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Autore: M a k o    18/02/2024    13 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Modern!AU
• Dal testo:
«A San Valentino sono le ragazze a donare il cioccolato ai ragazzi».
Yusaku iniziò a buttare fuori tutto dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua. Partì da una constatazione ovvia, ma che per lui rappresentava già un problema.
«Io però non sono una ragazza. Sono un ragazzo a cui piace un altro ragazzo. E quindi… come funziona? Intendo dire, come funziona San Valentino tra due ragazzi?»
• Questa storia partecipa alla “Corsa San Valentino e San Faustino a confronto” indetta dal forum Torre di Carta
• Questa storia partecipa alla Valentine's Day Challenge (II Edizione) indetta dal forum Siate Curiosi Sempre
• Questa storia partecipa alla Challenge “Fissa un obiettivo (e superalo)” indetta dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Miyu Sugisaki, Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cuore rosa


Questa è la primissima One Shot a tema San Valentino che pubblico su Ryoken e Yusaku e lo realizzo solo ora dopo quasi quattro anni di OTP.
Forse perché ho sempre dato la priorità alle storie invernali o a tema natalizio, chissà.
A ogni modo eccola qui, spero con tutta me stessa che vi piaccia!

In questa storia ho cercato di essere il più fedele possibile alla tradizione del San Valentino in Giappone, quindi non vi spaventate per gli innumerevoli termini “tecnici” che troverete all'interno dello scritto.
Saranno tutti spiegati sia nel corso della storia che nelle N.d.A. con alcuni approfondimenti.
Detto ciò, vi auguro buona lettura!




•crediti fanart



Cuore rosa



1

C'erano un'infinità di domande che vorticavano nella mente di Yusaku in quel primo pomeriggio di metà febbraio, tutte più che legittime e riassumibili in tre punti.
Primo: in cosa si stava andando a impelagare?
Secondo: ne sarebbe uscito vivo, o quantomeno con la dignità ancora tutta integra l'indomani a scuola?
Terzo: quanti Boys Love aveva letto la sua migliore amica nelle ultime settimane?
Miyu parlava — e parlava e parlava e parlava — e ascoltarla era sempre un piacere, ma in quel momento Yusaku si sentiva troppo stordito — e a tratti anche impaurito — per darle retta sul serio.
    «Puoi ricordarmi perché lo sto facendo?» domandò all'improvviso, fissando con espressione quasi vuota il cioccolato bianco che si scioglieva lentamente nel pentolino.
    (Uno spreco, era stato tutto uno spreco. E lui ci avrebbe rimesso e basta).
Miyu si interruppe dal descrivere con incredibile minuzia uno dei tanti scenari che aveva immaginato per lui il giorno successivo — come se Yusaku stesso fosse il protagonista di un Boys Love che lei aveva letto e adorato — e lo guardò senza mutare di una sola sfumatura l'espressione del viso trepidante e il tono di voce allegro: «Perché Ryoken ti piace e domani sarà San Valentino, quale occasione migliore per farti avanti e confessargli i tuoi sentimenti?»
Yusaku si irrigidì appena e un lieve senso di malessere gli serrò la bocca dello stomaco. A parole appariva tutto molto semplice e lineare, ma i fatti erano tutta un'altra cosa.
Non era da lui esporsi ed emergere così tanto; pensare che il giorno successivo avrebbe dovuto rendere reale ciò che provava per Ryoken davanti a lui era assurdo e impensabile, una vera e propria pazzia che avrebbe evitato più che volentieri.
Notando la sua confusione e il suo turbamento, Miyu continuò: «Andiamo, Yusaku, ne abbiamo parlato per più di una settimana prima di metterci all'opera, non vorrai tirarti indietro proprio ora!» cercò di incoraggiarlo, anche se con scarsi risultati.
    «Cos'è che ti turba?» proseguì con dolcezza, intuendo già la risposta.
Yusaku mescolò il cioccolato bianco un altro po' prima di rispondere: «Una settimana fa non è oggi. E oggi è molto più vicino a domani».
    (Sta per scadere il tempo, capisci? E io non mi sento più tanto sicuro).
    «Io e Ryoken andiamo molto d'accordo e lui con me è sempre gentile e disponibile. Ma cosa succederebbe se… se io mi facessi avanti e lui… hai capito, no?»
Guardò Miyu speranzoso, implorandola con gli occhi di finire per lui la frase poiché dare una forma al suo più grande cruccio era troppo doloroso, ma lei non gli diede questa soddisfazione.
    «No, non ho affatto capito» disse, proseguendo con un'innocente alzata di spalle che fece quasi sprofondare Yusaku nel panico più totale.
    «Tu dai per scontato che Ryoken ricambi i miei sentimenti» tentò di farla ragionare, una lieve sfumatura di esasperazione nel tono di voce. «Ma come fai a dirlo?»
    «E tu dai per scontato che Ryoken non ricambi i tuoi sentimenti» rispose prontamente Miyu mentre tornava a mescolare il cioccolato al latte nel suo pentolino. Gli lanciò un'occhiata veloce e a sua volta domandò: «Ma come fai a dirlo?»
Yusaku alzò gli occhi al cielo, ora davvero esasperato.
    (Perché è così e basta, no?)
Avrebbe voluto dirlo, ma sapeva che considerazioni simili infastidivano Miyu e non voleva che la situazione degenerasse.
Yusaku sapeva della bisessualità di Ryoken, ma questo non significava certo che avesse più possibilità con lui. Senza contare che Ryoken provava attrazione sia per i ragazzi che per le ragazze e queste, oh cielo, queste erano davvero agguerrite, soprattutto durante il giorno di San Valentino.

