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Autore: M a k o    09/02/2024    11 recensioni
• FuyuTora (Chifuyu/Kazutora)
• Missing Moment dei capitoli 192 e 193
• Dal testo:
Aveva realizzato che il tempo condiviso con Kazutora non era mai sprecato, anzi, era il più bello che potesse vivere, era il futuro che desiderava percorrere senza più voltarsi indietro.
E aveva realizzato che la semplice attrazione fisica — quella che li aveva portati a scambiarsi il primo bacio diverso tempo addietro — non bastava più, che c'era dell'altro, qualcosa di estremamente intimo e profondo che li univa sempre più stretti l'uno all'altro senza mai sciogliere la presa.
Forse si stava innamorando di lui. Forse lo amava già.
E Kazutora, con ogni probabilità, ricambiava quel sentimento incantevole e pericoloso.
• Questa storia partecipa al Concorso “Se bastasse una canzone” indetto dal forum Torre di Carta
• Questa storia partecipa alla Everybody Needs A Hug Challenge indetta dal forum Siate Curiosi Sempre
• Questa storia partecipa alla Challenge “Fissa un obiettivo (e superalo)” indetta dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chifuyu Matsuno, Kazutora Hanemiya
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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amae Posso essere onesta?
Dopo quattro anni in cui ho pubblicato solo nelle sezioni di Yu-Gi-Oh! (VRAINS in particolare) fa davvero strano trovarmi qui con una One Shot su tutt'altro fandom e su tutt'altra OTP.
Per questo ringrazio il Concorso Se bastasse una canzone indetto dal forum Torre di Carta e, intanto che ci sono, ne approfitto per menzionare anche il mio forum, Siate Curiosi Sempre, dato che questa storia partecipa anche alla Everybody Needs A Hug Challenge.

Con ogni probabilità, se avessi scritto le N.d.A. di questa storia a inizio 2023 sarebbe stato tutto molto più semplice — ho scritto questa storia tra dicembre 2022 e gennaio 2023, quando ero ancora freschissima dalla lettura di Tokyo Revengers e tutto mi appariva molto più immediato.
Nell'ultimo anno non ho recuperato eventuali spin-off e character books, né ho riletto il Manga, quindi mi sarò sicuramente persa tante novità, in ogni caso questa One Shot è un Missing Moment dei capitoli 192 e 193 del Manga, ovvero il futuro nel quale Takemichi approda durante il matrimonio di Pah-chin.

In questo futuro, Kazutora lavora al negozio di animali di Chifuyu, momenti che avrei tanto voluto vedere approfonditi, e questa One Shot ricordo di averla scritta guidata proprio dall'esigenza di raccontare del forte legame che si è creato tra di loro — io punto i riflettori su una chiave di lettura decisamente romantica, ma essendo OTP credo sia inevitabile.

So che ho già scritto molto, ma vi rubo solo un altro po' di tempo per dirvi che a fine storia ci saranno altre N.d.A. (SCUSATEMI) per ulteriori chiarimenti e spiegarvi il mio punto di vista su alcune cose — trattandosi poi della mia primissima storia ambientata nel canon (io vivo di AU), credo sia anche doveroso.
Detto ciò, vi auguro buona lettura — spero!



甘え — amae
(o dell'affidarsi completamente all'amore)








Ci si abbraccia per ritrovarsi interi.
— Alda Merini



Può nascere dovunque
Anche dove non ti aspetti
Dove non lo avresti detto
Dove non lo cercheresti

Può crescere dal nulla
E sbocciare in un secondo
Può bastare un solo sguardo
Per capirti fino in fondo



1

Chifuyu aveva imparato ormai da diverso tempo a cogliere tutti i segnali che Kazutora gli lanciava, indipendentemente da quali fossero. “Vieni con me” gli stava tacitamente dicendo in quel momento, mentre estraeva una sigaretta dal pacchetto chiaro.
“Tu intanto vai, tra poco arrivo anch'io” gli rispose con un cenno del capo che solo Kazutora sarebbe stato in grado di decifrare. Nella speranza che nessuno della tavolata decidesse di seguirli fuori, potevano finalmente ritagliarsi qualche attimo di intimità che fino a quel momento era stato solo un lontano miraggio.
    «Kazutora». A chiamarlo era stato Draken.
    (Accidenti).
    «Il ricevimento sta per cominciare, cerca di fare presto».
Mentre il diretto interessato annuiva, per poi alzarsi dalla sedia e voltare le spalle all'intera tavolata, Chifuyu tirò un piccolo sospiro di sollievo, rilassando i muscoli che per brevi attimi di “tensione” si erano un poco irrigiditi.
Ci voleva ben altro per farlo preoccupare o mandarlo direttamente in paranoia, ovviamente; il fatto era che, in quel preciso istante, se l'occasione che lui e Kazutora erano riusciti a costruirsi fosse andata in fumo, avrebbe sicuramente provato qualcosa alla bocca dello stomaco, un grattare acido e pruriginoso che avrebbe reincarnato alla perfezione tutto il suo fastidio e, al contempo, anche l'impazienza di attendere il crearsi di una nuova opportunità.
Per fortuna tutto questo non accadde.
    (Ora era solo questione di tempo).
    (Secondi su secondi che si ammassavano gli uni sugli altri, divenendo un coacervo a tratti indefinito).


