Non
è per niente semplice essere una Serpeverde, dopo che hai
denunciato tuo padre
Mangiamorte alle autorità quando eri solo una bambina, anche
ora che l’ombra di
Voldermort è scomparsa da un pezzo. Marie Schmidt -
diciassette anni, purosangue - ne è scesa
a patti molto tempo fa e la cosa non la disturba affatto. Ha scelto la
strada giusta: ne
è sicura, non permetterà alle idee di un morto di
andare avanti e se qualche
purista non è d’accordo, non
è un problema suo. Certi giorni, però,
le parole traditrice del tuo
sangue le fanno bruciare
gli
occhi più della prima volta che ha bevuto whisky
incendiario. Per questo dà il
massimo e gongola quando schianta un bolide sul cercatore avversario,
salvando
la partita; oppure un suo incantesimo particolarmente riuscito o
qualsiasi
altra cosa, fa guadagnare punti alla sua Casa. Perché, lo
sa, anche chi la
disprezza, nel profondo, gioisce delle sue conquiste. Sarebbe ingiusta
se non
ammettesse che certa ammirazione è realmente sincera, ma
Marie amici non ne ha.
La fiducia è debolezza, un’arma troppo potente
nelle mani sbagliate: la ferita
che le ha inferto sanguina ancora e non intende farsene altre. Non ha
mai
legato con nessuno ma, a ben guardare, c’è una
persona con cui le piace
parlare: Gracie.
A Marie, il
fatto che ogni Casa di Hogwarts
sia rappresentata da un animale è un concetto che
è sempre piaciuto. Ama essere
una serpe che striscia silenziosa, che cela la sua presenza ma tutto
ascolta,
pronta a colpire con le sue zanne e le sue spire: rapida, potente,
letale. Per
questo al Cappello Parlante era bastato sfiorare la sua testa per
riconoscere
l’ambizione di Salazar che le scorreva nelle vene. Per
Graciela, invece, non
era stato affatto deciso ed era stata, nella sua personalissima
esperienza, la
più grande testurbante che avesse mai visto.
Non si sente di
biasimare il
Cappello per questo: Gracie possiede l’intelligenza dei Corvi
e la pazienza dei
Tassi e, a onor del vero, all’inizio non riusciva proprio a
capire perché fosse
finita in Grifondoro ma, poi, ha visto il leone difendere
ciò che ama e tutto
le è stato chiaro. E’ forse la persona che
più si avvicina ad essere sua amica
ma Marie non l’ha ammesso mai, nemmeno a se stessa. Gracie,
però, della sua
testardaggine se ne frega: ha un’innata empatia e non si fa
incantare dai suoi
modi da dura. Vuole diventare medico al San Mungo per aiutare gli
altri: a
volte scherza, le dice che è il suo personale tirocinio e
di non preoccuparsi,
non sono amiche, proprio no.
Eppure, prima
di raggiungere la sua
famiglia per le vacanze di Natale, l’ha stretta forte anche
se non le ha fatto
alcun regalo: i non-amici, d’altra parte, non se li fanno.
Man
mano che il 25 Dicembre si avvicina, la Sala Grande è sempre
un po’ più vuota:
lo vede dalle panche, lo avverte dall’assenza di quel
familiare brusio quasi
assordante.
«Traditrice del tuo
sangue, » Sputa veleno uno studente. I colori del
verde e dell’argento
brillano sulla sua divisa scura, ha un anno di più:
è uno dell’ultimo. «Non
torni a casa per le feste? » La ghermisce. «Ah
già, hai fatto finire tuo padre
ad Azkaban, non c’è più nessuno ad
aspettarti là. »
Alza
lo sguardo: non è solo, ci sono altri due con lui.
La cosa non la
spaventa, deve solo capire chi colpire per primo. Il cervello elabora
veloce,
abbassa il braccio per recuperare la…
«Ehi, Lazenby…
» Una voce la blocca. «Non è
tuo un baule verde con le cinghie di cuoio? Pare che uno del primo anno
ci
abbia appena vomitato dentro la colazione, per colpa di una
TuttiIGusti+1 di
troppo. »
«Cosa?
» Sbotta quello disgustato,
non cambia espressione quando riporta l’attenzione su di lei.
Non aggiunge
altro e se ne va, seguito dai suoi compari.
«Non
avevo bisogno del tuo aiuto, Browne. »
Perché, fra tutti,
dev’essere intervenuta proprio
lei?
