scioglie in quel gesto.
 
 
“Devi imparare a usare le tue parole, nipote.” Aemond sussurra contro le labbra di Lucerys. “Tutte queste stupidaggini solo per farmi sapere che muori dalla voglia di essere toccato. Pensavo che fossimo andati oltre tutto questo.” 
 
 
Lucerys piagnucola, approfondendo il bacio mentre si spinge in avanti strusciandosi sul ginocchio che Aemond gli ha fatto scivolare tra le cosce. “Non volevo fare una scenata.” 
 
 
Aemond sbuffa col naso a questo. “La discrezione non è il tuo forte, moglie. Stavi sbavando come una cagna in calore.” Le sue mani scivolano sotto l’orlo della tunica di Lucerys e afferrano le sue cosce morbide. 
 
 
“Smettila di essere così volgare.” Lucerys rilascia un sospiro soddisfatto quando le dita di Aemond raggiungono la sua biancheria e iniziano a stimolare la sua intimità sensibile. Suo nipote inizia a ondeggiare i fianchi verso il basso contro le dita di Aemond, spingendo il sottile tessuto dentro di sé. “Finiscila di stuzzicarmi, Qybor(Zio).” Senza chiedere, Lucerys slaccia i pantaloni di Aemond e gli tira fuori il membro. 
 
 
Schioccando la lingua, Aemond fa ruotare la loro posizione così che adesso sia Lucerys quello con la schiena contro l’albero. Senza tante cerimonie, suo nipote solleva l’orlo della sua lunga tunica e guida l’erezione di Aemond in mezzo alle sue cosce, affondandoci sopra senza esitazione. 
 
 
Anche se lui era entusiasta quando Aemond faceva la prima mossa, rendere Lucerys a suo agio col sesso era stata un’impresa che è riuscito a superare solo con del tempo. Consumare il loro matrimonio non era stato piacevole per nessuno dei due, e Lucerys aveva rifiutato di farsi toccare di nuovo dopo che era stato confermato che la loro unione iniziale aveva dato frutto. Era stata soltanto una combinazione di distanza, isolamento, e del puro e semplice desiderio di espellere dell’energia repressa che li aveva indotti a finire a letto insieme un’altra volta, quasi due anni dopo la nascita dei loro figli. Lucerys non era più una tremante novella sposa di quindici anni. Adesso, a diciotto anni, Lucerys ha un portamento leggermente più sicuro, e ricerca attivamente il tocco di Aemond invece di tirarsi indietro. 
 
 
È uno sviluppo reciprocamente vantaggioso nella loro relazione, ma mentre Aemond guarda suo nipote rimbalzare sul suo membro — gemendo senza vergogna con le sue braccia alzate che si aggrappano al tronco dell’albero sopra la sua testa — non riesce ad evitare di domandarsi se ha contribuito alla creazione di una bestia ancora più indomabile e seducente di prima. 
 
 
“Perché non ti stai muovendo?” Lucerys si lamenta quasi sospirando, coi fianchi che si strusciano avanti e indietro. “È crudele far fare tutto il lavoro a una persona incinta.” Le lavandaie continuano a svolgere dei lavori pesanti fino al momento in cui vanno in travaglio, ma Lucerys non è una donna di umili origini. Lui è viziato ed esasperante, e il fatto che ogni fibra del corpo di Aemond desideri quel ragazzo lo rende solo ancora più insopportabile. 
 
 
Con le mani sui fianchi del più giovane, Aemond si spinge dentro di lui lentamente e in modo gentile — senza voler far del male al bambino o al ragazzo che lo porta in grembo. 
 
 
Lucerys geme, poggiando la testa contro l’albero. “Più forte, Qybor. Non mi romperò—“ Il suo lamentarsi si interrompe con uno strillo quando Aemond gli schiaffeggia la coscia con una mano. Lui si concentra sull’avvolgente calore bagnato intorno al proprio membro, e sul dolce ansimare del ragazzo che adesso gli sta passando le dita tra i suoi capelli corti. 
 
