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Autore: lolloshima    15/01/2024    0 recensioni
"Io sto bene, non c’è niente che non vada. Sono preparato, sapevo che questo momento sarebbe arrivato, e non ho mai avuto dubbi che sarei stato qui, oggi. Te l’ho promesso tanto tempo fa, ricordi? E non è che le promesse smettono di valere solo perché le cose vanno come non ti aspetti. Che promessa è se non supera gli imprevisti?"
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Questa OS si pone idealmente dopo la storia "IL NOSTRO VIAGGIO" (che trovate qui https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4029350&i=1), anche se non è necessariamente una What if, e trae ispirazione, pur non essendo una vera e propria songfic, dalla canzone di Gigi D'Alessio "Non dirgli mai", perchè ogni volta che la sento mi fa pensare a questi personaggi.
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La storia partecipa alla challenge Snowflakeschallenge indetta dal gruppo Facebook Non Solo Sherlock - Multifandom.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo nodo alla cravatta mi sta uccidendo. Non sono abituato. Da anni il mio abbigliamento consiste in una tuta da ginnastica, per il lavoro, e nell’abbigliamento più casual possibile per il tempo libero. Provo a inserire un dito tra il colletto della camicia e la giugulare, ma Cristo se sono stato bravo a stringere questo cazzo di nodo scorsoio!

Nonostante il gilè e la giacca che indosso, sento un gran freddo. E’ primavera, fuori splende il sole, eppure si gela. Non si direbbe, considerando i vestitini leggeri che indossano le donne presenti.

Qualcuno mi appoggia una mano sulla spalla. “Iwaizumi, tutto bene?”

E’ da quando sono arrivato che tutti mi fanno la stessa domanda. Sembrano molto preoccupati per me, con quei loro sorrisi di compassione e la delicatezza con cui mi trattano, come se potessi rompermi in mille pezzi, da un momento all’altro. Anche mia moglie è strana. Mi stringe forte la mano, e mi sta accanto, pronta a sostenermi nel caso non riuscissi a reggermi in piedi.

Sembrano quasi delle condoglianze, come fossimo ad un funerale, anziché ad un matrimonio. E invece siamo tutti qui per festeggiare te, Tooru, nel giorno più importante della tua vita.

Certe volte le persone accadono, e Ushijima è finalmente entrato nella tua vita, per amarti e farsi amare, e sono certo che ti renderà felice. Te lo meriti, dopo tanto dolore.

Io sto bene, non c’è niente che non vada. Sono preparato, sapevo che questo momento sarebbe arrivato, e non ho mai avuto dubbi che sarei stato qui, oggi.

Te l’ho promesso tanto tempo fa, ricordi? E non è che le promesse smettono di valere solo perché le cose vanno come non ti aspetti. Che promessa è se non supera gli imprevisti?

 

Non lasciami solo, Iwa-chan”

E perché ti dovrei lasciare?”

Promettimelo!”

Me lo hai fatto giurare sul mio gatto, che non ti avrei lasciato da solo al tuo matrimonio, che sarei stato accanto a te, vestito elegante e con un fiore all’occhiello.

Mi stai chiedendo di sposarti, Scemokawa?”

Come glielo hai chiesto, a lui, di sposarti?

Ci sono tanti modi di partecipare ad un matrimonio, Iwa”.

Tra le tante cazzate che potrei fare, la peggiore sarebbe quella di partecipare al tuo matrimonio e non essere lo sposo.”

E allora facciamola, questa cazzata, Iwa-chan!”

C’è un luogo e un tempo anche per questo, ma non qui e non ora. Però te lo prometto, io ci sarò!”

Ricordati che da grandi cazzate, derivano grandi responsabilità.”

Quali cazzate sarebbe disposto a fare Wakatoshi, per te? Ti starebbe accanto, accetterebbe di vederti felice con qualcuno che non è lui?

Le mantiene, le sue promesse? Lui non ce l’ha un gatto, come fa a giurare?

 

Gli invitati prendono posto sulle sedie allestite nel grande salone preparato a festa con addobbi che neppure ho guardato. Istintivamente ho scelto dei posti laterali in una delle ultime file, comodi all’uscita. Non voglio sentirmi prigioniero dell’emozione o dell’imbarazzo, o di chiunque si senta in dovere di coinvolgermi nel generale clima di festa.

Tengo gli occhi bassi, e aspetto l’inevitabile.

Ho solo freddo, tanto freddo. Ma voi non sentite quest’aria gelida?

Una sensazione che ho provato tante volte, vicino a te, ma mi stupisce sentirla adesso, nel profondo di ogni mia cellula. Mi annienta.