L'unica cosa che lo rincuorava era il fatto che Miyu stesse preparando dei cioccolatini per un altro ragazzo — un certo Jin Kusanagi di un'altra sezione —, per il resto era tutto un coacervo informe di dubbi e incertezze che lo punzecchiavano senza sosta.
Sospirò sconsolato. «Mi sento… dannatamente inadeguato» sussurrò. Tentò di tenere a bada il magone alla gola, ma con scarsi risultati.
Gli occhi pizzicarono e Miyu spense i fornelli.


2

    «A San Valentino sono le ragazze a donare il cioccolato ai ragazzi».
Yusaku iniziò a buttare fuori tutto dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua. Partì da una constatazione ovvia, ma che per lui rappresentava già un problema.
    «Io però non sono una ragazza. Sono un ragazzo a cui piace un altro ragazzo. E quindi… come funziona? Intendo dire, come funziona San Valentino tra due ragazzi?»
Miyu non replicò a quella domanda, conscia che Yusaku non pretendesse una risposta e si fosse fermato solo per riordinare le idee prima di proseguire.
    «Io non so neanche se riceverò qualcosa, domani, anche solo una confezione di giri-choco da parte di qualche compagna di classe. A dirla tutta, mi basta ricevere il tuo tomo-choco per essere felice, e lo dico sul serio. Mi hai anche fatto scegliere il cioccolato che desideravo e per questo ti ringrazio. Però, Miyu, cosa succederà quando donerò il mio honmei-choco a Ryoken? Scoprirà che provo qualcosa per lui e poi… poi non credo riuscirei più a frequentare le lezioni del Club di Informatica dopo ciò che accadrà domani. E soprattutto non voglio mettere Ryoken a disagio quando arriverà il White Day…»
Il 14 marzo lo impensieriva ancora di più del 14 febbraio. Perché il mese successivo, in occasione del White Day, i ragazzi erano tenuti a ricambiare i doni da parte delle ragazze
    (ma tra due ragazzi come funzionava?)
e non solo, secondo la regola del sanbai-gaeshi, il loro regalo doveva valere tre volte tanto il dono ricevuto.
Yusaku avrebbe preferito inabissarsi in fondo al mare anziché costringere Ryoken a donargli qualcosa che valesse tre volte tanto il cioccolato che stava preparando più la tavoletta di finissimo cioccolato piccante che l'aveva privato di una buona parte dei suoi risparmi — cosa accidenti gli era passato per la testa? Come poteva pretendere che Ryoken ricambiasse tutto ciò tre volte tanto?
Era un disastro annunciato. Un disastro su tutti i fronti. E non voleva che il suo rapporto con Ryoken si deteriorasse a causa di ciò.
Yusaku sapeva che prima o poi sarebbe esploso. Nel corso delle ultime settimane, quando lui e Ryoken avevano avuto modo di trovarsi da soli nell'aula di informatica — Yusaku aveva scoperto per puro caso che Ryoken vi entrasse dieci minuti prima l'inizio delle attività del club per controllare che non ci fossero guasti di alcun tipo — aveva rischiato più e più volte di dare una forma ai suoi sentimenti, di renderli reali e tangibili e liberarsi di quel peso che gravava sul petto con fare sempre più insistente e insopportabile.
Si era trattenuto a stento, però, conscio che esternare ciò che provava per Ryoken, e soprattutto dieci minuti prima l'inizio delle attività del Club di Informatica, non fosse la scelta migliore. Ma allora quando? E poi, era davvero giusto dichiararsi il giorno di San Valentino, considerando tutto ciò che avrebbe poi comportato?
    «Accidenti, perché deve essere tutto così complicato?» domandò più a se stesso che a Miyu dopo essere riemerso dalle sue catastrofiche elucubrazioni mentali.
La ragazza sorrise e Yusaku avrebbe voluto ripararsi all'ombra di quel sorriso, addormentarsi e svegliarsi direttamente il 15 febbraio, una volta finito tutto.
    «Se non vuoi che Ryoken si senta in obbligo a ricambiare il tuo regalo, puoi dirglielo. Dovrai solo fargli capire che avevi bisogno di dichiararti a lui senza però pretendere nulla in cambio. Puoi farlo, Yusaku, nessuno te lo impedisce. Anche se penso che le cose andranno diversamente, ma tu non mi vuoi dare retta! Mi ricorda la trama di un Boys Love che ho letto recentemente, sai? Ora che ci penso, il protagonista ti somiglia pure! E vuoi sapere la cosa bella? Lui e la sua crush si ritrovano proprio…»
Miyu ricominciò a parlare — e parlare e parlare e parlare — e Yusaku non la interruppe per un bel po' di tempo. Le sue parole l'avevano rincuorato.
Viste in questo modo, le cose non sembravano poi così tremende: Ryoken era una persona comprensiva e, se Yusaku gli avesse parlato a cuore aperto, probabilmente avrebbe compreso le sue intenzioni circa il non volerlo mettere a disagio e in difficoltà riguardo il regalo e il White Day.
    (Aveva ancora una possibilità. Sarebbe andato tutto bene).