2

Può invadere i pensieri
Andare dritto al cuore
Sederti sulle scale
Lasciarti senza parole
L'amore ha mille steli
L'amore ha solo un fiore

Per non destare alcun sospetto, Chifuyu raggiunse Kazutora pochi minuti dopo con la scusa di “andarlo a cercare”, nonostante il desiderio di seguirlo nell'immediato si fosse fatto capriccioso e avesse messo costantemente a dura prova il suo autocontrollo. Per fortuna riuscì a resistere; dopotutto, quello era niente in confronto alle quotidiane ore lavorative che vedevano lui e Kazutora perennemente insieme e, al contempo, impossibilitati a scambiarsi effusioni in assoluta libertà.
Se a tutto questo si aggiungeva anche il fatto che per l'occasione Kazutora indossava un elegante completo che metteva ancora più in risalto la sua bellezza tagliente e al contempo delicata, il matrimonio di Pah-chin era da considerarsi una vera e propria benedizione, anche se le occasioni di bearsi a dovere di tutto quell'incanto erano poche — e allora che diamine.
Impiegò qualche istante a realizzare l'entità dei pensieri che gli avevano carezzato la mente con garbo; a dirla tutta, in un primo momento non si rese nemmeno conto di aver fatto qualche apprezzamento circa l'aspetto fisico di Kazutora poiché era qualcosa che dentro di sé dava per assodato, una constatazione che si poteva pronunciare senza porsi problema alcuno anche alla luce del sole: Kazutora era bello.
La sua era una bellezza particolare, che ipnotizzava: gli occhi di chi lo osservava rimanevano inconsciamente fissi sulla sua figura alta e snella, su quel color sabbia che erano le sue iridi, su quel neo situato poco sotto l'occhio destro, su quelle labbra che parevano essere state fabbricate su misura per essere lambite e baciate — una leziosa, perenne tentazione — ed erano sue, solo sue, tutte sue.
Kazutora era una spaventosa meraviglia. Reincarnava l'attimo esatto in cui ci si rende conto — ormai troppo tardi — di aver perso l'equilibrio e che di lì a pochi frammenti di secondo sarebbe cominciata una lunga discesa in un precipizio senza fine.
Quando lo raggiunse
    (e questa volta sia con il corpo che con la mente che con ogni pensiero ben allineato)
Kazutora aveva quasi fumato metà sigaretta.
Le ciocche bionde che gli ricadevano morbide sul volto erano sospinte dal venticello fresco, ma fortunatamente non fastidioso, di quella giornata tanto speciale. Le nuvolette di fumo che uscivano dalla sua bocca si disperdevano in fretta, quasi volessero impedire di sottrarre a lui e Chifuyu ancora più tempo di quanto già ne avessero perso durante quelle ore che si erano sfilacciate come zucchero filato.
Non fu necessario proferir parola alcuna, solo avvicinarsi a lui, perdersi un attimo nel suo sorriso e subito dopo unire le labbra alle sue in un bacio agognato per ore intere. Erano rimasti perennemente insieme quel giorno, eppure trovare un momento di intimità, come ovvio che fosse, si era rivelato assai arduo: prima la cerimonia, poi il ricevimento, sempre insieme prima in un gruppetto di persone e poi in un altro, la mano di uno degli invitati poggiata sulla spalla ed ecco che si cominciava a chiacchierare e alcune volte ci si perdeva di vista per qualche minuto che pareva un secolo… i matrimoni erano un vero e proprio casino — ma Pah-chin e la sua dolce sposa erano felici e quindi si trattava di un bel casino.
Kazutora gli cinse il fianco con la mano libera, mentre allontanava l'altra con la sigaretta tra le dita a una distanza di sicurezza. Chifuyu, che invece aveva entrambe le mani libere, quei fianchi li strinse forte, con desiderio ardente, e nonostante i loro corpi fossero fasciati da strati e strati di tessuti pregiati, avvertirono entrambi l'epidermide pizzicare nel momento in cui i loro petti si sfiorarono.
Quando la lingua di Kazutora incontrò la sua, con impaziente sensualità, Chifuyu avvertì il sapore del tabacco invadergli la bocca, qualcosa a cui era abituato già da tempo e che non gli dava affatto fastidio. Dopotutto anche lui ogni tanto fumava, sicuramente non tanto quanto Kazutora, ma conosceva bene le sfumature di quei sapori venefici e fatali.
    (Ma Kazutora era un veleno dolce e seducente, e forse Chifuyu non riusciva più a fare a meno di lui perché lo considerava il suo personale antidoto, l'unico in grado di farlo stare bene).
Si perse ancora una volta in quelle labbra morbide e in quella lingua che gli provocava un'incredibile assuefazione e il desiderio di diventare una cosa sola con lui si fece via via sempre più urgente. Era da un po' che desiderava andare oltre e approfondire il loro rapporto, l'aveva realizzato nel momento in cui i baci che si scambiavano ogni volta che ne avevano l'opportunità avevano iniziato a non bastargli più, quando il solo perdersi un istante in lui gli procurava un maremoto nel petto e quando tutto il tempo trascorso insieme sia sul posto di lavoro che al di fuori di esso si era tinto di sfumature calde e dorate, che circonfondevano ogni cosa rendendola ancora più preziosa e speciale.
Aveva realizzato che il tempo condiviso con Kazutora non era mai sprecato, anzi, era il più bello che potesse vivere, era il futuro che desiderava percorrere senza più voltarsi indietro. E aveva realizzato che la semplice attrazione fisica — quella che li aveva portati a scambiarsi il primo bacio diverso tempo addietro — non bastava più, che c'era dell'altro, qualcosa di estremamente intimo e profondo che li univa sempre più stretti l'uno all'altro senza mai sciogliere la presa.
Forse si stava innamorando di lui. Forse lo amava già.
E Kazutora, con ogni probabilità, ricambiava quel sentimento incantevole e pericoloso.