 

E lui, sente freddo vicino a te, Tooru? O lo scaldi con il fuoco travolgente della tua presenza? Si scioglie anche lui, davanti a te?

L’ha mai provata la sensazione di infilarsi tra le lenzuola bollenti del tuo letto, dopo essersi arrampicati sul cornicione di casa tua per entrare dalla finestra? Ha mai saltato la scuola per stare tutto il giorno abbracciato al tuo corpo bruciante di febbre, mentre fuori nevica? Le conosce tutte le diverse gradazioni di temperatura della tua pelle, con il passare delle ore?

Sotto quelle coperte, noi abbiamo imparato a conoscere il nostro calore, i nostri odori, la nostra pelle, i nostri respiri. Sono certo che lui non sa molte cose di te. Per esempio, qual è il punto più caldo del tuo collo, oppure dove soffiare, quando il caldo torrido dell’estate ti fa boccheggiare. Oppure il vero profumo del tuo corpo, perché quello che sente adesso è mischiato per sempre al mio.

 

L’inconfondibile musica nuziale si diffonde, e mio malgrado sono costretto ad alzare la testa. Per primi fanno il loro ingresso i gemelli. Indossano due completi eleganti identici, di colore leggermente diverso. Si somigliano a tal punto che, se non fosse per questo dettaglio, non li distinguerei. Mi capita anche a casa, e mi stupisce ogni volta la capacità di mia moglie di sapere sempre con certezza con quale dei due stia parlando.

Ti sono molto grato, Tooru, per aver scelto i miei figli come testimoni di questo giorno. Oltre ad essere il loro padrino, sei il loro idolo da sempre, e ancor di più lo è il famoso Cannone del Giappone, l’uomo che ora sta entrando al tuo fianco nel salone sotto gli occhi di tutti i presenti.

Soprattutto, ti sono grato per non aver proposto a me di farti da testimone. È un ruolo che probabilmente non sarei riuscito a sostenere. Preferisco rimanere seduto qui, insieme agli altri invitati.

Il freddo è aumentato e comincio a tremare, tanto che mia moglie stinge più forte la mia mano e con quella libera mi massaggia il braccio.

Mentre avanzate insieme, ci alziamo tutti in piedi. Tu sorridi.

 

Come i fiocchi di neve, non esistono due tuoi sorrisi uguali tra loro. E io li conosco tutti.

Può dire lo stesso, lui? Quanti sorrisi si è perso, e non vedrà mai?

Il tuo sorriso quando conquisti il ramo più alto del vecchio ciliegio del parco.

La smorfia ridicola che ti viene fuori quando ti sforzi di non piangere dopo che ti sbucci un ginocchio.

La tua risata divertita, quando hai finto di annegare nel fiume, io mi sono buttato vestito per salvarti, e ho scoperto che l’acqua ti arrivava alle ginocchia.

Il sorriso storto quando hai avuto paura, perché la corrente ci stava portando via.

Il risolino nascosto sul mio collo, che percepivo anche se non potevo vederlo, quando ti ho riportato a casa tenendoti sulle spalle. Lo so, la caviglia rotta era una bugia, ma non avrei mai rinunciato a sentire il tuo corpo abbandonato sulla mia schiena.

E poi, ci sono sorrisi che nessuno conosce, tranne me.

Quello dolce, dopo aver dato il tuo primo bacio, e quello provocante quando dici “hai un buon sapore” e ne vuoi un altro.

Il sorriso di sfida che rivolgi al tuo schiacciatore prima di un’alzata perfetta, o dopo ogni schiacciata vincente. “E’ tutto merito mio”, dice. “Ma sono fiero di te”.

 

I gemelli si sistemano di fianco agli sposi. Sono emozionati, lo capisco dai loro occhi che brillano di gioia. Mi concentro su di loro, non voglio sapere che effetto possono farmi gli sguardi d’intesa che tu e Wakatoshi vi scambiate di continuo.

L’uno di fronte all’altro, tenete le dita intrecciate, non vi siete lasciati da quando siete entrati in questa maledetta stanza.

Vedo i suoi pollici che massaggiano nervosamente il dorso delle tue mani.

D’istinto sfrego anch’io quelle di mia moglie, quasi a cercare calore alle mie falangi congelate.

 

Le ricordo tutte, le sensazioni del contatto con la pelle delle tue mani.

Quelle di te bambino, morbide, ma allo stesso tempo salde, quando afferravano le mie per trascinarmi via da tutto.

La tua mano terrorizzata, aggrappata al mio braccio quando la risacca del mare stava per trascinarti al largo.

I tuoi palmi bagnati di salsedine sul mio volto, quando hai preteso la respirazione bocca a bocca, disteso sulla spiaggia, finalmente al sicuro.

