Parlami d'amore
Odi
et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri
sentio et excrucior.
Catullo
Un
vecchio giradischi diffonde una melodia del tempo che fu.
Gracchia un
po', ma le note s'insinuano lievi tra le pieghe dell'anima, mentre tu
m'incanti
come una sirena,
come
una musa
che dannava antichi
poeti.
Perde la
testa chi incrocia il tuo sguardo.
Ma che ne sa il mondo di come mi
fai contorcere le viscere.
Inerte
mi ubriaco, ti guardo
adagiata tra le candide lenzuola che odorano
di noi
e dei
nostri corpi sudati.
Mi
sembra ancora di sentirti fremere inquieta sotto di me.
Le
tue
labbra
vermiglie
sono schiuse
a promesse roventi, ma
aride di parole al miele che ti ostini a tacermi.
I tuoi occhi così
liquidi e grandi sembrano stupiti e sono rivolti altrove, quasi
pudici, mentre il tuo braccio riposa elegantemente sopra la testa,
tra i capelli ebano sparsi sul cuscino.
Offri alla mia vista il
tuo seno pieno, invitante, mentre le tue cosce sfacciate mi rivelano
il morbido fiore che ho appena colto.
Pari una Venere appena nata
dalla spuma dell'amore.
Dimmi
che illusione non è, dimmi che sei tutta per me.
Molto
mi hai fatto penare, ma poi ti ho vinta e il paradiso è sceso sulla
terra.
Sarai
per sempre protetta nelle mie stanze segrete dove non ci sarà più
posto per spettri raminghi.
Qui
sul tuo cuor non soffro più.
Sei
la mia
luna d'estate e brilli riflessa del mio amore per te, bella e austera
come una rosa recisa e posata su candida neve.
Niente è
paragonabile a te, malgrado quel piccolo neo che rovina la perfezione
di questo momento.
Che scorno!
Crucciato osservo quella specie
di drappo vermiglio che sgorga sguaiato dalla tua gola aperta, sembra
una seconda bocca che vomita sangue ormai rappreso.
Peccato...
Un
frego spreciso
che sporca un quadro perfetto.
Eppure bastava un semplice sì...
Invece
sei stata ritrosa e crudele, per questo ora giaci qui.
Le mie mani tremanti grondano il tuo
sangue colpevole.
Sto piangendo, ma non ho lacrime.
Sei fredda
e non palpiti più, eppure ti prego: parlami
d'amore Mariù.
***
Quisquiglie
e pinzillacchere
Dunque,
secondo voi potrebbe essere una “song fic”?
Non ne ho idea,
ma ho usato solo 3 frasi e non credo si possa definire tale, ma se lo
ritenete necessario posso aggiungerlo come avvertimento/genere, in
caso fatemi sapere.
“Parlami d'amore Mariù” è una
famosissima canzone del 1932, di Ennio Neri (testo) e Cesare Andrea
Bixio (musica) per la voce di Vittorio De Sica (Columbia, WB 5066),
che l'ha interpretata nel film “Gli uomini, che mascalzoni”
rendendola immortale.
L'ho ascoltata per puro caso tempo fa e mi
ha ispirato questa “cosa” molto poco attinente al testo e alla
musica. Non mi convince molto e sono stata indecisa se postarla o
no... poi mi sono ricordata che è la settimana di S. Valentino e mi
sono detta, perché no? Un punto di vista diverso.
No, tranquilli non sempre così
cattiva, solo poche volte, quando esce la mia dark side.
Grazie di cuore a chi si è fermato a leggere.
Sotto ho postato il testo della canzone e il link all'ascolto, se
qualcuno fosse interessato :)
***
Come
sei bella più bella stasera Mariú!
Splende un sorriso di stella
negli occhi tuoi blu!
Anche se avverso il destino domani sarà
Oggi
ti sono vicino, perché sospirar?
Parlami
d'amore, Mariù!
Tutta la mia vita sei tu!
Gli occhi tuoi belli
brillano
Fiamme di sogno scintillano
Dimmi che illusione
non é
Dimmi che sei tutta per me!
Qui sul tuo cuor non soffro
più
Parlami d'amore, Mariù!
So
che una bella e maliarda sirena sei tu
So che si perde chi
guarda,
Quegli occhi tuoi blu
Ma che mi importa se il mondo si
burla di me,
Meglio nel gorgo profondo
Ma sempre con te,
Sì,
con te.
Parlami
d'amore, Mariù!