3

Quando si staccarono per riprendere fiato, Chifuyu ne approfittò per sfilare la sigaretta quasi del tutto consumata dalle dita di Kazutora e tirare una boccata che buttò poi fuori dal naso. Gliela restituì subito dopo e Kazutora, dopo un ultimo tiro, spense il mozzicone e lo lasciò nel posacenere che si trovava lì accanto. Sorrise.
    «Ancora» sussurrò, e questa volta fu lui a prendere l'iniziativa, cogliendo Chifuyu impreparato — ma, in tutta onestà, la cosa non gli dispiacque affatto.
Ora che anche Kazutora aveva entrambe le mani libere, Chifuyu le avvertì immediatamente
    (e disperatamente)
sulla schiena, il petto contro il suo, i loro corpi stretti forte l'uno all'altro, il desiderio di appartenersi che pulsava irrefrenabile di vita.
L'avrebbe baciato per ore intere e non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Sarebbe rimasto lì, in bilico sulle punte dei piedi per non staccare mai le labbra dalle sue e lasciare che quell'abbraccio di anime non si dissolvesse mai, se solo il raziocinio non avesse riportato ordine tra i suoi pensieri con irruenza — erano rotolati via come piccole biglie colorate su una superficie pendente.
    «Dobbiamo tornare in sala…» sussurrò a fatica, impedendo per poco a Kazutora di baciarlo un'altra volta ancora.
Quest'ultimo mise il broncio, un'espressione che gli riusciva sempre bene e che lo rendeva davvero adorabile. «Un altro minuto…» lo implorò con flemmatica sensualità, forse senza neanche rendersene conto. «Solo uno».
Come poteva dirgli di no? Tutto, di Kazutora, esercitava su di lui un effetto irresistibile; gli era entrato nella carne, nel cuore e nella testa e lo stava sempre più inebriando.
Sorrise — e mai rassegnarsi a qualcosa fu tanto bello.
    «Solo uno».
    (E lì, in quell'immenso giardino, tra mille fiori profumati, lo baciò un'altra volta ancora).


4

Quando fecero ritorno in sala, il ricevimento non era ancora iniziato. Come se niente fosse, ripresero posto e si riunirono agli altri nell'attesa, con l'unica differenza che, dentro i loro petti, si stavano scatenando dei possenti marosi di desideri repressi a fatica.
Erano seduti l'uno di fronte all'altro, due bellissimi mondi che entravano in collisione con un semplice sguardo. E fu proprio in questo modo che proseguì l'intera giornata: nella più pura e impaziente attesa di ritagliarsi un nuovo momento tutto per loro.