Mason,
Mace, Browne -
diciassette anni, Tassorosso, nata babbana - si
appoggia al tavolo, proprio a fianco a lei. «Non ho aiutato
te, infatti. Ho
aiutato loro a tornare a casa per le vacanze tutti interi. »
Marie
sorride ma subito si pente, non può abbassare la guardia, a
maggior ragione non con lei.
Mason è la sua rivale numero uno: qualsiasi cosa faccia le
è sempre alle
calcagna, talvolta la supera persino. I loro scontri a Quidditch sono
epici:
battitrice e cercatrice, nemici naturali. Ancora si ricorda bene di
quando si
sono azzuffate in infermeria dopo una partita particolarmente accesa:
c’erano
voluti due insegnanti per dividerle, cinquanta punti in meno per le
rispettive
Case e
ferite al volto a cui era stato proibito di essere guarite magicamente,
come
monito a non farlo più. «Come mai tutta sola?
» E’ strano vederla senza la
sua spalla Corvonero.
«Khadijah
è tornata a Londra. » Le
spiega. «Controlli chi frequento? » Le chiede, poi,
con un mezzo sorriso
malizioso.
«Controllarti? Ma figurati. » La
sua risposta è pronta. «Ho semplicemente un paio
d’occhi: siete sempre insieme,
è difficile non notarlo. » Peccato che non lo sia
anche la sua pelle, così
candida che non riesce a nascondere il rossore che le è
salito alle gote.
Il sorriso di Mace si allarga.
«Ah-ha… » Finge di darle corda ma
è chiaro che ha capito ogni cosa.
«Senti, » Sbuffa Marie, chiudendo
improvvisamente il libro che ha sotto la mano. «Non hai dei
bagagli da fare,
anziché stare qui a tediarmi? Vorrei studiare…
»
L’ilarità sul volto dell’altra si
spegne. «Non ho nessuno da cui tornare. » Dice
fredda. «Proprio come te. » Si
stacca dal tavolo e se ne va, senza degnarla di un ulteriore sguardo.
Marie
ha l’istinto di bloccarla, chiederle scusa, ma frena
quell’impulso stringendo
il pugno e serrando le labbra. Si dice che ad Hogwarts, per le vacanze
di
Natale, non rimane praticamente nessuno, la incrocerà
sicuramente di nuovo,
avrà altre occasioni.
Quelle
occasioni, però, non arrivano più: i giorni
passano e Marie non trova mai Mason
Browne sulla sua strada. Finge di dimenticarsi la strana sensazione
che,
quell’espressione triste sul suo viso, le ha
smosso nel petto. Si
concentra sugli studi perché la carriera di Auror passa per
infiniti libri e
altrettanti incantesimi; o per aver salvato il Mondo Magico - certo -
ma quella
è tutta un’altra storia. Si concede uno svago
soltanto: il volo. Non ne ha la
certezza - non la vuole avere - ma, talvolta, le sembra di essere
osservata.
Mette a tacere i dubbi, soffoca la speranza. Per non pensare,
non c’è
niente di meglio che un bel bagno, soprattutto dopo che il sudore si
è fatto
largo sotto alla divisa e al mantello invernale, a seguito di aver
cavalcato
una scopa per ore.
Il
bagno dei prefetti è deserto: un
altro dono delle vacanze. Ha imparato a sgattaiolarci dentro ben prima
dei
G.U.F.O ed è diventata una piacevole tradizione,
d’altronde prefetto non lo
diventerà mai: non ha l’indole adatta. Fra quelle
bolle di sapone c’è posto
solo per il presente, il passato non trova spazio.
La porta che, improvvisamente, si
apre e si chiude la fa scattare: impugna la bacchetta - biancospino,
crine di
unicorno, tredici pollici, rigida - e si blocca. La vista la inganna,
ma anche
se non vede sa che
c’è qualcuno
lì. Sussurra le parole magiche
giuste e un filo argenteo abbandona la sua bacchetta,
l’incantesimo di disillusione
sull’intruso svanisce.
«Browne?
» Sgrana gli occhi e
ringrazia mentalmente schiuma e calore che celano sia le sue grazie che
il suo
imbarazzo, dato che è completamente nuda.
Nel riconoscerla, Mason rinfodera
la sua di bacchetta - ciliegio, corda di cuore di drago, dieci pollici
e
trequarti, flessibile - e l’allarme nei suoi occhi si placa.