3

Yusaku era a conoscenza di alcune cose circa i gusti di Ryoken, e queste le doveva soprattutto a Miyu che non aveva problema alcuno a parlare col diretto interessato ed estrapolare tutte le informazioni necessarie quando e come voleva. Così Yusaku aveva scoperto che il colore preferito di Ryoken era il rosa e che amava particolarmente il cioccolato bianco.
E quindi gli avrebbe regalato dei cioccolatini rosa a forma di cuore applicando del colorante alimentare al cioccolato bianco fatto sciogliere a bagnomaria nel padellino.
Non voleva strafare: nonostante l'honmei-choco fosse in genere quel tipo di dono molto elaborato, raffinato e anche costoso, Yusaku preferiva puntare sulla semplicità, soprattutto se si trattava di qualcosa fatto con le proprie mani — le quali non amavano particolarmente cucinare dolci, ma si trattava di Ryoken e per lui l'avrebbe fatto.
Inoltre, aveva comunque trovato un ottimo compromesso con la tavoletta di fine cioccolato piccante la quale, con seducente eleganza, gli aveva alleggerito un bel po' il portafogli; aveva quasi il timore di toccarla e deturparne la consistenza, tanto era pregiata.
Era una tavoletta realizzata con le migliori fave di cacao dell'Ecuador e del Perù che sprigionava un meraviglioso aroma floreale, deliziosamente piccante, tipico delle fave di cacao di quelle regioni. O almeno così c'era scritto sulla confezione azzurrina ricamata con eleganza, tanto che il ragazzo ne era rimasto ammaliato al punto tale da sentirsi stordito.
Quello che era un regalo ideale per Ryoken: intrigante e di classe, proprio come lui. E la confezione si intonava perfettamente ai suoi occhi che ricordavano tanto un cielo primaverile terso e immacolato.
Ma l'honmei-choco non poteva limitarsi a questo, doveva avere anche un tocco personale: per questo Yusaku si stava impegnando nella preparazione dei cioccolatini a forma di cuore rosa, perché nonostante il tarlo del dubbio e della paura di essere brutalmente rifiutato banchettasse senza sosta nelle sua testa, desiderava comunque far capire a Ryoken quanto le sue intenzioni fossero serie e quanto tenesse a lui.
Più avanzava in quella semplice preparazione e più si rendeva conto che l'indomani qualcosa, nel bene o nel male, sarebbe capitato e irrimediabilmente cambiato. Ma a differenza di pochi minuti prima, quando era un concentrato assoluto di negatività, si sentiva un po' più leggero e rincuorato.
    (Aveva ancora una possibilità. Sarebbe andato tutto bene).


4

Era un disastro. Era un disastro su tutti i fronti.
Aveva dimenticato parte del suo regalo a casa — la tavoletta di fine cioccolato piccante che giaceva sul comodino in camera da letto — e il solo pensiero di dover informare Ryoken di ciò lo metteva in una posizione scomoda e di forte imbarazzo. Come avrebbe reagito Ryoken, nell'udire quelle parole? Yusaku l'avrebbe messo ancora più in difficoltà, ne era certo.
E se Ryoken avesse accettato anche l'altra parte del suo regalo, cosa avrebbe fatto? Non poteva certo invitarlo a entrare in camera propria — troppo sfrontato —, ma non voleva neanche lasciarlo fuori casa ad aspettare. Poteva chiedergli di accomodarsi sul divano in salotto e offrirgli qualcosa da bere… ecco, così andava decisamente meglio, ma metterlo in pratica sarebbe stato tutto un altro paio di maniche.
Non doveva pensarci. Non in quel momento, almeno. Doveva concentrarsi su ciò che aveva tra le mani
    (i suoi piccoli cuori rosa)
e farsi avanti al momento propizio che non accennava ad arrivare.
Yusaku si sentiva sbatacchiare da una parete all'altra di un'immensa stanza colma di sconforto — il suo.
Si era illuso che lo scambio dei doni fosse circoscritto solo all'intervallo e quindi voleva rintracciare Ryoken una volta arrivato a scuola e liberarsi subito di quel peso che gli gravava sulla bocca dello stomaco, pronto perfino a ricevere il più grande rifiuto della sua vita di adolescente, ma avvicinarsi a Ryoken quella mattina era un po' come affrontare il boss finale di un videogioco senza alcun equipaggiamento: assolutamente impossibile.
Ryoken era inarrivabile e mai come quella mattina, quando lo vide circondato da un gruppetto di ragazze intente a donargli i loro cioccolatini, Yusaku si sentì così lontano da lui.
Sperò con tutto se stesso che l'intervallo di metà mattina gli desse un po' di tregua e soprattutto la spinta necessaria per farsi avanti, ma fu quasi peggio poiché Ryoken era sempre inarrivabile e Yusaku si sentiva sempre più a disagio a riguardo.
Se non fosse stato per Miyu e per altre due compagne di classe, la giornata sarebbe andata allo scatafascio senza più via di ritorno.



5

Yusaku non si aspettava di ricevere qualcosa, quel giorno, che non fosse il tomo-choco da parte di Miyu. Invece ricevette anche due piccole confezioni di giri-choco alla nocciola da parte di Aoi e Kiku, due sue compagne di classe con cui non era mai andato oltre il saluto e brevi chiacchierate ogni tanto.
Forse Miyu aveva riferito loro che Yusaku aveva un debole proprio per il cioccolato alla nocciola, perché dubitava che le due ragazze lo sapessero fino a uno o due giorni prima, e per questo apprezzò ancora di più il loro gesto, perché erano state gentili e discrete e in quel cioccolato dell'obbligo vi era stata comunque l'attenzione di sceglierne uno che incontrasse i suoi gusti.
Il cioccolato dell'amicizia che gli aveva regalato Miyu l'aveva scelto lui stesso il giorno prima ed era una tavoletta della sua marca preferita sempre alla nocciola. Miyu l'aveva impreziosita aggiungendo sull'involucro l'adesivo di un coniglietto che faceva l'occhiolino e un biglietto di auguri semplice e sobrio. Era tutto ciò che Yusaku desiderava ed era felice così — ed era più che onesto.
Quantomeno poteva stringere tra le mani qualcosa. Non era mai stato un ragazzo materialista, ma l'idea di non ricevere nulla il giorno di San Valentino durante il suo primo anno delle superiori lo terrorizzava, perché le voci giravano in fretta e non voleva essere guardato dall'alto in basso come un emarginato dal resto degli studenti.
Erano pensieri che aveva maturato nel corso del tempo e che era arrivato a detestare con tutto se stesso, ma non poteva certo negare il fatto che essere considerato da qualcuno il 14 febbraio, anche se non in senso romantico, lo rincuorava tantissimo.