 
“Amo i tuoi capelli.” Il respiro di suo nipote è caldo contro la sua guancia. Lucerys sta farneticando, il che significa che è vicino all’apice, così Aemond aumenta il ritmo, i suoi pollici causano dei lividi sulla pelle dei fianchi di Lucerys mentre se lo tira in basso sul proprio membro. È solo quando un uccellino cinguetta rumorosamente sopra di loro in cima all’albero, che Aemond si rende conto di quello che sta facendo. Eccolo lì, il figlio del re e il nuovo lord di Westeros, a spingersi con forza in mezzo alle gambe del suo piccolo maritino in piena luce del giorno come un barbone morto di fica. La cosa peggiore è che quel pensiero — essere scoperti in una posizione tanto scandalosa — sprona Aemond ancora di più.
 
 
Presto, suo nipote si stringe con forza intorno a lui, i suoi gemiti sospirati si trasformano in miagolii disperati mentre l’apice si fa sempre più vicino. Lucerys è bellissimo in questo stato — col suo piccolo nasino corrugato e le sue labbra rosee spalancate dal piacere. Riuscendo a dare un’ultima spinta, Aemond rilascia un grugnito quasi sofferente mentre viene dentro suo nipote. Lucerys reagisce di conseguenza, alzandosi in punta di piedi mentre il suo corpo viene scosso dal piacere, contorcendosi intorno ad Aemond. 
 
 
Quando alla fine i loro picchi si dissipano, non c’è alcuna sensazione di realtà che si abbatte su di loro. Questa è la loro vita; per quanto sia indecoroso, è un loro diritto profanare i loro stessi giardini se lo desiderano. Lucerys gli ha dato un figlio maschio e una figlia femmina, eppure il corpo di suo nipote sta accudendo una vita di cui non avevano necessità. No, questo nuovo figlio è stato creato da qualcos’altro. Un figlio libero da obblighi e fatto dal puro e semplice desiderio. 
 
 
Un bambino nato perché loro lo volevano. Perchè Aemond voleva Lucerys. 
 
 
Suo nipote lascia che la gonna del suo ampio abito ricada in basso, ma non tenta di tirarsi via da Aemond. Invece, Lucerys si massaggia lo stomaco con una mano, sbattendo pigramente le palpebre guardando Aemond. 
 
 
“Ho fame.” Dice, come se l’uccello di Aemond non si stia ammosciando dentro di lui. 
 
 
Chiudendo il suo occhio, Aemond prova a non sospirare.
 
 
“Certo che hai fame.” 
 
 
 

 
 
 
Anche se non era esperto o decorato quanto Daemon, Aemond ha visto un bel po’ di combattimenti nella sua vita. Aveva passato sei mesi nelle Isole di Ferro abbattendo un tentativo di ribellione, quindi il sangue e i pericoli di una battaglia non gli sono estranei. 
 
 
Nessuna battaglia, però, può reggere il confronto con la guerra che è l’essere sposato con Lucerys Velaryon.
 
 
“Che la dea Madre mi protegga.” Lucerys grugnisce, chino sul tavolo e poggiandoci sopra le mani mentre mormora una preghiera a degli dèi che non segue. “Tuo figlio mi ha trasformato in una dannata vacca, Aemond.” 
 
 
Aemond si limita meramente a fare un verso d’assenso, ruotando l’asta della freccia di cui sta esaminando la punta tra le dite. Suo nipote piega la testa di lato guardandolo, accigliandosi, il suo dispiacere nel non essere immediatamente al centro dell’attenzione è ovvio. “Mia madre non è mai diventata così grossa quando portava in grembo me o i miei fratelli,” Lucerys alza il mento in un tentativo esilarante di apparire minaccioso. “Questa è colpa tua. Dovrei scrivere alla Regina per chiederle se tu e i tuoi fratelli eravate grossi quanto delle cazzo di anatre arrosto quando vi ha partoriti. Perché la mia testa non è nemmeno lontanamente grossa quanto la tua.” 
 
 
Alla fine, Aemond gli lancia un’occhiata e il profondo cipiglio di Lucerys vacilla. Non è una bugia che Lucerys non è mai stato così paffuto; le sue guance sono piene e cherubiche, tinte di rosso dall’aria fredda che le pizzica. Unite alla tunica lunga e alla pesante vestaglia rossa rivestita di pelliccia che ha addosso, Lucerys ha insistito con occhi lucidi di avere l’aspetto di un’enorme mela, e Aemond non può negarlo. Anche il suo stomaco è di una grandezza paragonabile solo a quando aveva portato in grembo i loro gemelli.
 