5

Può crescere da solo
E svanire come niente
Perché nulla lo trattiene
O lo lega a te per sempre

Può crescere su terre
Dove non arriva il sole
Apre il pugno di una mano
Cambia il senso alle parole

Chifuyu era affamato. Nonostante il ricevimento fosse stato molto abbondante, tra una portata e l'altra aveva sperimentato anche un altro tipo di languore, molto più viscerale e insopprimibile, che gli si era avviluppato attorno ai muscoli e gli aveva punzecchiato le labbra e la lingua con esasperante insistenza.
Aveva così tanta voglia di lasciarsi andare con Kazutora che nel momento in cui gli sposi avevano iniziato a salutare e ringraziare tutti gli invitati e quest'ultimi avevano cominciato ad abbandonare a piccoli gruppi la sala per dirigersi al parcheggio, per poco non credette alla meravigliosa realtà che gli si stava dipanando dinanzi agli occhi con crescente squisitezza: potevano andarsene.
Potevano andarsene e finalmente non avrebbero destato alcun sospetto perché tanto anche gli altri invitati stavano facendo ritorno a casa e… e Kazutora sarebbe tornato a casa con lui.
Un fremito, breve ma decisamente intenso, gli attraversò la spina dorsale nel momento in cui avviò l'auto. Kazutora era seduto accanto a lui e cielo, era bellissimo.
Chifuyu ricordava a menadito la prima volta che Kazutora era salito sulla sua auto: erano trascorsi dieci anni dall'ultima volta che si erano visti — cosa avvenuta in circostanze per niente piacevoli —, Kazutora aveva scontato la sua condanna ed era nuovamente libero, pronto a rifarsi una vita. E Chifuyu aveva pensato che un aiuto al negozio di animali non avrebbe certo fatto male.
    («Ne è passato di tempo, Kazutora. Vuoi un passaggio?»)
    (E fu come se si fossero salutati solo il giorno prima. Come se quei dieci anni di distanza non fossero mai esistiti. Come se, indipendentemente dalle cicatrici del passato che ancora grondavano sangue, fosse destino, per loro, ritrovarsi e provare ad andare avanti insieme).
Kazutora si era seduto sul sedile del passeggero senza proferir parola alcuna. Aveva allacciato la cintura di sicurezza e poi non aveva fatto altro se non affidarsi completamente a Chifuyu: era appena uscito di prigione dopo dieci anni di riabilitazione con un bagaglio di lacrime amare legate ai peccati commessi in passato e un buco nero all'altezza del petto, cos'altro poteva fare se non aggrapparsi con tutte le proprie forze a Chifuyu, l'unica persona che si era presentata quel giorno, unico testimone del momento esatto in cui Kazutora aveva valicato il confine che l'avrebbe separato una volta per tutte dalle pareti grigie della prigionia per condurlo verso il sapore dolceamaro della libertà, unico e solo essere umano che aveva mostrato altrettanta umanità nei suoi confronti?
Il tragitto in macchina era stato silenzioso, velato da una sottile patina di imbarazzo, ma affatto sgradevole; anzi, c'era qualcosa che vibrava tra loro, come uno sfilaccio di elettricità che punzecchiava l'epidermide con fare carezzevole.
Avevano pranzato in una tavola calda, seduti l'uno di fronte all'altro, e tra i profumi e la bontà di ogni pietanza si erano lasciati andare pian piano, e per la prima volta avevano parlato e basta, senza urlarsi contro, senza prendersi a pugni, senza provare l'astio e il rancore reciproci dovuti all'appartenenza di due gang rivali, senza rivangare la tragedia avvenuta il 31 ottobre di dieci anni addietro.
Chifuyu gli aveva riferito dello scioglimento della Toman e di tutti i cambiamenti che c'erano stati negli ultimi dieci anni. Kazutora l'aveva ascoltato, assimilando ogni parola e rendendola parte integrante della sua nuova realtà, quella che era in procinto di vivere.
Poi, a un certo punto, Chifuyu gli aveva proposto di lavorare con lui e Kazutora aveva accettato. Senza giri di parole, entrambi erano andati dritti al punto. E quando si erano guardati negli occhi, forse per suggellare tacitamente il loro accordo, avevano compreso di essere inspiegabilmente
    (e visceralmente)
legati l'uno all'altro.
Solo e soltanto questo.


6

Nei due anni successivi, Kazutora aveva deciso di lasciarsi allungare i capelli fino alle spalle e di tingere qualche ciocca di biondo, proprio come quando aveva quindici anni. Ben più di una volta Chifuyu si era perso ad ammirarlo mentre li legava in una coda e sempre più di una volta si era sorpreso a distrarsi sul posto di lavoro — lui che era il capo non poteva certo distrarsi ogniqualvolta il suo dipendente si legava i capelli… eppure succedeva, e succedeva sempre.
E fu proprio quando se ne accorse che realizzò quanto Kazutora fosse bello.