Ogni sua elucubrazione mentale si dissolse in un concerto di mille bolle di sapone quando Miyu tornò in classe verso la fine dell'intervallo completamente rossa in volto e con un grazioso sacchetto tra le mani. Yusaku non poté fare a meno di immaginare che forse una ragazza le si era dichiarata, ma ancora non sapeva di essere lontanissimo dalla realtà.
    «Jin è svenuto!» esclamò Miyu mentre poggiava il sacchetto sul banco di Yusaku. «Però prima di perdere i sensi ed essere portato in infermeria ha accettato il mio honmei-choco ed era forse più paonazzo di me, dici che è un buon segno?»
    «Miyu, è letteralmente svenuto perché gli hai regalato dei cioccolatini per San Valentino, tu che dici?»
Lei si coprì il volto con entrambe le mani e fece quello che Yusaku interpretò come urlare internamente.
    «Se spieghi la situazione alla professoressa Bessho, forse ti darà cinque o dieci minuti per stare con lui in infermeria» disse Yusaku. «Giusto per assicurarti che stia bene».
Miyu si tranquillizzò e annuì, allontanando le mani dal volto.
    «Questo chi te l'ha dato? Se posso sapere» le domandò Yusaku indicando con un cenno del capo il sacchetto poggiato sul suo banco. Non voleva farsi gli affari di Miyu, ma trovava strano che l'avesse poggiato lì e non sul proprio banco nonostante fosse sconvolta per quanto accaduto con Jin.
    «Oh, quello è tuo» rispose la ragazza, nuovamente agitata — ma era quel tipo di agitazione che non aveva nulla a che vedere con qualcosa di negativo e che Yusaku conosceva molto bene. Se avessero annunciato la serie animata del Boys Love preferito di Miyu, lei avrebbe reagito proprio in quel modo.
    «Me lo ha dato una ragazza del terzo anno dicendomi che è per te. Non è lei che ti ha fatto questo dono e non mi ha svelato l'identità di questa persona, ma… se fosse lui?»
Yusaku sussultò. Mentre Miyu parlava e lui faticava a credere a ogni parola che pronunciava, aveva estratto il contenuto dal grazioso sacchetto rivelando una confezione di deliziosi cioccolatini alla nocciola fatti in casa e un portachiavi a forma di coniglietto che lo aveva lasciato senza parole.
Si trattava di una serie limitata di portachiavi a tema San Valentino di un brand molto famoso; la collezione era composta da cinque animali diversi e, tra questi, anche il coniglietto che Yusaku si stava rigirando tra le dita. Erano costosi e per aggiudicarsene uno era necessario preordinarlo con almeno un mese di anticipo. Di conseguenza, gli ci volle poco per realizzare che quello che aveva ricevuto fosse un honmei-choco a tutti gli effetti: chi mai avrebbe potuto regalargli del cioccolato fatto in casa e un portachiavi di valore se non una persona che, effettivamente, provava dei sentimenti romantici per lui?
Yusaku per quella giornata non aveva chissà quante aspettative e l'aver ricevuto del cioccolato anche da Aoi e Kiku oltre quello di Miyu le aveva già ampiamente superate.
Ma ricevere il cioccolato dell'amore… quello le aveva sbaragliate come un tornado devastante e ci mancò poco che si alzasse barcollando per andare in infermeria e stendersi sul letto accanto quello di Jin.
A scuola c'era qualcuno che provava qualcosa per lui. C'era qualcuno che non aveva tralasciato alcun dettaglio circa i suoi gusti personali — la predilezione per il cioccolato alla nocciola e il suo amore sconfinato per i conigli — e gli aveva fatto recapitare il suo dono in forma anonima.
Sul bigliettino che aveva ricevuto insieme ai regali vi era scritto soltanto “Buon San Valentino, Yusaku”, senza alcuna firma. Però, quella grafia sottile ed elegante lui l'aveva già vista da qualche parte.
    (E se fosse davvero lui?)
Alzò lo sguardo su Miyu e incontrò i suoi trepidanti occhioni blu.
    «Sarebbe bellissimo se si trattasse davvero di Ryoken» disse, e ogni parola che pronunciava lo faceva sentire sempre più vicino a quella realtà in cui Ryoken lo vedeva e lo desiderava nello stesso modo in cui lo vedeva e lo desiderava lui. «Ma non voglio illudermi e crearmi false speranze. Forse si tratta solo di una ragazza un po' timida che per il momento preferisce rimanere nell'anonimato. In ogni caso, devo ancora regalare il mio cioccolato a Ryoken… mi rimane solo un'occasione ed è proprio l'ultima a cui avrei mai pensato».
Aveva solo dieci minuti di tempo prima che nel pomeriggio cominciassero le attività del Club di Informatica. Solo un'ultima occasione per dichiararsi a Ryoken e dirgli esplicitamente “sono innamorato di te”.
Un po' gli dispiacque per la ragazza anonima che gli aveva donato l'honmei-choco. Non voleva spezzarle il cuore in quel modo, chiunque ella fosse.
    (Accidenti, perché doveva essere tutto così complicato?)