 
Lucerys inarca le sopracciglia con aspettativa, e Aemond posa la freccia che teneva in mano.
 
 
“Non chiamarti una vacca, Lucerys. Stai portando in grembo un figlio della corona. Mio figlio, se proprio devo ricordartelo.” Suo nipote arrossisce, ma le sue labbra si piegano in un broncio. “Se le tue dimensioni ti preoccupano così tanto, suppongo che potrei annullare la battuta di caccia. Sostituire il tuo cinghiale al miele con un’insalata di erbe dolci.” 
 
 
Si fissano per un istante, aspettando di vedere chi cederà per primo. È una piccola vittoria quando Lucerys distoglie lo sguardo dal suo, lasciandosi cadere sulla propria sedia.
 
 
“Va’ ad ammazzare quel dannato maiale.” 
 
 
Aemond trattiene un sorriso, alzandosi in piedi e sistemandosi il proprio mantello di pelliccia rosso scuro. La battuta di caccia che ha organizzato è una piccola cosa, parteciperanno solo poco più di una dozzina o giù di lì di domestici e cavalieri. È più che altro un tentativo di uscire fuori dalle mura spesso soffocanti di Summerhall, permettendo ai bambini di esplorare i boschi che circondano la loro casa. Aenys e Toron, il loro protetto, hanno finalmente raggiunto l’età dov’è appropriato iniziare a imparare come cacciare per divertimento. 
 
 
Il loro figlio dai capelli argentei in questione sta adesso correndo per la radura in cui hanno montato la loro tenda e dei tavoli, un piccolo arco simile a quello di Aemond gli pende dalla spalla. 
 
 
“Muña! Muña!” Aenys si affretta a raggiungere Lucerys, con un ampio sorriso sul volto. Immediatamente, Lucerys apre le braccia, avvolgendone uno intorno alle spalle di Aenys, così che il loro figlioletto possa accoccolarsi contro di lui. “Guarda che ho preso.”
 
 
Aenys indica qualcosa e Aemond segue quella direzione. Suo figlio sta indicando una delle guardie che sta tenendo in mano un grosso volatile trafitto da una freccia. 
 
 
Il colpo non è stato dritto e pulito, ed era ovviamente da dilettanti, ma comunque impressionante. 
 
 
“Ottimo lavoro, tesorino.” Lucerys culla la testa del ragazzino e posa un bacio sui suoi capelli. “Riuscirai a superare tuo padre in men che non si dica, non è vero, Valzȳrys (marito)?” Il sorriso di Lucerys si fa più ampio, ma c’è dell’intensità nei suoi occhi. “ Rijagon aōha tresy .” Suo nipote dice con dolcezza, ma gli sembra quasi più simile al sibilo di una vipera. Elogia tuo figlio
 
 
La gravidanza rendeva Lucerys insolente. 
 
 
“Vieni,” Aemond fa segno ad Aenys di seguirlo. “E’ tempo di vedere come cacciano i veri uomini.” 
 
 
Suo figlio non si muove, alzando invece la testa per guardare Lucerys, cercando la sua approvazione. Lucerys, d’altra parte, sorride in modo compiaciuto.
 
 
“Quella è una grande idea, mio lord.” Lucerys si alza dal suo posto e Aenys lo stabilizza con attenzione. “Di sicuro non ti darà fastidio se guardo anch’io? Tutti sanno che sei tra i cacciatori migliori di Westeros.” Il sarcasmo gronda da ogni parola, e Aemond serra la mascella. 
 
 
“Certo che no, ābrazȳrys (moglie).” Risponde freddamente. Gli offre un braccio, ma Lucerys mantiene il proprio braccio avvolto intorno alle spalle di loro figlio con un sorrisetto. Lasciando ricadere il braccio lungo il fianco, Aemond si posa il proprio arco sulla spalla, iniziando a incamminarsi verso l’estremità dei boschi. Fa cenno a un cavaliere di avvicinarsi, e l’uomo si inchina subito. 
 
 
“Come posso esserti utile, Principe Aemond?” 
 
 
Aemond ispeziona la fila di alberi che ha di fronte. “Come stiamo messi con la selvaggina?” 
 