7

Kazutora gli aveva inviato un centinaio di foto, come minimo. Chifuyu non aveva mai sentito il suo telefono vibrare così tanto, come se fosse andato in tilt e non riuscisse a smettere di sussultare neanche implorandolo in una lingua antica e sconosciuta. Durante tutta la durata del matrimonio Kazutora si era sbizzarrito e ogni occasione era stata buona per scattare foto a tradimento alla tavolata o riprendere Pah-chin negli innumerevoli momenti di impaccio e imbarazzo che aveva avuto durante il suo discorso — con tanto di minacce di morte annesse da parte dello sposo, ovviamente.
Forse Chifuyu stava viaggiando un po' troppo oltre con la fantasia, ma aveva avuto l'impressione che Kazutora, nel fare ciò, avesse più che altro trovato un passatempo che gli consentisse di non pensare a tutto il resto — a ciò di cui si erano privati per ore intere.
Il fatto era che si era beato delle risate di Kazutora mentre quest'ultimo gli inviava una foto dopo l'altra — e lui non poteva fare nulla per impedirlo poiché stava guidando — e subito dopo il silenzio era calato tra loro, rivelandosi stranamente spinoso e pregno di goffaggine. Come se parlare o anche solo alludere a cosa sarebbe capitato una volta giunti a destinazione fosse un argomento impossibile da sostenere. Eppure… stava per succedere, no? Lo volevano entrambi, si desideravano così tanto che era ormai impossibile attendere oltre e… e se avesse travisato tutto?
Dopotutto non avevano esplicitamente parlato riguardo quella cosa, e magari Kazutora la pensava diversamente… ma insomma, a loro bastava uno sguardo per capirsi, insieme funzionavano proprio perché le parole erano superflue, futili orpelli rumorosi che non portavano da nessuna parte, e…
Fu Kazutora a ridestarlo da tutta quella confusione mentale, rischiarandogli i pensieri e allontanando con garbo le minacciose nuvole del dubbio.
    (E questa volta le parole furono essenziali).
    (Furono tutto).


8

    «Manca ancora molto a casa tua?»
Kazutora gli pose quella domanda mentre era intento a osservare la città oltre il finestrino dell'auto. Vi era una punta di impazienza nel tono di voce e anche un velo di imbarazzo, perché forse anche lui temeva di aver travisato la situazione ed esporsi così tanto significava rischiare — e non poco.
Chifuyu si umettò le labbra e, mentre un'infinita gioia gli si diramava in ogni cellula del corpo, gli poggiò la mano sulla coscia.
    «No, a breve saremo arrivati» rispose, stringendola appena.
Kazutora sorrise, senza smettere di osservare la città oltre il finestrino dell'auto. Il tocco di Chifuyu aveva un effetto distensivo su di lui. Poco dopo poggiò la mano sulla sua e si lasciò cullare dal pensiero che presto entrambe quelle mani avrebbero percorso tutto il suo corpo.


9

È grande da sembrarti indefinito
Da lasciarti senza fiato
Il suo braccio ti allontanerà per sempre dal passato

Quando arrivarono a casa di Chifuyu, si isolarono completamente dal resto del mondo: erano solo loro due, sul letto, uniti nei loro abbracci, nei baci che si facevano via via sempre più audaci e nei loro sospiri di piacere che si fondevano in una cosa unica
    (pura e semplice armonia).
Si spogliarono con fare impacciato — la frenesia poteva giocare brutti scherzi —, ridacchiando ogniqualvolta le dita tremanti si lasciavano scappare un bottone; i loro sguardi si incontrarono un milione di volte e un milione di volte le loro labbra si incurvarono in un sorriso pregno di dolcezza.
Chifuyu ebbe finalmente modo di ammirare il tatuaggio di Kazutora per intero: la tigre che, dal collo, proseguiva il suo cammino lungo il petto, una creatura fiera e indomabile perfettamente completa nella sua magnificenza. I polpastrelli tastarono con desiderio quella pelle accaldata, le labbra si avventarono sul collo e udire i gemiti di Kazutora fu come scoprire il suono di un nuovo pianeta, una vibrazione singolare che si muoveva nell'aria, una melodia che divenne subito la sua preferita.
    «Chifuyu…» mugolò, chiudendo gli occhi, quasi strizzandoli.
Chifuyu si fermò, staccandosi dal suo collo, da quella pelle così invitante che aveva marchiato con un succhiotto alquanto vistoso. Si perse ad ammirarlo, steso sul suo letto, completamente esposto ed eccitato, i capelli sciolti che ricadevano sparpagliati sul cuscino in un connubio perfetto tra il nero della notte e il dorato del sole, e i suoi occhi che ricordavano tanto la rena di una spiaggia esotica… chiusi.
    «Ehi…» lo chiamò, una punta di apprensione nel tono di voce.
Kazutora non accennava ad aprire gli occhi, quasi volesse nascondersi da qualcosa, come se una consapevolezza improvvisa l'avesse colpito in pieno petto con la potenza di un fulmine. Era agitato, forse anche impaurito, e Chifuyu non comprendeva come mai — ma era intenzionato a scoprirlo.
Poggiò una mano sulla sua gota e lo chiamò ancora. «Kazutora…»
Sfiorò le labbra con le sue e, notando che Kazutora non opponeva resistenza alcuna nonostante tenesse ancora gli occhi chiusi, decise di approfondire quel contatto, il quale si fece molto più audace e intimo pochi istanti dopo.
Kazutora lo voleva. Desiderava tutto ciò allo stesso modo in cui lo desiderava Chifuyu: ricambiava i suoi baci, cercava un contatto fisico sempre maggiore, strusciava con sensualità il corpo contro il suo senza nascondere quanto fosse eccitato.
    (Ma).
Il fatto era che Chifuyu ignorava un dettaglio.
Qualcosa che avrebbe definitivamente cambiato le carte in tavola.