6

Quando Ryoken lo salutò con un sorriso non appena lo vide, Yusaku si sentì mancare per un breve attimo. E non solo a causa del suo sorriso, ma anche perché ebbe modo di constatare quanti doni il ragazzo avesse ricevuto quel giorno ed erano tanti, decisamente troppi.
Quando però gli si avvicinò, notò che la sua espressione fosse alquanto stanca, come se quella giornata l'avesse del tutto prosciugato.
    (Come se niente, quel giorno, fosse andato per il verso giusto).
Un po' lo capiva: non gli aveva ancora donato i cioccolatini, ma la parte pessimista della sua persona si stava ingrossando sempre più al solo fine di ammortizzare al massimo delle proprie capacità il rifiuto che presto sarebbe arrivato
    (anche se, quella grafia tanto elegante…)
    «Giornata pesante?» gli domandò Yusaku mentre cercava di rimanere il più ancorato possibile alla realtà. Si avviò con Ryoken in direzione dell'aula di informatica e, mentre muoveva un passo dietro l'altro, rimpianse tutta la confusione che aveva maledetto nel corso della mattinata: in quel momento era quasi del tutto assente e, se ci fosse stato più rumore lungo il corridoio, avrebbe sicuramente attutito i battiti celeri del suo cuore.
Per la prima volta in quella giornata, si sentiva davvero esposto e vulnerabile. Di positivo c'era il fatto che Ryoken ora gli apparisse molto più vicino e tangibile rispetto a quando l'aveva visto circondato da tutte quelle ragazze.
    «Fin troppo» rispose Ryoken con un sospiro, pur continuando a sorridere. «Oggi non ti ho visto durante l'intervallo…» proseguì poi, puntando lo sguardo sul portachiavi che Yusaku aveva attaccato alla cartella scolastica. Aveva deciso di rischiare e di lanciare un segnale a chiunque gli avesse regalato l'honmei-choco: ho apprezzato il tuo regalo e ti ringrazio.
L'attenzione che Ryoken gli dedicò lo fece sentire inspiegabilmente strano. Forse perché lo sguardo del ragazzo si addolcì per una frazione di secondo e Yusaku non seppe come interpretare quella reazione, pur trovandola incantevole.
    «Io sì, ma ho visto che eri… ehm, occupato, e non credo sarei riuscito ad avvicinarmi più di quel tanto» rispose. Ridacchiò sommessamente e distolse lo sguardo, sperando con tutto se stesso di essere riuscito a mantenere un tono di voce leggero e spensierato.
Non voleva far pesare a Ryoken ciò che era capitato durante l'intervallo, anche perché non era colpa sua ed era qualcosa che il ragazzo non avrebbe potuto certo controllare. Era successo e basta.
Ryoken ridacchiò a sua volta, apparentemente più tranquillo e rilassato. Si fermò ed estrasse la chiave dalla tasca dei pantaloni. «Ti prego, vieni a salvarmi la prossima volta, okay?»
E dicendo ciò, infilò la chiave nella serratura e aprì la porta dell'aula.


