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Autore: Angel TR    01/02/2024    3 recensioni
It will take a lot for me to settle
Doja Cat - Paint The Town Red
Tre storie sul difficile rapporto tra i Mishima e la loro eredità. Perché il sangue (non) è acqua.
[Partecipa alla Challenge "Parole Intraducibili" indetta da Soly Dea su Efp]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Heihachi Mishima, Jin Kazama, Kazuya Mishima, Lars Alexandersson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Orenda: il potere di cambiare il mondo a dispetto di un destino avverso.


Bicchieri di Sangue

#Reina_SheDevil


Aveva due occhi limpidi come specchi, grandi, contornati da lunghe ciglia da cerbiatta – e, proprio come una cerbiatta, zampettava attorno al ring e, poi, attorno all'avversario, attorno a loro.
Uomini – figli e nipoti di suo padre.
Lei amava profondamente suo padre, così come lui aveva amato lei, e, proprio per quella ragione, le aveva affidato un nome che si addicesse al ruolo che ci si aspettava da lei: Reina, “regina”. Lei amava profondamente suo padre, sì, ma doveva tristemente ammettere che era un uomo e, come tutti gli uomini, aveva dei limiti. Ronzavano come mosche attorno ai cadaveri in decomposizione e, pur di accaparrarsene un pezzettino scarno e poco succoso, si aggredivano frontalmente, sbattendo le sottili antennine. Lei non sarebbe stata così sciocca, piuttosto avrebbe giocato d’astuzia: avrebbe sfruttato il suo aspetto fresco e innocente per ingannare Jin Kazama, Lars Alexandersson e compagnia bella; per Kazuya Mishima aveva tutt'altro piano visto che il primogenito di suo padre era fatto di tutt'altra pasta rispetto agli altri.
Ci sarà da divertirsi.
Lei, a differenza dei suoi parenti maschietti dal sangue annacquato, aveva organizzato fin nei minimi dettagli un progetto. Innanzitutto, anche se suo padre l'aveva istruita per bene, Reina aveva comunque svolto delle ricerche affinché nessun particolare riguardante le sue prede le sfuggisse. In secondo luogo, invece di affrontarli direttamente – procurandosi inutili grattacapi e, in più, lasciando che l'occasione di conoscere meglio i suoi avversari le scivolasse tra le dita –, si sarebbe infiltrata come spia tra le file dei retti e giusti combattenti dell’Operazione Yggdrasil (Il tuo lato nordico si fa sentire, Lars Alexandersson! ) per avvicinarsi sia a Jin Kazama sia a Kazuya Mishima. Bingo, due piccioni in uno.
Dopo la morte di Kazumi Hachijo, in suo padre era esplosa dirompente un'ossessione per il Gene del Diavolo e aveva sognato per anni, aveva lottato per anni contro la sua stessa natura umana, per impossessarsene e potersi finalmente misurare da pari a pari con il suo primogenito e il suo primo nipote. Lei, la sua regina, avrebbe portato a compimento la sua missione, avrebbe soddisfatto il suo desiderio.
«Jin senpai!» La voce dolce, acuta, da perfetta ragazzina liceale incantata dall’allievo maggiore: chi non ci sarebbe cascato? Certamente non Jin Kazama, con quell’aura distante tipica di chi conosce le proprie debolezze e sa che fidarsi è proprio una di quelle.
Il portatore del Gene Devil socchiuse gli occhi, squadrandola. «Come conosci lo stile Mishima?» le chiese, sospettoso.
Reina gli regalò un sorriso umile. «Ah, quelle poche tecniche che a stento riesco a eseguire? Mi lusinghi! Ho solo guardato qualche video su YouTube!» liquidò la faccenda.
I suoi dolci occhioni di un castano liquido si fissarono in quelli di Jin – fiduciosi, innocenti. Per quanto avesse camminato un sentiero impervio e assaggiato le fiamme dell'inferno sulla punta della lingua, Jin restava un Kazama, un sempliciotto di campagna… ergo, avrebbe accettato la sua proposta, fidandosi di quella spiegazione ridicola (insomma, chi mai avrebbe potuto imparare le superbe tecniche Mishima da uno stupido video YouTube!?). E infatti…