10

Può renderti migliore
E cambiarti lentamente
Ti dà tutto ciò che vuole
E in cambio non ti chiede niente

Può nascere da un gesto
Dall'accenno di un sorriso
Da un saluto, da uno sbaglio
Da un percorso condiviso

Quando smisero di baciarsi, Kazutora riaprì lentamente gli occhi e, una volta instaurato il contatto visivo, incurvò le labbra in un sorriso dalle sfumature supplici.
    «Chifuyu… così come sono ora… vado bene?»
Quella domanda lo spiazzò. Impiegò qualche istante per realizzare la potenza di quelle parole, per calibrarne l'intera essenza, e quando accadde, fu come se un nuovo universo fosse nato dentro di lui, caldissimo e accecante.
Kazutora stava cercando conferme. E le stava cercando in un modo disperato, come un'apnea troppo prolungata porta l'essere umano alla ricerca affannosa di ossigeno, nel tentativo di non affondare per l'eternità in un abisso senza fine.
Anni addietro, Chifuyu aveva visto Kazutora nella sua forma più violenta, distorta e insana e ora che aveva l'opportunità di ammirarlo in quella più fragile, insicura e umana, non poté che avvertire tutto l'amore che provava per lui scaldarsi e intensificarsi — e un amore così bello e puro e travolgente, ne era certo, non l'aveva mai vissuto.
    «Certo che vai bene, Kazutora» gli rispose, ed era sincero mentre proferiva quelle parole, mentre dava una forma alla verità a cui credeva fermamente.
    «Davvero?» insistette Kazutora, e nel suo sguardo riverberò un luccichio di speranza. Il suo labbro inferiore tremò appena, ma questo non gli impedì di proseguire: «Lo pensi sul serio?»
    «Assolutamente sì. Non potrei mai mentirti».
Kazutora parve sinceramente rincuorato da quell'affermazione. «Io non mi sono mai innamorato» ammise. «Prima di te, io… non ho mai avuto qualcuno. Tu per me sei il primo».
    (Il primo e l'unico).
Chifuyu inizialmente rimase un po' stranito nell'udire quelle parole: non pensava che Kazutora non avesse mai avuto esperienze in ambito romantico e intimo, ma poi realizzò. E quando comprese definitivamente, fu come se l'universo dentro di sé si fosse ridotto a un atomo microscopico dal peso di miliardi di tonnellate: Kazutora era stato in riformatorio per due anni e per altri dieci in carcere. Aveva trascorso l'intera adolescenza rinchiuso in una cella, era cresciuto in un mondo che forse non lo riconosceva nemmeno come essere umano, ma solo come un assassino che doveva scontare la sua condanna per le vite che aveva stroncato.
Per tutto quel tempo, Kazutora era rimasto solo. E la solitudine sapeva essere tremenda e meschina, poiché era in grado di isolare un individuo dalla realtà, di distorcerla a proprio piacimento e distruggerla davanti ai suoi occhi senza pietà alcuna.
Poi due anni addietro Chifuyu aveva raccolto da terra il disastro che era e l'aveva aggiustato e rimodellato con garbo e pazienza
    (e così tanto amore che era impossibile da quantificare)
e Kazutora aveva provato per la prima volta qualcosa all'altezza del petto che non fosse il vuoto assordante delle sue emozioni.
Chifuyu era stato il primo essere umano per il quale Kazutora avesse mai provato amore; un amore che rendeva felici, impazienti, anche esuberanti; un amore delicato e al contempo travolgente; un amore impossibile da replicare poiché unico nel suo genere.
Era quel tipo di sentimento che dava tutto senza chiedere niente in cambio — forse aveva giusto la presunzione di stravolgere la vita nel miglior modo possibile — e Kazutora forse sentiva di non meritarlo, perché quando rimaneva solo coi suoi pensieri, ecco che quelli neri come la pece tornavano ad attaccare la sua fragile emotività, imbrattandola con l'inchiostro del dubbio e della paura.
Chifuyu si staccò da lui solo per stendersi al suo fianco e abbracciarlo forte. E quando Kazutora gli si strinse al petto, tutto ciò che desiderò fu proteggerlo. Gli carezzò i capelli con garbo, lo coccolò come mai nessuno aveva fatto, offrendogli tutto l'affetto di cui era capace.
E mai, come in quel momento, nell'abbracciare così forte Kazutora si ritrovò tutto intero.
    «Ti amo» gli sussurrò. «E per me è un onore essere il primo».
    (Il primo e l'unico).