«Ah, sei tu. »
Dice. «Scusa, non volevo disturbarti. Torno
un’altra volta. »
«Aspetta! » Questa volta la bocca è
più veloce dell’orgoglio. «Puoi restare,
se vuoi: vado via io. »
«Non
serve che te ne vai. » Le dice, spostando appena il peso da
un piede all’altro:
è nervosa? «Non mi dai fastidio. » Si
ferma a pensare un secondo. «A meno che
io non ne dia a te. »
Marie
inspira profondamente e
decide, per una volta, di essere sincera con se stessa: fa cenno di no
col capo.
Mace sorride e va a spogliarsi
dietro ad un paravento.
Il fruscio degli abiti che vengono
tolti fa sussultare Marie. Si dà mentalmente della stupida e
chiude gli occhi:
si è cambiata e lavata con le sue compagne di squadra
centinaia di volte. Da
dove arriva tutto questo imbarazzo? Quando li riapre, Mason
è immersa
nell’acqua, la schiena appoggiata alla sponda accanto alla
sua. Ha i lunghi
capelli rossi raccolti, le palpebre abbassate e
un’espressione beata sul viso.
Marie scuote la testa, nel vano
tentativo di scacciare quei pensieri che l’affollano. La vede piegare appena le labbra all'insù e, solo
in quel momento, si accorge che ha gli occhi appena socchiusi. Annegare
in
quell’acqua non le è mai sembrato così
allettante come in quel momento.
«Come hai scoperto questo posto? »
Rompe quel silenzio imbarazzante e cerca di recuperare un po’
di dignità.
Mason sorride ancora. «Khadijah è
un prefetto, ricordi? »
«Domanda stupida… » Concede, anche
se è più stizzita dall’idea di loro due
in quel bagno assieme. «E Fowler? »
«Fowler è un coglione. » Sentenzia
l’altra gelida e non può che darle ragione, cosa
ci trovasse in uno come lui
non l’ha mai capito.
«Mi spieghi una cosa? » Mace si
avvicina un po’ troppo, mentre le fa quella domanda.
«Perché ti comporti così
da stronza con me? »
La verità è che Marie quella
risposta non ce l’ha.
L’altra sospira. «Khadijah è una
grande amica. » Le spiega. «Ma solo
un’amica, per l’appunto. » E’
ancora più vicina.
«Mi domando, però, perché possa darti
fastidio il contrario. »
Se
si avvicina un altro po’,
prenderà fuoco, ne è certa. «Non mi
dà fastidio… » Dice.
«Rispetta i miei
spazi. » Le intima, poi, facendosi un poco più in
là.
Mason scopre i denti, sembra una
belva pronta all’agguato, invece alza le mani fuori
dall’acqua e si fa qualche
centimetro indietro. «Hai la tua
Gracie, certo.
»
Marie
si drizza di scatto. «Cosa?
Io e Graciela non stiamo insieme. » Sbotta, paonazza.
«E’ solo… » Si blocca: non
l’ha mai detto neanche nella sua testa, figurarsi ad alta
voce.
«Per Tosca, Schmidt… » Sospira
Mason. «Io credevo di essere un bel casino, ma anche tu non
scherzi. »
Marie si sente trapassata da quello
sguardo verde mare che la osserva dal basso verso l’alto, con
una punta di…
malizia?
Solo allora si accorge di avere il
busto completamente esposto: i suoi capelli biondi le arrivano fin
sulle
spalle, non sono abbastanza lunghi per coprirla oltre. Si immerge
veloce.
Questa volta Mace ridacchia
apertamente. «Non riesco proprio a leggerti, sai? »
Le dice e recupera un
pochino di vicinanza. «Il serpente ti si addice: sei furtiva,
forte, attenta… »
Ora è così vicina che le loro spalle nude, quasi,
si sfiorano. «Ti ripari
dietro alla tua corazza di squame ma, se ti si prende per il verso
giusto… »
Tace un momento: le poggia un dito sulla pelle candida del collo e lo
fa
scivolare piano verso la clavicola. «Sai essere
incredibilmente morbida. »
Sotto a quel tocco, Marie
rabbrividisce: muove veloce il braccio e le allontana la mano con
sgarbo. «Che
cosa fai? »
La sorpresa di Mason si percepisce
dalle dita che rimangono a mezz’aria, nella stessa identica
posizione in cui
erano poco prima. «Provo a capirti. » Non si
allontana, non demorde.
«Perché? » Le chiede esasperata e
un pochino rimpiange di non averla lasciata andare v…
«Perché tu mi piaci. » Le dice
schietta, bloccandole quel pensiero sul nascere.
