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Autore: Shainareth    16/01/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] Quando uscì dall’ascensore, vide Meyrin in fondo al corridoio che stava guardando fuori da una delle finestre con aria pensierosa. Si accorse di lui un attimo dopo e fece qualche passo nella sua direzione con un’ansia tale da fargli intuire che qualcosa non andasse per il verso giusto. «Che è successo?» domandò allora lui, iniziando a preoccuparsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Meyrin Hawke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUGA


Non appena varcò la soglia dell’edificio, qualcuno gli si fece subito incontro per informarlo che lo stavano cercando. «Il Colonnello Kisaka la sta aspettando.»
   Stupito per quella novità, Athrun si affrettò a raggiungere il secondo piano della sede di Terminal. Aveva spesso contatti con Kisaka e altri membri dell’esercito regolare, ma quella visita, in concomitanza con il suo rientro a Orb, era del tutto inaspettata. Quando uscì dall’ascensore, vide Meyrin in fondo al corridoio che stava guardando fuori da una delle finestre con aria pensierosa. Si accorse di lui un attimo dopo e fece qualche passo nella sua direzione con un’ansia tale da fargli intuire che qualcosa non andasse per il verso giusto. «Che è successo?» domandò allora lui, iniziando a preoccuparsi.
   Lei tergiversò, ma alla fine decise che non aveva senso nascondergli la verità. «Si tratta di Cagalli-sama», esordì facendosi più vicina per evitare che altri sentissero. Vide immediatamente l’espressione di Athrun trasformarsi e subito aggiunse: «Sta bene. O almeno così pensiamo.»
   «Che diavolo significa?!» volle sapere il giovane, allarmato. «Dov’è Kisaka? Mi hanno detto che mi stava cercando.» Adesso era lui a pretendere di incontrarlo per capire cosa stesse accadendo a Cagalli.
   «Da questa parte», disse Meyrin, facendogli strada verso uno degli uffici. Durante il breve tragitto rimasero in silenzio, ma la ragazza poté avvertire tutta l’ansia del collega, che marciava spedito nella speranza di scoprire subito cosa gli stavano tacendo. Sebbene avessero trascorso diverso tempo insieme sulla Minerva, Meyrin aveva conosciuto per davvero Athrun soltanto in seguito, scoprendo in lui una persona del tutto diversa dall’idea che si era fatta inizialmente. Non soltanto l’aitante eroe di Jachin Due, che aveva aiutato a salvare la Terra dalla caduta di Junius Seven e aveva fermato i discutibili piani di Dullindal, ma anche e soprattutto un essere umano come tanti altri, pieno di difetti e preda di sentimenti e pensieri contrastanti. Su una cosa, però, Athrun mostrava di essere cocciutamente costante: i suoi affetti. Cagalli era per l’appunto la sua forza e, al contempo, la sua debolezza. Non c’era dunque da stupirsi se ora il giovane mostrava tutta la propria irrequietezza.
   Quando entrarono nell’ufficio, Kisaka si alzò dalla poltrona su cui si era accomodato nell’attesa. Era solo. Benché fra loro ci fosse confidenza, Athrun rispettò comunque la gerarchia militare e si mise sull’attenti. L’altro gli diede il bentornato e gli sorrise benevolo. «Lascia perdere ora», esordì andandogli vicino. «Abbiamo grane più grosse.»
   Quella frase ebbe il potere di innervosire ancora di più il giovane. «Cagalli?» osò, temendo una risposta affermativa.
   «Ieri ha comunicato che si sarebbe presa un pomeriggio di libertà dal lavoro», spiegò l’altro, decidendo di non tenerlo inutilmente sulle spine. Athrun aggrottò la fronte: Cagalli stava dando anima e corpo alla ricostruzione non solo del Paese, ma anche di una situazione politica mondiale che poggiasse su basi solide. «Myrna riferisce che è sparita da un po’, senza dare voce a nessuno. Pare però che abbia lasciato questo in camera sua.» Dicendolo, Kisaka mostrò al ragazzo una busta chiusa che riportava il suo nome.
   Stupito, lui la prese e, dopo un cenno d’assenso da parte dell’uomo, l’aprì e ne rivelò il contenuto. Si trattava di un semplice foglio di carta con su scritto: Là dove dimorano i granchi.
   Sulle prime Athrun non riuscì a comprendere cosa volesse significare, ma poi fu colto da un’illuminazione e sospirò. «È possibile avere un mezzo aereo per raggiungerla?»
