Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |      
Autore: ineffable    12/02/2024    4 recensioni
Aziraphale e Crowley si ritrovano sotto la pioggia, e la Bentley sarà una piccola e fedele aiutante.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vavoom


Erano passati due anni da quando se ne era andato, due anni da quando aveva visto per l'ultima volta la sua libreria, i suoi libri, due anni da quando aveva assaporato per l'ultima volta del buon cibo, una tazza di té o un bicchiere di vino, due anni da quando aveva detto addio al suo migliore amico, che gli aveva implorato di rimanere nel modo più straziante.
Aziraphale era nervoso, tornare a Soho significava rivivere vecchi ricordi, per questo lo aveva fatto di sera, quando le strade erano meno affollate, la luce dei lampioni illuminava gli edifici rendendo i loro colori meno vividi e così l'angelo poteva fingere che davanti a sé aveva una strada sconosciuta e non un terreno che aveva calpestato mille volte.
L'aria era fresca e umida, si respirava l'odore della pioggia e i nuvoloni scuri nel cielo ne erano carichi ma Aziraphale non ci badava, si strinse le dita tra loro nervosamente, come aveva fatto l'ultima volta prima di chiedere a Crowley di ballare insieme, scosse la testa scacciando quel pensiero, sentiva già gli occhi pizzicare e voleva evitare di raggiungerlo in uno stadio pietoso, avevano molto di cui parlare e non sapeva se l'amico avrebbe voluto ascoltarlo.


...