 
“Bene, milord. Al tuo comando, rilasceremo i mastini e quello dovrebbe spingere qualsiasi animale fuori all’aperto.”
 
 
Fa un verso d’assenso, in approvazione, “Fallo.”
 
 
Il cavaliere annuisce e, su comando, i ragazzi del canile lasciano andare i guinzagli che tenevano fermi i mastini, e i cani sciolti sfrecciano tra gli alberi. Gli uccelli volano via dai rami e Aemond estrae la sua freccia, in preparazione.
 
 
“Aspetta!” Lucerys grida, a voce troppo alta per il silenzio necessario per cacciare. Aemond si volta di scatto per fronteggiarlo con un cipiglio. “Voglio provare.” Suo nipote avvolge una mano intorno alla presa dell’arco, come se non ci sia una freccia tagliente puntata direttamente ai loro piedi. 
 
 
“No.” Aemond risponde, allontanando l’arco dalla mano di Lucerys e tenendolo fuori dalla sua portata. “Hai mai tenuto in mano un arco prima d’ora, Lucerys, tanto meno cacciato un animale? E aspetti un bambino.” 
 
 
Suo nipote allunga di nuovo la mano verso l’arco con un broncio. “Bè, no. Roccia del Drago è poco più che roccia e, come hai detto tu, continui a ingravidarmi tenendomi sempre incinta, impedendomi di imparare.” Lucerys piega la testa di lato e fissa Aemond con degli occhi che lo destabilizzano. Non direbbe che è il senso di colpa che lo riempie, ma c’è un certo livello di vergogna nel sentirselo dire così, senza mezzi termini. 
 
 
Aemond sospira. 
 
 
“Se non riuscissimo a prendere niente oggi, non lamentarti quando non ci sarà della carne fresca a cena.” Posa di nuovo l’arco in mano a Lucerys e lo tira indietro fino a quando la schiena di suo nipote non è poggiata al petto di Aemond. “E non piangere quando ti renderai conto d’aver massacrato una creatura innocente.” 
 
 
Usa le proprie mani su quelle di Lucerys per tendere l’arco, posizionando entrambi in una postura corretta. 
 
 
Lucerys rabbrividisce contro di lui. “Quello è stato crudele.” Lui dice quietamente, sistemando la sua postura. 
 
 
Aemond flette le dita su quelle di Lucerys. “E’ la verità. Credevo che la verità fosse apprezzata più di ogni altra cosa nel nostro matrimonio.” 
 
 
In quel momento, un cinghiale fuoriesce dal cespuglio. A Lucerys manca il fiato, e lancia un’occhiatina ad Aemond con trepidazione, le lunghe ciglia di suo nipote gli svolazzano contro le guance. Stabilizzando le braccia di suo nipote, Aemond tira la freccia all’indietro e la punta direttamente al fianco del cinghiale. 
 
 
“Stabile,” Aemond sussurra a bassa voce nell’orecchio di Lucerys, e l’uomo più giovane gli trema contro, annuendo. Prendendo in considerazione il pancione di suo marito, la loro postura è maldestra, ma non poteva fare di meglio. “Inspira profondamente, e poi…” Lucerys prende un profondo respiro e il cinghiale alza la testa di scatto. 
 
 
“Rilascia.” 
 
 
Lucerys lascia andare la corda e la freccia vola come un lampo attraverso l’aria, ficcandosi nel fianco del cinghiale. La creatura scappa nei boschi, ma i cavalieri e i loro mastini seguono il cinghiale standogli alle calcagna. 
 
 
Suo nipote rilascia il respiro che stava trattenendo, voltandosi di scatto con un sorriso raggiante.
 
 
“L’ho preso!” Lucerys esulta senza fiato. Nonostante il fatto che ha ventun anni, suo marito sembra un bambino che aspetta con impazienza di essere elogiato. 
 
 
Prendendo l’arco di mano a Lucerys, Aemond se lo rimette sulla spalla. “Ceneremo bene stasera.” 
 
 
Il sorriso di Lucerys si allarga ancora di più, e lui si volta verso Aenys, che ha osservato quell’intero scambio a bocca aperta. “La tua muña è piuttosto bravo, non è vero?” 
 
