Brucia l'orgoglio a sentire il tuo nome,
una piaga che non cicatrizza
- rossa e salmastra -
ossessione per il cuore.
Vesto questi versi con cura,
suoni e sentimenti minuziosi
persi nel baratro del tuo disinteresse.
Quando scrivo e mi rivolgo a te,
che mai ti sei curato di ascoltarmi.
Se tu sei solo e ignaro destinatario,
perché prostituire la poesia?
Perché innalzare i miei suoni in tuo onore?
Perché dedicarti un merito che hai sciupato?
Mi abbasso a te.
E allora dimmi:
mentre le sussurri parole che mai mi hai dedicato,
non pensi alle squallide scuse con cui mi hai liquidato?
Se vi capita assieme di ridere a una tua battuta,
ignori le lacrime che mi hai strappato?
Quando la baci e tocchi come con me hai fatto,
ricordi la presa in giro che per un anno hai perpetrato?
Sarai per lei
ció che non ho mai avuto
il coraggio di chiederti.
Ma mi umilio ancora
cercando il tuo sguardo sotto casa
dove l'ultima volta mi hai salutata.