   «Sai dove si trova?» Annuì, tornando a guardare il Colonnello. «Me ne occupo io.»
 
«Avevi ragione», disse Meyrin, tornando da loro dopo aver consultato il database dell’esercito, a cui solo lei e pochi altri potevano avere accesso. «Poche ore fa un piccolo aereo privato ha lasciato la base. L’autorizzazione porta proprio la firma di Cagalli-sama
   «Questo mi rende più tranquillo», ammise Athrun, entrando nel cockpit del mezzo con cui avrebbe preso il volo per raggiungere la Principessa.
   Come sempre Kisaka si fidò di lui, ma non riuscì a fare a meno di chiedere: «Come fai a essere sicuro di trovarla?»
   Il giovane ebbe un solo attimo di esitazione, poi si decise a rivelare: «Ricordi quando perdeste Cagalli nel mezzo dell’Oceano Indiano e Kira riuscì a recuperarla all’alba dell’8 marzo del 71?»
   L’uomo corrucciò le sopracciglia scure. «Te lo ha raccontato lei?»
   «Io ero con lei», lo corresse l’altro, un sorriso di scuse sulle labbra. «Fu in quell’occasione che ci conoscemmo.» Kisaka rilassò i tratti del volto e sospirò, capendo di colpo un’infinità di cose che gli erano state taciute per anni. «Non lo rivelammo a nessuno per timore delle conseguenze», continuò Athrun, allacciando le cinture di sicurezza. «Eravamo in guerra, dopotutto, e a dispetto delle apparenze, noi due non eravamo interessati a essere nemici.»
   Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Kisaka batté una mano sul fianco del mezzo, dandogli così il via libera per la partenza. «Falle una lavata di capo anche da parte mia», raccomandò soltanto, allontanandosi di qualche passo insieme a Meyrin.
   «Puoi giurarci», gli assicurò l’altro, chiudendo l’abitacolo e preparandosi alla partenza. Per quanto Athrun si sentisse sollevato al pensiero che Cagalli si fosse allontanata volontariamente, rimaneva il fatto che non era stato prudente farlo da sola.
   Perlomeno sapeva dove trovarla e a rafforzare ancora di più quella sua convinzione non era soltanto il biglietto che lei aveva lasciato per lui, quanto soprattutto il fatto che quel giorno era l’anniversario del loro primo incontro. Era incredibile come quella testolina bionda, meravigliosamente matta, fosse riuscita a fargliela sotto al naso: se da un lato Cagalli aveva organizzato quella fuga con il proposito di attirarlo sulle sue tracce, dall’altro lui stesso aveva fatto il possibile per rientrare dalla sua ultima missione giusto in tempo per l’8 di marzo. Glielo aveva comunicato lui stesso e lei ne aveva approfittato.
   Come conferma a quei suoi ragionamenti, sorvolando l’area circostante l’isolotto non distante da Onogoro, Athrun avvistò facilmente il piccolo mezzo con cui il Rappresentante Athha era arrivato fin lì. Era logico che non potesse essere andata troppo lontano, con il rischio di sconfinare in cieli o acque appartenenti ad altre nazioni. Una volta, però, quando erano ancora liberi di passare insieme tutto il tempo che volevano, durante una piccola escursione, si erano ritrovati su quella stessa spiaggia, dove avevano trovato una piccola colonia di granchi non dissimili da quelli che avevano tenuto loro compagnia quattro anni prima.
   «L’ho trovata», riferì a Meyrin, con la quale avevano stabilito di mantenere il contatto radio proprio per tranquillizzare tutti.
   «Posso comunicare che presto sarete in fase di rientro?» domandò lei, sollevata dal buon esito di quella breve missione.
   «Non credo vorrà rientrare subito», le fece notare il giovane. Fu sul punto di aggiungere altro, quando le parole gli morirono sulle labbra non appena scorse la figura della Principessa che, in piedi sullo scoglio più alto, se ne stava con il naso puntato in aria e si sbracciava nella sua direzione. Da quella distanza Athrun non riusciva a capire che tipo di espressione avesse in viso, ma era certo che Cagalli stesse sorridendo. La sola idea di poterla vedere di nuovo felice gli fece gorgogliare lo stomaco.
   «Athrun-san?» La voce dall’altra parte della linea lo riportò al presente.