 
Aenys fissa Lucerys con un’espressione di meraviglia, prima di lanciarsi contro il fianco di sua madre, affondandoci dentro il viso.
 
 
“Sei il più bravo di tutti, sei il migliore.” Il loro figlioletto risponde, con la voce ovattata. 
 
 
 

 
 
 
Partorire Valerion quasi uccide Lucerys, e in seguito il marito di Aemond diventa spaventosamente magro. Anche dopo due settimane, una febbre rimane persistente — rifiutando di abbassarsi, non importa quanti panni inumiditi gli vengano poggiati sulla testa e in quanti bagni freddi venga immerso.
 
 
Uno scorcio di sollievo gli viene concesso un mese dopo l’inizio della sua guarigione, e Aemond si ritrova dinanzi una delle domestiche di suo marito, mandata dallo stesso Lucerys in persona a richiedere una visita da parte sua e dei loro due figli più piccoli, mentre è in grado di riceverli. 
 
 
È così che Aemond si ritrova davanti alle porte delle stanze un tempo inutilizzate di Lucerys, con un piccolo lattante in un braccio e un bebè addormentato nell’altro. Il cavaliere di guardia apre e chiude la porta con cura, attento a non spaventare Lucerys nella sua condizione delicata, e Aemond entra in modo altrettanto silenzioso. Ma il silenzio viene rotto repentinamente quando Gaemon scorge la propria madre e rilascia un gorgoglio stridulo ed entusiasta. 
 
 
Lucerys è appoggiato su una montagna di cuscini, il suo corpo sta affogando in un mare di coperte di pelliccia e nella camicia da notte che sta indossando, ma nonostante la sua evidente stanchezza, lui sorride debolmente al loro arrivo.
 
 
“Ciao, tesorini miei.” La sua voce è rauca a causa del disuso, ma non è meno piena d’affetto quando Gaemon inizia a dimenarsi in un tentativo di raggiungerlo. “Dammelo.” Lucerys dice, tendendo le braccia. Quando Aemond esita, Lucerys sospira. “Desidero vedere mio figlio, Aemond. Tenerlo in braccio non mi farà male.” 
 
 
Tenerlo in braccio no, ma metterlo al mondo di sicuro gli aveva fatto del male. Aemond fa una smorfia mentre abbassa lo sguardo su Valerion che dorme serenamente tra le sue braccia. Il loro figlio minore è così piccolo — è davvero assurdo che qualcosa di così delicato possa causare così tanto dolore. Gaemon era grosso il doppio di lui quand’è nato, ma la sua nascita era stata veloce e tranquilla. 
 
 
Aemond piazza Gaemon tra le braccia di Lucerys, e il piccolo ridacchia in modo allegro. 
 
 
“Ciao, mio piccolo cavaliere.” Suo marito scocca un bacio su una delle guance cicciottelle di Gaemon e il piccolo rilascia un gridolino contento come risposta. “Hai fatto il bravo? Vedo che stai mangiando bene.” Prende un piccolo pugno nella propria mano e fa finta di morderlo, facendo ridacchiare Gaemon ancora più forte. 
 
 
“Non posso dire lo stesso per te.” Aemond prende posto sulla sedia accanto al letto di suo nipote. “Non ti stanno nutrendo correttamente? Sei pelle e ossa.” 
 
 
Lucerys cambia posizione a Gaemon tra le sue braccia, e lascia che il bambino poggi la testa sulla sua spalla. “I domestici del nostro personale stanno facendo del loro meglio, marito. Sono io il problema.” Suo nipote indica se stesso. “Nulla di quello che mando giù resta dentro.” C’è un tono di sconfitta nella sua voce. 
 
 
Proprio in quel momento, le porte si aprono e un gruppo di domestici entrano portando un vassoio. Posano il cibo sul tavolo accanto al letto di Lucerys, scoperchiandolo e rivelando una ciotola e un pezzo di pane. 
 
 
“Questo è tutto?” Aemond chiede, anche se quella frase esce fuori più come un’accusa. Osserva il cibo e poi i servitori. “Lui è praticamente pelle e ossa — anche un septon mangia meglio di così-“
 
 
Una mano gli afferra improvvisamente l’avambraccio e glielo stringe. “Vi ringrazio, non ho bisogno d’altro.” Lucerys non lo guarda mentre si rivolge ai domestici, che si inchinano e si affrettano ad uscire dalla stanza con le teste chinate.
 