7

Non era la prima volta che Yusaku rimaneva solo con Ryoken nell'aula di informatica. Solo che, in quell'occasione, era tutto più intenso e amplificato, al punto tale che una leggera elettricità vibrava nell'aria e rendeva quel luogo immerso nella semioscurità molto più romantico di quanto apparisse normalmente.
Ryoken poggiò i sacchetti sulla cattedra e Yusaku, colto da un moto di sconforto, realizzò ancora una volta che fossero davvero tanti, troppi, impossibili da quantificare. Notò il modo in cui Ryoken dedicò loro una fuggevole occhiata e rimase un po' sorpreso nel constatare che fosse pregna di impaccio, come se non sapesse cosa fare di tutto quel cioccolato — e come dargli torto.
Poi ricordò che di lì a un mese ci sarebbe stato il White Day e si sentì sprofondare: Ryoken avrebbe dovuto ricambiare tre volte tanto tutti quei doni più il suo? Cielo, no, era impensabile. Senza contare che invitarlo a casa propria per donargli anche l'altra metà del regalo era quanto di più sfrontato potesse esserci sulla faccia del pianeta, anche se l'idea di farlo accomodare in salotto e offrirgli qualcosa da bere durante l'attesa attutiva di molto il senso di inadeguatezza.
Si morse il labbro inferiore, poi si voltò, poggiò la cartella sul proprio banco ed estrasse il sacchetto rimasto miracolosamente intatto. Mentre Ryoken era intento a controllare il buon funzionamento dei computer, Yusaku fece un profondo respiro e decise, infine, di farsi avanti.
    (Non era certo arrivato fino a lì per tirarsi indietro, nonostante i dubbi gli attanagliassero ancora le viscere).
    «Ryoken» lo chiamò con il cuore in gola e le gambe che tremavano appena. Quando lo vide alzare lo sguardo su di lui, le gote andarono a fuoco e un senso di vertigine lo colse alla sprovvista.
Deglutì a fatica, poi allungò un poco le braccia in avanti e abbassò lo sguardo, anche se avrebbe tanto voluto dirgli tutto ciò che desiderava mentre lo guardava dritto negli occhi — Miyu si era raccomandata più di una volta su questo punto, prima di salutarlo neanche un'ora addietro.
Le lezioni erano ormai terminate e nel pomeriggio si sarebbero svolte solo le attività di alcuni club; per la prima volta in quella giornata, Yusaku si sentì veramente solo davanti ai propri sentimenti per Ryoken, sentimenti ai quali stava per dare una forma e da cui non poteva più fuggire.
Deglutì un'altra volta ancora e proseguì: «Buon… buon San Valentino» sussurrò, poche parole sfilacciate dalla potenza micidiale, le quali ebbero un impatto quasi violento sul suo intero corpo.
    (Era successo. L'aveva detto. E non poteva più tornare indietro, ormai, solo avanzare).
    «Ho preparato dei cioccolatini per te e…»
Yusaku non era mai stato un ragazzo espansivo, ma in quell'occasione le cose da dire erano tante e lui non ne voleva tralasciare nessuna. Ryoken doveva sapere tutto quanto per filo e per segno prima di trarre le sue conclusioni e rifiutarlo nel modo più gentile possibile.
Doveva sapere che Yusaku non voleva procurargli alcun disagio, che aveva dimenticato l'altra metà del regalo a casa ma non voleva certo obbligarlo a recarsi fin lì per potergliela dare, che non doveva sentirsi in dovere di ricambiare tre volte tanto il suo dono in occasione del White Day.
C'erano davvero tante cose che Yusaku desiderava dirgli, ognuna importante a modo proprio, ma dopo quelle poche e impacciate parole si ritrovò ammutolito e con gli occhi spalancati quasi oltre il limite consentito: Ryoken gli si era avvicinato, gli aveva sfilato il sacchetto dalle mani, l'aveva garbatamente poggiato sul banco accanto a lui e poi si era del tutto dedicato a Yusaku, abbracciandolo forte e stringendolo a sé senza però alcun intento possessivo.
Era un gesto liberatorio, dettato soprattutto dalla riconoscenza e, come Yusaku ebbe modo di scoprire poco dopo, da un sollievo grande quanto un'immensa torre. In quel momento, però, Yusaku ancora non sapeva. E se ne restava lì, immobile, tra le braccia di Ryoken in quell'aula avvolta nella semioscurità, senza più proferir parola.
Erano tutte scivolate via come biglie su una superficie pendente; poteva provare a raccattarle e rimetterle in ordine per continuare il suo discorso, ma queste erano più veloci delle sue dita tremanti e rotolavano sempre più lontane da lui. Cosa stava succedendo?
Avrebbe voluto chiamarlo, domandargli se andasse tutto bene, ma temeva di rovinare quel momento pronunciando anche solo una sillaba. Inoltre, intuiva che fosse Ryoken a dover dire qualcosa, soprattutto dopo un gesto simile. Così attese, socchiudendo pian piano gli occhi e lasciandosi cullare dalla tenerezza di quel contatto fisico che i loro corpi non avevano mai avuto prima.
    «Grazie, Yusaku» disse Ryoken qualche istante dopo, la voce spezzata dall'emozione. «È il regalo di San Valentino più bello che potessi ricevere».
Ne hai ricevuti tanti, pensò Yusaku, perché il mio dovrebbe essere—
Poi realizzò e fu come se il sangue che gli scorreva nelle vene fosse stato sostituito con della lava incandescente. Probabilmente era per questo motivo che Jin aveva perso i sensi, poche ore addietro: quando ci si rende conto di essere amati dalla persona che si desidera al proprio fianco, non si può fare altro se non lasciarsi andare e scaricare tutta la tensione accumulata nel corso del tempo al punto tale da sentirsi così leggeri da perdere ogni tipo di contatto con la realtà.
Ryoken sciolse l'abbraccio e lo guardò con dolcezza. «Sei stato molto più coraggioso di me» sussurrò. «Però sono felice che tu abbia apprezzato il mio regalo, anche se l'hai ricevuto in forma anonima» e dicendo ciò, volse una fuggevole occhiata al portachiavi attaccato alla cartella scolastica di Yusaku.
Fu lì che ricordò dove avesse già visto quella grafia tanto elegante impressa sul bigliettino di auguri: era la stessa che aveva avuto modo di leggere quando Ryoken firmava per primo il foglio delle presenze alle attività del club e poi glielo passava.
Era sua. Quella grafia sottile e ordinata era la sua.

Era Ryoken che gli aveva donato l'honmei-choco. Era Ryoken che aveva acquistato il portachiavi a forma di coniglietto in edizione limitata.
    (E Ryoken non era una ragazza. Era un ragazzo, proprio come lui).
    «Oggi avrei tanto voluto che le cose andassero diversamente» proseguì Ryoken. «Ad esempio, avrei voluto trascorrere più tempo con te e donarti di persona il mio regalo. Ci ho riflettuto molto negli ultimi giorni, sai? È vero che mi piacciono anche i ragazzi, ma dirlo apertamente a quello che mi piace davvero è tutta un'altra cosa. Inoltre… non sapevo nemmeno se tu fossi interessato a me…»
Ryoken non gli era mai parso tanto vicino come in quel momento. Yusaku aveva sempre avuto un'alta opinione di lui, ritenendolo un individuo a tratti etereo e inarrivabile. Questo era dovuto al suo carisma travolgente, al suo fisico aitante e al modo in cui riusciva sempre a risolvere ogni problema.
    (Ma Ryoken era prima di tutto un ragazzo. Un ragazzo come lui, solo un po' più grande, coi suoi dubbi, le sue vulnerabilità e le sue insicurezze. E gli parve bellissimo mentre lo realizzava, rendendosi conto di essere veramente innamorato di lui).
    «Ci ho riflettuto tanto anch'io» rispose con un filo di voce. «Ancora adesso mi domando come funzioni San Valentino tra due ragazzi, perché non l'ho proprio capito».
Ryoken ridacchiò divertito. «Siamo in due, sul serio! E non volevo nemmeno costringerti a ricambiare il mio regalo per il White Day…»
    «Lo stesso che ho pensato io! Tra l'altro, ho dimenticato parte del regalo a casa mia e—»
Yusaku sussultò, colto da un moto di improvvisa sorpresa nel momento in cui avvertì le mani di Ryoken stringergli i fianchi. Fremette senza controllo alcuno quando il ragazzo gli sfiorò le labbra con le proprie.
    «Posso considerarlo come un invito per dopo?»
A quella domanda Yusaku avrebbe volentieri risposto che l'invito valeva fin da subito e che se fosse stato per lui sarebbero potuti tornare a casa anche nell'immediato; la parte più razionale della sua coscienza, però, gli impose di darsi un contegno e di replicare con un pacatissimo “Certamente”.
    (Ma il sorriso che gli incurvò le labbra lasciò intendere qualsiasi tipo di sottinteso).