«Io? » Trasecola. «Ma se non fai
altro che metterti contro di me, sempre.
»
L’altra
non si scompone. «Questo
perché non sei l’unica a voler intraprendere la
carriera di Auror. »
«E questo che c’entra? »
«C’entra perché la delusione e la
frustrazione che provo ogni volta che fai meglio di me è un
catalizzatore
incredibile: mi sprona a dare sempre di più. »
Ghigna. «E poi, la soddisfazione
quando riesco a batterti, beh, è impagabile: una delle
sensazioni migliori che
abbia mai provato. Sono piuttosto certa che sia lo stesso per te.
»
Anche Marie non può far a meno di
sorridere: lo sa bene cosa le succede ogni volta che la
piega in un
duello di bacchette incrociate.
Mason lo prende come un buon segno,
le si avvicina ancora. Il viso ad un soffio dal suo. «Sei una
degna figlia di
Salazar: per i tuoi ideali sei disposta a tutto, quello che vuoi lo
ottieni.
Allora perché… » Non continua.
Marie non può fare a meno di notare
che cosa l’altra stia guardando così intensamente:
la sua bocca. D’istinto,
quelle labbra se le morde. «Perché cosa?
»
Mace riporta gli occhi nei suoi.
«Niente. » Sentenzia e si allontana.
«E’ evidente che io non piaccio a te…
»
E’ in quel momento che Marie
scatta: allunga il braccio e le agguanta una mano nell’acqua
con la sua. Non si
rende neanche conto di quando la richiama per attirarla a
sé. Preme le
labbra sulle sue: gli occhi verdi di Mason sono sgranati dalla sorpresa
ma,
poi, li chiude e la ricambia come se stesse aspettando quel bacio
chissà da
quanto tempo. Mentre le scioglie i capelli, che si scuriscono come braci
spente non
appena toccano l’acqua, Marie capisce che è quello
che ha sempre voluto. Si
staccano solo quando la mancanza d’aria esige il suo tributo.
Le gambe di Mace
le lambiscono i fianchi e ha la sua mano a stringerle la nuca. Se non
fosse
così, faticherebbe a credere che sia veramente accaduto.
Mason la guarda: ha una strana
espressione sul viso e, improvvisamente, comprende.
«Che c’è? » Le chiede lei,
notando
il suo turbamento.
«Tu lo sapevi! Sapevi che c’ero già
io qui. »
«Potrei - o non potrei - averti vista entrare,
sì…
»
E’ solo una mezza confessione quella che fa. Le abbandona le
braccia sulle
spalle e si stringe a lei un poco di più. Sospira: difficile
capire se per rassegnazione o per altro.
«Voi Serpeverde tendete
sempre a dimenticarvi una cosa importante: i tassi, i serpenti, li
mangiano. »
Gli occhi
azzurri di Marie brillano.
«Accomodati. »
Ciao! Vi auguro buon anno con questa prima storia del 2024 che, incredibile ma vero, mi ha riportato da Marie e da Mace. Si vede che il tempo passato a giocare ad Hogwarts Legacy ha saputo dare i suoi frutti anche in altro modo. Tempo fa avevo avuto questo flash, sull'ultima frase pronunciata da Mason, ed era davvero un peccato lasciarlo lì a poltrire. Sono molto contenta che mi sia arrivata l'ispirazione giusta per, finalmente, dargli uno sviluppo. Mi è dispiaciuto non riuscire ad inserire in qualche modo Lin, ci ho provato ma mi sembrava troppo forzato, così ho desistito (a chi può interessare, nel mio personalissimo headcanon, sarebbe degna compare Corvonero di Khadijah). Questa OS è ambientata anni dopo la saga che tutti conosciamo ma, a quanto pare, certe idee sono difficile da sradicare. Come al solito, c'è un po' di canon di entrambi gli universi e alcuni tip presi da Hogwarts Legacy. Se avete voglia di dare un'occhiata alle caratteristiche delle bacchette di Mace e Marie, scoprirete che non le ho proprio scelte a caso ;) Che altro dire? Grazie per aver letto fin qui. Spero davvero che questa OS vi sia piaciuta e se vorrete farmi sapere che ne pensate, chiaramente, mi farà estremamente piacere. Un abbraccio e alla prossima, Cida P.S. Avete mai provato ad accarezzare un serpente dal verso delle squame? E' super morbido *-* Non l'avrei proprio mai detto. |