Fuori avevano cominciato a cadere le prime gocce d'acqua, un demone alla guida della sua auto imprecò a denti stretti, odiava la pioggia, c'era stato un tempo in cui l'amava ma era stato tanto tempo fa, un tempo in cui l'idea che fosse un pretesto romantico per due innamorati di rifugiarsi sotto una tettoia e scambiarsi un ba...
Scosse la testa, non aveva più spazio nel suo cuore per quelle idiozie da quando...
Strinse più forte il volante combattendo contro il nodo che gli stringeva la gola, odiava quando succedeva, quando i suoi pensieri vagavano in quei ricordi fatti di colori chiari e profumati di té, quando non riusciva a smettere di pensare che se fosse stato più veloce, più intelligente allora avrebbe potuto impedire a... Frenò di colpo.
Per poco non investì qualcuno che se ne stava dritto, in piedi, in mezzo alla strada.
La pioggia aveva iniziato a cadere più forte.
I fari dell'auto illuminavano quella figura, ma tra le gocce d'acqua sul parabrezza e i tergicristalli Crolwey faticava a metterla a fuoco, poco gli importava poi, si limitò a suonare più volte il clacson ma quello non voleva saperne di spostarsi, allora il demone fece l'unica cosa che gli venne in mente di fare, premette sull'acceleratore e curvò il volante per evitare l'imbecille che aveva pensato bene di farsi una passeggiatina in mezzo alla strada e andarsene finalmente nel suo appartamento, ma la Bentley non partí.
Crowley lasciò le mani dal volante guardandolo interdetto 
<< Ma che ti prende? >> domandò alla sua auto ma quella non rispose, e allora decise che se tutto il creato era contro di lui, sarebbe sceso e avrebbe detto due parole a quell'idiota, così magari si sarebbe levato dai piedi e la sua macchina si sarebbe decisa a ripartire.
Non aveva proprio voglia di bagnarsi, ma non aveva altra scelta, così aprì la portiera e scese, non fece in tempo a richiuderla che una doccia gelata lo travolse, e non si trattava della pioggia.
Non poteva crederci.
Il suo cuore prese a battere furiosamente, credendo persino di essere davanti a una visione, i suoi occhiali erano pieni di goccioline d'acqua ma lui ci vedeva benissimo lo stesso, i suoi vestiti scuri si stavano inzuppando e i suoi capelli ormai gli ricadevano fiacchi lungo le tempie.
Quella figura era Aziraphale.
L'idiota che se ne stava fermo in mezzo alla strada era Aziraphale.
Quello che aveva appena rischiato di essere investito era Aziraphale.
E Crowley non poteva credere ai suoi occhi, rimase fermo, appoggiato con una mano alla portiera, senza il coraggio di fare nulla, sentiva freddo e il suo braccio sembrava congelato, anzi il suo intero corpo lo era.
I fari della Bentley illuminavano quella figura candida, eterea, non era cambiato per niente, sempre il solito, tenero, paffuto angelo di sempre, forse un'espressione più contratta sul volto, una tristezza celata dietro lo sguardo languido. Crowley strinse le dita contro la portiera prima di convincersi a chiuderla, quel tonfo riecheggiò nel cuore di entrambi, c'era silenzio, c'era il vuoto intorno a loro e il demone era abbastanza sicuro che non sarebbe passato nessun altro per quella strada almeno per un po'.
Mosse i primi passi titubanti, uno dopo l'altro, fino a raggiungere il muso della sua auto, ora al centro di quei fari c'era anche lui, e di fronte aveva l'angelo che due anni prima gli aveva spezzato il cuore, Crolwey era abbastanza sicuro che l'azione migliore sarebbe stato voltargli le spalle e andarsene, se la Bentley non avesse voluto collaborare sarebbe andato a piedi ma proprio non ce la faceva a lasciarlo senza sapere che cosa ci facesse lì, e perché aveva deciso di comparire proprio davanti a lui.
Crowley non parlò, non spettava a lui la prima mossa.
Aziraphale allungò il braccio, il palmo della mano rivolto verso l'alto in un tacito invito, le labbra di Crowley si contrassero in una smorfia, era ridicolo, lo stava sicuramente prendendo in giro e lui rimaneva lì come un imbecille a farsi prendere per il culo.
Una musica risuonò nell'aria facendo scattare il cuore del demone al di fuori della gabbia toracica, era quella stupida canzone sugli usignoli, si voltò verso la Bentley, era stata lei a mettere quella canzone come l'ultima volta quando Aziraphale gli aveva detto addio, e ora lo stava rifacendo.
La Bentley rombò come se stesse facendo le fusa mentre le note di quella canzone risuonavano leggere, Crowley poteva sentire i battiti del cuore nelle orecchie e ponderò l'idea che la sua auto ce l'avesse con lui e adorasse l'angelo.
Il demone si voltò di nuovo verso Aziraphale, aveva ancora il braccio allungato verso di lui, non riusciva a leggere niente dai suoi occhi e voleva sapere se anche il cuore di quell'ex principato batteva all'impazzata come il suo.
<< Ti prego Crowley >> furono le uniche parole dell'angelo e sentire quella voce per Crowley fu come unghie sulla lavagna, non l'aveva dimenticato no, ma aveva smesso di pensarci perché faceva troppo male e ora non era un eco lontano dei suo ricordi, ma era lui in carne ed ossa.
<< Non capisco cosa vuoi >>ebbe la forza di dire il demone, sentendosi fiero di non aver fatto tremare la voce anche se dentro di sé era un vulcano pronto a esplodere, non voleva che l'altro vedesse nuovamente le sue fragilità.
<< Balla con me >> disse Aziraphale, ben conscio della richiesta assurda, non si vedevano né parlavano da due anni e il loro ultimo addio non era stato dei più felici, ma sperava che Crolwey, l'amico di una vita, colui con cui aveva condiviso più parti di sé capisse che dietro quella richiesta c'era molto di più di un semplice ballo.
La pioggia cadeva e Crolwey cominciò a credere che non fosse proprio un caso, il meteo non portava pioggia e lui lo sapeva bene ma volle ignorare quel pensiero, così come aveva ignorato tutti gli altri.
<< Io non ballo, non più e non con te >> rispose Crowley indietreggiando di qualche passo fino a scontrarsi col cofano della sua Bentley.
La macchina era bagnata, come ogni cosa d'altronde e a lui non importava di bagnarsi perché ormai lo era dalla testa ai piedi, anche l'angelo era spolto e gli sembrava di vederlo tremare, se per il freddo o per altro non se lo chiese nemmeno.