La tua mano aperta battuta contro la mia durante una partita di pallavolo, quando una scossa di energia scorreva da un palmo all’altro.

I nostri pugni chiusi appoggiati l’uno contro l’altro, complici, a sancire un patto silenzioso, un sodalizio senza fine.

La tua mano calda che prende la mia, la appoggia sul tuo petto, all’altezza del cuore, e la guida piano, con dolcezza, facendola scendere lentamente, fino all’addome, e poi oltre, fino al cavallo dei pantaloni.

Che cosa può saperne, lui, delle tue mani?

 

Davanti al celebrante, vi guardate negli occhi, mentre in sala scende un silenzio irreale, insieme a un gelo ancora più intenso. Possibile che la temperatura sia scesa all’improvviso?

Wakatoshi prende un foglio piegato dalla tasca della giacca, lo apre con mani tremanti, e inizia a leggere le promesse che ha scritto per te. La voce è incerta, e mentre parla del tuo carattere, della tua anima, mentre elenca tutte le tue qualità e quei tuoi meravigliosi difetti che lo hanno fatto innamorare di te, dai tuoi occhi scende una lacrima.

 

Tienile per te le tue lacrime. Quelle non dovrà vederle, non fargliele scoprire mai.

Se ti vedrà con gli occhi arrossati o umidi, digli che la colpa è del raffreddore, o della pioggia.

Tienigli nascosto il tuo dolore, non far vedere la tua sofferenza. Non è necessario che sappia che quando a scuola ti prendevano in giro, al momento ti dimostravi spavaldo e sarcastico, ma appena arrivavi a casa scoppiavi a piangere.

Non deve sapere che anche se ti sforzi non sei capace di trattenere le lacrime, e che la prima ti sfugge sempre dall’occhio destro.

Non fargli sapere che piangi quando hai paura, e che ti capita di averne, se ti perdi in un posto che non conosci.

Non chiedergli di portarti al canile a vedere i cuccioli, perché lo sai che dopo non puoi fare a meno di singhiozzare, perchè vorresti portarli a casa tutti.

Sei sempre stato così, allo stesso tempo a tratti fragile, e a tratti indistruttibile.

Ma lui non lo deve sapere.

E soprattutto, non parlargli dei tuoi pianti speciali, quelli che hai riservato solo a me.

Delle lacrime che ti sono sfuggite quando ti ho toccato, e ti ha fatto male perché era la prima volta, ma tu volevi continuare perché ti piaceva, tanto, tantissimo.

Quelle che non trattenevi, quando facevamo l’amore. “Piango perché è troppo bello” dicevi, e volevo piangere anch’io, mentre leccavo dal tuo viso ogni goccia salata.

Quelle disperate, quando mi hai salutato, all’aeroporto.

Quelle silenziose, che ho sentito lo stesso al telefono, quando hai detto che eri felice per il mio matrimonio.

Le lacrime di gioia, quando sono nati i miei figli.

Lui non dovrà mai farti piangere. Faglielo promettere, faglielo giurare sul gatto che non ha, e non accettare da lui niente di meno della felicità.

 

E’ il tuo turno. Tocca a te recitare le tue promesse. Non le hai scritte, non ne hai bisogno, le tieni dentro da tutta una vita e ti sgorgano dal cuore. E naturalmente scegli di parlare non di lui, ma del tuo argomento preferito: te.

Sei tu, ad aver aspettato la persona giusta. Sei tu, ad essere finalmente completo, accanto a lui. Sei tu, pronto a dargli tutto te stesso. Sei tu, che lo ami.

Preferisco guardarmi le scarpe, ma sento chiaramente ogni tua parola, e so che sono sincere, e si infilzano nella mia anima come stalattiti di ghiaccio.

Quando il celebrante fa la domanda che tutti aspettano, tu rispondi semplicemente: “Sì, lo voglio”. Non c’è esitazione nella tua voce. Lo sappiamo entrambi, sarà per sempre.

Chiudo gli occhi e mi rendo conto che sto stritolando la mano della persona che mi sta accanto. Maya mi sorride comprensiva. Qualcuno da dietro mi stringe una spalla, con fare consolatorio.

Davanti a tutti i vostri amici e parenti, state dichiarando il vostro amore. Nel tuo sguardo c’è tutta la fierezza e l’orgoglio di esibire il tuo uomo al mondo .

Senza aspettare l’autorizzazione del celebrante, ti fiondi addosso a Wakatoshi e lo baci, sotto l’applauso scrosciante di tutti gli invitati.

