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Autore: JeanGenie    13/02/2024    0 recensioni
[THE BOOK OF BOBA FETT]
“Sei sicuro che siamo al sicuro?” urla Fennec sopra i rumori della battaglia senza risparmiarsi una pesante vena di sarcasmo.
“Sicuro è una parola grossa” le risponde Boba accovacciandosi di nuovo al suo fianco.
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Scritta per la Challenge "Domani è un altro giorno" di "Fondi di Caffè".
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I colpi di blaster fischiano a pochi millimetri dal suo casco.

Fennec Shand si ripara dietro il frammento di muro che ha offerto loro un precario rifugio. In quel momento non le interessa neppure sapere chi siano e perché gli stiano sparando addosso. 

Boba restituisce i colpi. In una pioggia di fuoco spettacolare. Ma chi vuole la loro pelle non demorde.

“Sei sicuro che siamo al sicuro?” urla Fennec sopra i rumori della battaglia senza risparmiarsi una pesante vena di sarcasmo. 

“Sicuro è una parola grossa” le risponde Boba accovacciandosi di nuovo al suo fianco.

Appunto. Fennec ha quasi voglia di ridere. È abituata a quel genere di situazioni.  È stata una cacciatrice di taglie da tutta la vita. E quel clone, quel Mandaloriano, quella leggenda o qualunque altra cosa sia non è certo il peggior compagno che lei abbia avuto.

Ma Boba Fett è altro. Boba Fett è il suo debito di vita. Boba Fett è la sua tribù.

Mentre si alza di nuovo e torna a sparare con più vigore di prima, Fennec Shand si rende conto della situazione che sta vivendo. Gli stessi colpi di sempre. La stessa frenesia di sempre. Eppure tutto è cambiato.

****

Il dolore all’addome era stato il primo messaggio di bentornata che il suo corpo le aveva dato al suo risveglio.

Un urlo silenzioso le era morto nella gola e aveva ricordato. Erano sulle sue tracce. Era braccata. Le avevano sparato. Era morta. Era morta su quel dannato pianeta dell’Orlo Esterno. Una fogna di rocce e sabbia chiamata Tatooine. 

Era morta. Eppure  era viva. Glielo diceva il dolore. 

Una voce le aveva parlato, le aveva detto di non muoversi perché era ancora presto, e le era completamente sconosciuta. Fennec aveva regolato il proprio respiro. Era sdraiata a terra. Si era portata una mano all’addome e aveva trovato qualcosa di metallico.

Innesti meccanici… aveva compreso. Qualcuno l’aveva curata e le aveva dato nuovo organi. E quel qualcuno doveva essere l’uomo seduto accanto al falò. 

Fennec aveva tentato di metterlo a fuoco. Per un attimo le era sembrato molto anziano. Le ci era voluto un istante per rendersi conto che era più giovane di quanto apparisse. Ma il tempo e le battaglie non erano stati clementi con lui. Il cranio rasato e il viso contratto in un’espressione rude erano deturpati da profonde cicatrici. E aveva addosso abiti e armi Tusken.

Perché ti vesti come uno di quei selvaggi? avrebbe voluto chiedere ma dalle sue labbra erano uscite solo domande semplici.

E lui aveva parlato. Conosceva il suo nome e il suo prestigio. Le aveva detto che aveva bisogno di lei. 

Fennec era rimasta in silenzio. Non aveva la forza di dirgli tutto ciò che rimbombava nella sua testa annebbiata.

“Sei troppo in gamba, Fennec Shand. La tua morte sarebbe uno spreco.” Non l’aveva detto con arroganza. La sua voce era estremamente calda e gentile. 

L’uomo si era alzato e l’aveva raggiunta. Poi le aveva porto un melone nero. Il suo latte era fresco ma leggermente nauseante e in quel momento Fennec aveva capito che sarebbe sopravvissuta davvero. 

Avrebbe dovuto ringraziarlo, forse. A quell’uomo doveva la vita.

E un debito di vita va sempre ripagato. 

Presto sarebbero sorti i due soli e tutto sarebbe cambiato. Lei era sempre stata sola. Lei non aveva mai dovuto nulla a nessuno. Adesso era legata a uno sconosciuto che, senza alcun motivo, aveva deciso che lei dovesse sopravvivere. “Chi sei?” Chi era l’uomo che le aveva  concesso altro  tempo da vivere? Aveva bisogno di saperlo.

Lui l’aveva scrutata negli occhi, come se stesse decidendo se lei fosse o meno degna di fiducia. “Mi chiamo Boba Fett” le aveva risposto.

Se ne avesse avuto la forza, Fennec sarebbe scoppiata a ridere. Perché lui era una specie di mito fra i cacciatori di taglie. Ed era lì. Con la sua strana gentilezza, a prendersi cura di lei. Solo che Boba Fett era morto da anni. 

O forse era più vivo di quanto non fosse mai stato. Le stava raccontando della tribù che lo aveva accolto. Di come il proprio concetto di esistenza fosse cambiato. E aveva il tono di chi vuole convincerti a fare la stessa scelta.

Fennec era sempre stata libera. Fennec non aveva mai avuto legami. Ma ora, in quel risveglio doloroso ma sereno, sapeva che niente sarebbe più stato come prima. 

“Ripagherò il mio debito, Boba Fett” aveva dichiarato. "Ti aiuterò a recuperare la tua nave." Non provava rabbia né risentimento. Non importava, davvero. La sua esistenza si sarebbe trasformata con l’arrivo del giorno. Lei era morta e rinata. “E poi me ne andrò” aveva dichiarato senza esitazioni.

Forse, si era detta. Ma era rimasta zitta. O forse un giorno farò per te quello che tu hai fatto per me oggi.

***

“Sono finiti?” chiede mentre un inquietante silenzio cade sulle rovine.

“Credo di sì” le risponde Boba. “Corriamo il rischio?”

“Sempre” gli risponde Fennec. Ed entrambi sgusciano oltre il muro. 

Non è rimasto nessuno. Solo cadaveri e parti fumanti di droidi. Devono semplicemente tornare alla nave e ripartire. 

“Chi erano, stavolta?” Fennec osserva i marchi sulle vesti di uno degli assalitori. “Non fanno parte dei Pyke. Erano qui per me o per te?”

“Probabilmente non lo sapremo mai” le risponde Boba. “Rinfrescami la memoria. Mi hai salvato la vita, oggi?”

Fennec si sfila  casco e punta gli occhi sull’elmo che rende il viso di Boba imperscrutabile. “Non ancora”. Poi si stiracchia si guarda intorno prima che entrambi si rimettano in cammino.

Un giorno ripagherà il suo debito di vita. Un giorno si congederà da Boba Fett e riprenderà il suo cammino solitario. Ma Fennec spera che quel giorno arrivi il più tardi possibile.

   
 
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