<< Fai inzuppare gli umani, falli guardare negli occhi e vavoom hai risolto >> disse Aziraphale muovendo qualche passo verso Crowley, un lieve sorriso su quelle labbra sottili, un'espressione che aveva tutta l'aria di speranza ma il demone non aveva intenzione di cedere e cadere di nuovo in quegli occhi azzurri e buoni.
<< Noi non siamo umani e non c'è una tettoia >> rispose il demone, la voce gracchiante, stava cominciando a cedere.
<< Ma c'è la pioggia e ci siamo noi due >> disse Aziraphale, la voce sottile, come se ci fosse qualcosa nella sua gola che la stesse trattenendo.
<< Non esiste nessun noi >> rispose crudelmente il demone, fingendo di ignorare il lampo di dolore che attraversò quegli occhi chiari che lo stavano fissando.
Aziraphale si avvicinò di altri due passi, ora erano molto vicini, Crowley non poteva scappare da nessuna parte visto che dietro di lui c'era la Bentley, l'angelo schioccò le dita e fece comparire un ombrello nella sua mano, poi sorrise leggermente, mentre quell'oggetto riparava entrambi.
<< Ora una tettoia c'è >> disse e al demone vennero gli occhi lucidi, aveva voglia di prenderlo a pugni, di correre via e di urlare fortissimo ma non fece nessuna di quelle cose. 
<< Cosa vuoi Aziraphale? >> domandò nuovamente, il solo pronunciare quel nome gli mandò a fuoco la gola.
<< Balla con me >> rispose con rinnovata speranza l'angelo, stringendo il manico dell'ombrello.
<< Perché dovrei? >> domandò Crowley, odiava sentirsi così titubante, detestava che quell'angelo riuscisse a fargli perdere ogni briciolo di autocontrollo, come se diventasse incapace di ragionare lucidamente, perché lo stava ancora a sentire si domandò tra sé, la risposta la conosceva bene.
<< Perché l'ultima volta non è andata come io...come avrebbe dovuto >> risponde Aziraphale, e la sua voce era più spezzata, gli occhi sembravano lucidi ma forse era la pioggia, anche se ora non pioveva più sulle loro teste visto che erano riparati dall'ombrello.
<< Già...nemmeno per me >> disse Crowley.
<< Allora forse noi potremmo...abbiamo dato una seconda opportunità alla terra, agli umani... >> iniziò titubante l'angelo.
Crowley sapeva dove stava andando a parare quel discorso e ne aveva dannatamente paura.
<< Aziraphale... >>
<< Crolwey ti prego, ti prego >> lo supplicò increspando le sopracciglia.
<< Solo un ballo e poi potrai...mandarmi via >> l'ultima frase Aziraphale la sussurrò, tremendamente spaventato da quell'evenienza.
Crolwey sollevò un braccio, afferrò il manico dell'ombrello facendo attenzione a non sfiorare le dita dell'angelo, glielo sfilò di mano e lo lanciò di lato, la pioggia tornò a inzupparli.
Aziraphale era confuso, Crowley gli prese delicatamente una mano e l'altra l'appoggiò sul fianco morbido dell'angelo a cui scoppiò il cuore nel petto, i suoi occhi si riempirono di scintille luminose, non poteva credere a ciò che stava accadendo, subito si affrettò a ricambiare la stretta posando una mano sul fianco magro del demone, ora erano molto più vicini, i loro corpi a contatto erano la più bella sensazione che avessero mai provato.
<< E dove dovrei mandarti angelo? >> domandò Crowley con sottile ironia.
Aziraphale chiuse per un momento gli occhi, assaporando quel suono, quel nome pronunciato da quelle labbra, poi li riaprì e sorrise commosso.
<< Ovunque tu pensi io meriti di stare >> rispose Aziraphale.
<< Ah sì? Anche all'inferno? >> domandò Crowley mentre danzavano piano, muovendo dei goffi passi.
L'angelo deglutì, tremò e la sua presa si strinse sul fianco dell'amico, le sopracciglia chiare si corrugarono, poi annuì.
Il demone rise, la prima vera risata dopo due anni, fu breve ma valeva lo stesso.
<< Non ti manderò all'inferno angelo, te l'ho già detto. >>
<< Ma sei ancora arrabbiato >> disse Aziraphale e non si capiva se la sua fosse una domanda o meno.
<< Sono molto arrabbiato, ma non penso tu meriti l'inferno, non ti farei mai questo >> rispose mentre i loro passi divennero circolari, e la musica suonava e la pioggia cadeva.
<< Crowley... >> tremò Aziraphale mentre cercava il suo sguardo, Crowley abbassò il viso verso di lui.
<< Mi dispiace >> soffiò l'angelo.
<< Mi dispiace sul serio, per tutto quanto, per... >> le sue scuse vennero zittite da un paio di labbra umide di pioggia, Aziraphale chiuse gli occhi, dapprima stringendoli poi rilassandoli, le lacrime si mischiarono alle gocce d'acqua, questa volta si strinse subito a lui senza timore, solo con la gola stretta in un pianto che aveva voglia di uscire, il cuore stretto in una morsa dolorosa.
Quando era tornato non credeva, nemmeno sperava sarebbe finita così, con lui e Crowley uniti sotto la pioggia in un bacio che nessuno dei due avrebbe dimenticato tanto facilmente.
Quando si staccarono Crowley aveva il timore di rivedere sul viso di Aziraphale quell'espressione terrorizzata e sentire quelle parole...Invece l'angelo rimase attaccato a lui, il fiato corto, gli occhi languidi e un accenno di sorriso su quelle belle labbra che aveva appena assaporato.
<< Crolwey...io ti... >>
Il tempo si fermò per il demone, così come il suo cuore, rivivendo quegli istanti in cui aveva lasciato gli ultimi strascichi del suo amore sul pavimento di quella vecchia libreria.
<< Ti amo >> disse Aziraphale mentre lo guardava negli occhi, e Crolwey per poco non crollò sotto il peso del suo stesso corpo.
<< Cosa hai detto? >> domandò senza fiato.
<< Che ti amo >> ripeté Aziraphale senza timore, con la voce rotta ma felice e gli occhi che grondavano lacrime di gioia.
<< Sei un bastardo angelo >> gemette Crowley prima di afferragli il viso e baciarlo nuovamente.


...

Allora forse la storia del fare inzuppare gli umani vale anche per le creature soprannaturali, perché da quella notte Aziraphale e Crowley non si lasciarono più, Crowley tornò ad amare la pioggia e Aziraphale fece costruire una piccola tettoia nella loro nuova casa, per ricordarsi che anche nei momenti bui avevano un'ala che li proteggeva e potevano ritrovarsi lì ogni volta che ne avevano bisogno.


Fine.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: ineffable