8

Ryoken attese di aprire la scatola di cioccolatini una volta entrato nella camera di Yusaku. Voleva tenersi la sorpresa fino all'ultimo e soprattutto scartarla una volta completa.
Yusaku aveva immaginato un'infinità di scenari diversi per quella giornata, ma nessuno di essi, nemmeno il più roseo tra tutti, vedeva Ryoken seduto accanto a lui sul suo letto intento ad aprire la scatola contenente i cioccolatini che gli aveva preparato il giorno prima — forse nemmeno Miyu aveva mai letto un Boys Love simile nelle ultime settimane, ma mai dire mai.
Il sorriso di Ryoken alla vista di quei piccoli cuori lo intenerì. Il ragazzo prese quello al centro — il più rosa fra tutti — e lo assaggiò.
Yusaku era così trepidante che nel mentre recuperò la confezione che Ryoken aveva preparato per lui e la aprì una seconda volta. Aveva già assaggiato un cioccolatino alla nocciola durante l'intervallo e ne prese un altro in quel momento, portandolo alle labbra.
    «Sai» disse Ryoken dopo un po', «anche il verde è un bel colore».
Cogliendo l'allusione al colore dei suoi occhi, Yusaku si affrettò a distogliere lo sguardo per nascondere le gote arrossate e, dopo aver mangiato il suo cioccolatino, recuperò la tavoletta che aveva dimenticato quella mattina.
    «Questa è per te» disse, porgendogliela.
Ryoken fissò la confezione meravigliato. «Hai pensato proprio a tutto, eh? Cioccolato bianco colorato di rosa e cioccolato piccante… come si fa a non adorarti?»
A quella domanda, Yusaku rischiò seriamente di svenire. Avvampò così tanto che un semaforo rosso in confronto sarebbe apparso come un puntino sfocato e sbiadito.
    «A-anche tu l'hai fatto, no? Hai preparato i miei cioccolatini preferiti e poi mi hai anche regalato il portachiavi a forma di coniglietto…»
Ryoken si sporse verso di lui, sfiorandogli le labbra con le proprie e tornando esattamente al momento in cui, nell'aula di informatica, erano stati costretti a interrompere sul nascere qualsiasi tipo di effusione a causa dell'arrivo imminente degli altri membri del club. Solo che questa volta potevano lasciarsi andare senza freno alcuno
    (esisteva forse qualcosa di più bello?)
    «Lo rifarei altre mille volte» sussurrò Ryoken a pochi millimetri dalle sue labbra.
    «Anche io» rispose Yusaku senza alcuna esitazione.
Il bacio che ne seguì fu il connubio perfetto tra dolcezza e trepidazione, un punto d'incontro tra sensualità e goffaggine unico nel suo genere. I sapori del cioccolato bianco e quello alla nocciola che permeavano sulle loro lingue divennero una cosa sola e per lunghi attimi staccarsi da quel contatto fu alquanto difficile — accadde solo quando i polmoni reclamarono ossigeno con tutte le loro forze.
Si guardarono negli occhi senza riuscire a smettere di sorridere e fu lì, proprio in quell'istante, mentre si perdeva nelle iridi azzurre di Ryoken, che Yusaku comprese cosa fosse la felicità assoluta.
    «Se ti può interessare, il mio colore preferito è l'azzurro».


9

Se qualcuno gli avesse detto che avrebbe trascorso parte del pomeriggio di San Valentino steso sul letto insieme a Ryoken a mangiare cioccolato e parlare del più e del meno tra un'effusione e l'altra, Yusaku non ci avrebbe mai creduto. Con ogni probabilità, avrebbe riso di quello che sembrava a tutti gli effetti l'inizio di una barzelletta.
Invece stava accadendo per davvero e, mentre fissava il soffitto latteo della sua camera, ne approfittò per pensare a come raccontarlo a Miyu senza farlo passare per la trama di un Boys Love — era comunque probabile che la ragazza avesse letto davvero qualcosa di simile nelle ultime settimane e avesse previsto ogni cosa, ormai Yusaku non si stupiva più di nulla.
    «A cosa stai pensando?» gli domandò Ryoken, sfiorandogli una mano.
Yusaku voltò lo sguardo verso di lui e sorrise. «Che Miyu aveva ragione» disse, raccontandogli poi tutto quello che era capitato il giorno prima e quella mattina.
    «Sai, quando mi ha chiesto quali fossero le mie preferenze sul cioccolato ho creduto che lo avesse fatto per una sua amica» confessò Ryoken una volta che Yusaku finì di parlare. «Non immaginavo che fosse andata a caccia di informazioni per te». Gli carezzò una gota e poi tracciò coi polpastrelli la linea sottile delle sue labbra. «Questo mi rende ancora più felice».
Yusaku si sentì sciogliere dentro come il cioccolato mescolato lentamente a bagnomaria; un sospiro di sollievo evase dalle sue labbra quando Ryoken lo strinse a sé e gli baciò il capo con dolcezza. Arrivare fin dove erano arrivati quel pomeriggio era quanto di più bello potesse esistere al mondo.
Non aveva mai preteso tanto dalla vita e, a dirla tutta, non si era mai considerato fortunato in amore; forse perché prima di Ryoken non c'era mai stato qualcuno per cui valesse la pena impegnarsi tanto, forse perché Yusaku aveva una concezione dell'amore tutta sua che difficilmente incontrava le aspettative degli altri.
Ma Ryoken lo voleva allo stesso modo in cui lo voleva lui. Ryoken era lì, steso sul suo letto, intento a carezzarlo con garbo, senza fargli pressioni di alcun tipo.
    (Il suo porto sicuro, la sua ancora di salvezza).
Yusaku ripensò a tutti i crucci che l'avevano attanagliato il giorno precedente e quella mattina. Ripensò a tutte le volte in cui era stato sul punto di arrendersi e di lasciar perdere, alla paura che aveva provato non solo per un ipotetico rifiuto da parte di Ryoken, ma anche — e soprattutto — per il fatto che il loro rapporto non sarebbe più stato lo stesso.
E infatti era successo, il loro rapporto era decisamente mutato, ma non nella maniera catastrofica che in più di un'occasione l'aveva fatto tremare di terrore. Il loro rapporto, ora, era qualcosa di meravigliosamente indescrivibile.
Era formato da tanti piccoli cuori rosa su un tappeto di velluto, con un delizioso profumo di nocciole tostate che aleggiava nell'aria.
E una lontana nota di piccante sul finale.