 
“Mangiare come un topo non ti aiuterà a recuperare la forza, Lucerys.” Suo nipote evita il suo sguardo, preferendo cullare Gaemon tra le sue braccia. “Stai ricadendo nelle tue cattive abitudini di quando stai male.”
 
 
“Non è vero.” Lucerys sbotta, alzando finalmente lo sguardo su di lui. “Non è vero.” Ripete più sommessamente. “Sono stanco, tutto qui. Ho troppa poca forza per riuscire a restare sveglio, figuriamoci per mangiare dei pasti sostanziosi come vorresti tu.” I suoi occhi si spostano su Valerion, che continua a dormire profondamente tra le braccia di Aemond. 
 
 
“Posso tenerlo?” Lucerys domanda, fissando con bramosia il loro figlio più piccolo. La febbre lo aveva colto prima che loro due potessero passare del tempo da soli insieme, ma Valerion sembra conscio del fatto che gli manca il conforto di sua madre. Ogni volta che il bambino è sveglio, piange in modo disperato fino a quando una domestica non recupera Aemond e gli passa suo figlio. Innumerevoli ore dalla nascita di Valerion erano state passate nel salottino di Aemond, col neonato che dormiva sul petto di suo padre mentre Aemond tentava di condurre affari come al solito. 
 
 
Valerion inizia a svegliarsi nel momento esatto in cui Aemond lo allontana dal proprio petto, ma prima che un qualche pianto d’angoscia potesse iniziare, viene posato sul petto di Lucerys. Il loro figlioletto riconosce il tocco di sua madre immediatamente, e apre i suoi enormi occhi viola per fissare Lucerys con curiosità. 
 
 
“Ciao, piccolino.” Lucerys posa un bacio sui morbidi capelli castani del neonato. Con Valerion tra le sue braccia, la somiglianza fisica tra Lucerys e il loro bambino è evidente; anche se il bebè ha gli occhi del padre, tutto il resto — dalle sue morbide ciocche scure fino al suo nasino all’insù — è totalmente e completamente Lucerys.
 
 
“Che cos’è?” Aemond mormora, afferrando il cucchiaio dal vassoio e intingendolo nella ciotola portata per suo nipote. 
 
 
Lucerys lo guarda sbattendo le palpebre in modo assonnato, strofinando il naso contro la morbida pelle di neonato di Valerion. “Brodo e farro.” Lui sussurra, attento a non svegliare il loro figlioletto addormentato. Aemond ne prende una cucchiaiata e fa una smorfia più pronunciata — gli ricorda il cibo che gli veniva servito nelle Isole di Ferro. A differenza di Aemond, però, Lucerys non è un soldato che sta combattendo in battaglia. O per lo meno, non lo stesso tipo di battaglia che aveva dovuto affrontare Aemond. 
 
 
“E i maestri hanno approvato questa roba?” Il sospetto si allaccia alla voce di Aemond. Gaemon tenta di afferrare il cucchiaio, e lui lo rimprovera quietamente. 
 
 
Suo marito fa un verso d’assenso, premendo una raffica di bacini sulla testa di Valerion. “Lykirī, Valzȳrys (Calmati, Marito).” Si appoggia alla testata del letto con la schiena. “Non ho energia per mangiare.” Lucerys non si sta lamentando — lui sembra soltanto sconfitto. La spossatezza è evidente sul corpo di suo nipote, con delle borse violacee sotto gli occhi e delle clavicole che si affacciano dal colletto della sua vestaglia da notte. Ma Lucerys non si è ancora mai davvero lamentato del proprio stato attuale. È sempre stato più preoccupato riguardo il loro bambino che di se stesso. E’ una cosa sia ammirevole e sia completamente sciocca. 
 
 
“Devi mangiare,” Aemond prende una cucchiaiata di zuppa e la guarda ricadere nella ciotola. Lucerys non risponde, anzi lui chiude gli occhi mentre continua a cullare Valerion. 
 