   «La riporterò a casa entro oggi», rispose soltanto, prima di chiudere la comunicazione senza ulteriori indugi. Aveva davvero cose più importanti e urgenti a cui pensare.
   Mentre il giovane si preparava alle manovre di atterraggio, Cagalli saltava giù dallo scoglio con quella stessa sconsideratezza che l’aveva accompagnata durante la prima adolescenza. Felice come una ragazzina, corse a piedi nudi in acqua e poi sulla sabbia bagnata, fino a che fu costretta a fermarsi a una ragionevole distanza, in attesa che Athrun scendesse dal mezzo. Quando anche lui balzò a terra, il sorriso della Principessa si allargò e il cuore del ragazzo palpitò più forte di prima.
   «Ti rendi conto che sono tutti preoccupati per te?» fu comunque la prima cosa che disse, mentre le andava incontro.
   «Ho avvertito che mi sarei presa mezza giornata libera, no?» rispose Cagalli, stringendosi nelle spalle. «E poi ero certa che mi avresti trovata.»
   Fermandosi di fronte a lei e ammirando la sicurezza in fondo ai suoi occhi, Athrun si arrese a sorriderle di rimando. Se lui si era adattato a correrle dietro con gli abiti che usava solitamente sul lavoro, la ragazza si era invece impegnata a rivangare meglio il passato, indossando una maglietta rossa, che ricordava molto quella che aveva portato quel lontano giorno.
   Il vento tiepido di quella latitudine scompigliò loro i capelli e Cagalli li scostò dal viso con una mano, mentre la sua attenzione si spostava verso l’orizzonte, lì dove il sole al tramonto si tuffava nell’oceano, allungando le ombre e tingendo ogni cosa con i suoi colori caldi. «Non è meraviglioso?»
   Lo era senza dubbio, pensò Athrun, incantato dalla sua figura molto più che da quello spettacolo. Da quanto tempo Cagalli non si concedeva il lusso di soffermarsi a godere di quella piccola libertà? Gli occhi di lei, dorati alla luce del sole, guardavano lontano, a un futuro radioso in cui non c’era alcuna preoccupazione a martoriare l’animo umano. Un futuro fatto di pace, di rispetto, di tolleranza. Un futuro che avrebbe consentito loro di respirare e di prendersi per mano davanti a tutti, senza temere di essere giudicati da qualcuno.
   Si voltò nella sua direzione, sorprendendo Athrun a fissarla con quello sguardo innamorato che troppo spesso la mandava in confusione. Arrossì, ma non distolse gli occhi dai suoi. «Ti dispiace se rimaniamo ancora un po’?»
   «Rimarrei qui con te anche tutta la vita, se solo me lo chiedessi», le giurò il giovane, d’istinto. Non si pentì di quelle parole, neanche dopo averla vista sussultare imbarazzata. Avanzò fino a raggiungerla e si trattenne a stento dal toccarla, benché lo desiderasse ardentemente. «Non saremmo riusciti in questa impresa neanche se ci fossimo messi d’accordo», non poté fare a meno di commentare.
   Cagalli gli sorrise di nuovo, ma non rispose perché sarebbe stato inutile. Nei suoi occhi, però, Athrun poteva finalmente scorgere la serenità che le era mancata per tanto, troppo tempo. Erano loro due soli, lontani dalla quotidianità, dalle responsabilità, anche se solo per poco. Ma era la strada che avevano scelto di percorrere - individualmente, eppure insieme.
   «Mi sarebbe piaciuto tornare laggiù, sai?» disse la ragazza, chinando il capo su un granchietto che stava passando fra loro. «Almeno lì c’era quel piccolo anfratto in cui ci eravamo rifugiati...»
   «Avevi intenzione di ripercorrere gli stessi passi di quel giorno?» domandò Athrun, divertito.
   «Non essere sciocco, non ti sparerei più addosso», gli assicurò lei.
   «E tutto il resto? Lo rifaresti?» la punzecchiò l’altro. «Perché non ci metterei nulla a spingerti in acqua.»
   Cagalli arrossì per la seconda volta e intrecciò le braccia al petto con fare stizzito, in un grosso, implicito no. Forse all’epoca era stata fin troppo ingenua, ma adesso era adulta abbastanza da capire dove lui volesse andare a parare. «Non avrei alcuna coperta a riscaldarmi», ribatté, prendendola alla lontana.