11

L'amore non ha un senso
L'amore non ha un nome
L'amore bagna gli occhi
L'amore scalda il cuore
L'amore batte i denti
L'amore non ha ragione

Fu come il mare che non smette mai di baciare la rena: dolce, delicato, anche un po' timido. Ma se ci si sposta al largo, i marosi diventano indomabili, anche pericolosi, e rischiano di travolgere ogni cosa e non lasciare scampo.
Fare l'amore con Kazutora era questo: era tenerezza e sensualità, un crescendo di sensazioni, l'inconsapevolezza di essersi spinti oltre gli scogli e di essersi persi in mare aperto
    (ma che incredibile spettacolo era).
Kazutora gemeva, assecondava le sue spinte, si stringeva a lui quasi con disperazione e Chifuyu affondava nella sua carne sempre di più, chiamava il suo nome, gli baciava il collo già tappezzato da una miriade di piccole e grandi galassie violacee — come se fossero nati per questo, come se l'universo stesse gradualmente ripristinando un equilibrio perduto da tempo.
Quando l'orgasmo li travolse, con gli occhi si erano amati già un'infinità di volte.


12

Kazutora era mollemente accoccolato accanto a lui e cielo, era stupendo. I capelli erano un poco arruffati e gli incorniciavano disordinatamente il volto, con le dita tracciava linee sconclusionate sulla sua epidermide e Chifuyu avrebbe desiderato che non smettesse mai — un semplice tocco come quello era in grado di rilassarlo da un accumulo inquantificabile di stress.
Avevano smezzato una sigaretta e ora Chifuyu la stava spegnendo nel posacenere adagiato sul comodino.
    «Dobbiamo liberarci di questo brutto vizio» disse, mentre pigiava il mozzicone sulla superficie trasparente del vetro.
Kazutora gli baciò il collo, strusciandosi sulla sua pelle e provocandogli infiniti brividi di piacere. «Ma se abbiamo appena iniziato» rispose, e Chifuyu non poté fare a meno di sorridere mentre immaginava a quanto sarebbe stato meraviglioso rifare l'amore con lui di lì a poco.
E stava per farlo suo una seconda volta, quando un rumore — un miagolio, per la precisione — catturò la sua attenzione: Peke J era ai piedi del letto e osservava entrambi con fare curioso, quasi trovasse invitante l'idea di accoccolarsi proprio al centro, tra l'uno e l'altro, che insieme dovevano ispirargli un luogo sicuro nel quale rifugiarsi.
    «Eccoti!» esclamò Chifuyu, felice. «Hai scorrazzato fuori per tutto il tempo? Bentornato, allora!»
Se solo quel gatto nero avesse avuto qualche riflesso dorato, pensò, sarebbe stato molto simile a Kazutora.
E a proposito di Kazutora, tra lui e Peke J fu amore a prima vista: il gatto salì sul letto con uno slancio elegante e subito dopo si accoccolò accanto al ragazzo, facendo le fusa.
    «Gli sei simpatico, è un ottimo segno» gli fece notare Chifuyu, e il sorriso di Kazutora nell'udire quelle parole mentre era intento a fare i grattini a quella palla di pelo fu la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua esistenza.
Alla fine dovettero rimandare il secondo round, ma con Peke J che faceva le fusa e reclamava coccole senza sosta non si annoiarono di certo.


13

Qualche giorno dopo, Kazutora si trasferì a casa sua — a casa loro, dopotutto anche Peke J aveva voce in capitolo, e fortunatamente si era rivelata più che positiva.
Nel giro di poco
    (forse solo un effimero battito di ciglia)
Chifuyu si rese conto di quanto vivere con Kazutora fosse qualcosa di intrinseco in lui, come se fosse una normalità recuperata e non iniziata in quegli ultimi giorni.
Era strano e forse non avrebbe mai trovato le parole migliori a riguardo, ma di una cosa era certo: era tutto così giusto che non l'avrebbe mai scambiato per niente al mondo.