 

Ushijima non ti nasconde, tu non lo nascondi. Non lo tieni tutto per te. Non vivete in un universo tutto vostro, lontano dagli sguardi degli altri.

Come quello che avevamo creato per noi due, dove nessun altro poteva entrare. Ero io, a non volerti mostrare, a non volerti condividere con nessuno, ero io quello geloso del nostro rapporto, e di te.

Lui non potrà mai conoscere questo mondo, non potrà mai far parte della nostra realtà, dei nostri giochi, dei nostri abbracci, del bosco dove fingevamo di perderci, delle notti di novembre distesi sull’erba a cercare Orione, delle poesie che citavi a memoria e che ci facevano venire i brividi, anche se non ne sapevamo niente dell’ottocento russo.

Non vivrà mai le corse affannate sulla spiaggia per allontanarci dalla gente, lo stare nascosti in una grotta scoperta per caso, i respiri delle nostre bocche sempre più vicine, la prova di coraggio per vedere chi si spogliava senza vergogna, lo stupore del primo orgasmo rovesciato sulla tua mano.

Non saprà mai cosa significa faticare a controllare gli ormoni durante un allenamento e scappare nello spogliatoio quando l’istinto prende il sopravvento. Non conoscerà mai l’eccitazione di toglierti la divisa, lavarti la schiena sudata, lasciare che il tuo corpo si muova alla ricerca di sensazioni nuove, che nessuno dei due ha mai provato.

Ero completamente rapito da te, ma allo stesso tempo ti rapivo, e ti tenevo nascosto dal mondo.

Te lo ricordi? Hai avuto l’intuizione di andare all’Acquario, per poter stare insieme in mezzo alla gente. La vasca che preferivi era quella degli squali. Tutti guarderanno i pesci”, dicevi, “nessuno baderò a noi. Baciami”. Le mie labbra ti baciavano, il mio cuore batteva per te, la mia testa ti venerava. Però gli occhi controllavano che nessuno ci vedesse. “Sei sempre ad un ‘però’ dalla felicità, Iwa.chan”.

 

La cerimonia è finita.

In gruppo ci spostiamo nel salone adiacente per il ricevimento.

Mi trovo in mano un bicchiere che contiene un liquido dorato, che in cuor mio prego sia molto alcolico.

Lo è. E fa il suo mestiere.

I gemelli corrono da me, sono incontenibili, dividendosi in modo quasi millimetrico le frasi, raccontano a me e alla loro madre ogni minimo dettaglio della cerimonia, minuto per minuto, quasi non fossimo stati anche noi presenti. Mi ritrovo a sorridere, godendo della loro gioia.

Sento una mano sulla mia schiena. E’ caldissima, come il sorriso che mia moglie rivolge alla persona alle mie spalle.

“Congratulazioni, Tooru, sei bellissimo”.

“Lo sei anche tu, Maya”.

E’ vero, Tooru, sei bellissimo. Sul tuo volto non c’è nessun segno delle lacrime che ho notato prima, i tuoi occhi brillano di una nuova luce e la sincerità del tuo sorriso mi spiazza. Neppure io, ti ho mai visto così felice. Lasci a mia moglie un bacio sulla guancia che le invidio.

“Scommetto che Iwa ha avuto freddo per tutta la cerimonia” dici ironicamente, suscitando la risata divertita di mia moglie. Mi conoscete troppo bene, e come al solito vi prendete gioco di me, incuranti del fatto che io sia lì insieme a voi.

Avete sempre avuto una bellissima intesa, voi due. Soprattutto quando si tratta di prendermi in giro.

Eri al nostro fianco quando l’ho sposata. Sei stato tu a tenerle la mano durante il travaglio, quando sono nati i miei figli. Insieme avete deciso i loro nomi: Saichi, in onore di un famoso astronauta giapponese, e Santiago, come un giocatore della nazionale argentina. Lei non ha mai avuto nessun dubbio nello sceglierti come loro padrino.

La tua presenza mi scalda. La tua risata mi infiamma.

Anche l’euforia di parenti e amici è contagiosa. Come un fiocco di neve lasciato sotto il sole, mi sciolgo.

Adesso sento il caldo che fa. Mi tolgo la giacca, ballo e rido, insieme a tutti gli altri invitati, riuniti dall’affetto per due persone speciali.

Brindo agli sposi, ai testimoni, agli amici, a te.

Brindo al nostro passato, alle correnti, alle risacche, alle intuizioni, alle mani, al bosco, all’amicizia.

Brindo a te, mio capitano, mio migliore amico, padrino dei miei figli.

Brindo al tuo futuro, e al mio, dove porterò, custodito per sempre in una parte del mio cuore, il mio primo, grande amore.

   
 
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