   Il giovane si strinse nelle spalle, per nulla intenzionato ad arrendersi a prenderla in giro. «Lo farei io, stavolta.»
   Era una proposta più che allettante, fu la prima cosa che pensò d’istinto il Delegato. Eppure quello non era il posto ideale. «Potrebbero vederci», borbottò accigliata e imbarazzata.
   «Quindi è solo questo, il problema?»
   «Eh...?» balbettò lei, rendendosi conto soltanto in quel momento di quanto, in effetti, si fosse tradita. Athrun rise, arrendendosi al proprio desiderio di abbracciarla. Sulle prime la sentì irrigidirsi come sempre per la sorpresa; poi, ancora come sempre, Cagalli si sciolse fra le sue braccia e posò il capo contro la sua spalla. Avvertì la presa di lui farsi più salda e calorosa: il tempo che trascorrevano insieme era sempre limitato, perciò non riuscivano mai davvero a godersi momenti di pace come quello. Si strinse ad Athrun più che poté e sperò con tutta se stessa che quell’istante durasse il più a lungo possibile.
 
Rientrarono che era ormai sera inoltrata, riportando indietro entrambi i mezzi alla base ormai decisamente meno affollata rispetto a quel pomeriggio. Athrun scese dal proprio con gesti agili, affrettandosi poi ad aiutare Cagalli a mettere i piedi a terra senza difficoltà. Lei gli sorrise in segno di ringraziamento, ben sapendo di non poter fare altro davanti a terze persone.
   «Alla buon’ora!» si sentì esclamare da lontano. Si volsero e videro il Sergente Kojiro Murdoch venire loro incontro. «Si può sapere dove eravate finiti?»
   «Che diavolo ci fai, qui?» pretese di sapere Cagalli, poiché l’uomo avrebbe dovuto trovarsi su Aprilius, alla sede centrale di COMPASS insieme al resto dell’equipaggio dell’Archangel.
   Lui sollevò platealmente le braccia ai lati del corpo, facendo spallucce. «Ho fatto il bravo, perciò ho chiesto una piccola licenza», spiegò, a testimonianza di come il lavoro stressasse un po’ tutti. «Mi sono concesso il lusso di venire a trovare qualche vecchio amico, ma quando sono arrivato mi hanno detto che la nostra supertosta Principessa se ne era andata a spasso da sola e che il suo bel cavaliere si era precipitato a riacciuffarla. Ero curioso di sapere cosa vi sareste inventati al vostro rientro, ecco perché ho deciso di aspettarvi.»
   Athrun strinse le labbra: se Murdoch non aveva reso quel racconto più colorito del necessario, trasformandolo di fatto un pettegolezzo, forse era il caso di preoccuparsi. Sebbene al momento non potessero passare troppo tempo insieme, non appena la guerra era finita lui e Cagalli avevano ripreso la loro relazione senza il minimo indugio. Anche se adesso non c’erano più in ballo accordi matrimoniali per il benessere politico della nazione, i due ragazzi dovevano comunque fare attenzione a non esporsi troppo, continuando di fatto a vivere una storia più o meno clandestina. Questa volta, però, si erano davvero posti l’obiettivo di costruire un futuro che permettesse loro di non nascondersi agli occhi del mondo. Tuttavia era ancora presto per esporsi, sia perché sicuramente l’opinione pubblica non era ancora preparata a una notizia del genere, sia perché Athrun non si sentiva ancora degno di aspirare a una simile posizione. Era comunque determinato a raggiungerla, questa volta pazientando e rispettando le giuste tempistiche.
   «Certo che, se non hai niente di meglio da fare, la tua vita dev’essere davvero triste», commentò Cagalli, tanto per vendicarsi delle solite prese in giro di Murdoch.
   «La tua invece oggi dev’essere stata piuttosto movimentata», replicò lui, le mani nelle tasche dei pantaloni e un sorriso sornione sulle labbra. «Hai la maglia al rovescio.»
   I due ragazzi sobbalzarono e quando si accorsero di quel particolare, Cagalli avvampò e si portò istintivamente le braccia al seno, come se fosse stata nuda. Pur imbarazzato quanto lei, fu Athrun a reagire per primo. «Lo avevo notato anch’io, ma a quanto pare è uno di quei modelli con le cuciture a vista», s’inventò di sana pianta, togliendosi lo spolverino per posarlo sulle spalle della ragazza. «Ma penso sia comunque troppo leggero, per questa stagione», considerò, mentre lei si stringeva addosso il soprabito e quasi si nascondeva contro il suo braccio.