Avrebbe potuto batterlo? Sì, certamente. Aveva finto di aver ricevuto un colpo che l'aveva messa KO solo perché aveva ottenuto la risposta alla domanda che l’assillava da quando suo padre le aveva rivelato l'esistenza del sangue benedetto. Dopotutto, il suo obiettivo non era dimostrare la propria superiorità – d'altronde scontata – sul ring: era capire…
Sangue Mishima, sangue Hachijo. Come una qualsiasi persona sana di mente avrebbe potuto pensare che il Gene del Diavolo fosse una maledizione? Quel potere faceva la differenza tra il vivere ai margini della società, soffocati dalla spazzatura, e lo spiccare il volo, librarsi sopra le stupide imposizioni e gli schemi massacranti dove venivano ingabbiati gli esseri umani. Reina si rifiutava di lasciarsi incatenare. D'altronde, suo padre le aveva già posato una corona sulla testa quando era nata. Lei era nata per governare, non per obbedire.
In piedi attorno alla tavola rotonda, circondata da due Mishima e altri personaggi poco rilevanti per i suoi scopi, Reina socchiudeva gli occhi a ogni briciola di informazione che le veniva sbocconcellata. Osservava i due maschi suoi parenti davanti a sé e i suoi occhi brillavano: laddove suo padre aveva solo potuto sognare di sottometterli, lei avrebbe infilato la chiave nella toppa e avrebbe trasformato il sogno in realtà.
Il sangue nelle sue vene era la toppa; la chiave era il fatale raggio demoniaco di Kazuya Mishima.
Il catalizzatore di una trasformazione è sempre la morte.
Reina si sarebbe schierata davanti al demone e avrebbe accolto il suo raggio fatale a braccia aperte. E avrebbe atteso…
Se solo le persone non l'avessero sottovalutata, avrebbe visto le fiamme di un incendio che solo il sangue Mishima poteva promettere scoppiettare ardentemente nei suoi occhi da cerbiatta; e avrebbe capito. Ma nessuno rivolse la propria attenzione alla piccola Reina dal disordinato caschetto con le punte viola, così giovane, così innocente, solo una ragazzina!
Così come nessuno poté solo osare immaginare che qualcuno come lei avesse tenuto testa nientemeno a Kazuya nella sua forma diabolica più pura. Nessuno aveva visto lo spirito folle di Heihachi Mishima in lei – forse solo Jin e Kazuya avevano intuito giusto qualcosina ma si erano presto ricreduti, avevano presto liquidato la faccenda, troppo immersi nella loro guerra personale per rendersi conto di aver fatto i conti senza l'oste, senza la regina.
Il raggio demoniaco spazzò via le forze della Yggdrasil e lei si parò davanti, aprendo le braccia, inspirando a fondo, accogliendo il potere. Ancora una volta, nessuno la vide.
Reina aveva due occhi limpidi come specchi, grandi, contornati da lunghe ciglia da cerbiatta. Ma non lasciatevi ingannare: anche i cerbiatti covano brame innominabili.
E quegli occhi arsero di brama, rossi come il sangue degli uomini.


Mmh, she the devil
She a bad lil’ bitch, she a rebel
She put foot to the pedal
It will take a lot for me to settle
Doja Cat - Paint the town red


N/D: È USCITO!?!!!!!! Posso solo urlare. Avevo intuito tutto ma vederlo sullo schermo è tutt'altra cosa. Finalmente, Bandai Namco, finalmente…
Ovviamente come non amare Reina… lei sfrutta il mondo misogino a suo favore e, con il sangue Mishima misto al gene Devil, ribalta l'ordine delle cose dove Kazumi prima di lei non era riuscita. Ahhh, scriverò qualcosa su di loro!!
Il titolo fa riferimento al modo di dire "Il sangue non è acqua". Ah, i Mishima!
Baci, Angel <3

  
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