Prompt Torre di Carta: 06. Scatola di cioccolatini
Prompt Siate Curiosi Sempre: 04. Cioccolatini fatti in casa


Scrivere questa storia è stata un'esperienza un po' particolare.
Avevo in mente questa idea già da qualche mese, ma sono stata indecisa fino all'ultimo se svilupparla o meno perché la ritenevo un po' banale, devo essere onesta.
Soprattutto per la seconda parte perché l'idea iniziale era quella di inserire uno tra i cliché più usati nelle storie romantiche: X sviene per la troppa emozione e Y l* prende in braccio e l* porta nell'infermeria della scuola — ho comunque voluto (in parte) inserire questo cliché, dato che Jin sviene offscreen.
Modificare la seconda parte della storia mi ha aiutata tantissimo a credere di più in questo progetto, infatti la confessione nell'aula di informatica e il prosieguo nella camera di Yusaku sono stati dei momenti che ho amato scrivere e spero siano piaciuti anche a voi.

Ci sono un bel po' di elementi legati alla tradizione di San Valentino in Giappone e spero di averli sviluppati bene nel corso dello scritto.
Mi ricollego a un pensiero di Yusaku per spiegarvi meglio alcune cose: lui infatti nella storia si sente rincuorato nell'avere la certezza che riceverà almeno un regalo perché (purtroppo) in Giappone anche una giornata simile è vista come un modo per dimostrare di essere qualcuno che conta.
Non oso pensare a come reagiscano tutti quei ragazzi che non ricevono nulla… Yusaku nel canon se ne sbatterebbe alla grande (detta proprio terra terra), ma in questo caso si trova in un contesto sociale in cui, nonostante desideri essere lasciato in pace come suo solito, è consapevole che ricevere un minimo di apprezzamento il giorno di San Valentino possa aiutarlo a vivere meglio le sue giornate.
Il tomo-choco di Miyu, ovvero il cioccolato dell'amicizia, è proprio ciò che fa al caso suo: nessun sottinteso romantico, ma pur sempre un regalo da parte di una persona che tiene a lui.
Per quanto riguarda il giri-choco, ovvero il cioccolato dell'obbligo, è quello che si offre ai colleghi di lavoro o ai compagni di classe; in generale, a persone con cui si ha un rapporto di cortesia — non l'ho specificato nella storia, ma è sottinteso che Aoi e Kiku abbiano regalato il giri-choco a tutti i loro compagni di classe e non solo a Yusaku.
E ultimo, ma non per questo meno importante, l'honmei-choco, ovvero il cioccolato dell'amore, che si dona al proprio marito, fidanzato o al ragazzo di cui si è innamorati.

In tutto questo, sono le ragazze a farsi avanti il 14 febbraio, mentre il turno dei ragazzi arriva il 14 marzo in occasione del White Day con tanto di regola del sanbai-gaeshi.
Quindi, diciamocelo, Yusaku spesso e volentieri si fa un sacco di pare mentali, ma qui direi che è più che giustificato, visto tutto quello che il giorno di San Valentino comporta (!)
Dal punto di vista “tecnico” dovrei aver detto tutto, giuro che ho quasi finito, mancano solo le ultime cose (!!)

Questa storia vive letteralmente di tanti Headcanon che ho maturato nel corso del tempo riguardo Ryoken e Yusaku.
Di conseguenza, molte cose che avete letto su di loro sono una mia personalissima visione dei personaggi, che può essere condivisibile o meno.
Se avete già letto qualcosa di mio penso che sappiate del mio Headcanon sulla bisessualità di Ryoken [*] e sulla demisessualità di Yusaku (accennata a fine storia), così come dell'amore smisurato di Yusaku per i conigli e il fatto che Ryoken adori la cucina piccante; poi in questa storia mi sono sbizzarrita aggiungendo dettagli circa il loro cioccolato preferito, i colori che più amano, il fatto che Yusaku non ami cucinare i dolci ma in questo caso si trattava di Ryoken, e quindi… diciamo che in questa storia li ho sentiti ancora più completi, non so se mi spiego.

• [*] Per quanto riguarda la bisessualità di Ryoken, ci tengo a specificare che nel suo caso si tratta di provare attrazione sia per gli uomini che per le donne: purtroppo c'è ancora oggi questa convinzione sbagliata secondo cui essere bisessuali significa essere attratti per forza sia dagli uomini che dalle donne quando invece significa essere attratti da due generi, che non per forza sono uomini e donne, anche se rimane comunque il caso più comune.
(Questa nota la trovate identica anche in questa storia)

HO FINITO, LO GIURO.
Grazie di cuore per essere arrivati fino a qui.

M a k o
   
 
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