 
Molto bene, Aemond pensa, poggiando Gaemon accanto a Lucerys sul letto e afferrando la ciotola dal vassoio. Se suo nipote vuole fare il difficile, ci penserà lui
 
 
Seduto sul bordo del letto, Aemond prende una grossa cucchiaiata di brodo e farro e gliela porge. “Mangia.” 
 
 
Lucerys riapre gli occhi e fissa quella posata con sorpresa. 
 
 
“Mangia, Lucerys, prima che io ti leghi al letto e ti ficchi il brodo direttamente in gola.” Suo marito si acciglia, osservando il cucchiaio come se ci fosse sopra del veleno. Finalmente, con molta riluttanza, Lucerys apre la bocca e avvolge le labbra intorno al cucchiaio che Aemond gli sta porgendo. Ripetono quel processo una manciata di volte, svuotando metà ciotola, prima che Aemond spezzi un pezzo di pane e lo passi a suo marito. 
 
 
Lucerys lo mordicchia lentamente, strappando in modo casuale dei pezzettini di pane per darli a Gaemon. Aemond lo osserva tubare con affetto quando il bambino schiocca le labbra e gli rivolge un enorme sorriso che gli mostra le gengive.
 
 
“Non chiedermi di finire quella roba.” Lucerys si ristende sul letto, sistemandosi Valerion tra le braccia. Aemond abbassa lo sguardo sulla ciotola di brodo e poi lo rialza su Lucerys. Suo nipote inarca un sopracciglio, “Ho mangiato fino a essere sazio. Adesso gradirei riposare.” 
 
 
E’ inutile litigare con Lucerys. Invece, Aemond si porta la ciotola alle labbra e manda giù il resto della zuppa. Riesce a sentire lo sguardo di Lucerys su di sé per tutto il tempo, i suoi enormi occhi color nocciola sono concentrati sul suo pomo d’Adamo. Il brodo e il farro erano piuttosto insapori, il completo opposto delle carni appetitose e dei frutti dolci che piacevano tanto a Lucerys. Aemond dovrà ordinare che venga preparato un sontuoso banchetto per l’uomo più giovane quando finalmente sarà in grado di mangiare più di qualche avanzo insapore. 
 
 
Posando la ciotola, Aemond guarda suo marito che lo sta fissando di rimando con un’espressione che non riesce a definire. 
 
 
“Resti?” La voce di Lucerys è così dolce e assonnata. Osserva Aemond con delle palpebre calanti, il suo corpo è di nuovo inghiottito da pellicce e coperte. “Fino a quando non mi sarò addormentato?” Suo nipote gli porge la mano, col palmo verso l’alto. 
 
 
Valerion e Gaemon si accoccolano entrambi più vicino a Lucerys — due piccoli cuccioli che cercano il calore della loro madre. 
 
 
Aemond gli prende la mano e Lucerys sorride in modo assonnato.
 
 
“Fino a quando non ti sarai addormentato.”
 
 
 
 
 




 
 
 
 
 
 
 
 
- Corviids ha scritto che questa one-shot è stata ispirata dalla canzone “Would that I” di Hozier.
 
 
--- In questa one-shot notiamo qualcosa di molto interessante. Se ricordate, Lucerys nella storia principale (soprattutto nel capitolo 4) menzionava che all’inizio del loro matrimonio Aemond sembrava non desiderarlo, non lo toccava, e di questo Luke ne soffriva perché voleva un altro figlio (anche considerando che durante la consumazione del loro matrimonio Aemond aveva affermato che sperava che Luke rimanesse subito gravido così che non avrebbero mai più dovuto fare sesso, installando in Luke il pensiero che Aemond non lo volesse minimamente).
 
Mentre qui, dal POV di Aemond, vediamo che secondo Aemond era Luke quello che dopo la consumazione del loro matrimonio non voleva contatti fisici. Anzi, anche all’inizio del loro matrimonio Aemond provava della chiara attrazione per Luke, che Luke però non notava.
 
Quindi, in pratica, per quasi due anni dopo il loro matrimonio, quei due non hanno fatto sesso perché entrambi aspettavano la prima mossa dell’altro. Luke era convinto che Aemond non lo desiderasse e quindi non ci provava nemmeno, Aemond era convinto che Luke non volesse essere toccato e quindi non ci provava con lui. Nonostante il fatto che entrambi effettivamente volessero bombare. Due idioti, lol.







 
   
 
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