14

    «Tutto bene?» gli chiese una sera, mentre si coricava sul letto accanto a lui. Aveva notato che Kazutora era un po' taciturno e non era da lui — quantomeno con Chifuyu aveva ormai imparato a essere molto più spontaneo.
Erano trascorse due settimane da quando avevano iniziato a convivere e le cose tra loro andavano sempre meglio.
    «Sì, è che…» Kazutora si interruppe e non riuscì a impedire a un singulto di bloccarsi in gola e agli occhi di velarsi di lacrime. «Ti amo così tanto…»
    (E avevo bisogno di dirtelo, di dare una forma a ciò che provo per te. Perché è questa la realtà che sto vivendo grazie a te e non te ne sarò mai abbastanza grato).
Chifuyu non poté fare a meno di sorridere — e di innamorarsi ancora una volta di lui.
    «Ti amo anch'io» rispose, baciandolo ancora e ancora e ancora.

Dormirono abbracciati, quella notte. Affidandosi l'uno all'amore dell'altro, stretti nel loro legame indissolubile.
Interi.

L'amore mio sei tu.





Rieccoci!
Penso sia palese quale canzone del Concorso di TdC abbia scelto: L'amore esiste di Francesca Michielin, che è poi il motivo che mi ha spinta a rispolverare questa storia e decidermi finalmente a pubblicarla, dato che ai tempi avevo scritto questa OS ispirandomi proprio a quella canzone (che per me rappresenta in toto il legame che c'è tra Chifuyu e Kazutora) e non credo mi sarei fatta avanti per il Concorso se non l'avessi trovata nelle liste, lo ammetto.
Per quanto riguarda la Challenge del mio forum, come prompt ho scelto la citazione di Alda Merini che trovate all'inizio.

• Per chi non conosce il fandom: nel corso della storia ho cercato di rendere il più chiaro possibile come Chifuyu e Kazutora siano arrivati a quel punto del loro rapporto e c'è da dire che sono partiti proprio dal basso dato che all'inizio erano molto in conflitto tra loro (e sì, il Valhalla Arc sarà sempre il mio preferito) fino ad arrivare a quel fatidico 31 ottobre in cui Kazutora, dopo essere uscito da poco da due anni di riformatorio per aver ucciso una persona, viene condannato a dieci anni di carcere per essersi preso la colpa di averne uccisa un'altra.
Non scendo nei dettagli perché le relazioni tra i personaggi sono molto intricate, vi basti sapere che lui e Chifuyu erano rivali in quanto componenti di due gang diverse (Kazutora nel Valhalla e Chifuyu nella Toman) ma che poi, nel futuro, Chifuyu è l'unico a interessarsi di Kazutora, tanto che il giorno in cui esce di prigione lui è lì che lo aspetta.
Ecco, questo è un punto fondamentale perché questo avviene in uno dei futuri che Takemichi cambia coi viaggi nel tempo, ovvero che quando Chifuyu va a prendere Kazutora appena uscito dal carcere succede altro, non c'è il matrimonio di Pah-chin e anzi, è molto peggio perché la Toman non si è sciolta, bensì è diventata un'organizzazione corrotta e Chifuyu chiede aiuto a Kazutora per indagare e sistemare le cose.
Anche questo è un futuro che ha un sacco di potenziale per questa ship, ma è talmente intriso di Angst che se ci penso mi viene male.
Il futuro nel quale invece si svolge il mio Missing Moment è quello in cui, nel passato, la Toman si è sciolta e tutti nel futuro conducono le loro vite tranquille (più o meno, perché i casini in realtà non sono affatto finiti) e appunto Kazutora lavora nel negozio di animali di Chifuyu.
Io ho solo ipotizzato che anche in questo futuro Chifuyu lo sia andato a prendere una volta uscito dal carcere ma che, anziché chiedergli aiuto per la Toman, dato che in questa linea temporale non esiste più, gli abbia appunto chiesto di lavorare con lui e che poi da cosa nasce cosa al punto tale che finiscono per innamorarsi.
(Perché sì, alla fine Tokyo Revengers è più o meno riassumibile così: scontri tra gang di pischelli delle medie/superiori e viaggi nel tempo che creano un sacco di finali diversi che c'è proprio da sbizzarrirsi).

• Spero di essermi spiegata bene e di non avervi tediati troppo con queste N.d.A. lunghissime, ma mi sembrava giusto spiegare, soprattutto a chi non conosce il fandom, dove si colloca questa storia e rendere un minimo chiaro il contesto che la circonda.
Sono sinceramente felice di aver pubblicato questa OS. C'è voluto del tempo, ma penso di averle finalmente reso giustizia.
Dubito fortemente che tornerò su questo fandom (non nell'immediato, almeno), ma qualora dovessi farlo, tornerò sicuramente con questa OTP, che ha bisogno di una vagonata d'amore.
Grazie per aver letto fino a qui.

M a k o
   
 
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