   Il Sergente Murdoch provò un moto di tenerezza, ma non gli riuscì di non trovare divertente il fatto che Cagalli avesse perso di colpo tutta la propria baldanza per l’essere stata scoperta. Dopotutto, si disse, anche se aveva dimostrato al mondo intero una tempra d’acciaio e una forza di volontà straordinarie, nonostante il ruolo fondamentale che ricopriva a livello internazionale, sotto certi aspetti il Delegato rimaneva ancora una ragazzina. Alla mente dell’uomo però tornò anche il ricordo di quel diavolo scatenato biondo che bazzicava sull’Archangel durante la prima guerra e non poté fare a meno di sorridere. «Allora accompagnala a casa prima che si becchi un malanno», disse ad Athrun. «Noi naturals siamo molto più soggetti di voi ai raffreddori.»
   «Sì, forse è meglio», rispose lui, rilassandosi davanti a quel tono meno canzonatorio. «Cagalli, andiamo?» domandò quindi, ammorbidendo a sua volta la voce nella speranza di tranquillizzare anche lei. La ragazza lo guardò di sottinsù con fare quasi mortificato e annuì, lasciando che il giovane le passasse un braccio attorno alle spalle e la guidasse via da lì. «Non c’è bisogno di fare quella faccia», cercò di rassicurarla quando ormai furono lontani.
   «Era buio e...» farfugliò Cagalli. Nonostante fosse ormai notte, alla luce artificiale del parcheggio della base si notavano appena le guance ancora deliziosamente colorate di rosso per l’imbarazzo.
   «Almeno sapeva già di noi», osservò Athrun, aprendole la portiera dell’auto per aiutarla a salire. Lei parve persuadersi che dopotutto non era una faccenda troppo grave e si accomodò al posto del passeggero. Il giovane sedette alla guida, ma prima di mettere in moto posò le braccia sul volante e tornò a rivolgersi all’amata. «Piuttosto, grazie per questo meraviglioso fuori programma», le disse inaspettatamente.
   Cagalli sollevò gli occhi sui suoi e sorrise. «Mi mancavi», fu l’onesta risposta che gli diede. Così dolce che Athrun avvertì un calore rassicurante al petto e non riuscì a resistere all’impulso di baciarla.













Questa fangirlata deriva di brutto dalle ultime novità inerenti al film (mancano dieci giorni, aiuto!). Da un lato, com'è facile intuire, a uno dei racconti che verrà distribuito casualmente durante la prima settimana di proiezione (o le prime due, ora non ricordo), quello che incentrato appunto su Athrun e Cagalli e che si intitola Fuga per due, chiaro richiamo all'episodio in cui si sono conosciuti (dal titolo Guerra per due). Per chi si fosse perso questa chicca, pare che il racconto parli di una breve pausa che entrambi si sono presi dal lavoro e, vista anche la copertina (che ritrae Cagalli rilassata con lo sguardo perso nel vuoto e Athrun con lo sguardo perso su di lei, tanto per cambiare), suppongo abbia un risvolto romantico che va forse a colmare tutti i dubbi dei fan della coppia (DOPO VENT'ANNI) e a fare da preambolo al tipo di rapporto che avranno nel film (che non mi illudo dedichi loro molto spazio, a questo punto, ma mi interessa che stiano insieme senza ulteriori casini come in Destiny).
Dall'altro lato, invece, la parte finale si ispira a un'illustrazione promozionale per una collaborazione con delle terme, lì in Giappone, che sponsorizzano il film. Lì si vedono le tre coppie principali, ma mentre Kira e Shinn indossano degli yukata azzurri e Lacus e Lunamaria ne indossano di rossi, Athrun e Cagalli hanno i colori invertiti rispetto agli altri, quasi come se se li fossero scambiati. Inutile dire quanto ci abbiano malignato su i fan e cosa non ci abbiano scritto e disegnato sopra. Da brava fangirl, ho voluto dare il mio contributo. Abbiate pazienza. Io magari non starò aspettando da vent'anni, perché vidi la serie solo nel 2009, ma QUINDICI ANNI sono stati comunque un'attesa fin troppo lunga.
Ho bisogno di sapere. E ciò nonostante ho una paura terribile.
Scusate il papiro.
Shainareth


 
  
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